Interventi |
VERSACI Fabio (Presidente) Passerei al punto successivo, che è il punto numero 9 del nostro Ordine del Giorno: "Piano di razionalizzazione periodica delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute dal 31 dicembre 2017 ai sensi dell'articolo 20 del Decreto Legislativo del 19 agosto del 2016 n. 175 e s.m.i." VERSACI Fabio (Presidente) Prego, Assessore Rolando. ROLANDO Sergio (Assessore) Allora, questa delibera rientra nella tematica del Piano di razionalizzazione periodica delle partecipazioni societarie. Perché periodica? Perché a fianco alla ricognizione straordinaria effettuata l'anno scorso - che il Consiglio deliberò, se non ricordo male, nel mese di ottobre, qualche giorno fuori dalla scadenza prevista dalla norma - la stessa Legge prevede anche un aggiornamento di quel lavoro fatto l'anno scorso, che si fa tutti gli anni, e viene chiamata ricognizione ordinaria, un po' come per i residui. In riferimento…, ahinoi, che si basa sulla consistenza delle partecipazioni societarie al 31- 12-2017. Quindi, magari, il documento che il Consiglio si accinge ad approvare - come è stato compiutamente spiegato dai tecnici in Commissione - magari non è perfettamente aderente alla situazione di oggi, a quella di questo momento delle partecipate, però, da questo lavoro scaturisce poi l'aggiornamento degli allegati che sono citati in delibera, che riguardano l'identificazione delle partecipazioni societarie iscritte negli elenchi, secondo la definizione della Madia. Segnalerei unicamente due cose importanti, che in parallelo alla ricognizione ordinaria, la Giunta, il Settore Partecipate, in collaborazione con le partecipate che avevano motivi di rivedere le loro attività - in particolare mi riferisco agli statuti societari - ha sviluppato per quasi tutte le società, oggetto poi invece dei provvedimenti presi con la ricognizione straordinaria, sia nell'ambito della ricognizione, sia quelle che non avevano problematiche del genere, io segnalerei soltanto che in due casi: il caso che riguarda il mercato ortofrutticolo CAAT ed Environment Park ci sono delle novità nell'aspetto statutario che laddove venissero, oltre che implementate, anche realizzate nei fatti, daranno origine a dei cambiamenti nelle iscrizioni nei vari elenchi. Mi riferisco per il CAAT, mercato ortofrutticolo, alla possibilità, che è stata anche qui spiegata debitamente in Commissione, al fatto della detrazione da parte del CAAT di strumenti che riguardano l'igiene alimentare. In questo caso, se vi ricorderete tutta la discussione, in questo caso, e in quello del Envy Park che prevede l'apertura delle strutture di startup per materie energetiche, in questi casi si dovrebbe - in caso di attuazione - superare tutta la tematica della discussione che c'è stata l'anno scorso fra interesse pubblico e interesse generale. Il documento, una volta approvato, andrà al Ministero sia della Funzione Pubblica che dell'Economia e Finanze, e, ovviamente, il rispetto di questa scadenza è uno dei temi fondamentali per la Finanza Pubblica, per rispettare tutti i termini successivi. Grazie. Buonasera. VERSACI Fabio (Presidente) Grazie a lei. Prego, Capogruppo Lo Russo. LO RUSSO Stefano Grazie, Presidente. Questa delibera, che ha attinenza alla cosiddetta strategia di razionalizzazione delle partecipazioni societarie, di fatto, continua a mettere in evidenza quello che abbiamo già avuto modo di sollevare, proprio nella seduta del 2 ottobre 2017, quando la Sindaca Appendino - all'epoca era presente in Aula, non come oggi che invece si è data assente - e l'Assessore Rolando, portarono l'iniziale delibera, che era quella che prevedeva la razionalizzazione. Se si ricorda, Assessore, noi che non abbiamo cause ideologiche ostative relativamente al tema della razionalizzazione delle partecipazioni, ponemmo alcune questioni piuttosto puntuali. Le questioni che ponemmo in maniera piuttosto puntuale attenevano a tre categorie, tre società: il CAAT, SAGAT, e la vicenda dell'incubatore. Sul