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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 28 Gennaio 2019 ore 14,00
Paragrafo n. 20

Comunicazioni della Sindaca su "Mancato spostamento mercato libero scambio".
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie. ho sentito parlare di sconfitta della Città. Per quello che mi riguarda, una Città
viene sconfitta quando perde la propria memoria e quindi diventa completamente
disorientata nel proprio presente. Et memoria è quella che nei luoghi tipici del Balon,
così riconosciuti nel ricordo della città e nella tradizione della città, a prescindere
dall'intestazione di un titolo, in quei luoghi le persone, per la vendita degli oggetti
derivanti dalle raccolte, derivanti dal recupero di quelli che per alcuni sono rifiuti, si era
collocata a prescindere da qualunque indirizzo delle Amministrazioni e da qualunque
modello organizzativo proposto dalle Amministrazioni. Si era collocata lì perché lì
trovava modo di vendere quegli oggetti e di trovare un'entrata. Ed è stato proprio il
tentativo di costruire delle regole condivise, di aprire un rapporto di fiducia, di sistemare
in modo ordinato la collocazione degli espositori e la qualità delle merci, è stato un
lavoro lungo e faticoso, a cui negli anni si sono applicati non solo quelli che si occupano
di vendita, ma anche cittadini residenti e oggi quel lavoro lungo e faticoso viene
ricordato nel modo con il quale è stato ricordato in quest'Aula. "Non abbiamo bisogno
di loro", diceva un Consigliere. Loro avevano avuto bisogno di noi, istituzione e avendo
avuto bisogno di noi, avevano trovato un modello di organizzazione che cercava di
coordinarli, orientarli, costruire regole condivise. Solo che quando queste regole
vengono unilateralmente, unilateralmente disattese dalla Città, che comincia a costruire
un clima intorno alla loro esperienza di costante delegittimazione, poi può accadere che
di fronte a una proposta irricevibile, quelle persone dicano di no. "Ma guarda, quelle
persone senza dignità che osano ragionare con la propria testa. Ma guarda, quei poveri
che noi vogliamo portare in un circuito di emancipazione si ostinano a vivere di
commercio e non accettare i programmi per la povertà. Ma guarda, osano, osano dire di
no anche alla loro organizzazione, osano esercitare il loro libero arbitrio e disobbedire".
Questo è quello che è successo e succede nel modo con il quale questi comportamenti
possono essere praticati se non esiste un modello organizzativo nel quale riconoscersi. E
allora, come una volta, si va a prendere i posti, perché non c'è più la distribuzione
organizzata dei luoghi di esposizione. Allora, come una volta, si arriva nella notte, si
accendono i falò, come una volta. E io comincio a pensare che, al di là delle
preoccupazioni specifiche sulle regole di un contratto, sulle modalità di controllo, sul
rispetto delle regole, qui ci sia un disegno di qualcuno che vuole tornare a: "com'era una
volta", perché "com'era una volta" creava disordine, creava reazione sociale e provare a
verificare e sperimentare un modello che invece cercava di, con tutta la difficoltà e tutta
la complessità, di fornire una risposta organizzata, non piace, meglio il disordine. Ma
questa è una politica che abbiamo conosciuto già, che conosciamo, ahimè. E talmente
serve il racconto di una situazione che è incontrollabile e che quindi va spostata, o
meglio, come dice qualche altro collega, addirittura superata, eliminata, soppressa, parlo
della condizione, porta a dire che chiunque obietti, critichi, manifesti delle riserve è un
centro sociale, è un cittadino fantomatico, è un comitato che non esiste, mentre tutti gli
altri sono soggetti produttivi, onesti, regolarizzati. Io penso e credo nell'onestà di tutti,
però, penso anche nella serena e sincera convinzione anche di chi esprime un'altra
opinione. Ma la Città no, la Città non li mette insieme i diversi soggetti, no, la Città
parla soltanto con alcuni interlocutori e si dimentica persino di ottemperare a quegli
obblighi, perché qua, tutti oggi avete detto: "Bisogna che vadano in via Carcano,
soluzione irrevocabile" e contemporaneamente: "Però bisogna cambiare la direzione del
bus", perché forse salire con i carretti in un bus, il primo dei quali parte alle 7.00 del
mattino, non ti porta ad arrivare nei tempi organizzativi in via Carcano. "Ma bisogna
mettere i bagni, ma bisogna mettere un punto di ristoro". Allora, Città, hai fatto il
trasferimento in via Carcano senza garantire le infrastrutture minime? E chiedi
l'obbedienza quando vieni meno ai tuoi obblighi iniziali? Francamente, con tutta
l'esperienza che qualche volta mi viene riconosciuta e di cui qualche volta sono
rimproverata, io non ho mai visto intorno ad una situazione come quella del Barattolo,
quello che non esito a definire un accanimento, come quello che ho sentito recitare in
quest'Aula in più occasioni. 10 interpellanze, almeno 6 comunicazioni, 4 riunioni di
Capigruppo, più di tutti i temi che sono stati discussi in quest'Aula, più che il trasporto
disabili, più che le prospettive di sviluppo che qualcuno in quest'Aula vuole proporre e
vuole discutere. Quindi, io concludo questo intervento dicendo che la Città, se riconosce
la propria storia e la propria responsabilità, tenta di costruire un percorso di
composizione. Per parte mia, però, credo che si debba anche cominciare un racconto
diverso di questa vicenda ed è per questo che ho posto l'interpellanza che sarà discussa
la prossima settimana.

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