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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 10 Dicembre 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 24
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2018-05800
PIANO DI RAZIONALIZZAZIONE PERIODICA DELLE PARTECIPAZIONI SOCIETARIE DIRETTAMENTE O INDIRETTAMENTE POSSEDUTE AL 31 DICEMBRE 2017 AI SENSI DELL'ARTICOLO 20 DECRETO LEGISLATIVO 19 AGOSTO 2016 N. 175 E S.M.I. - APPROVAZIONE.
Interventi
VERSACI Fabio (Presidente)
Passerei al punto successivo, che è il punto numero 9 del nostro Ordine del Giorno:

"Piano di razionalizzazione periodica delle partecipazioni societarie direttamente o
indirettamente possedute dal 31 dicembre 2017 ai sensi dell'articolo 20 del Decreto
Legislativo del 19 agosto del 2016 n. 175 e s.m.i."

VERSACI Fabio (Presidente)
Prego, Assessore Rolando.

ROLANDO Sergio (Assessore)
Allora, questa delibera rientra nella tematica del Piano di razionalizzazione periodica
delle partecipazioni societarie. Perché periodica? Perché a fianco alla ricognizione
straordinaria effettuata l'anno scorso - che il Consiglio deliberò, se non ricordo male, nel
mese di ottobre, qualche giorno fuori dalla scadenza prevista dalla norma - la stessa
Legge prevede anche un aggiornamento di quel lavoro fatto l'anno scorso, che si fa tutti
gli anni, e viene chiamata ricognizione ordinaria, un po' come per i residui. In
riferimento…, ahinoi, che si basa sulla consistenza delle partecipazioni societarie al 31-
12-2017. Quindi, magari, il documento che il Consiglio si accinge ad approvare - come
è stato compiutamente spiegato dai tecnici in Commissione - magari non è
perfettamente aderente alla situazione di oggi, a quella di questo momento delle
partecipate, però, da questo lavoro scaturisce poi l'aggiornamento degli allegati che sono
citati in delibera, che riguardano l'identificazione delle partecipazioni societarie iscritte
negli elenchi, secondo la definizione della Madia. Segnalerei unicamente due cose
importanti, che in parallelo alla ricognizione ordinaria, la Giunta, il Settore Partecipate,
in collaborazione con le partecipate che avevano motivi di rivedere le loro attività - in
particolare mi riferisco agli statuti societari - ha sviluppato per quasi tutte le società,
oggetto poi invece dei provvedimenti presi con la ricognizione straordinaria, sia
nell'ambito della ricognizione, sia quelle che non avevano problematiche del genere, io
segnalerei soltanto che in due casi: il caso che riguarda il mercato ortofrutticolo CAAT
ed Environment Park ci sono delle novità nell'aspetto statutario che laddove venissero,
oltre che implementate, anche realizzate nei fatti, daranno origine a dei cambiamenti
nelle iscrizioni nei vari elenchi. Mi riferisco per il CAAT, mercato ortofrutticolo, alla
possibilità, che è stata anche qui spiegata debitamente in Commissione, al fatto della
detrazione da parte del CAAT di strumenti che riguardano l'igiene alimentare. In questo
caso, se vi ricorderete tutta la discussione, in questo caso, e in quello del Envy Park che
prevede l'apertura delle strutture di startup per materie energetiche, in questi casi si
dovrebbe - in caso di attuazione - superare tutta la tematica della discussione che c'è
stata l'anno scorso fra interesse pubblico e interesse generale. Il documento, una volta
approvato, andrà al Ministero sia della Funzione Pubblica che dell'Economia e Finanze,
e, ovviamente, il rispetto di questa scadenza è uno dei temi fondamentali per la Finanza
Pubblica, per rispettare tutti i termini successivi. Grazie. Buonasera.

VERSACI Fabio (Presidente)
Grazie a lei. Prego, Capogruppo Lo Russo.