CAAT siamo ancora nel porto delle nebbie, questo è il dato vero, e questa delibera, che fa una ricognizione, ma di fatto non introduce alcun elemento di novità rispetto a quanto già all'epoca noi sollevammo, relativamente, anche qua, all'inopportunità di cedere quote con un unico criterio che era quello ragionieristico del bilancio, ma invece fare un ragionamento prospettico, per comprendere quella che era la quota parte di società che conveniva, tra virgolette, alla Città alienare per incamerare risorse, ma soprattutto per massimizzare il profitto in termini di governo o di non governo della questione. La seconda questione che abbiamo posto - peraltro fummo già allora profeti e purtroppo si è andato a verificare esattamente quello che dicemmo a verbale nella seduta del 2 ottobre 2017 - riguarda l'Aeroporto. Se si ricorda, Assessore Rolando, perché chi le parla, le disse che ritenevamo sbagliato andare a vendere la rimanente quota dell'Aeroporto in capo alla Città di Torino. Perché la ratio era quella di avere comunque la possibilità di esprimere un rappresentante della Città di Torino dentro il Consiglio di Amministrazione. Le ponemmo già all'epoca il problema della valutazione delle quote della società SAGAT, in quanto è del tutto evidente che la quota minoritaria, a fronte della stragrande maggioranza privata dell'attuale gestore dell'Aeroporto di Torino, era, per definizione, una quota che serviva a sedersi a un tavolo di…, almeno avrebbe posto la questione della Città nell'ambito di una infrastruttura strategica, come l'aeroporto e non aveva quel valore, ovviamente, in termini di governance, perché giustamente in questo caso le scelte sul governo di SAGAT furono fatte prima di voi. Invece, voi siete andati dritti, e quello che è capitato è esattamente quello che era assolutamente previsto e prevedibile, che cioè: le quote di SAGAT sono state svendute a F2i, perché di fatto il valore di cessione di queste quote, ovviamente, ca va sans dire, è strutturalmente deprezzato, quindi noi siamo riusciti, anzi voi siete riusciti, con la cessione di questa rimanente quota percentuale di minoranza a fare due cose: la prima, a venderle sottocosto; la seconda, a rendere la Città di Torino completamente afona nell'ambito delle scelte del Consiglio d'Amministrazione dell'Aeroporto di Torino Caselle. L'allora motivazione che usaste è: che la concessione aeroportuale è in capo alla Città e che è conseguente in un modello, diciamo così - che io posso anche condividere - liberale, in cui la Città, l'Ente Pubblico detiene la concessione, e l'erogatore privato lo sviluppa; fu quella la giustificazione che all'epoca avevate dato. Bene, sotto questo profilo, ci permettiamo di fare rilevare che tutto esattamente quello che abbiamo detto si è puntualmente verificato. Il risultato finale è che per qualche milione di euro, non tantissimi, oggi la Città di Torino non ha più neanche voce in capitolo per quanto riguarda le politiche dell'Aeroporto della Città di Torino, non di quello di Levaldigi, proprio della sua Città. Cioè noi siamo una Città in cui più nessuno può interloquire, può fare una richiesta di accesso agli atti, banalmente. Io mi metto nei panni di un Consigliere Comunale del Movimento 5 Stelle, non io, che vuole avere contezza di come SAGAT gestisce alcune partite nella gestione pubblica; ma domani io a chi la rivolgo la richiesta di accesso agli atti, per avere quella roba lì? Fino ad oggi avevo una garanzia, una tutela da parte del Testo Unico degli Enti Locali che mi garantiva, a me, come Consigliere Comunale, a lei come Assessore, di poter chiedere: atti, dati contabili, verificare se le assunzioni erano fatte correttamente, se gli appalti venivano gestiti correttamente, se c'era rispetto formale o sostanziale delle norme. Domani questo non potrà più capitare, per quanti milioni, Assessore Rolando? Cioè, ha cambiato le sorti del bilancio? No, no, e già questo glielo dicemmo all'epoca. La terza questione - ma qua sorvolo, perché davvero sono