Interventi |
SCHELLINO Sonia (Assessore) Allora, io rispondo puntualmente all'interpellanza della Consigliera Artesio e più in generale dico quello che sta accadendo dal punto di vista delle interlocuzioni con l'ANCI e con il Ministero. Dopo l'ordine del giorno, è stato inviato al Ministero con lettera di accompagnamento a firma della Sindaca l'ordine del giorno stesso, dando la massima disponibilità delle città insieme all'ANCI ad essere interlocutori per poter risolvere le criticità che erano state evidenziate sia in quell'ordine del giorno e sia da tutta una serie di rilievi che sono stati fatti dalle grandi città in particolare, ma dalla maggior parte dei Sindaci, e quindi, sia a livello di ANCI, sia con le Prefetture, si sta lavorando per fare tutta una serie di osservazioni, proprio per limitare e possibilmente evitare le ricadute negative che potrebbero derivare dal Decreto e dalla sua conversione. Sono già uscite alcune circolari che hanno dato delle interpretazioni autentiche della normativa, delle quali tengo conto nella risposta puntuale all'interpellanza della Consigliera Artesio. Intanto bisogna distinguere la regolarità del soggiorno sul territorio nazionale dalla permanenza in programmi di accoglienza. Dal punto di vista del profilo della regolarità del soggiorno, occorre premettere che l'abolizione della protezione umanitaria di cui all'art. 5, comma 6, del Testo Unico Immigrazione, non comporta l'automatico rigetto del rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, infatti il Decreto e le Circolari del 18 dicembre 2018 e del 3 gennaio 2019, applicative in materia di permessi umanitari, stabiliscono che i migranti già in possesso di permessi per motivi umanitari, se troveranno lavoro entro la scadenza, potranno convertire il permesso in lavoro; così pure quelli che hanno già ottenuto prima del 4 ottobre 2018 dalla Commissione Territoriale il riconoscimento di protezione umanitaria otterranno un permesso di due anni per casi speciali, che sarà convertibile in lavoro se si ha un'occupazione. Quindi ai casi speciali elencati nel Decreto si aggiunge, ad opera della circolare, questo riconoscimento di protezione umanitaria per caso speciale di due anni per quelli che sono già prima del 4 ottobre, per quelli che hanno già ottenuto il pronunciamento della Commissione. Le criticità quindi sono rinviate alla scadenza di questi permessi, se non saranno convertiti, quando la Commissione Territoriale sarà chiamata a pronunciarsi sull'esistenza di requisiti decisamente restrittivi, parzialmente sovrapponibili alla definizione di "rifugiato". In pratica, per esemplificare, pur senza entrare nei tecnicismi di una norma abbastanza complicata, questi requisiti consistono nell'attuazione del principio di no-refoulement. "Il migrante può essere respinto verso il Paese di provenienza o di passaggio?", si chiederanno: "Si tratta di Paesi sicuri? Anche se non riconosciuto 'rifugiato', corre il rischio di persecuzioni?". Il Decreto prevede, tra l'altro, la cruciale redazione dell'elenco dei Paesi sicuri, che diventerà decisivo per questa verifica della Commissione, l'esistenza di queste condizioni sostituiscono l'ampio concetto di protezione umanitaria, quindi una norma che in prospettiva sarà più restrittiva. È facile previsione affermare che solo una piccola parte degli attuali umanitari rientrerà in queste condizioni. Nel 2019 il problema si porrà per le centinaia di richiedenti asilo la cui posizione non era ancora definita al 4 ottobre, il 60-70% dei riconoscimenti della Commissione prima del Decreto erano per motivi umanitari; ora, con la sola valutazione delle condizioni sopra citate, che sostituisce il permesso umanitario, la percentuale dei riconoscimenti sarà molto ridotta; insomma, ci saranno centinaia di nuovi denegati che già prima erano attorno, comunque, al 55% i dinieghi, ci saranno quindi centinaia di nuovi denegati che, dopo l'eventuale ricorso al Giudice e poi in Cassazione, diventeranno irregolari. È probabile una diluizione nel tempo di questo processo, dovuto alla lentezza delle notifiche dei dinieghi e ai ricorsi che prolungano il periodo di regolarità. Con riferimento alla presenza di adulti in quelli che ora si chiamano "SIPROIMI", è la sigla che sostituisce la sigla "SPRAR" che ci dovremo abituare ad utilizzare, il cui significato è Sistema di Protezione per Titolari di Protezione Internazionale e Minori Stranieri non Accompagnati. Con