Interventi |
TRESSO Francesco Grazie, Presidente. Ma anch'io brevemente esprimo le motivazioni per cui non voterò questa delibera, che di fatto sono quelle che già avevamo espresso in occasione, appunto, del Piano di dismissioni originario. Io ho una visione un pochino meno liberista sul discorso dell'aeroporto. Io credo, invece, che quello che va evidenziato con forza è una mancanza di coerenza con quelle che possono essere delle linee di indirizzo della Giunta con quelli che possono essere degli elementi su cui si ritiene di fondare lo sviluppo della città e poi quello che si mette in atto con queste dimissioni, che sono state un'applicazione della Madia, un po' pedissequa e che manca di una strategicità di fondo, perché anche gli elementi che lei oggi ci dice, cioè la possibilità che intervengano delle variazioni statutarie tali da rendere un elemento di valore aggiunto, la pubblicità di una società, potevano essere anche anticipate qualora ci fosse stato un elemento di divisione politica che potesse supportare questo. Sull'Aeroporto l'incoerenza è data dal fatto che una Città che comunque vuole puntare anche sul turismo non può poi non sedere a un tavolo e non partecipare alle decisioni, ma semplicemente limitarsi a prenderne atto, leggere sui giornali, e non avere voce in capitolo. Torino ha un city hub, che non sarà il grande hub che possono essere gli aeroporti di livello europeo o internazionale, ma sicuramente che ha una sua dignità, ha dei numeri che crescono, però bisogna fare delle politiche coerenti con quello che è l'attrattività anche sotto il profilo turistico della città. Sul discorso di CAAT, già si è detto: abbiamo in previsione a breve un momento di approfondimento. A me sembra che questo tentativo - peraltro andato non a buon fine - di cercare di smettere una quota minimale, in cui nessuno poteva avere appetibilità proprio dal punto di vista…, che poi non si garantiva nulla con una quota minimale, ma avere uno scouting che peraltro non ha prodotto alcunché, ma di nuovo non ci ha dato modo di capire quale sia l'elemento di programmazione che voi avete…, di visione che avete su quella realtà. È una realtà, in larga maggioranza, di proprietà della Città. Ci sono tutta una serie di sviluppi che si potrebbero attuare. Vedremo cosa ci dirà il nuovo Consiglio di Amministrazione, il Presidente e il Direttore neo nominato, però dal punto di vista politico io non ho ancora capito quali sono gli intendimenti che in più volte abbiamo chiesto in Commissione su quella realtà. Infine, è già stato detto, il discorso degli incubatori, perché oltre ai i3P, c'era anche 2i3T, che di nuovo potevano essere l'occasione di vedere un polo, magari unificandolo anche con l'Environment Park sull'innovazione e sulle startup in una Città che comunque vuole puntare sull'innovazione. Una città che, comunque, ha più di 100.000 studenti, che sulla tecnologia, grazie alla tradizioni del Politecnico, grazie alle tradizione di istituti (cito il Galileo Ferraris), tutta una serie di elementi che comunque sono permeati nel tessuto di questa città, forse meritava un approfondimento, un pochino più di coraggio e, per esempio, anche per sopperire ai limiti che la Madia veste sul fatto di avere una certa consistenza in termini di volume di affari, si poteva creare un consorziamento, come hanno fatto in altre realtà di città, per esempio, giusto per sopperire a quello che erano dei limiti imposti dalla normativa, ma che palesavano quella che era puntare su un elemento di sentire fondamentale: favorire il processo di realizzazione di startup, soprattutto l'innesto che questa realtà pone nel mondo lavorativo. Viceversa si lascia che altri facciano questo mestiere. La città, ci è stato detto: "Si faranno delle convenzioni", ci ha detto l'Assessore Pisano. Ma cosa vuol dire fare delle convenzioni? Le convenzioni le fai quando ci sei dentro, quando ci lavori con queste realtà. Invece ce ne disinteressiamo, lasciamo fare ad altri questo lavoro, e poi non ci prendiamo delle responsabilità. TRESSO Francesco Ma, guardi, Assessora, anch'io sono un po' costernato però dalle sue parole. Mi sembra francamente che quello che dice non è proprio molto nell'ottica di chi lavora per un Assessorato all'innovazione, crede nello sviluppo di queste potenzialità e poi ci dice che il Pubblico può avere quasi un ruolo di freno rispetto alla possibilità invece di potenziare. Allora, se il tema, come giustamente lei ha detto, è quello di dare continuità a delle realtà che comunque hanno prodotto parecchie incubazioni di startup in questi anni e che poi, purtroppo, trovano difficoltà nel momento strategico, nel momento chiave di potersi immettere sul mondo del mercato, ma è lì proprio che il Pubblico può essere il ruolo di mediazione, di collante, tra un mondo di finanziatori e quelle che sono le innovazioni che stanno nascendo. Ma finché non ho la visibilità, quello che il mondo delle startup mi sta producendo, sono un po' in difficoltà ad andarlo a proporre ai finanziatori e la Città deve creare tutto quel tessuto di facilitazioni che può fare in modo di attrarre gli investimenti. Perché poi, basta questa retorica del protestare. Il Vicesindaco Montanari protesta perché gli investitori non vengono; la Sindaca Appendino protesta perché Milano è prepotente; ma basta! Prendiamoci in mano le nostre responsabilità. Siamo noi che dobbiamo creare le strutture e le risorse, e la rete, per far sì che quel mondo riesca a colloquiare con i finanziatori, non solo a livello locale, a livello internazionale, i fondi istituzionali, per fare in modo di dare gambe a questi progetti. Ma se stiamo fuori da quei tavoli non avremo mai la sensibilità di capire quali sono le chiavi giuste per proporre quei sistemi. È inutile che lei ci parli di convenzioni, ma cosa vuol dire? Bisogna stare lì dentro per capire; tra l'altro per raccattare poi, il 16% di questi incubatori, che cosa raccattiamo? Qualche centinaio di migliaia di euro, insomma sono quelli che ci servono a bilancio? Io dico questo: manca una strategia; se fosse stato fatto un progetto serio, condiviso, in cui riunificare i mondi per riuscire a farli parlare tra loro e anche creare massa critica che poteva essere più efficiente dei diversi ambiti degli incubatori, quello poteva essere un progetto serio. Lei, francamente, su quello è stata assente, si è limitata a dire: "No, perché il Pubblico, sembra quasi di capire, può essere ostativo rispetto alla possibilità, appunto, da parte dei privati ad investire". Io, francamente, è una ragionamento che stento a comprendere. |