lungo e noioso secondo i Consiglieri di Maggioranza - riguarda il tema dell'incubatore. Da questo punto di vista riteniamo che dismettere le quote dell'incubatore sia un errore strategico della Città. In questo caso, chi acquisirà le quote dell'incubatore, io credo sia ben contento di acquisirle, invece, e penso che anche qui il fatto che la Città possa esprimere nella…, lo faceva l'Assessora Pisano, credo, come nominata dalla Sindaca, nell'ambito di quello, a parole è uno degli elementi più importanti, cioè la strategia dell'innovazione e dello sviluppo tecnologico di questa Città, di fatto non produce introiti, perché di fatto anche qua, non risaniamo il bilancio con le quote di dismissione di i3P, ma invece ci priviamo completamente di qualunque… - non tanto voi, ma anche chi verrà dopo di voi - di una qualunque interlocuzione formale, e non solo informale con questo tipo di società, in questo caso, se non sbaglio, consortile. Per tutte queste ragioni, Assessore Rolando, come contestammo la delibera approvata dalla Maggioranza grillino, il 2 ottobre 2017, anche quest'oggi, ci dispiace non poter assolutamente sostenere questa deliberazione che si chiama bene, correttamente: "Piano di razionalizzazione", ma che a nostro modo di vedere qua di razionale, fino adesso, abbiamo visto davvero poco. IMBESI Serena (Vicepresidente) Grazie. Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Tresso. TRESSO Francesco Grazie, Presidente. Ma anch'io brevemente esprimo le motivazioni per cui non voterò questa delibera, che di fatto sono quelle che già avevamo espresso in occasione, appunto, del Piano di dismissioni originario. Io ho una visione un pochino meno liberista sul discorso dell'aeroporto. Io credo, invece, che quello che va evidenziato con forza è una mancanza di coerenza con quelle che possono essere delle linee di indirizzo della Giunta con quelli che possono essere degli elementi su cui si ritiene di fondare lo sviluppo della città e poi quello che si mette in atto con queste dimissioni, che sono state un'applicazione della Madia, un po' pedissequa e che manca di una strategicità di fondo, perché anche gli elementi che lei oggi ci dice, cioè la possibilità che intervengano delle variazioni statutarie tali da rendere un elemento di valore aggiunto, la pubblicità di una società, potevano essere anche anticipate qualora ci fosse stato un elemento di divisione politica che potesse supportare questo. Sull'Aeroporto l'incoerenza è data dal fatto che una Città che comunque vuole puntare anche sul turismo non può poi non sedere a un tavolo e non partecipare alle decisioni, ma semplicemente limitarsi a prenderne atto, leggere sui giornali, e non avere voce in capitolo. Torino ha un city hub, che non sarà il grande hub che possono essere gli aeroporti di livello europeo o internazionale, ma sicuramente che ha una sua dignità, ha dei numeri che crescono, però bisogna fare delle politiche coerenti con quello che è l'attrattività anche sotto il profilo turistico della città. Sul discorso di CAAT, già si è detto: abbiamo in previsione a breve un momento di approfondimento. A me sembra che questo tentativo - peraltro andato non a buon fine - di cercare di smettere una quota minimale, in cui nessuno poteva avere appetibilità proprio dal punto di vista…, che poi non si garantiva nulla con una quota minimale, ma avere uno scouting che peraltro non ha prodotto alcunché, ma di nuovo non ci ha dato modo di capire quale sia l'elemento di programmazione che voi avete…, di visione che avete su quella realtà. È una realtà, in larga maggioranza, di proprietà della Città. Ci sono tutta una serie di sviluppi che si potrebbero attuare. Vedremo cosa ci dirà il nuovo Consiglio di Amministrazione, il Presidente e il Direttore neo nominato, però dal punto di vista politico io non ho ancora capito quali sono gli intendimenti che in più volte abbiamo chiesto in Commissione su quella realtà. Infine, è già stato detto, il discorso degli incubatori, perché oltre ai