riferimento, quindi, alle presenze di adulti in questa… in SIPROIMI di Torino e alle previsioni di dimissioni, precisiamo questo: nel SIPROIMI di Torino sono attualmente presenti 486 persone, di cui circa 180 migranti con permesso umanitario e circa 200 richiedenti asilo, oltre a 100 titolari di protezione internazionale per cui nulla cambia; nessuna di queste persone dalle prime due categorie finora è stato dimesso per effetto del Decreto. Il Decreto prevede, sia per i titolari di permesso umanitario che per i richiedenti asilo in SPRAR, che rimangono in accoglienza fino a scadenza del progetto di accoglienza, che rimangano in accoglienza, quindi tutti quelli che hanno il permesso umanitario e i richiedenti che sono già in SPRAR rimangono in accoglienza fino a scadenza del progetto di accoglienza. Per i titolari di permesso umanitario un'uscita anticipata dall'accoglienza potrà verificarsi in relazione a quanto raccontato nei punti precedenti, in particolare alla scadenza dei permessi, se questi non saranno convertiti in lavoro, ma parliamo comunque di un tempo di un paio di anni. Ricordiamo che in caso di diniego il rinnovo, in base ai nuovi criteri, è possibile il ricorso all'Autorità Giudiziaria, in pendenza del quale migrante è regolare e rimane in accoglienza. Similmente, i richiedenti asilo che riceveranno diniego di protezione internazionale o speciale, se presentano ricorso rimangono in accoglienza. Con il ricorso in Cassazione contro una decisione negativa del Giudice, invece, si è ancora in posizione di regolarità sul territorio nazionale, ma cessa l'accoglienza. Quindi, eventuali uscite anticipate dall'accoglienza SIPROIMI dipenderanno dalla tempistica delle scadenze dei permessi di soggiorno umanitari, dalla celerità delle risposte della Commissione, sia sulle domande ancora in sospeso, che sull'esistenza dei nuovi presupposti di protezione speciale e dall'esistenza o meno dei ricorsi giurisdizionali. Va infine sottolineato che, secondo la Circolare ministeriale, il SIPROIMI non verrà affatto ridimensionato, perché i posti che si libereranno verranno occupati dai trasferimenti da altre strutture e, in specifico, verranno trasferiti in SIPROIMI: i titolari di protezione internazionali ancora presenti nei CAS; i minori stranieri non accompagnati presenti nei CAS, nelle strutture FAMI o in comunità della Città per i quali alla maggiore età non è ancora definita la domanda di protezione o che, ai sensi della Legge Zampa, proseguano fino al ventunesimo anno di età l'accoglienza; i titolari di permessi per casi speciali, quindi vittime di tratta, violenza domestica, grave sfruttamento lavorativo; i titolari di permessi per cure mediche, per calamità o per atti di particolare valore civile. Per quanto riguarda i numeri, i minori stranieri non accompagnati in carico erano 172, di cui 64 nel SIPROIMI, 60 in strutture dedicate a minori stranieri non accompagnati, 52 in comunità educative residenziali. I neo maggiorenni ancora seguiti con collocamento in struttura o altri interventi sul territorio… siamo ad 86. Nella Città Metropolitana i migranti ospitati in strutture SIPROIMI sono circa 950, di cui circa la metà a Torino. Va ancora sottolineato che la circolare del 3 gennaio precisa che per i titolari di permesso per motivi umanitari presenti nei CAS nel momento della materiale consegna del permesso di soggiorno dovrà essere avviato il percorso di uscita dalle strutture. Purtroppo un progressivo aumento in Provincia, dei migranti che usciranno dalle accoglienze e diventeranno in parte irregolari è possibile; così pure è noto l'effetto attrattivo della città e della prima cintura che opererà anche in queste circostanze. Questi, appunto, sono i primi esiti delle interlocuzioni, le due circolari che sono già uscite; in sede ANCI è ancora attivo il lavoro, in parte è seguito in modo più tecnico dagli Assessorati, in parte direttamente dai Sindaci, che sono stati, insieme al Sindaco De Caro, la settimana scorsa al Ministero e su questi ultimi sviluppi può dare qualche approfondimento, eventualmente in più, se lo riterrete, la Sindaca, che ha partecipato direttamente agli incontri. Noi naturalmente continuiamo a segnalare tutte le criticità, continuiamo a lavorare con i Prefetti per cercare di fare in modo che non ci siano effetti negativi o che siano minimizzati o che le interpretazioni delle circolari ministeriali ci aiutino a migliorare questo Decreto o i suoi effetti. Grazie. SCHELLINO