Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Quando ho depositato questa proposta di ordine del giorno pensavo di poter discutere in Consiglio Comunale questo testo in tempi utili per accompagnare l'iniziativa che l'ANPI di Torino ha programmato di consegna della tessera onoraria a Ilaria Cucchi, contestualmente alle iniziative che l'Università di Torino ha programmato di incontri con la persona, con l'avvocato difensore, sulla discussione della questione della vicenda. Non siamo arrivati contestualmente a quella scadenza, non per questo il testo perde la sua ragion d'essere e quindi sono a riproporre questo contenuto che ha trovato la discussione alla Conferenza dei Capigruppo e che si avvale nella discussione odierna di altri emendamenti. Non credo di dover spendere delle parole sulla descrizione del fatto che è al centro di questa vicenda, ritengo però che sia importante sottolineare il significato del nostro ordine del giorno. Il nostro ordine del giorno ha, da una parte, il contenuto della solidarietà e del sostegno e credo che questo sia molto necessario, necessario sempre, ogni qualvolta ci troviamo nelle condizioni di condividere il dolore per le vittime, ma ancora di più quando l'espressione di quel dolore e la richiesta di accertamento della verità si sono protratte per 10 lunghi anni e in questi anni la famiglia della vittima e coloro che sono stati vicino alla famiglia nel percorso del dibattimento, o anche soltanto nella discussione pubblica della questione, sono state anziché destinatarie di espressioni di vicinanza, destinatarie spesso di segni di riprovazione piuttosto che di una vera e propria campagna diffamatoria. E questo è un fatto molto inquietante dal punto di vista del clima che caratterizza il nostro Paese quando accadono episodi che coinvolgono singole persone, certamente, ma che hanno visto coinvolte anche la costruzione di un metodo che ha reso impossibile l'accertamento dei fatti a così lungo termine, e ancora di più quando questi episodi e questi comportamenti riguardano apparati del nostro Stato che sono costituiti ed agiscono per la tutela e per la sicurezza di ciascuno di noi. Non deve esserci velo quando accadono episodi come questi e hanno questo tipo di coinvolgimenti, perché proprio la correttezza del comportamento e la certezza della pratica dei diritti devono essere costantemente confermate agli occhi e nel cuore della cittadinanza e per confermarli contemporaneamente, continuativamente, non si deve occultare. Quindi è stato tanto più grave il fatto che la famiglia sia stata così tanto osteggiata nel tempo. Più grave ancora il fatto che ad osteggiare quella ricerca di verità siano state anche dichiarazioni, che sono riportate nel contenuto dell'ordine del giorno, da parte di rappresentanti autorevoli delle organizzazioni politiche, in specie dell'attuale Ministro Salvini, allora deputato, ma non soltanto, e ci sia stato anche da parte di alcuni che avevano in allora il compito di rappresentare i Sindacati delle parti coinvolte, in modo particolare delle Forze dell'Ordine, che hanno ritenuto di parlare di vita dissoluta come ragione della causa del decesso di Stefano Cucchi. Proprio per il ruolo di rappresentanza che quei soggetti svolgono, è stato importante ricordare nell'ordine del giorno questi comportamenti e dissociare, o chiedere con il voto di questa sera, la dissociazione da quei comportamenti. Alcuni dei colleghi che sono intervenuti nella discussione hanno chiesto di segnalare esplicitamente - così, Presidente, colgo il fatto di illustrare anche il mio emendamento - di segnalare esplicitamente che il comportamento dei singoli non deve comportare, né gravare sull'organizzazione complessiva a cui i singoli appartenevano. È una sensibilità che io accolgo; per me vale sempre il fatto che il comportamento dei singoli non dovrebbe tradursi in un giudizio generale, vale sempre, anche quando i singoli non sono rappresentanti autorevoli di un'organizzazione quale quella dell'Arma dei Carabinieri e so anche che mai ci si porrebbe questa necessità o questa sensibilità di distinzione in altri contesti. Penso che se arrivassimo qui a sottolineare la negligenza di un medico o di un insegnante, parlo di figure professionali che svolgono il proprio compito con un giuramento davanti allo Stato, con un codice deontologico, nessuno di noi avrebbe come premura quella di aggiungere la solidarietà a tutto il Corpo Docente dello Stato, la solidarietà a tutti i medici che operano nel Servizio Sanitario pubblico. Tuttavia prendo atto che in questa particolare situazione questa sensibilità richiede una sottolineatura specifica e in questo senso ho presentato un emendamento; un emendamento che dice una cosa chiara, che intanto ci auguriamo che la fiducia, che deve essere costantemente confermata, possa trovare giovamento dall'accertamento della verità, cioè il contrario di quanto accaduto finora, si è cercato di occultare per non compromettere, ma invece è proprio la verità e l'accertamento della verità che dà dignità e dà fiducia e certamente dignità e fiducia che va riconosciuta a chi svolge il proprio compito della tutela, della sicurezza, di ciascuno e dello Stato, nel rispetto dei principi costituzionali e nel rispetto delle regole di svolgimento di quella funzione. Mi pare, quindi, che l'emendamento che io propongo sia capace di raccogliere la sensibilità di chi vuole distinguere le responsabilità, responsabilità che purtroppo non sono di alcuni autori a cui va imputato l'esercizio di violenza, ma di una modalità che ha coinvolto più e che ha coinvolto un'operazione di copertura. Quindi credo che con l'emendamento si possano raccogliere le diverse sensibilità che nella discussione sono state manifestate, mentre rimane ferma da parte mia la conclusione dell'ordine del giorno nella direzione dell'espressione della vicinanza e del sostegno alla famiglia e al lungo sforzo compiuto di testimonianze e di ricerca di verità e dall'altro lato la censura di coloro che avendo un compito pubblico hanno ritenuto di spendere invece parole gravi e pesanti contro le vittime, piuttosto che contro gli autori delle violenze. |