i3P, c'era anche 2i3T, che di nuovo potevano essere l'occasione di vedere un polo, magari unificandolo anche con l'Environment Park sull'innovazione e sulle startup in una Città che comunque vuole puntare sull'innovazione. Una città che, comunque, ha più di 100.000 studenti, che sulla tecnologia, grazie alla tradizioni del Politecnico, grazie alle tradizione di istituti (cito il Galileo Ferraris), tutta una serie di elementi che comunque sono permeati nel tessuto di questa città, forse meritava un approfondimento, un pochino più di coraggio e, per esempio, anche per sopperire ai limiti che la Madia veste sul fatto di avere una certa consistenza in termini di volume di affari, si poteva creare un consorziamento, come hanno fatto in altre realtà di città, per esempio, giusto per sopperire a quello che erano dei limiti imposti dalla normativa, ma che palesavano quella che era puntare su un elemento di sentire fondamentale: favorire il processo di realizzazione di startup, soprattutto l'innesto che questa realtà pone nel mondo lavorativo. Viceversa si lascia che altri facciano questo mestiere. La città, ci è stato detto: "Si faranno delle convenzioni", ci ha detto l'Assessore Pisano. Ma cosa vuol dire fare delle convenzioni? Le convenzioni le fai quando ci sei dentro, quando ci lavori con queste realtà. Invece ce ne disinteressiamo, lasciamo fare ad altri questo lavoro, e poi non ci prendiamo delle responsabilità. IMBESI Serena (Vicepresidente) Grazie. Voleva intervenire? Prego, Assessora Pisano. PISANO Paola (Assessore) Volevo dire una cosa velocissima. Come lei, Consigliere Tresso, saprà benissimo - quindi dico cose banalissime - all'interno di un incubatore ci vuole una forza che spinga le aziende a passare da startup, da idea a startup, a creare un business plan e andare avanti. Quindi, un incubatore ha bisogno di una forza interna che sia un soggetto che possa supportare le aziende in questo percorso. Abbiamo visto che negli anni le Pubbliche Amministrazioni non sono state adeguate per supportare gli incubatori e le loro aziende in questo processo. Infatti, se lei pensa all'incubatore del Politecnico di Milano, per esempio, all'interno di questi incubatori, proprio il Comune di Milano si è sfilato per lasciare spazio a soggetti privati che possano supportare la transizione delle aziende da idea ad aziende reali. Noi, dentro la nostra città, abbiamo un grosso problema all'interno delle startup, che è all'interno degli incubatori, che rimangono startup e non riescono a crescere. Quindi cosa può fare la Città? La Città, quello che può fare, è spingere dei soggetti all'interno degli incubatori affinché diano una forza finanziaria per supportare le startup a diventare delle aziende reali. Questo non significa che il Comune di Torino si disinteressa di soggetti come l'incubatore o di startup, perché attraverso altri atti amministrativi si possono fare cose che magari negli anni passati non sono mai state fatte. Perché anche, non dico colpa di una Amministrazione o dell'altra, dico anche con noi, ad oggi, la nostra rappresentanza in questi due anni all'interno degli incubatori non ha molto inciso per far crescere questi soggetti. Per cui, quello che il Comune può fare è: migliorare l'ambiente intorno agli incubatori, cercare di spingere gli incubatori e supportare gli incubatori ad avere più richieste di startup, più entrate di startup, ma sicuramente non può fare nient'altro che non il ruolo che ha la Pubblica Amministrazione. IMBESI Serena (Vicepresidente) Grazie. Il Capogruppo Lo Russo, su dichiarazione di voto, prego. LO RUSSO Stefano Grazie. Questa sua replica, Assessora Pisano, è plasticamente rappresentativa esattamente di quanto diceva il Consigliere Tresso per quanto riguarda la mancanza di visione. Provo a tradurla in altri termini: il fatto che la Città di Torino sia dentro l'incubatore non è, come dire, un ostacolo allo sviluppo dell'equity privato, perché altri soggetti entrino in incubatore. Anzi, in moltissimi casi, moltissimi