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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 11 Febbraio 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 24
MOZIONE 2018-04636
(MOZIONE N. 4/2019) "MISURE LAVORATIVE A FAVORE DEGLI EX DETENUTI" PRESENTATA IN DATA 18 OTTOBRE 2018 - PRIMO FIRMATARIO TRESSO. [Testo coordinato]
Interventi
TRESSO Francesco
Grazie, Presidente. La mozione che oggi votiamo è frutto di un approfondimento che
abbiamo condotto nell’ambito della Commissione Legalità e Contrasto ai Fenomeni
Mafiosi, che ha riguardato un tema che reputo sia stato di interesse anche dei
Commissari e che sostanzialmente ci ha visti ragionare sulle diverse declinazioni che il
carcere pone tra il tipo di custodia, che si distingue sostanzialmente tra una vocazione
tipo custodialistica, o una vocazione tipo più trattamentale. La seconda, ovviamente, è
tesa a un’azione educativa che, pur garantendo l’aspetto anche della custodia, però cerca
di favorire l’aspetto proprio del diritto del detenuto ad essere inserito nell’ottica di
proprio un reinserimento nella società. Abbiamo fatto anche degli approfondimenti che
hanno riguardato la situazione del carcere cittadino, cioè della Casa Circondariale
“Lorusso e Cutugno”, che tutto sommato penso si possa dire da sempre si
contraddistingue per la sua vocazione a questo tipo di custodia più trattamentalistica e
abbiamo approfondito una serie di realtà che riguardano la possibilità che le società
partecipate del Comune di Torino possono offrire un inserimento lavorativo nell’ambito
della pena per chi è detenuto e in regime dell’articolo 21 ha la possibilità di scontare
parte della pena all’esterno, eseguendo dei lavori. Ora, abbiamo avuto anche delle
audizioni di cooperative sociali che svolgono lavori presso il carcere “Lorusso e
Cutugno” e ci hanno dato dei dati interessanti, di cui adesso riassumo brevemente alcuni
aspetti, che possono essere utili ad accompagnare l’atto che oggi è i votazione. Intanto il
fatto che in Italia abbiamo un numero di detenuti che è ben superiore alle capienze
regolari che le strutture carcerarie possano contenere, tant’è che siamo anche stati
oggetto di sanzioni da parte della Comunità Europea. La stessa Casa Circondariale di
Torino, la “Lorusso e Cutugno”, a fronte di una capienza regolare di 1100 posti, ospita
attualmente detenuti che sono almeno di 200 unità superiori. In più si può dire che un
dato, ahimè, a livello nazionale, che solo una parte molto limitata dei detenuti che hanno
una condanna definitiva e che quindi in quanto tale avrebbero diritto ad esercitare
un’attività lavorativa, può effettivamente fruire di questa possibilità, sostanzialmente
meno del 30% a livello nazionale. In più si ricorda ancora che, a causa anche della
turnazione, si tratta spesso di lavori poco qualificati e che rispondono, appunto, ad
esigenze di piccola manutenzione, pulizie, mentre solamente poche, una percentuale ben
più bassa può fare dei lavori all’esterno presso delle cooperative. Tutto ciò premesso e
ricordando come, appunto, la Torino che si sia già distinta, perché ha attualmente in
essere una convenzione tra Città e le sue partecipate, in particolare tra partecipata
AMIAT, abbiamo anche audito in Commissione alcune delle persone che attualmente
detenute presso la Casa Circondariale, lavorano presso la struttura di AMIAT e che ci
hanno raccontato, credo anche con una testimonianza molto toccante, come per loro sia
stata effettivamente un’occasione di recupero e di riaffacciarsi a una possibilità di una
vita sociale, avendo anche del tempo scandito da quello che è l’attività lavorativa e
potendo riconfigurare una serie di relazioni che gli hanno dato, diciamo, un aspetto
anche di positività nell’ottica poi di riprendere una vita normale, una volta usciti dal
carcere. Questo è un tema che in assoluto richiama la necessità anche di fare degli
investimenti in questo senso, anche in un’ottica di dovere poi reinvestire dopo, se si
tiene conto che, ahimè, valutato sul livello nazionale a 5 anni dall’uscita dal carcere i
detenuti che rientrano in un sistema di recidiva, cioè che tornano a delinquere, si
aggirano, sono sempre numeri complicati da dare, perché bisogna tener conto di una
serie di parametri, che non sono così facili da mettere insieme, ma, ecco, il tasso della
recidiva, valutata a 5 anni, si aggira intorno al 70%. Ci sono consolidate esperienze, non
sono italiane, ma all’estero, in letteratura, numerose testimonianze che riportano il fatto
che questo tasso di recidiva si abbatte drasticamente qualora ci sia la possibilità di un
recupero che vede proprio il lavoro come possibilità di reinserimento. Ricordo, infine,
che l’articolo 27 della Costituzione recita testualmente: “Le pene non possono
consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione
del condannato”. Poi sappiamo come tutta la nostra Costituzione sia imperniata sul
significato di dignità del lavoro e quindi anche le persone che limitate nella libertà e
detenute, in quanto, comunque, cittadini e in quanto persone, sono soggette allo stesso
tipo di, ovviamente, di diritti. Ora, la parte di “impegna” che viene proposta nell’atto,
riguarda proprio due aspetti, il primo è quello di prevedere azioni di sensibilizzazione
nei confronti di imprese, aziende e associazione di categoria a promuovere l’inserimento
lavorativo dei detenuti, come previsto dall’articolo 21 della Legge 354 del ‘75, che ha
emanato un Regolamento recante sgravi fiscali e contributi a favore delle imprese.
Ovviamente questo riguarda in primis per la Città di Torino le sue partecipate. A questo
è stato aggiunto anche un ulteriore punto di “impegna” che vede la possibilità di
modificare la convenzione attualmente in essere, a cui prima accennavo, che riguarda
l’inserimento dei lavoratori nella situazione in cui loro sono…, dei detenuti, pardon,
nella situazione in cui loro sono, appunto, in regime cautelare e si completa proprio al
periodo della fine pena. Essendo questo il periodo, invece, particolarmente delicato,
proprio perché si tratta di costituire un sistema di relazioni anche al di fuori del carcere
per poter riprendere la vita, sociale, si chiede di modificare questa convenzione, questa
convenzione che attualmente è in essere con l’AMIAT, ma in futuro speriamo con altre
partecipate, proprio per poter prolungare le misure di inserimento lavorativo al periodo
del dopo pena. Faccio un’ultima considerazione, che è questa, ho presentato
l’emendamento che drasticamente modifica integralmente tutto il testo della mozione
per un unico motivo, per un errore assolutamente di presentazione degli atti, anche a
testimonianza del lavoro svolto di concerto con la Commissione, il testo della mozione
era stato concordato anche con due Consiglieri della Maggioranza, in particolare la
Presidente della Commissione Carlotta Tevere e con la Consigliera Imbesi. Vorrei
ribadire questa volontà di avere un testo che fosse comunque condiviso, ho riproposto
completamente la mozione, che sostanzialmente non varia nei suoi contenuti e, anzi, è
solo avvalorata da alcuni riferimenti più puntuali, ma che di fatto è esattamente uguale,
come dico, nella parte di impegna e nella volontà di ribadire questo concetto. La
mozione è stata, d’altronde, sede di un’articolata discussione in sede di Commissione e
credo che i contenuti siano stati condivisi ampiamente dai Commissari.

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