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TRESSO Francesco Grazie, Presidente. Io ringrazio l'Assessora dei dati che ci ha fornito. Vede, Assessora Schellino, io, però, da quanto lei ci ha esposto, ricavo tre tipi di considerazioni che francamente mi preoccupano non poco. La prima è questa: tutti i dati che lei ci ha fornito, tutti questi casi, anche abbastanza dettagliati, in cui in molte situazioni ci sono stati anche degli approcci virtuosi di reinserimenti, di possibilità a dare una reale opportunità di inclusione, non mi sembra che vedano la Città come protagonista. Cioè, sono tutte esperienze che hanno avuto da altri soggetti: la Diocesi che ha fornito probabilmente le soluzioni abitative; la Compagnia, che ha saputo fornire risorse e percorsi, interlocuzioni con chi ha potuto fornire percorsi di lavoro; ma a me sembra che fin da subito sia stato molto debole il ruolo che ha assunto la Città. Questo ruolo di debolezza, banalmente si traduce anche nel fatto che oggi lei ci dà dei numeri, ci dice di circa 350 persone, ma non sappiamo a fronte di quante siano le persone che realmente poi possono essere ancora all'interno dei locali, perché comunque anche sul censimento la Città non ha, con i suoi uffici, con le sue strutture, con i suoi strumenti, potuto impostare una politica di dire: "Arriviamo a capire una mappatura di quella che realmente è la situazione del MOI". Il secondo elemento di grossa preoccupazione è che da quanto abbiamo appreso dai giornali - poi la Sindaca ci riferirà direttamente quello che è stato l'oggetto dell'incontro con il Ministro Salvini - io l'ho letto come un sintomo di allineamento a una politica, anche nei tempi che lei ci ha riproposto; voglio dire, se per queste 350 persone in due anni si è arrivato a questo risultato, arrivare entro fine anno mi dà l'idea che ci sia un'accelerazione un po' di tipo muscolare, che probabilmente cozza o contraddice quello che è stato, invece, un impegno costruttivo dello sforzo e delle risorse messe in campo da Torino per cercare delle situazioni incruente, e per tutelare la dignità degli individui. Quando parlo di dignità degli individui, sia ben chiaro, parlo tanto degli stranieri che dei cittadini torinesi, quindi la dignità in senso lato. Invece, mi sembra che questo impegno assunto in maniera un po' precipitosa dalla Sindaca mercoledì scorso - che ricordo mercoledì 27 è lo stesso giorno dello sgombero del CARA di Castelnuovo di Porto, Roma - mi sembra voler lasciare da un momento all'altro questa situazione di…, questo metodo di concertazione che fino ad oggi, come lei ci ha ribadito, vuole essere invece centrale nella modalità. Forse questo impegno di avere questa data, questa deadline di fine '19 - il 2019 mi sa che voglia dire solo che si potrà arrivare a uno sgombero forzato - sia molto difficile mettere in atto invece quei percorsi che lei ci diceva, stando proprio solo a un fattore numerico: quanto è stato necessario condurre finora e quanto ci rimane davanti fino alla fine dell'anno. Credo che la Sindaca avrebbe dovuto tenere in maggior conto anche l'espressione del Consiglio Comunale, che a maggioranza, glielo ricordo, ha approvato un ordine del giorno nello scorso ottobre, in cui sostanzialmente si dichiarava - Maggioranza e Minoranza insieme - contraria al Decreto Sicurezza, che poi è stato convertito in Legge 132, impegnando proprio la stessa Sindaca ad attivarsi per un'ampia consultazione della città in merito all'espulsione dei profughi dalle strutture di accoglienza. Richiamiamo il fatto che, appunto, proprio mercoledì scorso, quando la Sindaca si incontrava con Salvini, veniva dato, dallo stesso, l'ordine dello sgombero a Castelnuovo di Porto, che è una struttura che, ricordiamolo, che è arrivata a ospitare un numero di migranti pari a quello del MOI, un migliaio, distinguendosi anche per dei percorsi di progetto di integrazione. 540 persone sono state delocalizzate: gente che lavorava e in molti casi pagava anche le tasse in Italia; i bambini che da anni frequentavano le scuole. Uno sgombero che ribadisce una volontà di prepotenza, persecutoria quasi. Diciamo, il MOI ospita oggi un numero - poi forse l'Assessora o la Sindaca ci potranno dare dei maggiori ragguagli - che credo consti tra le 500 e le 700 unità, se i numeri tornano rispetto a quelli che lei ci dice sono stati delocalizzati o liberati. È sicuramente una struttura abusiva, con una vicenda che non è in qualche modo comparabile con quella del Centro CARA di Castelnuovo, dove, invece, abbiamo detto, i profughi erano regolarmente inseriti. Ma qui è giusto che le palazzine di via Giordano Bruno tornino ad essere restituite alla legalità perché non sono una struttura di accoglienza, quindi il paragone è forzato, me ne rendo conto. Però qui è il terzo punto: lei ci ha spiegato come sia stata posta molta attenzione nel murare, nel tamponare tutti gli accessi per evitare che laddove si lasci un buco, lo si ricolmi. Però quello che ancora non è chiarito è quale sia la visione della Città su quelle palazzine, cioè quale sia il progetto, perché cosa intenda fare la Città, questo lo chiediamo da parecchio tempo e lo abbiamo sottolineato più volte che l'operazione è debole in mancanza di un disegno complessivo di quell'area. Ora, su quanto è stato riportato dagli organi di stampa in merito, appunto, a questo tipo di svolta che è sembrata cogliere a seguito dell'incontro con il Ministro degli Interni, anche la Regione, in voce del suo Presidente, ha espresso dissenso e ha fatto sapere che se il piano degli interventi al MOI assumerà le forme di uno sgombero, la collaborazione con il Comune si interromperà. A me sembra anche questo un segno evidente di una prima incrinatura di un sistema che per mesi questa Giunta ha invece pubblicizzato come virtuoso. A questo punto aspettiamo anche di sapere che cosa ne pensano gli altri soggetti che finora hanno svolto un ruolo… TRESSO Francesco La Compagnia… Ho finito, Presidente. E la Diocesi. Credo che al più presto sarà necessario chiedere un'audizione dei loro rappresentanti in una Conferenza dei Capigruppo, che chiederò proprio per sapere che cosa ne pensano gli altri attori. |