Interventi |
SICARI Francesco (Presidente) A questo punto passiamo alla proposta di deliberazione: "IREN S.p.A. - Approvazione nelle modifiche allo statuto sociale e ai Patti Parasociali" SICARI Francesco (Presidente) Come avevamo già deciso la settimana scorsa adesso andremo avanti con l'illustrazione della delibera, dopodiché ci sarà la discussione e poi seguirà il solito iter, quindi lascio la parola per l'illustrazione alla Sindaca Appendino. APPENDINO Chiara (Sindaca) Grazie, Presidente. In realtà la delibera è già stata ampiamente illustrata anche alla mia presenza direttamente in Commissione, quindi io non andrò a ripercorrere tutta la storia. Ripeto solo direi tre punti, come dire, salienti, cioè innanzitutto chiariamo che questa delibera come ho già detto in Commissione nasce in seguito ad un percorso che è stato fatto non solo dal Comune di Torino, ma da tanti altri Comuni, tant'è che è stata già votata da più di 80 Comuni e nasce per rispondere sostanzialmente a tre esigenze, la prima come ho già detto in Commissione, il conseguimento del voto maggiorato da parte dei pattisti e sono trascorsi due anni, lo sappiamo bene e quindi dall'istituzione del registro era necessario rivedere sostanzialmente i Patti, la seconda che è un fatto che riguarda soprattutto il Comune di Torino, ma anche il Comune di Genova e cioè il fatto che c'è stata la scissione di FSU che è conseguenza della legge Madia, perché la Città, peraltro era già stato deliberato nei piani di razionalizzazioni precedenti, non può avere due finanziarie, quindi si è deciso di sciogliere FSU che è rimasta in capo a Genova in base ad una loro operazione, è rimasta semplicemente FCT e quindi nell'ambito dei Patti Parasociali era necessario che esistessero i due nuovi soggetti giuridici che oggi detengono le azioni di IREN e il terzo evidentemente l'ingresso della compagine di IREN S.p.A. dei soci ex ACAM, operazione che è ben nota di cui si è discusso anche più volte a mezzo stampa. Tutti i soggetti coinvolti hanno peraltro già votato questi Patti, tutti i soggetti coinvolti hanno deliberato, rispetto al fatto che in questo Statuto infatti c'è la modifica, si potesse portare la soglia di azioni detenute dal pubblico dal 40 al 35%, pur mantenendo, evidentemente, il controllo pubblico grazie proprio al meccanismo del voto maggiorato. Lo ripeto qui, l'ho già detto più volte, significa che tutti i Comuni intendono vendere …, che hanno approvato questi Patti, intendono vendere quel 5% che si va a liberare? No. Significa che la Città di Torino vorrà vendere questa parte di azioni che si andranno a liberare? No. Significa che la Città di Torino sta andando ad approvare dei Patti che in realtà migliorano dal punto di vista della governance, il controllo che eserciterà la Città nell'ambito, ripeto, dell'azienda e come esercitiamo il controllo nell'ambito dell'azienda? Su tre elementi, innanzitutto, lo esercitiamo grazie al fatto che l'azienda, come ho detto più volte, nasce da un equilibrio e cioè il fatto che l'azienda deve essere presente sui tre territori e deve rispettare i tre territori in modo equilibrato, perché questo è, come dire, il punto di forza dell'azienda sin dall'origine, non a caso è stato citato anche non da me, ma l'avevo detto anche io più volte la Città di Torino in passato addirittura non ha esercitato alcune azioni ed è un peso che aveva proprio per mantenere questo equilibrio che è l'elemento di forza di quest'azienda, se qualche Sindaco dovesse, come dire, muoversi diversamente rispetto a questi equilibri sarebbe la stessa azienda ad essere in qualche modo danneggiata. Il secondo tema è che l'azienda è importante per il territorio e il territorio è importante per l'azienda, sapete benissimo quali sono i numeri, un'azienda la si controlla non solo tramite le azioni, non solo tramite la governance e tornerò ovviamente al terzo punto che è la governance, bensì anche tramite il fatturato che viene esercitato, quindi il rapporto tra cliente e azienda e questo è un rapporto che vede la Città di Torino, evidentemente, in una forma di forza ed è un rapporto che fa sì che IREN non possa fare a meno, evidentemente, del territorio torinese e che il territorio torinese non possa fare a meno delle aziende. Per quanto riguarda nello specifico i Patti Parasociali e quindi arrivo al terzo punto del tema della governance, cioè abbiamo evidentemente il tema dell'equilibrio che è necessario ed è fondante all'interno dello Statuto di IREN, abbiamo il tema del fatturato che esercita la Città per quanto riguarda IREN e poi abbiamo il terzo tema che è evidentemente la governance che si va a costruire con questi Patti Parasociali. Allora, in questo senso cosa accade perché dobbiamo, come dire, raccontare i fatti come stanno. Gli amministratori passano da 13 a 15, di questi la Città di Torino in realtà acquisisce un membro del Consiglio di Amministrazione e in realtà grazie all'acquisizione di un membro del Consiglio di Amministrazione la Città di Torino potrà esercitare il maggior peso rispetto alle scelte più strategiche, perché questo permetterà di avere un numero di Consiglieri che può eventualmente, cosa che certamente non accadrà anche perché l'azienda in quanto azienda copra sul mercato, ripeto, ricerca sempre un equilibrio, ricerca sempre di evitare scontri all'interno delle proprie maggioranze, però questo passaggio da 13 a 15 che permetta alla Città di Torino di nominare un Consigliere in più in realtà dà la possibilità alla Città di Torino di avere un potere bloccante (inc) rispetto ad operazioni che oggi non avrebbe. Inoltre come sappiamo già detto in Commissione permette alla Città di Torino di avere la nomina anche di un membro del Collegio, ma vorrei tornare sul tema di Presidente, Vicepresidente e Amministratore. Che cosa dice il Patto? Il Patto dice che: "il Presidente, il Vicepresidente e l'Amministratore Delegato dovranno essere individuati in seno al Comitato di Sindacato che è costituito dai Sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia in rappresentanza delle cosiddette Parti emiliane". Cosa si è stabilito? Si è stabilito un meccanismo di superamento degli eventuali stalli decisionali, cioè ancora oggi tutti i Sindaci saranno tenuti a cercare l'unanimità tra le tre cariche che è interesse, ripeto, dell'azienda perché fa parte di quel meccanismo di equilibrio di cui parlavamo all'origine, ma nel caso in cui si arrivasse evidentemente ad uno stallo si è previsto che in forza …, per superare questo eventuale stallo decisionale al 31 dicembre dell'anno precedente a quello della nomina chi ha il maggior numero di azioni può stabilire unitariamente, ma comunque, ripeto, nell'ambito di una rosa condivisa, quindi è vero che è un'opzione, come dire, unilaterale, ma nell'ambito di una nomina condivisa, un candidato da designare per una delle tre cariche. Qual è il meccanismo però del contrappeso? Perché evidentemente nessuno vuole arrivare ad utilizzare quest'opzione, c'è un contrappeso, cioè se si decide uno dei tre soggetti decide di utilizzare questa opzione gli altri membri del Comitato di Sindacato, quindi gli altri due Sindaci hanno la possibilità sostanzialmente di decidere in modo autonomo le altre due cariche e quindi cosa accade? Chi esercita l'opzione non può determinare minimamente la scelta delle altre due cariche, quindi non può esercitare, come dire, nessun peso su Presidente o Vicepresidente, Amministratore Delegato o Vicepresidente, dipende evidentemente su cosa esercita, sulla prima nomina e in più non può alienare tutte le azioni detenute per un anno a partire dalla data di esercizio della facoltà, questo è un meccanismo, evidentemente, di contrappeso che nasce dal fatto che i tre Sindaci o tutti coloro che hanno lavorato sui Patti e devo dire Reggio Emilia a nome delle Parti emiliane evidentemente non vogliono arrivare a far sì che nessuno abbia la convenienza ad esercitare questa famosa golden share, se così la vogliamo definire, come è stata definita dal punto di vista giornalistico, ma soprattutto rende, come dire, molto poco conveniente farlo perché perdi la totalità di scelta, grazie, rispetto alle altre due cariche. Vorrei sottolineare, l'ho già detto in Commissione e quindi non torno su altri temi perché, come dire, la delibera si focalizza sui patti e sullo Statuto, tre elementi, innanzitutto che questa delibera e questi Patti, ripeto, non nascono per indebolire Torino, la seconda è che la Città non ha nessuna intenzione di perdere peso in IREN, la terza è che il piano industriale che è stato dimostrato, raccontato, spiegato, discusso anche in Commissione e ringrazio peraltro il Presidente e l'Amministratore Delegato, che sono stati disponibili, dimostra anche in ottica futura che continua ad esserci giustamente quell'equilibrio tra territori che è necessario per mantenere ripeto saldo il futuro dell'azienda. Aggiungo e su questo chiudo, come ho già detto, ho avuto modo di dire questa delibera non implica la vendita delle azioni e l'intenzione dell'Amministrazione è evitare in tutti i modi di poter procedere con la vendita delle azioni. Quali sono le strade che stiamo percorrendo? La prima evidentemente è stato già deliberato in Giunta è una perizia con cui stiamo valutando la possibilità sostanzialmente vedendo quali sono i valori delle altre aziende che abbiamo, ma la seconda che è ancora più importante che è quella su cui ci stiamo attivando e l'Assessore Rolando si era già attivato peraltro con altri Sindaci è quella che rivede al centro il fatto che gli enti locali non possano evidentemente più subire tagli e non possono più subire minori entrare perché questo Comune a differenza di altri, l'ho detto anche in Commissione, a differenza di Genova che è stata citata, a differenza di Reggio Emilia ha una situazione di rigidità di spesa tale per cui non siamo più in grado e non siamo più nella possibilità al di là del colore politico, è proprio, come dire, nei numeri di riuscire ad assorbire mancanze di risorse, non abbiamo neanche praticamente più leve sulle entrate, quindi la leva che noi dovremmo attivare lo sappiamo benissimo perché nel 2019 erano previsti circa 620 milioni in entrata per i Comuni che non ci sono stati, la leva che dobbiamo attivare, nell'ottica futura 2019, 2020, 2021 a tutela di tutti gli enti locali è certamente un ridisegno del rapporto tra Comuni e Stato, credo che questo sia condivisibile da tutte le forze politiche a prescindere dal colore che rappresentiamo, quindi noi oggi, ripeto, approviamo dei Patti che ci dicono e danno un nuovo meccanismo di governance che non penalizza la Città di Torino, approviamo dei Patti anzi che ci permettono di avere maggior peso nell'ambito di scelte strategiche dell'azienda, approviamo dei Patti che ci permettono di mantenere il peso nell'ambito dell'azienda per quanto riguarda gli investimenti, un piano industriale che tutela, ripeto, il territorio, una Città che continua a mantenere il peso che aveva e continuerà ad esercitare la sua forza nell'azienda e certamente quello che non sfugge non è la prima volta che lo dico è che c'è senza dubbio un'esigenza di risorse che noi speriamo in tutti i modi e in questo ci impegneremo di non dover arrivare ad attingere alla vendita di azioni e in questo senso lavoreremo su altre partecipate e ancora prima lavoreremo alla ricerca di un meccanismo che permetta agli enti locali, non solo a Torino perché le difficoltà le stanno vivendo tutti, di attingere a maggiori risorse, questo è il percorso che stiamo costruendo oggi. La narrazione per cui questa delibera significa che vendiamo le azioni IREN non sta in piedi, non è questo, non è scritto, tant'è che tecnicamente formalmente sostanzialmente dovrà passare da quest'Aula una delibera che autorizza ad hoc. La narrazione che questa delibera fa sì che il Comune di Torino non conti più niente in IREN è sbagliata, danneggia il territorio perché non è così e lo dicono i numeri, lo dice il piano industriale, lo dice l'azienda stessa e lo dice chi oggi ricopre le cariche di quell'azienda ed è nell'interesse dell'azienda stessa mantenere l'equilibrio tra i territori così è sempre stato e così continuerà ad essere. Quindi io comprendo tutte, ripeto, tutte le differenze di opinioni, le differenze di sensibilità, quello che non comprendo è la mistificazione della realtà rispetto ad una delibera che non scrive delle cose che in realtà sono state dette, questo è un percorso che oggi iniziamo a costruire, è su questo che noi chiediamo e questa delibera chiede il voto all'Aula, ripeto, dei Patti Parasociali in cui la Città di Torino continuerà a mantenere un ruolo importante nell'azienda, in cui la Città di Torino non perderà rispetto agli investimenti e che ci permette rispetto agli altri 80 Comuni che hanno già lavorato, di andare nell'ottica di un'assemblea che ci sarà a maggio a tutela dell'azienda stessa e del valore dell'azienda. Nel momento in cui i Sindaci inizieranno a litigare, nel momento in cui i Sindaci dell'azienda inizieranno a fare muro contro muro chi ci perderà non sarà Torino, Genova o Reggio, ma sarà l'azienda stessa e questa è una responsabilità che ci sentiamo tutti e tutte, tutti coloro che fanno parte del Patto di Sindacato di IREN, grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Sindaca. Ricordo che è stata presentata una mozione di accompagnamento alla deliberazione, il primo firmatario è Mensio e altri e la discussione avverrà congiuntamente. Lascio ora la parola al Capogruppo Lo Russo, le ricordo che ha facoltà per 10 minuti di intervenire. Prego. LO RUSSO Stefano Scusi, Presidente, anche a beneficio dei colleghi può ricordare gentilmente i tempi di intervento che abbiamo sia sulla delibera, sia sugli emendamenti successivi? Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Allora, sulla delibera 10 minuti un Consigliere per Gruppo e tutti gli altri cinque, mentre sugli emendamenti tre minuti un Consigliere e due gli altri Consiglieri, sempre per Gruppo. Se deve un attimo di nuovo segnare. Prego. LO RUSSO Stefano Okay. Sindaca, noi non capiamo se lei a furia di ripetersi a se stessa una colossale frottola si autoconvince, cerca di convincere i suoi Consiglieri, cerca di convincere chi. Lei ha esordito quest'oggi sostanzialmente dicendoci che questa delibera rafforza la Città di Torino nella governance di IREN, cioè siamo passati addirittura oltre, probabilmente lei ha esigenza di mettere l'asticella talmente in alto sapendo, mentendo, sapendo di mentire e direi che è scritto nero su bianco dove stanno le menzogne che lei continua a propinare a quest'Aula che non è proprio vero, non è proprio vero, questa delibera in realtà fa alcune cose, la prima, parto dalla coda del suo ragionamento, lei ha introdotto dicendo: "Noi non venderemo IREN", poi ha chiuso dicendo: "Noi speriamo di non vendere più IREN", lei, sempre la stessa …, nello stesso intervento minuto 1: "noi non venderemo più IREN", minuto 9.30: "auspichiamo di non vendere IREN", l'accetta una scommessa, Sindaca Appendino, se vuole? Io credo che questa delibera di vendita delle azioni IREN lei la porterà in quest'Aula e spiegherà ai suoi Consiglieri della Maggioranza, che purtroppo, stante le difficoltà economico-finanziarie, vogliamo dircela tutta? Stante il fatto che questo Governo ha massacrato gli Enti Locali, li ha massacrati, massacrati, questo è stato il vero cambiamento e aggiungo un ulteriore elemento, li ha massacrati al punto tale che lei non è stata neanche in grado di negoziare il famoso contenzioso IMU, portando a casa la metà di quello che era pattuito e negoziato, cioè 30 milioni di 60, ma lasciamo perdere, questo è un altro argomento, lo affronteremo a tempo debito. Perché questa delibera fa l'esatto opposto delle menzogne che lei continua a propinarci? Questa delibera fa due cose, essenzialmente, la prima attribuisce all'azionista di riferimento che per vostra scelta, non per nostra scelta, adesso è diventato il Comune di Genova la possibilità di decidere chi governa l'azienda, non lo fa nell'empireo lo scrive, lo scrive, lei la dovrebbe finire di riempire questa Sala di interventi in cui ci spiega che c'è l'armonia tra gli enti locali, che tutti vogliamo la stessa cosa, che siamo tutti affezionati a quest'azienda, ma se fossero vere le cose che lei sostiene mi spiega la ragione per cui ha inserito nel Patto Parasociale che la seguente definizione, cioè che in caso di disaccordo tra i tre Sindaci decide l'azionista che ha più azioni? Ma se è vero che siete tutti d'accordo, se è vero che tutti lavoriamo all'unisono nell'ottica dell'utile di questa società perché bisogna scrivere quella roba lì? Lei, per favore, se me lo spiega, io sono un po' …, mi conosce, Sindaca Appendino, un po' logico cartesiano deduttivo, se è vero …, "a" implica "b", se è vero quello che dice ci faccia capire, perché non l'abbiamo capito, per quale ragione il suo alter ego Bucci ha giustamente dal suo punto di vista voluto fare inserire una clausola di salvaguardia sua, di Genova, non di salvaguardia di Torino, perché non dimentichiamoci che questa discussione avviene a valle di una serie di operazioni che hanno visto la dismissione di quote di IREN, peraltro iscritte nel nostro Bilancio. Io sono certo, Sindaca Appendino, che lei l'avrà notata la durezza della pronuncia della Corte dei Conti, non del Partito Democratico, della Corte dei Conti che attribuisce a lei, Sindaca Appendino, la seguente cosa: "che l'allocazione delle risorse di quelle quote di IREN è la condotta che sconfina nell'elusione normativa e nell'abuso del diritto". Glielo rileggo: "… nell'elusione normativa e nell'abuso del diritto", la Corte dei Conti glielo dice, ma di questo discuteremo quando tratteremo dell'interpellanza generale che oggi abbiamo depositato insieme ad altre forze di Minoranza. Quindi, lei oggettivamente consegna una società che è nata nel 1907 in questa Città, che quindi ha più di 100 anni di storia, nelle mani dell'azionista che quando fu creata questa società era l'azionista di minoranza, tant'è vero che quando noi facemmo il vecchio gruppo IRIDE, il vecchio gruppo IRIDE, abbiamo dovuto allocare delle azioni per sterilizzare il fatto che eravamo più grossi. No, noi abbiamo ribaltato completamente il punto di forza perché se fosse vero tutto quello che afferma, mi fa capire perché un Comune che non mi risulta navighi nell'oro e sia esente da problemi finanziari come Genova, si compra IREN? No, perché anche qui seconda domanda piuttosto semplice che le rivolgo: "avremmo piacere di capire perché …, qual è la sua opinione sul perché un mattino Bucci …", che immagino abbia problemi abbastanza rilevanti nella sua Città direi,"… si sveglia un mattino e a debito si compra le azioni di IREN? Come fa a giustificare questa colossale menzogna?". Ci viene a spiegare in Commissione ed io mi aspettavo che non l'avrebbe ripetuto in Aula e invece lo ha ripetuto in Aula, che la Città di Torino, siccome c'è da far posto ad un po' di cadreghe, perché questa, cioè, non è una conquista aumentare i posti del Consiglio di Amministrazione, cari compagni grillini, okay? Ci avete spiegato per anni che bisognava tagliare le poltrone, invece adesso la Sindaca e voi colpevolmente voterete, voi colpevolmente voterete, ci spiegate che le poltrone vanno aumentate, aumentate da 13 a 15, perché bisogna far posto alle poltrone. Cosa ci spiega? Retribuite eh, nessuno va lì gratis, nessuno va lì gratis, pigliano tutti i soldi tanto per essere chiari. Ci spiegate che la clausola di garanzia sta nel fatto che ai sensi dell'articolo 25.5 ci dice: "che la maggioranza qualificata in Consiglio di Amministrazione per le materie rilevanti consiliari, piani industriali …" e qua poi ci torno, "… acquisti superiori ad euro 50 milioni ….", cioè tradotto vuol dire che, sotto i 50 milioni non passa neanche in CdA, 50 milioni di euro, signori, solo per avere idea eh, "… operazioni di fusione …" (INTERVENTO FUORI MICROFONO) …o di scissione 12 Consiglieri su 15", cioè tradotto, siccome la Città aumentando le poltrone a disposizione può esprimere un numero di Consiglieri tale per cui potenzialmente potrebbe influenzare con un proprio veto il Consiglio di Amministrazione, una decisione di modifica del piano industriale, questo ci dovrebbe far sentire garantiti. Sindaca Appendino, ma lei lo sa, penso che lo sappia, che nel momento in cui lei nomina un Consigliere di Amministrazione, il Consigliere di Amministrazione risponde all'interesse della società e non al suo? Questo ce l'ha chiaro, Sindaca Appendino? No, perché io non credo che sia tanto anche bello da dire che: "siccome ti nomino io ti dico io che cosa fare", i Consiglieri di Amministrazione una volta che ricevono l'indicazione e sono nominati, rispondono al solo ed esclusivo interesse della società che peraltro in questo caso è pure quotata in Borsa, cioè tradotto gliela dico in altri termini, se lei si nomina tre persone amiche sue e dopo un giorno succede che il nuovo amministratore delegato magari ha deciso da Genova, anzi senza magari, arriva lì e propone la modifica del piano industriale e questo piano industriale produce un incremento di ricavi per IREN, i suoi Consiglieri di Amministrazione rispondono nell'interesse di IREN e quindi del dividendo e quindi della società quotata in Borsa o rispondono a lei? E lei questo ce lo vuol far passare come la garanzia della Città? A parte che è palesemente illegale, mi scusi, perché i Consiglieri non hanno nessun vincolo di mandato e lei la prego di rettificare quanto detto quest'oggi in Aula, cara Sindaca Appendino, i Consiglieri della Città di Torino nel momento in cui vengono nominati hanno il vincolo di rispondere all'interesse preminente della società in cui vengono nominati, non all'interesse del socio che li nomina, perché cessano nella funzione di espressione di chi li ha nominati e assumono la funzione di Consigliere di Amministrazione della società. Allora, sotto questo profilo, lei capisce benissimo che è evidente il gioco che sta dietro a questa cosa e noi siamo sorpresi, Sindaca Appendino, che lei si sia fatta, scusi il termine, fregare con questa ingenuità, cioè il problema è che lei, guardi, Sindaca, non so chi è che l'ha assistita in questa negoziazione e in questa trattativa, davvero non lo sappiamo, perché è incomprensibile di come si possa mettersi ad un tavolo e farsi infinocchiare a questo livello, Sindaca Appendino, se lo faccia dire, mi scuso se sono un pochino rude nel modo, ma è davvero ..., noi siamo esterrefatti. Aggiungiamo una serie di elementi, IREN, come correttamente dice lei ha un piano industriale da 1,5 miliardi da qua al 2023, di questi 1,5 miliardi, 500 milioni di euro arrivano sul nostro territorio, allora io le faccio un film, il film del PD, chiedo scusa se faccio un po' lo sceneggiatore di un film, supponiamo, per esempio, che voi vi sediate intorno al tavolo dopo avere votato questa scellerata delibera ... Ah, faccio un breve inciso, questa meravigliosa delibera, cari colleghi della Maggioranza 5 Stelle è stata …, voi, il Movimento 5 Stelle ha votato contro dappertutto, dappertutto. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Voi avete votato contro dappertutto… SICARI Francesco (Presidente) Consigliere Fornari, non intervenga fuori microfono. LO RUSSO Stefano …E quello che aggiungo è che se i Consiglieri Comunali della mia forza politica hanno votato nelle altre città a favore della delibera, hanno fatto bene, perché questa delibera era esattamente nel loro interesse, nell'interesse della loro comunità e va contro il nostro interesse, quindi, cari colleghi, se i Consiglieri del Partito Democratico hanno votato a favore, nell'interesse della loro comunità hanno fatto bene, hanno fatto bene, invece sollevo sommessamente, vi faccio... SICARI Francesco (Presidente) La invito a concludere però. LO RUSSO Stefano …Vi faccio sommessamente rilevare, mi terrò la parola successivamente, Presidente, a questo punto, che invece voi avete votato esclusivamente contro. Concludo questo primo intervento per dire che, Sindaca Appendino, e chiudo davvero, Presidente, se mi dà ancora un minuto, noi non abbiamo nessuna esigenza di votare i Patti Parasociali, nessuna esigenza, lei è tranquillamente in condizione a giugno 2019 di nominare i nuovi vertici con i Patti Parasociali esistenti che scadono nel 2021, che prevedono l'unanimità, quindi almeno su questo punto, per favore, non venga in quest'Aula a dire che senza questa delibera noi non siamo in condizioni di procedere, perché questa è la terza cosa che ho già detto che mi spiace, non è vera. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Lo Russo. Vorrei solo fare un invito a tutti i Consiglieri, c'è stato un problema per quanto riguarda l'ordine degli interventi, quindi inviterei a togliere la prenotazione e a rimetterla, perché mi risulta ... Non ho l'ordine, a me risulta soltanto il Capogruppo Napoli e poi lei, Tresso, ma degli altri non ricordo nulla. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Io non li vedo, però ... dovrebbe rimuovere. Prego, Capogruppo Napoli. NAPOLI Osvaldo Grazie, Presidente. Io non metterò il calore che ha messo il mio collega Lo Russo e quindi non entrerò in merito a quanto detto già nel precedente intervento, tantomeno mi soffermerò se non per esigenze di ragionamento, sulle cifre e le percentuali che delineano la singolare situazione in cui è caduta quest'Amministrazione. Fino a ieri egemone nel controllo di una storica società cittadina, un'azienda conosciuta e apprezzata dalla mia generazione come Azienda Elettrica Municipale, oggi IREN Società per Azioni, comunque nel passato come oggi fiore all'occhiello nel detenere e sviluppare la cosa pubblica, fino a ieri però. Dal tridente che oggi detiene, del tridente che oggi detiene, ma ha contato il 50% del capitale azionario, Torino ha la punta più corta, cioè dopo Genova e i Comuni dell'Emilia. Tutto ciò grazie credo alla miopia della Maggioranza che governa, Torino ha perduto l'egemonia gestionale che ha assicurato per oltre un secolo la nostra comunità insieme all'erogazione pubblica di un servizio primario, anche la visione del suo futuro, quella visione che deriva dagli investimenti, dalla velocità con cui si coniugano nuove frontiere in una società in rapida trasformazione, non a caso parliamo di una multiutility o di una società che sappiamo impegnata su più fronti da quello energetico all'ambiente, di un complesso industriale che fattura il 60% del suo Bilancio nell'area torinese, il 60% lo ripeto e soltanto questa doppia cifra dovrebbe far suonare nella vostra maggioranza il campanello dell'allarme per un'operazione che non esito a definire di un gambero. Sì, perché voi come i gamberi avete camminato all'indietro indifferenti alle conseguenze per la Città e i suoi cittadini, pur di dimostrare di poter quadrare il Bilancio e la sua spesa corrente. Lei, Sindaco Appendino, continua infatti ad essere prigioniera della sua solitudine, di quell'abitudine frutto di un'irrisolta capacità politica della sua Maggioranza che perdura dal giorno della sua elezione a procedere a testa bassa incurante delle relazioni che si dovrebbero instaurare in questa storica Sala Rossa, una corsa in totale, ma non in perfetta solitudine, la solitudine in politica come nella vita non è mai la perfezione dell'esistenza, anzi nel vostro caso poi questo comportamento fino ad oggi non ha fatto certo di voi una squadra vincente, una Giunta vincente, ma soltanto una maggioranza che continua a collezionare insuccessi, brutte figure all'esterno come hanno dimostrato alcuni passaggi nei vostri tre anni precedenti, altre storie seguirà, ne siamo così certi? O forse non fanno parte anche quelle vicende di un modus operandi che tende a negare la realtà? Un negazionismo a dispetto degli effetti che quella stessa realtà ha prodotto e produce su Torino i suoi e i nostri concittadini. Quale molla ha spinto, mi sono chiesto, la scorsa settimana in una nota che mi sento di riproporre in quest'Aula Consiliare, ha spinto lei, Movimento 5 Stelle, a decretare la condanna all'inferno di Torino e del Piemonte? In meno di tre anni dall'insediamento della vostra Amministrazione sul nostro capoluogo e sulla Regione si è rovesciato un diluvio di no, un no sulla TAV, un no sulle Olimpiadi Invernali, un no sul terzo valico, un no sull'Asti-Cuneo, un'apparizione dei Ministri sulla Pernigotti e sulla Comital, no che non sono estranei (parole incomprensibili) estranei al tentativo in extremis di fare pressing sul Governo amico alla bocciatura per accogliere le finali ATP di tennis e su questo voglio essere corretto e devo dirlo anche davanti ai colleghi di Minoranza, il Sindaco, lo dico fortemente, il Sindaco insieme all'Assessore Finardi e a Chessa stanno facendo di tutto, non ho paura di dirlo, stanno facendo di tutto per portare a Torino le finali del tennis e lo so perché sono impegnato politicamente anche su questo e non ho paura di ammetterlo, stanno facendo di tutto per riuscire a fare, ma problemi politici negano questa possibilità e non ho paura, ripeto, di poterlo dire questo, era un argomento e su questo non posso dare atto al Sindaco e ai suoi colleghi di dare tutto quello che potevano dare ed ecco però che da questo scenario non risulta altrettanto estraneo lo psicodramma che si rischia di vivere, che voi avete deciso di far vivere ai torinesi, cittadini che assorbono da IREN il 73% dell'attività di teleriscaldamento, il 62% sul termoelettrico e la