soggetti privati hanno esigenza di avere, al loro fianco, nella rappresentanza sociale l'Ente Pubblico, perché quello è non solo garanzia, ma è anche, come dire - visto che abbiamo, avete, meritoriamente avviato il tema di Torino come Innovation Lab, il fatto di avere la Città di Torino dentro l'incubatore, e non fuori - è un elemento che non solo non è ostativo di capitali privati che arrivano, ma anzi può fare da garanzia "politica" che c'è piena sinergia tra un soggetto che territorialmente sviluppa delle attività di incubazione di impresa, che comunque alla fine saranno anche tutte schifose, solo startup, Assessore Pisano, ma in questi 15 anni, 20 anni, hanno generato, comunque, delle economie di scala piuttosto rilevanti e l'incubatore del Politecnico di Torino (cito quello che è forse quello che conosco un pochino meglio) è uno dei migliori incubatori di soggetti universitari d'Europa. Quindi, che poi non siano arrivati come a Milano soggetti di equity a sviluppare imprese, questo è un tema che forse dovrebbe porsi lei come Assessore all'Innovazione. Dice: perché dopo due anni mezzo - visto che siete arrivati voi al Governo della Città e quelli che c'erano prima, invece, erano incapaci - non siete stati voi portatori di questa nuova impostazione? Mi permetta di dissentire rispetto a un'impostazione che, oggettivamente, io mi permetto tutta di ribaltare su di lei. Ma lei dov'era, Assessora Pisano, in questi due anni e mezzo? Perché l'ho vista andare a Cupertino. L'ho vista andare in molti posti e da parte mia, mi dia atto, io l'ho sempre sostenuta in questa politica, perché ritengo davvero che quello sia un buon compito, il problema è: che cosa poi precipita. Allora questo tema è un tema che, mi permetta, io le ribalto esattamente all'opposto. Perché se la risposta al fatto che qui non abbiamo equity che investe e che la Città si chiama fuori, ma mi permetta, come fa a conciliare questo col suo ruolo di assessore all'Innovazione? Cioè delle due, l'una, lei dov'è? Cioè, che cosa innova? Lei ha l'Assessorato all'Innovazione della Città di Torino. Esprime alla Città di Torino, fino alla cessione delle quote, rappresentanti nei due incubatori della Città: Politecnico e Università; lamenta in Aula che non ci sono capitali privati e viene qua e ci spiega che quindi la soluzione è che la Città si chiami fuori. Cioè, provi a connettere dal punto di vista logico-cartesiano questi ragionamenti e poi se, gentilmente, mi fa capire, perché io davvero non ho capito la filosofia. Temo che la filosofia non ci sia, temo che qui ci sia un mood che è quello di dire: "Chiamiamoci fuori perché tanto l'incubatore così com'è non funziona", poi lei esprimerà il giudizio che vuole. Io ho un giudizio un po' diverso di i3P e di e di 2i3T, personalmente. Però, può anche essere, invece, che il giudizio dell'Amministrazione sia un altro. Ci permettiamo di far rilevare che quella roba lì non risolve i problemi di bilancio di alcun tipo: non li risolve, non li risolve, se non per partecipazioni pulviscolari, e priva la Città di un'interlocuzione con due soggetti che possono essere modificati, possono essere statutariamente allargati, possono essere loro attrattori di equity privato per finanziare e dare gambe economico- finanziarie alle startup dei giovani laureati dei due atenei torinesi e la sua risposta mi lascia davvero perplesso, Assessora Pisano. Perché, sotto questo profilo, è un'impostazione che, mi permetta, io non solo non condivido dal punto di vista politico, ma non condivido anche dal punto di vista proprio tecnico procedurale. Se io ho un problema, ho un contenitore che posso sviluppare, non mi chiamo fuori come soluzione al problema, mi chiamo dentro, chiamo a raccolta equity e imprese private. Cioè, faccio l'esatto opposto, l'esatto opposto, se credo in una roba, e non solo a parole. Visto che lei è particolarmente attiva nella interlocuzione con soggetti privati che hanno interesse a innovare a Torino, perfetto, usiamo questi tipi di veicoli, faccia valere il suo ruolo e il peso politico della Città di Torino a quei tavoli e faccia sistema, che è quello che di norma viene chiesto alla Giunta Comunale di una Città di un milione di abitanti. IMBESI Serena (Vicepresidente) Grazie. Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Tresso, prego. TRESSO Francesco Ma, guardi, Assessora, anch'io sono un po' costernato però dalle sue parole. Mi sembra francamente che quello che dice non è proprio molto nell'ottica di chi lavora per un Assessorato all'innovazione, crede nello sviluppo di queste potenzialità e poi ci dice che il Pubblico può avere quasi un ruolo di freno rispetto alla possibilità invece di potenziare. Allora, se il tema, come giustamente lei ha detto, è quello di dare continuità a delle realtà che comunque hanno prodotto parecchie incubazioni di startup in questi anni e che poi, purtroppo, trovano difficoltà nel momento strategico, nel momento chiave di potersi immettere sul mondo del mercato, ma è lì proprio che il Pubblico può essere il ruolo di mediazione, di collante, tra un mondo di finanziatori e quelle che sono le innovazioni che stanno nascendo. Ma finché non ho la visibilità, quello che il mondo delle startup mi sta producendo, sono un po' in difficoltà ad andarlo a proporre ai finanziatori e la Città deve creare tutto quel tessuto di facilitazioni che può fare in modo di attrarre gli investimenti. Perché poi, basta questa retorica del protestare. Il Vicesindaco Montanari protesta perché gli investitori non vengono; la Sindaca Appendino protesta perché Milano è prepotente; ma basta! Prendiamoci in mano le nostre responsabilità. Siamo noi che dobbiamo creare le strutture e le risorse, e la rete, per far sì che quel mondo riesca a colloquiare con i finanziatori, non solo a livello locale, a livello internazionale, i fondi istituzionali, per fare in modo di dare gambe a questi progetti. Ma se stiamo fuori da quei tavoli non avremo mai la sensibilità di capire quali sono le chiavi giuste per proporre quei sistemi. È inutile che lei ci parli di convenzioni, ma cosa vuol dire? Bisogna stare lì dentro per capire; tra l'altro per raccattare poi, il 16% di questi incubatori, che cosa raccattiamo? Qualche centinaio di migliaia di euro, insomma sono quelli che ci servono a bilancio? Io dico questo: manca una strategia; se fosse stato fatto un progetto serio, condiviso, in cui riunificare i mondi per riuscire a farli parlare tra loro e anche creare massa critica che poteva essere più efficiente dei diversi ambiti degli incubatori, quello poteva essere un progetto serio. Lei, francamente, su quello è stata assente, si è limitata a dire: "No, perché il Pubblico, sembra quasi di capire, può essere ostativo rispetto alla possibilità, appunto, da parte dei privati ad investire". Io, francamente, è una ragionamento che stento a comprendere. IMBESI Serena (Vicepresidente) Grazie. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mensio, prego. MENSIO Federico Grazie, Presidente. Ma io mi domando se tutta questa innovazione fosse stata fatta negli anni precedenti, oggi ci troveremo a discutere del fatto dell'abbandono delle startup, eccetera. Probabilmente, visto che eravamo dentro questi incubatori così preziosi si poteva fare negli ultimi 10 anni. Io credo che l'innovazione negli ultimi dieci anni nel mondo si sia, come dire, vista in altri ambiti. Qua siamo andati dietro a vecchie logiche, ancora oggi andiamo alle vecchie logiche del cemento, dei buchi, invece di innovare, quando si potevano fare le scelte, non sono state fatte; evidentemente bisogna farle prima certe scelte. Il mondo è andato avanti e noi siamo rimasti un po' al palo. IMBESI Serena (Vicepresidente) Grazie. Non ci sono altri interventi, metto in votazione la delibera, prego, Consiglieri, votate. Tutti i Consiglieri hanno votato? Chiudo la votazione. Favorevoli 22, contrari 0, astenuti 0, la delibera è approvata. IMBESI Serena (Vicepresidente) Darei lo stesso esito per l'immediata esecutività dell'atto. |