Sonia (Assessora) Allora, io faccio ancora un paio di puntualizzazioni da ragioniera, così poi lascio l'aspetto politico alla Sindaca. Allora, intanto gli spostamenti dai CAS al sistema SPRAR sono sempre stati nella logica dello schema precedente, no? C'era comunque un transito dal CAS, c'erano persone che passavano nei CAS, facevano una parte del percorso e poi continuavano nello SPRAR, così pure come la prima cosa che abbiamo rilevato e che abbiamo cominciato a dire sia alle Prefetture, che sono i nostri primi interlocutori, e poi anche nei modi opportuni al Ministero: "Evitateci un'altra emergenza Africa", perché questo film lo abbiamo già visto una volta e ha prodotto dei disastri, tipo il MOI, che stiamo ancora risolvendo adesso con gravi difficoltà. Quindi, certo che ci siamo subito attivati nel dire "Evitiamo di correre il rischio di avere delle cose che succedono troppo in fretta, che non sono controllate e che magari non sono neanche corrette, e invece apportiamo, diamo tutta la nostra disponibilità a dirvi quali difficoltà abbiamo già affrontato una volta, a seguito di emergenza Africa, facciamo in modo che non accada". Da ottobre, quando ci siamo visti in Commissione ed eravamo decisamente più allarmati - non che adesso l'allarme sia completamente rientrato, ma eravamo decisamente più allarmati - ci sono state due circolari, le due circolari che abbiamo indicato, che hanno di fatto allungato i tempi, hanno un pochino limitato l'emergenza. Voi ricorderete che nelle prime settimane, nei primi mesi alcuni Prefetti sono partiti in quarta e hanno cominciato a dare delle indicazioni di dimissioni di alcune persone; a seguito di questo al Ministero sono stati convocati i Prefetti e sono state date delle indicazioni di tempi più lunghi, maggiore attenzione, proprio per evitare di creare dei problemi sulle città, e poi sono uscite le circolari, e poi c'è il lavoro dell'ANCI, e poi si sta continuando. È vero che la diminuzione più importante sarà nei CAS e non sarà negli SPRAR perché gli ex SPRAR continueranno ad avere ingressi delle categorie che dicevo: di chi proviene dai CAS, di chi diventa maggiorenne come ex minore straniero non accompagnato, dall'uscita dai FAMI eccetera. I CAS rischiano effettivamente una diminuzione di accessi, ma la rischiano non solo a seguito del decreto, la rischiavano già per la diminuzione degli sbarchi, che è un trend che va avanti non solo da quando c'è il decreto, ma dal Decreto di Minniti ancora. Quindi, i problemi di riduzione di numeri di accessi nei CAS sono un problema; sono un problema per le cooperative che hanno dei lavoratori e delle strutture che hanno affittato, ristrutturato, adeguato e che in questo momento non sono completamente piene, e questo però è un insieme di cose, non è solo dovuto alla mancanza eventuale di inserimento da parte di queste cose. Il problema di quando le persone finiscono i percorsi e non hanno più l'umanitaria che veniva assegnata anche… diciamo che è una categoria un po' residuale, no? L'umanitaria era tutto quello… tutte le persone che avevano un ragionevole, probabile diritto di restare sul territorio, ma non c'era una categoria precisa nella quale inserirle e veniva utilizzata l'umanitaria. È stata data una stretta a questa categorizzazione e questo sarà un problema se bisognerà, per esempio, ma lo dico come valutazione… non so dirvi se politica o da cittadina, la mancanza, ma dai tempi della Bossi-Fini, dell'ingresso per ragioni di lavoro sul territorio italiano ha fatto sì che sia un po' esploso il numero di umanitarie, perché non c'era più la possibilità, ormai da moltissimi anni, di venire con la richiesta di lavoro. Diciamo che l'emergenza, proprio emergenza, in questo momento è rallentata, non ce l'abbiamo, non sono uscite delle persone, non stanno uscendo; i Prefetti ci stanno andando con molta cautela. Quindi, abbiamo un briciolo di fiato in più per organizzarci. Non smettiamo di fare tutte le osservazioni, ogni singola criticità la segnaliamo, la segnaliamo ai Prefetti, la segnaliamo al Ministero; con i Prefetti, con il Ministero e con l'ANCI ci si sta lavorando. È vero che non è tutto risolto, è meno grave di quello che appariva ad ottobre; non è che non sia grave, non è che non ci sia preoccupazione, non voglio lasciar pensare che è tutto risolto e va tutto bene così. No, l'allerta è massima, però un pochino meno di quello che sembrava quando il decreto era ancora una bozza. |