considerazione, l'83% della produzione di energia elettrica, il 48% del fatturato per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, dati questi ultimi che ho ricavato da un articolo apparso su un quotidiano, ma non per pigrizia, quanto perché vi ho semmai ritrovato negli interventi dei vertici IREN, vertici pronti a rassicurare la cittadinanza in nome di un cambiare affinché nulla cambi, motto che potrà valere nella società dei Gattopardi, ma che non vale e lo sapete tutti in quest'Aula, nelle relazioni industriali e nei rapporti di proprietà e ho citato un quotidiano anche per un altro motivo, specchio nei titoli e lo dico fortemente a tutti voi, specchio dei titoli di cronaca di come vive ormai Torino sotto il profilo psicologico e dell'informazione, tre titoli in rapida successione: "Mancano 40 milioni, il Comune è pronto ad alzare la tassa rifiuti", secondo: "Il piano rimandato e i veleni del passato, il Teatro Regio non riesce a trovare pace", terzo che ci riporta alla multiutility: "IREN investirà ancora qui, i vertici rassicurano Torino", tre titoli sui giornali in pochi giorni che sintetizzano quella che è la situazione torinese di immagine esterna. Ebbene, signor Sindaco, il tempo delle esortazioni è finito e presumo anche quello delle polemiche, non le si chiede di uscire dalla porta di servizio, non sono così insensibile e generoso, ma di riuscire almeno ad entrare dalla porta principale di Palazzo Civico in modo, finalmente adulto, politicamente forte, guardi, io sono convinto che lei ha ricevuto i consensi dei torinesi, non sono di quelli che dicono che lei oggi non li ha più, perché dovremmo vederla al momento opportuno, però dico che così non si può andare avanti, lo ripeto ormai da un anno e mezzo, abbia il coraggio di formulare una nuova Amministrazione, di investire una società civile che sappia direttamente i problemi della gente, la sua Maggioranza io sono convinto che alla fine capirà che se voi continuate ad essere critici nei confronti del vostro Sindaco non ci rimette soltanto lei, ma ci rimettete voi sia dal lato personale che dal lato politico, state facendo un grande errore a metterla in difficoltà. Allora io dico, Sindaco, piuttosto di essere così in difficoltà, chiuda questa parentesi se no dica ai suoi colleghi Consiglieri Comunali di cambiare e di essere fedeli nell'indirizzo che voi vi assumete le responsabilità di dare e per quanto riguarda l'IREN sicuramente qua sbagliate, a mio giudizio state sbagliando. Detto questo io non rappresento il (parola incomprensibile), lo dico sempre, mi auguro che il buon senso prevalga e che questo buon senso valga per tutti voi, grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Napoli. Prego, Capogruppo Tresso. TRESSO Francesco Sì, grazie, Presidente. Ma, Sindaca Appendino, la quantità di voti cui lei ha evocato nel suo intervento, il fatto che Torino non venga indebolita, che Torino non perda peso nell'ambito della società francamente sembra più un mantra che si è ripetuta personalmente per convincersi di quanto lei cercava oggi di farci credere. Mi chiedo se anche i Consiglieri della Maggioranza, però, credano a quanto lei ci ha ripetuto così assiduamente. Veda, la delibera che votiamo oggi, che riguarda appunto l'approvazione dei patti parasociali così come lei ci ha espresso, segna la sconfitta di una gestione virtuosa degli asset di un territorio che era nata proprio nell'ottica di una strategia che vedeva come Amministrazioni Pubbliche, unite nel lanciare una sfida al mercato, potevano porsi anche in contrapposizione con esso, però mantenendo una capacità di indirizzo e di controllo. Questo, certo, sempre nel nome di un equilibrio, che lei ha più volte richiamato e si è cercata di dare delle risposte, che venga mantenuto; ma come facciamo ad avere delle garanzie che questo equilibrio, questo patto che si è retto bene fino a quando è stato mantenuto, anche nella partecipazione della compagine pubblica, una situazione simmetrica e che proprio per questo in virtù di questa simmetria vedeva le diverse comunità, espressione dei territori, che si sentivano giustamente e equamente rappresentate nella realtà che gestiva le proprie risorse, i propri asset. Questo è già stato detto anche da chi mi ha preceduto e riguarda la storia secolare che si raccoglie dalla realtà di aziende territoriali che hanno operato per lungo tempo anche nel nostro contesto cittadino. Pensiamo al ruolo che ha avuto l'Azienda Energetica Municipale anche nel saper tramandare un bagaglio di competenze, di conoscenze, anche di eccellenza di questo sistema torinese che riguarda tutte le componenti naturali e le componenti delle risorse: dall'acqua ai rifiuti alle reti elettriche. Oggi, invece, sappiamo che la politica improvvida di quest'Amministrazione, la politica improvvida di questa Sindaca che da un lato accetta di sottoscrivere dei patti che di fatto, al di là di quello che lei ci dice, assegnano la designazione del management, del vertice di questa società a colui che detiene maggior peso in termini di partecipazione azionaria e parallelamente, abbiamo già assistito, svende a pezzi le quote per pareggiare il bilancio in emergenza e tra l'altro, appunto, andando ad operare non in capitale, ma sulla spesa corrente e questo poi è un altro discorso ancora, a quello che sarà il compito di far accettare questo anche alla Corte dei Conti; mi sembra che, comunque, abbia dato un bel cartellino giallo nell'ultima delibera che è stata approvata nel mese di gennaio. Sono state dette frasi come: "condotta che sconfina nell'illusione normativa, nell'abuso del diritto" e viene richiamato proprio esplicitamente di non fare i furbi; sostanzialmente; perché ritenere che i proventi di alienazioni patrimoniali solo perché transitati attraverso una società in house perdano carattere di entrata e di parte capitale mi sembra proprio un elemento detto che, ecco, non sono state usate proprio delle perifrasi. Peraltro, anche nelle conclusioni si riprende il concetto di dover poi regolarizzare tali poste in entrata e vedremo poi di capire cosa intenda fare l'Amministrazione per provvedere a questa regolarizzazione che è chiesta con estrema chiarezza. Però il tema vero è proprio questo: che Torino diventa l'elemento debole, il vertice di un triangolo industriale che aveva prodotto, ricordiamoci, negli anni in cui si era arrivati addirittura a far sì che questa coesione territoriale producesse il 40% del PIL del Paese, adesso noi diventiamo l'anello debole, l'anello mancante, perché da un lato abbiamo Milano che ha saputo ben valorizzare gli investimenti pubblici per una ripartenza che sicuramente è assolutamente di traino e che ormai ci ha distaccati di un bel pezzo, anche grazie a dei Sindaci capaci che hanno saputo lavorare passando il testimone da uno all'altro con un progetto sulla Città che era di questo senso. Dall'altro adesso abbiamo anche Genova che diventa il fulcro della maggiore multiutility dell'area con un piano industriale che, abbiamo detto, riguarda 3 miliardi di euro da qua al 2023, con un piano di assunzioni importante e qualificato che sicuramente ad oggi, così come è stato approvato, mantiene questa pariteticità rispetto alle componenti territoriali; sicuramente mantiene questo equilibrio, ma chi ci assicura che sarà così in futuro? Non è la prima volta che un piano industriale viene comunque rimodificato nel corso del suo sviluppo, ma soprattutto cosa sarà dopo il 2023 quando altri piani industriali dovranno essere redatti? Perché non è che finisce tutto il mondo con la vostra legislatura; non è che Torino, dopo, non avrà più un suo prosieguo e non pensiamo a quello che sarà il compito di mantenere lo sviluppo di questa Città anche dopo. Davvero, sembra che piaccia proprio questa visione di Torino più isolata, non solo geograficamente, reclusi un po' nel nostro angoletto Nord Ovest del Paese fuori da TAV e dal corridoio della logistica continentale tra Est ed Ovest d'Europa, ma, purtroppo, oggi è anche fuori dagli equilibri di poteri che regolano IREN. Ci piace starcene un pochino nel nostro cantuccio e contare sempre meno. Non so, questa politica è un po' autolesionistica che evidentemente, però, fa abbastanza presa sui Consiglieri della Maggioranza. Perché io mi rivolgo, Presidente, proprio ai Consiglieri della Maggioranza? Perché è evidente l'imbarazzo in cui loro si trovano oggi: non per niente veniamo a discutere a distanza di un mese e così di rimandi, di Commissioni che non sono state programmate e di necessità della Maggioranza di trovare all'interno una possibilità di dialogo; di pensare, poi lo vedremo, a delle mozioni di accompagnamento che nient'altro sono che foglie di fico che alla fine nulla tolgono a quello che è l'impatto di questa delibera. E poi, è stato detto con veemenza, anche i Consiglieri colleghi 5 Stelle di Reggio Emilia, di Genova hanno votato contro questa delibera e l'hanno fatto a Reggio Emilia, l'hanno fatto a Genova e vorrei vedere che invece a Torino, che pure ne esce bastonata da questo tipo di strategia, ci si allinea compattamente come bravi soldatini a votare tranquillamente questo tipo di atto. Io, Presidente, gradirei poter finire il mio intervento e lasciare poi la parola a chi segue senza essere interrotto. Dicevamo, certo, c'è un piano industriale approvato dai soci, benissimo. Gli investimenti sono importanti su questo territorio, su Torino e vorrei vedere. C'è stato spiegato dall'Amministratore Delegato Bianco, dal Presidente Peveraro che più del 50% del valore aggiunto di IREN è prodotto da Torino. Gli asset li abbiamo qua, li facciamo su questo territorio; a parte il discorso delle fatture che IREN stacca, i 226 milioni all'anno per Torino contro gli 11 di Genova e allora questa simmetria non vi è così evidente? Quando noi produciamo oltre l'80% dell'idroelettrico, produciamo il 70% delle reti elettriche, il 60% di quello che è il discorso del termoelettrico e del teleriscaldamento, dopodiché accettiamo di buon grado di ridurci di peso nella compagine societaria non solo in termini nazionali, ma anche proprio in termini di quella che sarà la possibilità poi, dopo, di andare a definire il vertice della società e quindi tutto quello che ne consegue nella possibilità poi di ricadute sul territorio. Io, francamente, non vi capisco, poi per carità se voi siete sufficientemente garantiti dalla parola della Sindaca che dice ripetutamente che non perdiamo di peso, crediamoci perché alla fine poi ognuno è libero di credere a quello che vuole. La situazione oggi è questa: nessuno ci assicura che non verranno cedute altre quote azionarie per far fronte alla crisi congiunturale di cassa come già è avvenuto nell'autunno scorso, peraltro momento anche poco felice il cui titolo era sicuramente molto ribassato e che quindi ha creato una minore plusvalenza anche quantificabile in maniera piuttosto significativa. La stessa Sindaca ci dice che non è sua intenzione, ma sa non avere un'intenzione è un pochino debolino quando partiamo già con un disavanzo che sembra essere accertato di un'ottantina di milioni anche grazie ad un Governo che doveva essere amico, ma poi tanto, tanto amico con gli Enti Locali non è stato. In secondo, la Città avrà sempre meno peso nella scelta dei vertici societari che, per carità, se tutto andrà d'amore e d'accordo, ma non abbiamo poi tutti questi elementi per essere sicuri che ci sarà questa corrispondenza di amorosi sensi anche tra le varie città che compongono la parte azionaria di IREN e quindi inevitabilmente, anche essendo espressione di altre realtà, necessariamente il management terrà maggiormente in conto ciò che richiederanno altri territori per gli investimenti. Quindi, si conferma un'assenza di strategia, da un lato cessione, rate a piccole dosi tamponando di anno in anno, dall'altro si annunciano dividendi anche cospicui. Ricordiamoci, c'è stato illustrato come la crescita dei dividendi sia stata negli ultimi 4 anni, mi sembra, del 61%, quindi comunque, di nuovo, prevale la volontà di incamerare subito non curandosi di quello che verrà lasciato dopo; stessa politica, stessa scena, già visto. L'abbiamo già visto con la rinegoziazione dei mutui, stessa cosa: procuriamoci adesso quello che serve, tutti sporchi, maledetti e subito, ma incuranti di quello che lasceremo sotto. Si ipoteca però in questo caso... SICARI Francesco (Presidente) La invito a concludere. TRESSO Francesco Ho finito - grazie, Presidente - il domani. Praticamente usciamo dalla stanza dei bottoni di una delle maggiori realtà del territorio, che davvero costituisce una realtà che è capace di creare possibilità di investimenti in innovazione e non solo, ma che è volano anche per tutto un ecosistema che di questo si nutre e che era iniziato con la politica anche dell'Energy Center che riusciva a valorizzare tutte le risorse del territorio ed è sempre più evidente che manca una mano sul timone. Mi chiedo sino a quando questa Maggioranza continuerà a votare con il paraocchi accontentandosi delle foglie di fico. Se siete onesti, come dichiarate, chiedetevi se il tema vero non sia tanto come avete trovato questa Città, ma come intendete lasciarla a chi verrà dopo. