Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Le parole sono importanti, è vero. Le sue sono state chiare, stasera? No. Sono state veementi, ma non sono state affatto chiare. E stasera, come nell’intervento a caldo dei giorni scorsi, ha provato a mescolare le carte. Nessuno qui mette in discussione l’indagine investigativa che ha portato all’operazione di via Alessandria, nessuno qui discute della gravità dei fatti accaduti nella manifestazione di sabato e quindi non ci aspettiamo dal Sindaco della città che ci legga i capi di imputazione e che ci dica se è d’accordo o meno. Non mescoli le carte, Sindaca, non mescoli la questione di un intervento di Polizia e di accertamento giudiziario con la questione della rinascita di un Quartiere; francamente sono parole esagerate e inappropriate. Davvero crediamo che il simbolo del degrado di Aurora sia la casa occupata di via Alessandria, l’asilo, e che la rinascita passi dalla riconversione di quell’edificio? Si occupi della rinascita delle condizioni di quel tessuto economico, Sindaca, che quello è il suo mestiere. Il mio problema, però, è quello del fatto che questo rimescolamento delle carte, avvenuto allora e ribadito oggi, produca un clima di incertezza, di permanente situazione di tensione nella città, i cui esiti, se sfociano in comportamenti che non sono ammissibili sul piano civile, sono da me censurabili, ma lo stato di tensione non governato dalla politica è invece un problema della politica. Le dico di nuovo che le sue parole non sono state chiare, perché lei cita perfino le fonti normative in modo approssimativo: “Presunta circolare del Viminale”, no, Sindaca, la circolare del Viminale non è affatto presunta, ed è una circolare che viene interpretata da Prefetti e da Questori. Poi, è chiaro che la Città può accompagnare e seguire decisioni prese da Prefettura e Questura, è ovvio che la Città ha preso in consegna l’edificio di via Alessandra, ma quello che politicamente lei si chiede è quello di capire quale sia la posizione culturale, sociale e politica di questa Amministrazione rispetto ad una questione, i Centri Sociali occupati, o le case occupate, che nella penisola italiana contano 200 esperienze circa, mobilitano 5000-6000 persone che vi vivono e li frequentano. In Europa non so quante situazioni, dagli anni ‘70, di questo tipo ci siano, cioè di utilizzo di spazi urbani e di edifici urbani non utilizzati dalla Pubblica Amministrazione per svolgervi attività o per abitarvi. Allora abbiamo tutti Sindaci pusillanimi o complici di criminalità? Abbiamo ovunque Prefetti e Questori distratti? Oppure su questo fenomeno, che, appunto, perdura da decenni, ci sono dei comportamenti di controllo, di vigilanza, che assumono decisioni nel momento in cui si ravvisano fenomeni di criminalità, ma, viceversa, situazioni di valutazione di una convivenza, a volte dialogante, a volte di reciproca estraneità, il pubblico e la vita dei Centri Sociali, che però viene considerata un livello fisiologico di funzionamento dei grandi centri urbani e delle contraddizioni dei grandi centri urbani e questa modalità l’hanno adottata a Torino anche le Amministrazioni di Centro-Sinistra, che oggi ci dicono chiaramente con quale attributo qualificano quelle esperienze, ma che hanno nel succedersi, e io lo ritengo un gesto di intelligenza, hanno nel succedersi delle loro Amministrazioni concordato anche con l’autorità di vigilanza un atteggiamento politico che cercava di tenere nella città un equilibrio. Allora, è questo che oggi alla politica e alla Sindaca della Città viene chiesto, capire qual è la logica politica con la quale la città si relaziona, non in ordine all’applicazione di misure da altri, che questo è in automatico, non c’è stato nulla né di eroico, né di cui vantarsi particolarmente, ma in ordine alla relazione politica tra questa Amministrazione e questo tipo di esperienze, perché, vede, e concludo, la forza, la forza dell’autorevolezza, non sta nell’esibizione dei volumi muscolari e neanche dell’energia con la quale si svolgono gli interventi. La forza dell’autorevolezza è anche quella di chi sa far funzionare le cose con un atteggiamento che lavora sul riconoscimento della realtà e sulla relazione con questa realtà. Non ce lo sta dimostrando. |