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Tresso. Prego, Consigliere Mensio. MENSIO Federico Grazie, Presidente. Io avevo preparato un intervento, ma vedo che il dibattito è sempre più stimolante. Mi rivolgo a lei, come mio uso. Una delibera che stiamo discutendo e che tiene ormai banco da qualche settimana, purtroppo non solo nelle aule di Palazzo Civico, ma anche nei suoi corridoi e sui mezzi di informazione. Anche oggi ho sentito tutto e il contrario di tutto. Ho sentito dire che: "Guai se nominano l'Amministratore Delegato perché poi si spostano gli investimenti", ma: "Guai a dire che i componenti del CdA poi fanno gli interessi della politica, non dei territori", non c'ho capito niente. Secondo me è di nuovo il triplo salto carpiato. SICARI Francesco (Presidente) Invito i Consiglieri a non intervenire fuori microfono, però, grazie. L'invito è sempre quello, non intervenite fuori microfono. MENSIO Federico Presidente, io mi sto rivolgendo a lei. Quindi non ho capito veramente, ho sentito adesso dire che, appunto: "Guai se perdiamo peso nelle nomine perché poi si spostano gli investimenti", però non possiamo dire al Consiglio di Amministrazione dove fare gli investimenti, perché sennò poi… Veramente è incredibile. Allora riporto sul livello normale della discussione e su una sequenza lineare. Si è detto che qui si sarebbe persa la governance, gli investimenti, appunto, sarebbero stati spostati, avrebbe perso una sorta di beneficio. Beh, guardi, io sono un fan del film degli Acchiappafantasmi, si rivolgono, gli Acchiappafantasmi, al Sindaco di New York, a un certo punto, dipingendo uno scenario apocalittico, tra cui fuoco, zolfo che piovono dal cielo, fiumi, oceani che bollono, cani e gatti che vivono insieme, masse isteriche. Beh, guardi, tranquillizzo lei, la Sindaca e tutti i Consiglieri che non è così almeno in questo caso, anche se abbiamo assistito a scene di isterismo e ancora ne assistiamo. Beh, c'è un tentativo di indurre i cittadini, da parte di alcuni, a pensare che con il voto di oggi si venderanno le quote IREN. Beh, è sterile come dubbio, soprattutto perché, come ha già ribadito la Sindaca, ribadiamo anche oggi, il voto di oggi non dà mandato a ciò, e ribadisco che se si farà un voto sulla vendita, sarà con una delibera separata e successiva. Ma in ogni caso, come è già apparso su alcune notizie di stampa, la Giunta e credo poi tutto il Consiglio, stanno valutando le ulteriori possibilità alternative, anche consigliate da membri della Minoranza. Per contro, invece, modifichiamo con questo atto i Patti Parasociali; Patti che regolano gli accordi tra i soci pubblici e quelle parti dello Statuto che ne sono condizionate. In questo caso parlare di stravolgimenti è sempre con quell'intento di far indurre a pensare che questa Amministrazione non sappia cosa faccia, mi sembra abbastanza assurdo, dato che, appunto, altri 80 Comuni si sono già espressi sullo stesso documento a favore, tra cui Reggio Emilia, che risulta ancora governata dal PD, come pure molti comuni emiliani e costoro avrebbero fatto gli interessi del proprio territorio e non capisco perché Torino non li stia facendo. Però, quali sarebbero questi stravolgimenti? C'è una preoccupazione data dal fatto che la società non avrà controllo pubblico e che, in ogni caso, uno dei soci avrà un potere tale da vanificare la quantità di azioni societarie detenute dagli altri. Vorrei comprendere come lo scendere al 35% di azioni bloccate per i soci pubblici possa vanificare oggi, e non già dagli ultimi tre anni, il controllo pubblico. Perché nel vecchio Patto, sottoscritto dai tre Sindaci sostenuti dallo stesso partito politico, che vale la pena ricordare che era o è il PD, il limite era comunque fissato a 40. Il controllo della società, comunque è stato ricordato, si espleta pienamente, essendo società quotata in Borsa, mediante i suoi strumenti propri: l'assemblea dei soci, le figure apicali del Consiglio di Amministrazione, il Consiglio di Amministrazione stesso e anche il collegio sindacale. In questo senso non è che nei Patti c'è uno stravolgimento così enorme come si vuol far apparire, permane la designazione all'unanimità. È vero, ci sono questo, parliamo di voto maggiorato e come detto, però, c'è questa clausola che sembrerebbe stravolgere tutto. Beh, questa clausola non stravolge proprio niente, perché nel caso in cui anche se uno dei tre membri del comitato di sindacato, che ricordo è composto dai tre Sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia per le parti emiliane. Beh, se anche facesse una scelta del genere, avrebbe delle conseguenze; avrebbe delle conseguenze tra cui, ad esempio, il blocco per un anno delle proprie quote e ad oggi parliamo, se parliamo di Genova, sono 50 milioni, che con un prezzo attuale varrebbero 100 milioni di euro. Io non so con quale ragionevolezza Genova si vede bloccata per un anno, quindi direi fino a marzo, maggio 2020, 100 milioni di euro, non solo, ma demanderebbe agli altri due soci la scelta, comunque unanime, delle altre due figure, scelta che se non fosse un unanime, farebbe ricadere i Patti, anche a scapito di Genova. Abbiamo potuto audire i vertici di IREN (sì, abbiamo avuto questa fortuna), abbiamo avuto anche la fortuna di audire durante la presentazione dell'atto in Commissione da parte della Sindaca e dell'Assessore Rolando - a cui tra l'altro faccio i nostri migliori auguri di pronta guarigione e ringrazio per il lavoro svolto - abbiamo, appunto, audito sia il Professor Rovera, sia i vertici di IREN, che mi sembra siano stati molto chiari. La ripartizione degli investimenti è sempre stata fatta nell'equilibrio dei territori e delle scelte di gruppo, non prevede attualmente una modifica del piano industriale, che è valido fino al 2023, prevedendo 500 assunzioni (il 45% totale del gruppo su Torino) e investimenti in termini economici sul Piemonte/Torino pari a circa un terzo di quelli di gruppo; piano, tra l'altro, che è stato redatto dagli attuali vertici. Attuali vertici che non sono stati nominati da questa Amministrazione e nemmeno da quella di Genova. Quindi, secondo me e secondo noi, l'equilibrio c'è. Detto questo, sulle altre parti che sono già state citate dalla Sindaca non ho molto da aggiungere; ho da aggiungere che è ovvio che il CdA farà le scelte dei soci, di tutti, non di uno o dell'altro come si vuole far sottintendere, paventando che con la società maggioritaria Genova avrà una scelta prioritaria su una delle tre cariche che potrà, forse, a detta di qualcuno, come dire, indirizzare gli investimenti da una parte o dall'altra. Bene, a me non risulta che sia così, proprio per quanto è stato detto fino adesso. Si è parlato della storia di AEM, IREN, IRIDE, ecco, io vorrei ricordare in questo senso proprio che la prima cessione, la prima conversione, la prima unione di AEM e della società di Genova, detta IRIDE prima, IREN poi, fu lì che fu fatta la scelta di andare su una S.p.A. quotata in Borsa, non attualmente. E fu ricordato, ed è stato ricordato anche dal Presidente Chiamparino, che già in allora Torino sterilizzò le sue quote, perché ne aveva di più di Genova al tempo della fusione con Genova, proprio in un'ottica paritaria di controllo della società. Quindi, se lo fece Chiamparino, qui ci dicono che noi, evidentemente, se lo fa Genova non va bene, se lo fece Chiamparino va bene perché mise alla pari Torino e Genova. Allora tanto valeva che, se tutte queste paure anche oggi si concretizzano in Genova, doveva farla già Torino una scelta del genere. Evidentemente la scelta di equilibrio, di parità, vige più di qualunque altra situazione. Comunque, per sfatare ogni dubbio, e mi sembra che il Sindaco Vecchi l'abbia già dichiarato a verbale, scusate, a mezzo stampa, sgombriamo ogni dubbio: abbiamo presentato un atto, tra l'altro, che vado a discutere, visto che discutiamo insieme una mozione di accompagnamento all'atto della modifica dei Patti Parasociali, dove chiediamo che nel Comitato di Sindacato - e lì sì che possiamo farlo - dove ci saranno i Sindaci di Torino, Genova e Reggio Emilia, una formale dichiarazione per mettere come condiviso e assolutamente importante il principio ispiratore della equilibrata ripartizione degli investimenti e delle risorse sui diversi territori. Io credo che non ci sia nulla da dipingere come scenario apocalittico in questo senso. Avere più membri nel CdA vuol dire sia quello che diceva la Sindaca, sia poter esercitare un controllo nella società come fanno tutte le società e tutti i soci. I soci pubblici continueranno ad avere il controllo e non vedo il perché Genova dovrebbe esercitare, come detto, un surplus di potere rispetto a delle scelte condivise, perché se le scelte non fossero condivise, non sarà ad averne i danni Torino, Genova o Reggio Emilia, ma tutta la società che, ricordo, è quotata in Borsa. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Mensio. Prego, Capogruppo Magliano. MAGLIANO Silvio Sì, grazie, Presidente. Il mio intervento sarà breve perché alcuni dei miei colleghi hanno già anticipato dei ragionamenti che avrei voluto fare. Questa era la delibera innominabile, perché tutte le volte che si chiedeva al Presidente della I Commissione se questa delibera venisse messa all'Ordine del Giorno percorreva un brivido, non si poteva parlarne, non si poteva dire, perché c'era bisogno di capire in Maggioranza, per cui sarà tutto così semplice (mi spiace che sia uscito il Presidente della VI Commissione) non capisco perché ci abbiamo messo così tanto ad affrontare il tema. Forse perché il tema era delicato, vasto e per alcuni punti programmatici della vostra Maggioranza, penso: l'efficientamento energetico, piuttosto che la mobilità elettrica, questa azienda è oggettivamente strategica. Il 2 ottobre 2017 il Sindaco Bucci dichiarava al Zena Fest, Bucci: "Ci staremo solo se manterremo la governance, sennò vendiamo tutto e ci occupiamo noi della nostra città". Beh, come vedete, Genova ha un Sindaco, Torino no. Bucci è stato assolutamente di parola. Ha fatto un gioco che è costato qualcosina dal punto di vista dell'indebitamento, però ha fatto un'operazione che oggettivamente mette Torino nell'angolo. Io non so, non so veramente, quanta esperienza qualche Consigliere in quest'Aula abbia di Consiglio di Amministrazione, ma vi assicuro che nei CdA non si respira l'aria che raccontate voi. Nei CdA che hanno a che fare con posti di lavoro, progressioni di carriera, investimenti, chiedete oggi al personale di IREN torinese, che ha fatto grande questa azienda, se è contento di questo Patto. Chiedetelo, ma non ai vertici, che in questo momento devono un po' cercare di… io sono stato alla presentazione fatta la settimana scorsa, che devono cercare di essere contenti, dare l'idea che ci sia una condivisione massima, che non importa se dei nostri dirigenti che hanno fatto la storia non sapranno se avranno casa a Torino, a Parma, se dovranno andare a Genova; chiedete a chi ha reso grande quell'azienda se è contento di quello che state votando oggi in Aula. Le risposte sarebbero interessanti, e questo è il primo dato. Il secondo dato - e questo lo dico invece per l'esperienza che ho avuto in questi anni in Consiglio Comunale - a vendere piccoli pezzi un po' alla volta è comunque e sempre un danno per l'azienda. Io non so quanti di voi, da questo punto di vista, si siano trovati a vendere pezzi dell'azienda propria o di famiglia e capire se aveva un senso piuttosto dire, e allora su questo sarebbe stato interessante discutere: "Vendiamo tutto, risaniamo il debito della Città. Vendiamo tutto, risaniamo il debito della Città e riportiamo Torino in una fase di possibili investimenti". Non si può fare, bene, ma vendere a pezzi il 2,5%, come è capitato nella scorsa Consiliatura, fa sì che - già come è capitato sul 2,5 - alla fine il prezzo te lo fa il mercato, che a un certo punto il mercato inizia a dire: "Quanto serve al Comune di Torino per chiudere il Bilancio? Servono tot. Milioni, e varrà quello il prezzo dell'azienda", varrà quello il prezzo dell'azienda e quello offriremo e questo è già capitato con un'altra Consiliatura. Detto questo, comunque, se voi siete convinti, onestamente convinti che questa è un'altra scelta che farà il bene di questa Città, io sono abbastanza certo che ci troveremo qui a vendere un altro 2,5 e poi il Governo amico ci taglierà altri soldi perché i veri sprechi sono sugli Enti Locali e non sul Governo Centrale, e altre assurdità di quello che sta capitando, e continueremo a vendere, vendere, vendere, fin a quando la percentuale sarà talmente bassa che ci faranno i conti in tasca, come è già capitato anche per la Giunta Fassino, e deciderà il mercato quanto varrà quel pezzo di capacità, di competenze e di intelligenza che questa azienda ha rappresentato. Che poi si voglia pensare di ragionare di vendere anche pezzi di TRM, questo è abbastanza evidente: è stato detto a mezzo stampa, ma anche in Commissione. Detto questo, non è una bella pagina che si segna per la nostra Città. Immagino un Consiglio di Amministrazione in cui bisognerà decidere quanti investimenti, anche in termini di sponsor, dovranno ricadere su Torino. Buona parte degli eventi culturali e degli eventi che accadono in questa città li dobbiamo anche grazie a questa tipologia di sponsorizzazione. Io sono abbastanza convinto che Genova abbia altre priorità. Però, se l'idillio di questo Consiglio di Amministrazione in cui tutti si vorranno bene, pieni di carezze: "Ma no, diamo un po' più a Genova. Ma no, diamo un po' più a Torino, ma perché no Reggio Emilia", sarà un continuo farsi favori a vicenda, voglio vederlo, sarò curioso di vedere se andrà così o invece, come capita in tutte le aziende che muovono denaro, ognuno cercherà di portare sul suo territorio, proprio perché nominato da una componente politica, più investimenti, più posti di lavoro, più giovani assunti, come è normale che sia nel mondo reale. Non so in che mondo viviate voi. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Magliano. Prego, Vicepresidente Lavolta. LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario) In questa settimana in cui la Maggioranza faceva fatica a trovare una quadra per calendarizzare in Commissione Consiliare la discussione di questa deliberazione, devo dire che sono tante le domande che ci siamo posti, non ultima, anche, cosa potesse aver mangiato la Sindaca quel famoso 22 ottobre quando si è riunita con i Sindaci di Genova e Reggio Emilia, Bucci e Vecchi; perché deve aver mangiato veramente pesante la Sindaca per aver sottoscritto un impegno che è quello che ci chiede oggi di approvare in questo Consiglio Comunale. Andiamo per ordine, perché alcune cose sono state dette, ma molte no. Innanzitutto chiariamo, perché la Sindaca su questo non è stata esplicita. Ci ha detto, ci ha rassicurato e ci ha detto che questa delibera rafforza la governance e io ho aggiunto nel mio archivio, diciamo, di promesse e impegni che nel frattempo hanno acquisito questa forma, perché… SICARI Francesco (Presidente) La invito a non esporre nulla. LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario) No, ha ragione, Presidente, però ormai sono quelle le forme delle promesse e degli impegni che nel mio archivio hanno preso forma e sono diventate di fatto, diciamo, delle promesse, ovviamente, non mantenute. Oggi ne abbiamo aggiunte due: "Rafforza la governance e non cambia niente. Vedremo tra qualche mese". Ma, ripeto, la prima cosa che ci chiede di fare questa delibera è che il nuovo Statuto che dobbiamo votare, che votiamo oggi, per cui alcuni si esprimeranno a favore, alcuni contrariamente, noi abbiamo presentato 700 emendamenti perché crediamo che questa delibera non debba essere approvata. Questo nuovo Statuto prevede di liberare una partecipazione pari al 5% del capitale della multiutility, facendo scendere la quota degli Enti Locali riuniti nel patto dal 40% al 35%. Allora, uno di questi impegni parla proprio dell'acqua pubblica: cioè durante la campagna elettorale e ancora in queste settimane, il Movimento 5 Stelle ci spiega che è importante avere società pubbliche, ce lo spiega qui a Torino dove abbiamo una SMAT, che è pubblica, e che qualcuno pensa che forse dovrebbe essere privatizzata, di certo non noi. Allora che cosa fanno, in coerenza, i nostri compagni di banco grillini? In una società che gestisce il servizio idrico integrato, cioè l'acqua, per 3 milioni di abitanti (perché IREN è una società un po' più grossa, che non riguarda solo Torino), per 3 milioni di abitanti che cosa ci propone la Sindaca Appendino e, oggi scopriamo, anche il grillino Mensio e il Movimento 5 Stelle? Di far scendere la partecipazione pubblica dal 40 al 35%. Questa è la coerenza di chi dice che l'acqua deve essere pubblica. Nelle scorse settimane, negli scorsi mesi, che cosa è successo? Abbiamo dovuto discutere una surreale delibera, una mozione anche di indirizzo che chiedeva di trasformare una società pubblica, che è SMAT, in una bocciofila, cioè in un'azienda consortile di diritto pubblico per questioni ideologiche. Guardate un po', le stesse questioni ideologiche, oggi però per IREN non valgono, e quindi possiamo scendere del peso pubblico dal 40 al 35% per 3 milioni di abitanti che godono del servizio idrico integrato. A me, gliel'ho già detto in Commissione, Sindaca, non è chiara la strategia. Il Comune di Genova ha fatto, ha perfezionato l'acquisto del mercato del 2,5%, salendo quasi al 19%. Stiamo parlando del 18,85%. Contestualmente, il Comune di Torino scende al 13,8% del capitale e Reggio Emilia al 15%. Allora, mentre così facendo il Comune di Genova si assicura nuove assunzioni (sono state confermate l'altro giorno) e nuovi investimenti, dividendi per oltre 160 milioni di euro, da qui ai prossimi anni. La golden share, è stato detto nell'indicazione delle nomine, guardate, avete parlato solo di poltrone fino adesso, a noi non interessa, a noi va bene Peveraro, va bene chi c'è, va bene il Presidente, non cambierà nulla, non è questo il punto. Il punto è che la Città di Torino, che ha sempre condizionato le strategie della più importante società di questo territorio come numero di dipendenti: 3700 su 7.000 e rotti sono qui a Torino. Il margine operativo lordo è prodotto qui: 500 milioni di euro su 900, cioè l'indicatore di redditività dell'azienda è 500 milioni di euro ed è prodotto qui quel valore aggiunto. Bene, la Città di Torino che ha sempre avuto la golden share della società, grazie a questa delibera che voi state per votare, non lo avrà più. Quindi, tradite i vostri ideali, va beh, pazienza, ma non è che bisogna essere per forza coerenti: volevate l'acqua pubblica, sì, a giorni alterni, pazienza, ma soprattutto compromettete una società che ha caratterizzato la storia di questo nostro territorio. E allora avremo tantissimi minuti per approfondire. Noi, guardi, Presidente, ci spiace solo che abbiate voluto accorpare così tanto gli emendamenti, perché valeva la pena, alcuni di quelli valeva la pena, davvero, di discuterli. Io riprenderò da dove ho lasciato, tanto abbiamo tutto il pomeriggio e io mi auguro tutta la serata. Dico soltanto una cosa, Presidente: guardate che siete ancora in tempo, se voi decideste durante la giornata di oggi di sospendere la votazione di questa delibera, non succederebbe nulla. Glielo spiego semplicemente, Presidente: siccome i tre membri di cui avete parlato, Presidente, Amministratore Delegato e Vicepresidente, non hanno vincolo di mandato, Consigliere Mensio, l'unico modo che hanno, l'unica vera garanzia che ha anche la Città di Torino, è che i 3 vadano d'accordo. Quindi torniamo lì, lasciamo stare questa scellerata delibera, torniamo ai Patti Parasociali che abbiamo scoperto, che abbiamo condiviso insieme, scadranno comunque nel 2021 perché nessuno ha disdettato e da domani rimettiamoci al lavoro per riconquistare lo spazio che meritiamo all'interno di una società che, ripeto, è la più importante nel nostro territorio. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Vicepresidente Lavolta. Prego, Capogruppo Morano. MORANO Alberto Signor Sindaco, lei continui a chiacchierare amabilmente. Arroganza, presunzione, superficialità, ignoranza, inteso nel senso di non conoscenza, sono tutti fattori che normalmente caratterizzano in modo negativo una persona o, nel caso di specie, una Giunta e in particolare quella che lei presiede. Vede, Signor Sindaco, io ho letto e riletto la delibera in discussione sul rinnovo dei Patti. Ho ascoltato attentamente quanto da lei affermato e la serie di bugie ininterrotte da lei affermate in Commissione Bilancio e se da un lato continuo a non capire qual è la visione di questa Giunta sottesa alla gestione della partita IREN, perché è stato ben sottolineato da altri che mi hanno preceduto: vendere pezzetto per pezzetto denota che non si ha alcuna visione, si corre dietro all'emergenza; dall'altro rilevo che nel corso della Commissione Bilancio di venerdì scorso sono state fatte da lei e da membri della Giunta affermazioni superficiali, sbagliate e fuorvianti. Più nello specifico: i nuovi Patti Parasociali prevedono, come ricordato in tema di governance, che il Sindaco del Comune che detenga il maggior numero di azioni al 31 dicembre dell'anno precedente all'assemblea, portante nomina delle cariche sociali, ha diritto di designare a scelta uno fra Presidente, Amministratore Delegato e Vicepresidente; gli altri componenti devono essere nominati all'unanimità dalle altre città. Qualora, però, non si addivenga alla nomina di una di queste cariche, decade il Patto Parasociale e questa non è una tutela per Torino. Nella sua comunicazione alla Commissione Bilancio lei, Signor Sindaco, si è premurata di dire che nulla è cambiato rispetto a prima e non so che cosa abbia capito di questi documenti; anzi, Torino avrebbe ottenuto un Consigliere in più e alcuni diritti di veto. Non è vero, Signor Sindaco, questa è una menzogna. I Patti Parasociali e lo Statuto rilevano nella misura in cui riflettono ed equilibrano rapporti di forza tra i soci sottoscrittori degli stessi. Ora, quando è stato firmato il vecchio Patto Parasociale Torino e Genova erano soci in IREN per il tramite di una partecipazione paritetica in FSU maggiore di quella detenuta o congiuntamente dai comuni emiliani. Oggi Torino, per il tramite di FCT detiene il 13,8, il Comune di Genova il 18,85 per il tramite di FSU, le parti emiliane rappresentate da Reggio Emilia il 15,28 e i comuni spezzini l'1,59. Se invece ragioniamo, come avete voluto fare, di voto maggiorato, Torino ha il 18,566; il Comune di Genova il 23,663; Reggio Emilia, Parma e le parti emiliane complessivamente il 18,671. Questi dati, perché non me li sono inventati, Signor Sindaco, diversamente da voi, sono riportati nel sito di IREN. Questi dati sono ben diversi da quanto affermato in Commissione Bilancio della sua Amministrazione, secondo la quale tutti e tre i gruppi principali pubblici in termini di voto maggiorato avevano il 22%; non è vero, non è assolutamente vero. Ed è di tutta evidenza che la situazione non è più quella di prima e in questa prospettiva la possibilità di far decadere il Patto in caso di mancato accordo fra Torino e Reggio Emilia sulla nomina delle principali cariche, si rivela per il Comune di Torino come un'arma completamente spuntata ed infatti in caso di decadenza del Patto, trova applicazione (e anche questo ve lo siete dimenticati o non l'avete letto correttamente) l'articolo 19.3 dello Statuto di IREN, che testualmente dice: "Qualora la lista che otterrà il maggior numero di voti sia stata presentata e votata da azionisti che siano titolari di una percentuale pari almeno al 22% dei diritti di voto delle delibere assembleari con voto maggiorato, da detta lista verranno tratti 8 Consiglieri, mentre dalla lista che avrà ottenuto il secondo maggior numero di voti verranno tratti 5 Consiglieri". E allora, chi è che detiene il 22%? Solo la Città di Genova. Qual è la lista che detiene il maggior numero di voti dopo la prima? Reggio Emilia. Cosa fa 8 più 5? 13. E quindi 13 su 15 Consiglieri sarebbero nominati da Genova e Reggio Emilia, non da Torino e quindi Torino non avrebbe alcun diritto di veto. Perché vede, Sindaco, per mentire bisogna almeno studiare e costruirle bene le menzogne. Veramente Torino si trova quindi in una posizione più forte di prima? O invece Torino si viene a trovare in una posizione così debole che sarà costretta ad accettare qualunque richiesta del Comune di Reggio Emilia pur di conservare 4 Consiglieri che attribuiscono 4 poltrone e che le attribuiscono presunti diritti di veto? In merito ancora e ancora precisare che le due cariche non nominate da Genova devono essere, come detto, designate all'unanimità, ma questo non significa che a Torino spetti una carica e a Reggio Emilia un'altra, potrebbero essere nominate tutti e due da Reggio Emilia e Torino, pur di conservare 4 poltrone, sarebbe costretta ad accettarle. E quindi Torino è più tutelata oggi o era più tutelata prima? Ciò, a maggior ragione ove si consideri che il Comune di Torino deve ad IREN ben 146 milioni di euro ed ha, di fatto, vincolato i dividendi dei prossimi anni a garanzia del pagamento del debito nei confronti di IREN, oltre ad averli costituiti in pegno a favore di Intesa Sanpaolo. La vicenda rinnovo relativa al rinnovo dei Patti di IREN è indissolubilmente collegata all'accordo sottoscritto fra IREN e la Città di Torino il 12 luglio, nell'ambito del quale viene disciplinato il piano di rientro del complessivo debito, nonostante ammontante oltre 146 milioni. Ed, infatti, nelle pieghe di detto contratto è previsto che il gruppo IREN possa compensare il debito nei confronti della Città di Torino per dividendi con il debito della Città nei suoi confronti, nascente dal piano di rientro. In particolare, la Città si è impegnata ad assumere le iniziative e a porre in essere gli atti idonei e necessari e quindi anche eventuali deleghe di pagamento rivolte al gestore del mercato per consentire tale compensazioni, acconsentendo sin d'ora alle stesse. Se non se lo ricorda, lo vada a leggere l'articolo 4.2 del contratto. Ciò significa che la Città non potrà far conto nei prossimi anni sui dividendi distribuiti da IREN, essendo gli stessi destinati a coprire il debito scaduto ed oggetto del piano di rientro. Poi vi sono osservazioni tecniche, che non sono così importanti in questa sede, ma la società di gestione del mercato sarà obbligata ad attenersi ad eventuali istruzioni che l'emittente dia sulla distribuzione effettiva e del pagamento di questi dividendi. In conclusione, a me sembra, Signor Sindaco, che al di là delle menzogne che ha raccontato a quest'Aula e racconta alla sua Maggioranza, Genova abbia tutelato al meglio gli interessi della città, prima azionista di IREN, in grado di far valere e pesare le sue azioni. Reggio Emilia? Per l'insipienza della nostra Città si trova ad avere un potere estremamente forte e potrebbe nominare Presidente e Vicepresidente. Torino raccoglierà le briciole, conservando la possibilità di vendere 25.650.000 azioni (l'uno e mezzo) ma vincolando l'altro 11,80% fino alla fine del 2021. Non so veramente, Signor Sindaco, chi le abbia insegnato tecniche di negoziazione, a lei e ai rappresentanti della sua Giunta, ma mi permetto di suggerirle, sommessamente, di dedicare una settimana delle sue vacanze estive ad un corso che si tiene regolarmente a Londra, chiamato negotation skills. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Morano. Prego, Consigliere Lubatti. LUBATTI Claudio Faccio fatica ancora a non intervenire dopo il collega Morano, ma io parto invece da un altro appello che faccio alla Giunta, usando il suo tramite, Presidente, così come prevede il Regolamento. Noi abbiamo bisogno di tornare, secondo me, in quest'Aula a confrontarci, prima di tutto, rispettando tutti una regola, che mi sembra sia venuta meno quest'oggi durante la discussione di questa delibera, che è quella di discutere di verità. Cioè, io non mi sarei allarmato, stupito, indignato davanti a un intervento della Sindaca che veniva qui e diceva, tra l'altro quello che ha detto più volte ai giornali, probabilmente in qualche riunione di Maggioranza, ai suoi Assessori, avrà ascoltato con attenzione le riunioni con il suo Assessore al Bilancio, al quale ovviamente vanno anche i nostri auguri di pronta guarigione per il lavoro che sta facendo per la Città. Al di là di questa parentesi, io pensavo che la Sindaca si presentasse qui raccontandoci esattamente quello che ha raccontato ai suoi Consiglieri di Maggioranza; segnalo, non a tutti, dai i numeri che vedo in Aula, o comunque non ha convinto tutti della necessità di arrivare a questa deliberazione. Cioè una situazione finanziaria, economico-finanziaria complicata della Città, l'esigenza di fare cassa e l'esigenza di iniziare a ragionare su quelli che tutti chiamano i gioielli di famiglia. Invece, la Sindaca - io glielo dico, Presidente, facendo appello alla sua figura e al suo ruolo - insultando la dignità di quest'Aula è venuta qui a raccontarci che questa delibera rafforza il ruolo della Città, che è semplicemente falso. Cioè, i colleghi prima di me lo hanno detto in maniera più puntuale, più precisa, lo hanno spiegato: quello che ha detto la Sindaca è semplicemente falso. Cioè, a un certo punto la Sindaca ci ha detto che il controllo della società, d'ora in poi, avverrà tramite il fatturato. Le società si controllano tramite i Consigli di Amministrazione e i pesi, chiamandoli da Codice Civile e l'articolo è il 2542, l' azionista di riferimento, e qui non c'è storia, l'azionista di riferimento è Genova. E io non so come il collega Fornari (che non vedo più in Aula) possa interrogarsi sul perché i consiglieri del PD di Genova, che io ho sentito telefonicamente con la collega Foglietta e altri per capire un po' la situazione delle altre città, perché abbiamo votato a favore. Ma come perché hanno votato a favore? Ma voi avete letto? Avete ascoltato l'intervento del collega Morano? Avete capito che cosa sta succedendo? Perché se avete minimamente compreso - lo dico a lei, Presidente - il significato del percorso amministrativo che la Città di Torino sta affrontando e la delibera è uno di questi appuntamenti, avrete di certo compreso che la Città, al di là di una diminuzione numerica della percentuale del proprio peso, perde di fatto un controllo indiretto sulla società e allora anche nelle scelte strategiche. Poi i vari emendamenti, ci sono punti della modifica dei Patti Parasociali che lo dicono in maniera molto chiara, delineano quello che è il cambio strategico del nostro attuale ruolo, che badate bene, guardate, io ho fatto poco per arrivare a questo Consiglio, ma ho provato ad informarmi un po'. Ho provato ad informarmi anche con chi aveva fondato il percorso, cioè sono andato indietro e sono andato a cercare le persone. Qualcuna di queste è ancora viva e vegeta ed è capace e ha speso qualche giornata del proprio tempo e qualche ora del proprio tempo a spiegarmi che cosa non è andato e mi ha detto: "Guardi, Consigliere, il tema qui è strategico, cioè o tutti salgono o tutti scendono; cioè tutto si è costituito con un equilibrio preciso e territoriale molto delicato, che però nel tempo era l'unico Patto sul quale nessuno si doveva sfilare". Poi c'erano le questioni gestionali: l'Amministratore Delegato doveva decidere il Consiglio di Amministrazione, il Presidente, tutto quello che volete, però alla fine questo era il tema sul quale nessuno doveva sgarrare. Ebbene, nel cambio societario, che stiamo di fatto deliberando, che è figlio del mancato rispetto di questo equilibrio, cioè della diminuzione del nostro peso azionario a fronte di un aumento del peso azionario delle altre città, c'è il significato della modifica dei Patti Parasociali. Quindi, io non so se sia sufficiente andare avanti nella discussione, proseguire. Io interverrò, ancora, per difendere e presentare e aiutare a comprendere meglio il significato degli emendamenti che abbiamo apportato alla delibera, ma penso (come faranno credo altri Consiglieri questa sera) che il significato sia tutto qui. Allora, è per questo che mi sento oggettivamente offeso da una Sindaca che viene in quest'Aula e invece di spiegarci - vado verso la conclusione - con sincerità e trasparenza e difendere legittimamente la propria scelta amministrativa, che io non condivido, ma è una scelta come un'altra, viene qui e prova a convincerci del contrario, cioè di una cosa che esattamente non esiste. Da un punto di vista amministrativo quello che la Sindaca ha detto non esiste. Ci sono dei numeri che lo dimostrano, ci sono dei fatti concreti che lo dimostrano: ci saranno dei poteri di veto che verranno a mancare e negli interventi successivi mi permetterò di raccontare all'Aula anche quali saranno le ricadute. Perché il piano industriale di IREN - che invito tutti a leggere, sicuramente i Consiglieri l'avranno fatto - ha al suo interno delle indicazioni su una prospettiva strategica della società che non può non vederci protagonista e invece, di fatto, noi oggi scegliamo di uscire da questo percorso di governance e di raccogliere qualche briciola fino a quando ancora gli altri soci decideranno di lasciarcelo fare. Questo io credo che sia inaccettabile. Prima di tutto del merito un atteggiamento della Sindaca che è irrispettoso di una Sala dalla quale dovrebbe ottenere, invece… SICARI Francesco (Presidente) La invito a concludere, grazie. LUBATTI Claudio Talmente irrispettoso che la Sindaca ha deciso di non continuare a seguire il dibattito. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Lubatti. Prego, Vicepresidente Ferrero. FERRERO Viviana (Vicepresidente) Grazie, Presidente. Ma mi sembra che qui si continui a parlare della pagliuzza e non della trave nell'occhio. Allora, mio padre faceva il cronometrista, calcolava i tempi di lavoro e mi ha insegnato che i tempi sono importanti, che c'è un tempo per tutto e che le responsabilità, se le condividi, risultino meno gravose. Io oggi voto per fare chiarezza sulla situazione patrimoniale, per verificare quali siano i margini dell'operazione, non ancora per farla, e attribuisco al Governo ogni responsabilità per quello che succederà con le Amministrazioni come la nostra, in disavanzo strutturale. Se il Governo ha provocato i dissesti, adotti le necessarie manovre per curarli. Se in passato non c'erano Governi amici delle Amministrazioni Locali, ora che siamo noi al Governo, mi aspetto un atteggiamento diverso sia dal Movimento 5 Stelle, che dalla Lega, che del localismo ho sempre fatto bandiera. Il Governo vada a ripensare i processi di salvataggio per i comuni, i grandi comuni come il nostro, che da anni sono sempre sul limite ed è anche ora che il Movimento 5 Stelle apra le porte del Comune, che diffonda le informazioni per la trasparenza amministrativa, per la facilità di comprensione di tutti sullo stato del bilancio; che ci siano incontri pubblici, che si invitino economisti, che si dibatta delle soluzioni, che la politica sia prossimità in tutte le sue fasi, nel buono e nel cattivo tempo, nei diritti che hanno i cittadini, ma anche nel dovere di assumersi tutti un po' di responsabilità, anche i partiti, anche le Minoranze che oggi si stracciano le vesti, ma che non vedo che propongano soluzioni. È finito, conti alla mano, il tempo del "mi piace" o "non mi piace" il Sindaco di turno; è il tempo delle somme, delle sottrazioni e dei mastrini, perché non possiamo solo ridurre al bilancio la nostra azione politica. Non si può morire di bilancio, imprecando contro chi ha indebitato la Città, Governo e Amministrazioni precedenti. Non si possono vendere gli asset strategici e redditizi per pagare gli interessi sul debito e non togliere il debito. È il tempo del tribunale della ragione, delle scelte condivise e anche di quel lavoro omeopatico di ricostruzione della Città, che necessita sicuramente di tempi molto più lunghi di quello che ci saremmo aspettati. Torino non è solo bilancio, ma solidarietà, comunità, identità e l'istituzione deve essere viva, presente nella costruzione di tessuto, non solo nel rammendo del bilancio. Grazie, Presidente. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Vicepresidente Ferrero. Prego, Consigliere Carretto. CARRETTO Damiano Grazie. Buongiorno a tutti e tutte. Io, onestamente, sono in difficoltà a intervenire sulla delibera in questione, su IREN nello specifico, perché questa delibera è figlia di un percorso, è figlia di avvenimenti politici in questo Paese. Io credo che sia preoccupante per una Città che era gestita in maniera strategicamente così lungimirante, con azioni di governance assolutamente importanti, capacità di gestire le grandi aziende, capacità di gestire le grandi partecipate, sicuramente, come siano spuntati 3 miliardi e mezzo di bilancio, cara Sindaca, io non lo capisco, di debiti, scusate, così come il disequilibrio strutturale, così come il fatto che si sia dovuti andare in un piano di rientro. Perché è incredibile che con una gestione così oculata, strategica, in cui le partecipate erano governate per fare il bene - forse non della Città, a questo punto mi viene il dubbio, forse non della Città - perché se le partecipate fossero state governate per fare il bene della Città, la Città non si troverebbe in ginocchio. Noi abbiamo fatto un piano di rientro, lacrime e sangue, 2017, 2018. Il 2019, teoricamente, sarebbe stato l'anno in cui avremmo visto lontana, lontana, la luce in fondo al tunnel e invece un Governo, non proprio amico, è entrato a gamba tesa sul legamento crociato del ginocchio, non so se avete presente, e ci ritroviamo in questa situazione perché, diciamolo, questa delibera è figlia di questa situazione. Questa delibera serve se vogliamo provare a trovare un tesoretto, che magari non useremo, ma avremo questa possibilità, perché è questo a cui serve. Io credo sia preoccupante per la Città di Torino e non lo dico, non è preoccupante per la Sindaca Appendino, non è preoccupante per il Consigliere Carretto e nemmeno per il Consigliere Lo Russo; non mi chieda, Lo Russo, ma per la Città di Torino tutta. Una situazione del genere, con un bilancio così vincolato, con una situazione così rigida, poi io non so se la situazione della Città di Torino sia così divertente e soprattutto per chi in questa situazione ce l'ha messa, ma non importa, io sono contento che siate divertiti da questa situazione. Detto questo, perché oggi è IREN, domani è TRM, dopodomani è SMAT, perché la situazione è questa: se la Città non è in grado di programmare la propria situazione finanziaria e non per colpa della Città di Torino, perché la Città di Torino la sua parte la sta facendo, il piano di rientro lo sta rispettando, ma per colpa di qualcun altro, che forse si dimentica e io lo dico tranquillamente, l'avrei detto per qualsiasi Governo: destra, sinistra, centro, 5 Stelle, Lega, tutti. Io trovo inconcepibile un Governo che si dimentica degli Enti Locali, lo trovo inconcepibile. Io mi aspetto, ma credo di aver capito che più o meno sia un una situazione riconosciuta, sia da ANCI sia, più o meno, da tutte le forze politiche, che vedono nella situazione finanziaria degli Enti Locali un grosso problema, una grossa situazione di crisi. Io spero che ci sia la possibilità di rivedere questa impostazione. Io lo spero, perché altrimenti, ripeto, fra 6 mesi venderemo IREN, fra un anno saremo qua a fare, boh, non so, a inventarci qualcos'altro, oppure l'alternativa è alzare le mani; alzare le mani, andare alla Corte dei Conti e dire: "Signori, noi ci abbiamo provato. Qualcun altro…", no non siamo capaci, "Qualcun altro ci ha impedito di lavorare", perché noi le nostre, … SICARI Francesco (Presidente) La invito a concludere. CARRETTO Damiano I nostri impegni li stavamo mantenendo, li stavamo mantenendo e quindi questo è quello che rischia di succedere. Se poi, e io da qua lo dico candidamente, a chi è al Governo non interessa che un comune come Torino, quarto comune d'Italia, veda come prospettiva quella del dissesto, cioè, io non so cosa farci. Chiudo solo con una piccola nota. Io ritengo che questa delibera, ripeto, sia votabile, non la ritengo così tragica, perché ho un paragone: se era così ben congegnata IREN, con la governance e tutto quanto, qualcuno mi spiega come siamo arrivati ad avere 227 milioni di debiti la città di Torino con IREN? Come siamo arrivati ad avere una situazione in cui IREN è questo; in cui IREN ha fatto gli interessi della Città di Torino? No. La governance ha fatto gli interessi della Città di Torino? No. L'Ente Città di Torino avrà fatto gli interessi di qualcuno nella Città di Torino, ma non dell'Ente. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Carretto. Prego, Consigliere Carretta. CARRETTA Domenico Allora, Presidente, guardi, io, a parte gli aspetti tecnici che sono stati illustrati secondo me in maniera eccellente dai miei colleghi, volevo soffermarmi su quello che forse è l'aspetto politico, solo che sono stato preceduto dal Consigliere Carretto. Perché, guardi, io capisco tutto, ma dalle parole del Consigliere è chiarissimo il disegno: c'è un Governo amico (lui guardava noi, ma in realtà non c'è il Consigliere Ricca), c'è un Governo amico che ci ha lasciato con le pezze al culo e noi in questa situazione… SICARI Francesco (Presidente) Linguaggio appropriato, però. Grazie. CARRETTA Domenico Ci ha lasciato con le pezze al sedere e noi in base a questo siamo costretti a svendere, il contrario di quello che si è sforzata di dire la Sindaca. C'è un altro aspetto politico: per la prima volta - non riesco a capire come abbia fatto - la Sindaca è in perfetta sintonia con voi. Nell'ultimo periodo è successo raramente. Oddio, qualche defezione c'è, ma sarà sicuramente dovuta non solo alle defezioni di carattere politico, ma sono defezioni di carattere, immagino, personale. La Sindaca riesce ad entrare in sintonia con voi e sono i Consiglieri che ci vengono a spiegare la bontà dell'operazione. Cioè abbiamo rifilato una sola a Bucci e Bucci non se n'è accorto, Genova non se n'è accorta. Abbiamo fatto una grandissima operazione di svendita e da quell'operazione di svendita avremo sicuramente delle ricadute positive sul territorio, quindi sui lavoratori, quindi ricadute anche in termini, banalmente, di sponsorizzazioni sulle mille e passa attività culturali di questa città - hai voglia poi a tenere la Fondazione per la Cultura, Sindaca Appendino - tutte ricadute positive e siete convinti di quello ed è sconvolgente anche perché convincervi del contrario, una volta che si è riusciti a ricreare questa serenità tra i Consiglieri di Maggioranza e la Sindaca, è difficile per noi; è difficile anche da un punto di vista umano, cioè (inc) carattere, ragazzi. C'è questo Governo che le sta facendo di ogni e voi siete costretti a rincorrere e quando rincorrete per inefficienza, per incompetenza di chi governa non solo lì, ma anche qui, e quindi dovete trovare delle toppe, cercate di scavare in quelli che erano gli errori: "Ma allora il PD. Primo anno, secondo anno", potete andare avanti. Intanto se c'è una cosa vera è che oltre all'armonia ritrovata, sicuramente questa armonia tra voi e la città non c'è, ve lo assicuro. Andate in giro a spiegare la bontà di questa operazione, non vi sforzate di spiegare la bontà delle altre operazioni che state facendo. Vedo la Signora Sindaca che adesso sta parlando, immagino ci siano dei passaggi sulla ZTL che possono dare ulteriore dimostrazione di quella che è una connessione che avete con la città. Io sono davvero preoccupato oggi. Vede, Consigliere Carretto, prima non erano risate di scherno - ci mancherebbe - erano risate isteriche. Sono degli spasmi che, ormai, ci stanno venendo ad ascoltare i vostri interventi, gli interventi della Sindaca, gli interventi dalla Giunta. Però, noi più che dire che questa operazione non è proprio il massimo per la Città - per le casse forse sì - ma per la Città, per la prospettiva della Città, non sappiamo che fare. Anche se il Consigliere Mensio ha scomodato anche con un'immagine allegorica interessante, come quella dell'Acchiappafantasmi, quindi di tutto e di più, catastrofico, non c'è bisogno, Consigliere Mensio, basta collegarsi in streaming con la Sala Rossa, basta ascoltare l'audio dei vostri interventi dell'ultima Commissione, I, e guardate, non c'è nemmeno la necessità di richiamare gli Acchiappafantasmi e tutta la sua cultura cinematografica. Quello che sta succedendo è un disastro, quello di IREN è l'ultimo tassello di un disastro, ma la cosa drammatica è che ogni giorno noi ci risvegliamo e c'è un disastro nuovo che supera quello del giorno precedente e quello del giorno precedente ci sembra qualcosa di positivo che avete fatto per la Città, qualcosa di positivo. Quindi il dramma di questa giornata è quello che ci aspetta domani con voi. Il dramma di oggi è quello a cui saremo chiamati la prossima settimana, tra 3 giorni, 4 giorni, poi assistiamo ai vostri litigi, alle vostre prese di posizione e alle vostre armi di distrazione di massa. Siete riusciti a costruire in Sala Rossa un'appendice della Rousseau; volevate portare qui una discussione per dire se siete servi o no della Lega. Non c'è bisogno, lo sappiamo tutti. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Carretta. Prego, Consigliera Canalis. CANALIS Monica Sì, grazie, Presidente. Oggi è davvero una giornata triste per Torino perché dopo una serie… Presidente, la prego di mantenere, però, il silenzio e l'ordine, rispetto per gli interventi, grazie. Oggi inanelliamo un ulteriore episodio negativo per la nostra Città; un episodio che mette ancora una volta nell'angolo il nostro territorio. Non credo che sia necessario ricordare gli altri episodi che si sono susseguiti in questi quasi 3 anni di malgoverno. Sappiamo che cosa abbiamo perso, che cosa stiamo perdendo, che cosa sta isolando Torino. Torino che è la più grande città del Piemonte e che purtroppo anche questa volta… SICARI Francesco (Presidente) Consigliere Carretto, la invito a non intervenire fuori microfono. Grazie. CANALIS Monica IREN è una delle più grande aziende del nostro territorio, più di 3.700 dipendenti, motore di sviluppo, motore di investimenti in alcuni degli asset più strategici, che sono anche asset più a contatto con la vita dei cittadini, la vita quotidiana. Noi oggi stiamo mettendo a repentaglio l'equilibrio territoriale nella gestione di questa azienda. Con la modifica dei Patti Parasociali si va a sbilanciare la governance, checché ne dica il Sindaco, che ha cercato di rassicurarci, ha cercato di provare a dire che non succederà niente, ma non sarà così. È evidente che se voi, Consiglieri di Maggioranza, oggi voterete questa delibera, il boccino passerò nel campo di Genova, questo è evidente, basta leggere gli allegati alla delibera. E lo avete detto voi stessi, a dispetto di quanto affermato dalla Sindaca, questa è una mera operazione di bilancio. Stiamo parlando di una delle più importante aziende del nostro territorio, quindi il ragionamento dovrebbe essere strategico, dovrebbe essere industriale, di prospettiva, dovrebbe essere rivolto al futuro dei nostri figli, e invece è ispirato esclusivamente al tentativo di trovare un tesoretto - lo hanno detto gli stessi Consiglieri di Maggioranza - al tentativo di fare un rammendo al bilancio, per avere intenzione e poter avere le mani più libere per vendere ulteriori quote abbassando la soglia per il controllo pubblico. Questa è l'intenzione, la vera ispirazione è bilancistica, non è strategica, non è industriale, non è rivolta all'investimento, allo sviluppo, ai dipendenti, agli asset che sono gestiti da IREN, è semplicemente bilancistica. E allora mi chiedo, come potete fare un'operazione così scellerata di bilancio sapendo benissimo che la Corte dei Conti ha additato come profondamente sbagliato l'uso che si è fatto fino a qui, in questi ultimi due anni, delle vendite delle quote di IREN, in parte corrente, l'utilizzo più sbagliato che ci sia, come potete assecondare di nuovo una manovra di questo genere? Come potete accettare che si risani in questo modo il bilancio e non invece facendo una sana politica delle entrate? Se operazione di bilancio deve essere, sia fatta nel modo giusto e non svendendo i gioielli di famiglia, senza alcuna garanzia per il futuro. Anche la mozione di accompagnamento che è stata portata, abbinata a questa delibera, e che vorrebbe rassicurare sul fatto che gli investimenti non siano messi a repentaglio, è una mozione molto debole, perché sappiamo benissimo che il piano industriale termina nel 2023, quindi non c'è alcuna garanzia che, successivamente a questa data, ci sia la dovuta attenzione per il nostro territorio come è stato fino ad oggi, per il territorio, per i dipendenti, per gli investimenti, non c'è alcuna garanzia. Allora io, assolutamente, indico come errato impostare quello che stiamo facendo oggi come una falsa operazione di governance a vantaggio di Torino, quando è meramente un'operazione di bilancio per andare a raccattare qualche soldo per risanare il nostro debito. Lo addito come sbagliato, invito chi oggi si renderà responsabile di tutto questo a ripensarci e invito anche a percorrere le strade giuste per risanare il bilancio, che sono quelle che la Corte dei Conti ci ha indicato. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliera Canalis. Prego, Consigliere Fornari. FORNARI Antonio Grazie, Presidente. Ho sentito gli interventi dei colleghi e obiettivamente io, nonostante sia stato abbastanza attento agli interventi precedenti, non ho veramente compreso fino in fondo quali sono le motivazioni a sostegno del mancato voto su questa delibera. Perché questa delibera è la delibera che va a ribadire un concetto semplice, che ha portato IREN dal '96, quando c'era stata, mi pare, quegli anni lì, la trasformazione, la fusione delle varie società alla data odierna, cioè una gestione collaborativa dei comuni affinché IREN produca utili per gli azionisti e che abbia un ritorno sul territorio, florido. Cosa è successo? In passato, questo dobbiamo dirlo, IREN, i principali comuni soci di IREN erano tutti dello stesso partito e quindi c'era una gestione, decideva di solito il partito, probabilmente, su chi doveva essere nominato. Per fortuna, c'è l'alternanza, c'è la democrazia, e attualmente invece la situazione non è più questa. Abbiamo al Comune di Torino, il Movimento 5 Stelle; Genova, Piacenza centrodestra e Reggio Emilia è rimasta al Partito Democratico. Prima qualcuno ha citato il PD, il Partito Democratico a Reggio Emilia ha votato a favore. Io vado a leggervi la dichiarazione del Sindaco di Reggio Emilia: "I nuovi Patti tra i soci confermano il controllo pubblico. Senza questa scelta la società diventa contendibile". Cioè senza votare questi Patti, la società può essere contendibile, possono arrivare i privati. Io capisco che il PD, invece, di Torino sia sempre a favore dei privati. Lo dimostra la storia degli ultimi anni in cui avete venduto tutto quello che c'era da vendere e quindi volete ancora altri privati. Noi, fino a prova contraria, su IREN vogliamo tenere ancora il controllo pubblico e con questi Patti, con questi Patti, i Patti attuali, permettono il controllo pubblico, non è di certo solo Antonio Fornari, lo dice anche il Sindaco del PD di Reggio Emilia, lo dice anche il Sindaco di Torino, lo dice anche il Sindaco di Genova. Invece, in quest'Aula c'è una forza politica di Torino che si distacca dal resto e vuole il caos, cioè spinge affinché IREN venga gestita senza una regia collaborativa, come è successo fino adesso, perché questa gestione attuale di IREN ha portato IREN ad avere negli ultimi anni il record di utili, una gestione virtuosa con investimenti sul territorio. Dovevate venire giovedì, per chi c'era, il Presidente ha illustrato alcune opere perché fino all'altro giorno sui giornali si parlava: "Non ci saranno più investimenti sul territorio". Per fortuna, almeno su questa parte, qui oggi in Aula nessuno ha fiatato o comunque ha alzato la mano su questo tema, anche perché i dati sono quelli che ha illustrato il Presidente e l'Amministratore Delegato giovedì, benedico qualcuno: l'incremento degli investimenti su Torino è del 75% nel triennio; la metà degli ultimi assunti sono stati in Piemonte, quindi oltre un terzo; il piano del 2018-2023 su 1100 nuovi assunti almeno 500 saranno in Piemonte, principalmente su Torino, quindi tutto quello a conferma della bontà di una gestione collegiale, condivisa dei Sindaci su IREN. Invece, c'è qualcuno che qui non vuole la gestione collegiale condivisa, vuole il caos perché probabilmente spinge per i privati, perché quella è l'unica giustificazione che io ho trovato a non votare questi Patti. Perché come hanno detto i Sindaci pubblicamente, IREN in questi anni ha funzionato perché i Sindaci hanno dato degli indirizzi, ma poi la gestione della società è stata una gestione abbastanza indipendente e basata su dei dati concreti: cioè un piano finanziario, un piano economico e industriale credibile, che è stato premiato dagli azionisti, è stato premiato anche dalla Borsa e IREN ha continuato a macinare degli utili. Ma, come vi dicevo, l'hanno detto tutti. L'ha detto anche il Presidente della Regione Piemonte Chiamparino, che era giovedì al Forum Ambrosetti. Ha detto: "Chiaramente mi auguro che IREN continui in futuro ad avere una gestione collegiale", l'ha detto il Presidente della Regione Chiamparino, che per anni è stato Sindaco di questa Città e sa sicuramente come funziona IREN, come ha funzionato IREN e quindi è stato il suo auspicio. Purtroppo, invece, il Partito Democratico di Torino va contro il Presidente della Regione, vuole il caos, dice: "No, non votiamo i Patti, andiamo "a la guerre" contro tutto e tutti, andiamo al caos". Ci rendiamo conto della differenza che c'è fra quello che è la situazione attuale, quello che in teoria dovrebbe esserci in futuro. SICARI Francesco (Presidente) Consigliere Fornari, la invito a concludere. FORNARI Antonio Io volevo sottolineare che qui dentro, pur di andare contro la Sindaca, pur di andare contro il Movimento 5 Stelle, pur di contestare qualsiasi delibera, anche questa delibera che in realtà è una delibera che garantisce il controllo pubblico, garantisce la governance, garantisce gli investimenti sul territorio, tutto quello che c'è, e c'è l'auspicio da parte di tutti, invece abbiamo qui una forza politica che dice: "No, bisogna votare". Io volevo solo sottolineare questo, poi se riuscite magari a convincermi, ma ci credo poco, però questi sono i dati, questi sono i fatti, poi vedete voi. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Fornari. Invito anche tutti gli altri Consiglieri a evitare commenti e commentini. Sta diventando fastidioso seguire i lavori di quest'Aula oggi, grazie. Prego, Consigliere Versaci. VERSACI Fabio Grazie, Presidente. Ma io, entrare nel merito è impossibile, perché si è detto tutto e il contrario di tutto, "appartenenti allo stesso partito", mi sono scritto delle cose, tutto e il contrario di tutto, basta buttarla in caciara. Chiedo al Vicepresidente del Consiglio Comunale di non parlare fuori microfono, visto che dovrebbe dare l'esempio in quest'Aula, grazie. Poi, posso capire che se il Consigliere Carretto critichi il Governo di questo Paese ci siano battutine, sorrisi, perché la differenza tra la nostra forza politica e quella di altri è che noi non facciamo gli interessi del Governo di turno, anche se è nostro amico, tra virgolette, facciamo l'interesse della mia…, io sono qui per fare l'interesse della Città e questa Maggioranza - come ha già dimostrato, coerentemente sempre, anche quando non governava la sua forza politica - se il Governo fa una cosa stupida o fa una cosa che non fa gli interessi, secondo noi, della nostra Città, glielo dice molto tranquillamente e questo è semplicemente fare gli interessi della propria Città, perché io sono stato eletto qui per fare gli interessi della Città e non di un movimento politico o di un partito politico. Questo solamente per fare un inciso, quindi non c'è nessun problema. Se il Governo ha fatto degli errori, saremo i primi a dirglielo, faremo le battaglie, come in realtà la Sindaca ha sempre fatto nelle sedi opportune, anche ottenendo dei risultati, non c'è nessun problema, questa è la piccola differenza, che io non sono qui a fare gli interessi politici del mio partito, perché io ho sentito sempre le solite frasi: "Strategia", ovviamente "Bugia, frottole". Poi bisogna assolutamente capire una cosa, effettivamente anche io ho sentito tante bugie e tante frottole in questo Consiglio Comunale e sono d'accordo con il Consigliere Lubatti, ci vorrebbe la regola della verità sempre, sempre su tutto ci vorrebbe la regola della verità. Io sono pienamente d'accordo su questo. Effettivamente sono state dette delle bugie in questo Consiglio Comunale oggi, e non solamente oggi, ne sentiremo ancora all'infinito su ogni tipo di argomento, caro Presidente. Bisogna solamente capire a quali bugie credere, è molto semplice, bisogna capire a quali bugie bisogna credere. Io ringrazio il Consigliere Mensio che ha spiegato perfettamente la posizione del Gruppo entrando nel merito e spiegando le cose, ma tanto è inutile, è tutto inutile perché la Sindaca Appendino fa un intervento, subito dopo si interviene e si dice il contrario di quello che lei ha detto. Si dice che ha detto delle cose che lei non ha mai pronunciato, ma tanto vale tutto, l'importante è buttarla in caciara. Poi mi fa sorridere che ogni tanto siamo dei soldatini, che votiamo tutto, che siamo qui a testa bassa, poi se c'è una delibera che rimane ferma in Commissione perché la Maggioranza vuole approfondirla, allora siamo liberi, siamo spaccati perché vogliamo (inc) il Comune e non siamo pronti, tanto vale sempre il contrario di tutto, sempre; questa è forza della semantica delle parole, si può dire tutto in libertà, tanto. Poi io, veramente, non vedo l'ora di parlare della Corte dei Conti, aspetto di discutere. Grazie per la presentazione dell'interpellanza generale sul tema, penso sia importante. Soprattutto mi fa piacere sentir dire che ci sono delle proposte: ho sentito dire di salvare i conti di questa Città, non vedo l'ora di vedere le proposte per salvare i conti di questa Città. Sì, sì, no, ma io sono fiducioso, anzi, sono contento che ci siano le forze di Opposizione che vogliono portare delle soluzioni al Bilancio di questa Città e non vedo l'ora, visto che tanto tra poco andremo a presentare il Bilancio di Previsione, voglio vedere le proposte per aiutare questa Città. Poi la polemica sui conti della Città la facciamo in un altro momento. Come al solito la Sindaca ha detto: "Questa cosa qui non serve per vendere le azioni IREN, non è una delibera per vendere le azioni IREN", ma poi tanto nel discorso si può dire che serve per vendere, per fare questo. Ha detto, la Sindaca, che eviteremo, come ha detto quest'oggi in Aula e anche all' assemblea dei soci IREN di vendere le azioni. Nessuno qui vuole vendere le azioni IREN, nessuno è pazzo. Poi, purtroppo, bisogna fare i conti con il Bilancio di questa Città che, come diceva il mio collega il Carretto, ci è stato lasciato in maniera egregia e qua c'è questa banda di pazzi che hanno mandato quasi in dissesto questo Consiglio in due anni, come i debiti che IREN ha nei confronti di questa Città - come diceva qualcuno prima - 146 milioni, li abbiamo fatto tutti noi. Tra l'altro per la prima volta, come ha detto il Presidente Peveraro in Commissione, in cui io ero presente, ha detto che dal 2018 finalmente la Città sta ripagando i suoi debiti e si è seduta a un tavolo, questa Amministrazione qui di incompetenti, e sta ripagando i suoi debiti, quello che prima ancora non era stato fatto. Però poi ne riparliamo quando si parla di Bilancio. Grazie, Presidente. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliere Versaci. Prego, Capogruppo Rosso. ROSSO Roberto Io ringrazio Dio di avermi fatto liberale in un'Italia che pullula di statalisti, per via delle cose che ho sentito qui dentro: sono da far accapponare la pelle ad uno che ragiona in modo normale. Questo cespite patrimoniale, questa quota del 13 e qualcosa per cento di IREN vale per il mercato più di 300 milioni. Con 300 milioni si possono fare un mucchio di sane cose, di sante cose: mettere a posto le buche, dare macchinari tecnologicamente avanzati agli ospedali, creare minor disagio ai disabili. Si possono fare tantissime cose, invece si ritiene, questa sera, di bisticciare sul modo in cui impiombarle dentro la quota di una società che, francamente, che fosse gestita dal pubblico o fosse gestita dai privati, non so francamente che cosa possa cambiare, essendo oltretutto una società quotata in borsa e che quindi nel vincolo degli azionisti ben diverse da quelle che può avere con la Sindaca del Torino, con il Sindaco di Reggio Emilia, con il Sindaco di Genova. Io mi auguro che il futuro di questa società sia quello di essere totalmente privatizzata. Mi auguro che questi 300 milioni, frutto anche di un lavoro capace dei manager che si sono succeduti negli anni, possano essere utilizzati in qualcosa di meglio. Io mi auguro che questo possa accadere, mi auguro che la stessa possa accadere per GTT, per tante altre società in questo comune impelagato. Perché, a che cosa serve avere queste quote pubbliche? A mettere a posto i figli dei sindacalisti e dei dirigenti di partito? A non pagare per anni, per decenni, i debiti che si ha verso IREN e che adesso accumulano per 100, 200, 150 milioni nei confronti di questa società, cioè servono a questo avere le quote pubbliche, a fare porcherie ai danni dei cittadini? Io mi auguro che, invece, soldi che possono essere liquidi, visto che la società è quotata in Borsa, rientrino nella disponibilità della Città e vengano utilizzati. Mi fa impressione, però, che qui questa sera mi è sembrato di avere a che fare con la banda dei gonzi, perché io ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, di Lo Russo e quant'altri, e in particolare quello del notaio Morano, che da bravo notaio ha fatto notare alcune cose. Ha fatto notare che sì, rimane pubblica la quota che potrebbe essere valorizzata, ma in realtà la capacità di intervento di questa quota pubblica è di molto diminuita, questo credo che non possa essere messo in discussione da nessuno. Voglio dire, perché oltre a tenerla pubblica si accede anche a una soluzione di cattiva gestione del Patto Parasociale che si viene a realizzare. Io mi auguro che, quantomeno, primo: se deve rimanere pubblica, non lo rimanga in queste condizioni, perché Fornari e altri hanno accennato all'esigenza, all'evidenza che esponenti del Partito Democratico, sia a Genova, che a Reggio Emilia, avevano concordato sull'utilità della gestione; certo, ma dal punto di vista di un cittadino di Genova e di un cittadino di Reggio Emilia. Diverso dovrebbe essere quello per il Comune di Torino che, come ricordava Morano, si trova ad avere una gestione all'interno della società assolutamente squalificata rispetto a un tempo. Nel momento in cui il Comune di Torino non potrà più avere un'influenza diretta, se non marginale, sulla gestione del Patto Parasociale. Mi chiedo perché tenerla questa quota? Quello che chiedo a voi è perché tenete la quota pubblica dentro questa società, a che pro? Non avete i vertici della società, siete relegati ad avere qualche posto, spero che non sia per il Movimento 5 Stelle, né nell'esigenza di altri partiti di avere qualcuno che vada a beccare lo stipendietto da Consigliere di Amministrazione della società IREN a Genova, a Torino o a Reggio Emilia. Io mi chiedo: è possibile ipotizzare che un Movimento che dice di non avere interessi nella raccomandazione dei figli dei capi, che dice di non avere interessi nel mantenimento dei debiti e si è vantato adesso l'ex Presidente Versaci del fatto che per la prima volta la Città di Torino siete per pagare i debiti, non per farne degli altri senza pagare. Ora, se tutto questo è vero, a quale pro impiombate questa quota? Mi piacerebbe capirlo. Magari la Sindaca Appendino che ha preso la parola, che prenderà la parola dopo di noi a chiusura di questo dibattito, ci spiegherà la ragione, qual è la ragione per cui Torino vuol tenere questa quota impiombata. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Capogruppo Rosso. Prego, Consigliera Pollicino. POLLICINO Marina Grazie, Presidente. Io non farò un intervento nel merito dell'aspetto tecnico: della delibera, statuto, clausole, rinnovo di Patti Parasociali, scelte maggioritarie, non parlerò di tutto questo perché già se ne è parlato a sufficienza. Il mio sarà un intervento molto più semplice, un intervento di pancia, che parli ai cittadini, che li aiuti un po' a capire la situazione. Io sono arrabbiata, io sono molto arrabbiata con la Minoranza che ha governato nelle Consiliature precedenti, terribilmente arrabbiata, perché prima di entrare in Sala Rossa mi basavo sulla narrazione - non amo questo termine, ma stavolta decido consapevolmente di adoperarlo - perché proprio di narrazione si tratta, una narrazione di Torino città florida, città delle Olimpiadi, delle mostre, dei teatri, città del tutto va bene Madama la Marchesa; qualche problemuccio di debito, sì, ma nulla di che, nulla di rilevante e poi un anno e mezzo fa, appena eletta in Consiglio faccio il mio ingresso con l'ingenua idea di fare tanto per la nostra città: tanti progetti, tante proposte, ma a quel punto mi scontro con un'amara realtà, quella di un bilancio in rosso, di una Città quasi in predissesto, di un piano di rientro concordato con la Corte dei Conti, di sacrifici per i cittadini, un bagno di realtà per me e per tutti i Consiglieri, almeno per tutti quelli che sono sinceri e realistici e non amano edulcorare la realtà. E uno dei primi provvedimenti che mi trovo a votare è l'autorizzazione alla vendita delle azioni IREN. Volevo vendere IREN? Volevamo vendere IREN? No, per nulla, non ci pensavamo neanche, io non ci pensavo per nulla. Così ho compreso il senso delle parole della Sindaca quando diceva: "Abbiamo deciso di fare scelte coraggiose, IREN rientra in queste scelte". Le condivido? In cuor mio no, lo dico, no! Ma sull'altro piatto della bilancia c'è il Bilancio di Torino - scusate il bisticcio di parole - c'è la Città con il suo debito, con la sua necessità di interventi sulla spesa corrente e allora da Amministratore sono tenuta ad una scelta, anche dolorosa e qui la scelta insieme alle altre bisogna spiegarla: noi lo facciamo con i mezzi che sono a nostra disposizione e malgrado una narrazione di Torino che, per anni, è stata spacciata per reale, ma reale non era. Sottolineo e specifico che la scelta di oggi non implica necessariamente la vendita delle azioni di IREN, che sia chiaro, sia chiaro a tutti i cittadini e noi faremo ciò che è possibile per non vendere e questo chiederemo con fermezza alla Sindaca, di spendersi in tutti i modi per trovare un percorso che ci eviti di arrivare a quel punto. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Consigliera Pollicino. Prego, Sindaca Appendino. APPENDINO Chiara (Sindaca) Grazie, Presidente. A me sembra che il dibattito di oggi in realtà, come dire, ripercorra quello che ci siamo già detti in Commissione, a mezzo stampa, in quest'Aula, quindi non credo che ci siano particolari novità. Io vorrei sottolineare tre questioni: innanzitutto la questione pubblico-privato, cioè lo dico soprattutto ai banchi di Minoranza, o crediamo che il voto maggiorato - lo dico al Consigliere Lavolta in particolare - è uno strumento corretto per esercitare il ruolo, come dire, del pubblico nell'azienda - peraltro l'avete costruito voi il meccanismo del voto maggiorato, lo conoscete meglio di me perché fu costruito dall'Amministrazione precedente - e allora quello è uno strumento vero, utile, funzionale e ci crediamo. E allora oggettivamente dal 40 al 35% non cambia perché stai utilizzando comunque quello strumento, oppure, oppure, se riteniamo, ed è legittimo perché qualcuno giustamente lo pensa, e io non sto giudicando, che invece quell'azienda dovrebbe essere intesa come bene comune, dovrebbe essere pubblica al 100% e allora noi non dovremmo avere neanche il voto maggiorato e tornare ad avere un'azienda 100% del Comune di Torino. Allora, io credo che nell'ottica del voto maggiorato l'effetto del passaggio dal 40 a 35%, come dire, in coerenza rispetto a un percorso che era stato già fatto precedentemente, non cambia quell'equilibrio e allora non dovevamo istituirlo prima quel voto maggiorato, non dovevamo permettere prima, probabilmente, ai Comuni (parlo soprattutto per i banchi di Minoranza) di procedere in quell'ottica, perché quel 5% è stato calcolato proprio per evitare che si andasse ad innescare un meccanismo diverso da quello che era protetto dal voto maggiorato che abbiamo ereditato. Diverso è evidentemente chi ha una posizione legittima, che rispetto, che rispetto, e quindi non sto dicendo che sia sbagliata, ci mancherebbe, che dice che neanche il voto maggiorato è sufficiente a garantire la presenza del pubblico. Secondo tema, ripeto perché - come dire, forse sono stata fraintesa e sicuramente la febbre di oggi non aiuta - quando dico che sono più gambe su cui tu eserciti il controllo di un'azienda, nel senso dell'effetto che ha quell'azienda sul territorio, io intendo, evidentemente, il rapporto che ha l'azienda che è cliente e azionista, che è un rapporto un po' particolare. Cioè, noi siamo azienda, come Comune siamo clienti principali dell'azienda e siamo anche azionisti di quell'azienda ed è evidente che un cliente ha un peso sull'azienda ed è altrettanto evidente che ha un peso come azionista. Quindi una cosa non esclude l'altra, una cosa rafforza l'altra e sono due meccanismi paralleli che esistono con cui tu mantieni un legame con l'azienda, eserciti un rapporto con l'azienda, non credo di dire nulla di illegittimo, onestamente, mi sembra assolutamente naturale. A questi si aggiungono sicuramente altre due regole, come dire, di funzionamento, se così vogliamo definirle, dell'azienda, la governance: di cui abbiamo ampiamente discusso e il non rientro, che è quello che è definito nello specifico nel Patto Parasociale, e certamente il fatto che un'azienda quotata risponde a delle regole di mercato, ma questo a prescindere, a prescindere dal voto maggiorato, a prescindere dal fatto che definiamo Amministratore Delegato, Presidente e Vicepresidente in un certo modo, a prescindere dal fatto che il Consiglio sia 12-15, cioè il punto di partenza. Quindi è evidente che è il punto da cui si costruisce il tutto. Tutto il resto è accessorio rispetto a quel punto di partenza, cioè che è un'azienda quotata sul mercato. Perché Genova può comprare le azioni? Beh, non lo so, ha fatto una scelta. Io, guardate, io personalmente non avrei mai fatto debito per comprare azioni, ma anche avessi voluto, la Città di Torino non può, la Città di Torino non può fare debito, e sapete perché non può fare debito? Non può fare debito perché non siamo in grado di indebitarci, perché abbiamo un debito talmente alto che non posso neanche fare debito per riparare le buche e in queste condizioni stiamo governando. Aggiungo, sulla vendita delle azioni e ci ritorno: io ho detto chiaramente che faremo il possibile per non venderle, il possibile. Significa che le venderemo? No. Significa che non le venderemo? No. Faremo il possibile, abbiamo avviato più strade. La prima è la perizia, ripeto, che sta verificando altre partecipate, come ad esempio TRM, come ho detto in modo esplicito (anche qui non c'è nulla di nascosto) in Commissione e stiamo verificando qual è il valore di quell'azienda. Attueremo altre strade, cercheremo di fare il possibile, ma è certo che non è connesso, non è strettamente correlato, perché serve un iter autorizzativo diverso e servirà una delibera di Consiglio, quindi il dibattito se vendere o non vendere le azioni non è correlato a questa delibera. Poi, se mi si chiede oggi: "Puoi garantire che non vendiamo?" No, non lo posso garantire, l'ho detto chiaramente in Commissione. Posso garantire che faremo il possibile per evitarlo e, sicuramente, faremo un dibattito prima di prendere una decisione di qualsiasi genere perché siamo assolutamente consapevoli del fatto che le azioni IREN, oltre ad avere un impatto dal punto di vista, evidentemente, dell'azienda hanno un impatto che è quello che a me interessa di più in questo aspetto, come ha detto in Commissione, che è la questione dei dividendi. E sapete perché ci interessano i dividendi? Perché oggi quei dividendi, l'ho detto e lo ripeto, li stiamo usando per pagare i debiti che sono stati fatti nel 2007. Io sto usando i dividendi di IREN per pagare l'acquisto delle azioni SMAT del 2007, ancora, purtroppo, e lo faccio perché è giusto che sia così, perché i debiti li erediti e li paghi, ci mancherebbe, ma non vendiamo un'immagine che non esiste. La Città non è come Genova, la Città non è come Reggio Emilia, siamo l'unica Città che ha debiti per 3 miliardi, l'unica Città che usa anticipazioni di Tesoreria, l'unica Città che se mette insieme la spesa corrente, che è composta da personale e debito, raggiunge un 52% di rigidità di spesa, una delle poche Città con 4 elementi di deficitarietà; significa che dobbiamo ogni volta fare il processo? No. Ma significa che non possiamo pensare che Genova sia uguale a Torino, significa che le decisioni che prendiamo hanno certamente un impatto maggiore e significa, sì, che evidentemente ai comuni serve maggiore respiro e questo l'abbiamo sempre detto in ANCI e continueremo a dirlo. Non a caso nella manovra si è riusciti a riportare il fondo IMU-TASI che era, penso, a 300, a 190, di nuovo a 300 e se non ci fosse stato quell'intervento saremmo stati ancora più in difficoltà quest'anno. Abbiamo risolto i problemi? No. È chiaro che abbiamo bisogno, tutti i comuni, credo, chi più, chi meno, noi di più, noi di più perché oggi un comune che si vede l'FCDE crescere, ce la fa senza grandi tagli alla spesa corrente a coprirlo. Noi invece abbiamo rigidità di spesa, per cui facciamo fatica, perché circa 300 milioni all'anno, circa, li andiamo a mettere sul debito e sono spese che noi non riusciamo ad andare a diminuire. Allora questo è il quadro in cui noi ci muoviamo. Quindi questo percorso che noi stiamo costruendo su IREN; ripeto, non significa la vendita, come non significa che non vendiamo, significa che faremo il possibile per non vendere e certamente non significa che Torino sta rinunciando a IREN. Questi sono i due punti saldi, per quanto mi riguarda, sulla delibera, poi ciascuno, ripeto, legittimamente fa le sue osservazioni, entra nel merito, condivide o non condivide, ma qui non c'è nulla di nascosto, queste cose sono state dette in Commissione. Sono venuta personalmente in Commissione Consiliare a dirlo, come mi era stato chiesto dalle Minoranze. Oggi sono qui in Aula, come è giusto che sia, con 39 di febbre. Io accetto, ripeto, opinioni diverse, dibattiti accesi, ma non c'è nulla di nascosto in questa delibera, è tutto scritto, esattamente quello che stiamo dicendo da quando mi sono esposta per la prima volta in Commissione Consiliare. Grazie. SICARI Francesco (Presidente) Grazie, Sindaca. |