LO RUSSO Stefano
Grazie, Presidente. Questa delibera, che ha attinenza alla cosiddetta strategia di
razionalizzazione delle partecipazioni societarie, di fatto, continua a mettere in evidenza
quello che abbiamo già avuto modo di sollevare, proprio nella seduta del 2 ottobre
2017, quando la Sindaca Appendino - all'epoca era presente in Aula, non come oggi che
invece si è data assente - e l'Assessore Rolando, portarono l'iniziale delibera, che era
quella che prevedeva la razionalizzazione. Se si ricorda, Assessore, noi che non
abbiamo cause ideologiche ostative relativamente al tema della razionalizzazione delle
partecipazioni, ponemmo alcune questioni piuttosto puntuali. Le questioni che
ponemmo in maniera piuttosto puntuale attenevano a tre categorie, tre società: il CAAT,
SAGAT, e la vicenda dell'incubatore. Sul CAAT siamo ancora nel porto delle nebbie,
questo è il dato vero, e questa delibera, che fa una ricognizione, ma di fatto non
introduce alcun elemento di novità rispetto a quanto già all'epoca noi sollevammo,
relativamente, anche qua, all'inopportunità di cedere quote con un unico criterio che era
quello ragionieristico del bilancio, ma invece fare un ragionamento prospettico, per
comprendere quella che era la quota parte di società che conveniva, tra virgolette, alla
Città alienare per incamerare risorse, ma soprattutto per massimizzare il profitto in
termini di governo o di non governo della questione. La seconda questione che abbiamo
posto - peraltro fummo già allora profeti e purtroppo si è andato a verificare esattamente
quello che dicemmo a verbale nella seduta del 2 ottobre 2017 - riguarda l'Aeroporto. Se
si ricorda, Assessore Rolando, perché chi le parla, le disse che ritenevamo sbagliato
andare a vendere la rimanente quota dell'Aeroporto in capo alla Città di Torino. Perché
la ratio era quella di avere comunque la possibilità di esprimere un rappresentante della
Città di Torino dentro il Consiglio di Amministrazione. Le ponemmo già all'epoca il
problema della valutazione delle quote della società SAGAT, in quanto è del tutto
evidente che la quota minoritaria, a fronte della stragrande maggioranza privata
dell'attuale gestore dell'Aeroporto di Torino, era, per definizione, una quota che serviva
a sedersi a un tavolo di…, almeno avrebbe posto la questione della Città nell'ambito di
una infrastruttura strategica, come l'aeroporto e non aveva quel valore, ovviamente, in
termini di governance, perché giustamente in questo caso le scelte sul governo di
SAGAT furono fatte prima di voi. Invece, voi siete andati dritti, e quello che è capitato
è esattamente quello che era assolutamente previsto e prevedibile, che cioè: le quote di
SAGAT sono state svendute a F2i, perché di fatto il valore di cessione di queste quote,
ovviamente, ca va sans dire, è strutturalmente deprezzato, quindi noi siamo riusciti, anzi
voi siete riusciti, con la cessione di questa rimanente quota percentuale di minoranza a
fare due cose: la prima, a venderle sottocosto; la seconda, a rendere la Città di Torino
completamente afona nell'ambito delle scelte del Consiglio d'Amministrazione
dell'Aeroporto di Torino Caselle. L'allora motivazione che usaste è: che la concessione
aeroportuale è in capo alla Città e che è conseguente in un modello, diciamo così - che
io posso anche condividere - liberale, in cui la Città, l'Ente Pubblico detiene la
concessione, e l'erogatore privato lo sviluppa; fu quella la giustificazione che all'epoca
avevate dato. Bene, sotto questo profilo, ci permettiamo di fare rilevare che tutto
esattamente quello che abbiamo detto si è puntualmente verificato. Il risultato finale è
che per qualche milione di euro, non tantissimi, oggi la Città di Torino non ha più
neanche voce in capitolo per quanto riguarda le politiche dell'Aeroporto della Città di
Torino, non di quello di Levaldigi, proprio della sua Città. Cioè noi siamo una Città in
cui più nessuno può interloquire, può fare una richiesta di accesso agli atti, banalmente.
Io mi metto nei panni di un Consigliere Comunale del Movimento 5 Stelle, non io, che
vuole avere contezza di come SAGAT gestisce alcune partite nella gestione pubblica;
ma domani io a chi la rivolgo la richiesta di accesso agli atti, per avere quella roba lì?
Fino ad oggi avevo una garanzia, una tutela da parte del Testo Unico degli Enti Locali
che mi garantiva, a me, come Consigliere Comunale, a lei come Assessore, di poter
chiedere: atti, dati contabili, verificare se le assunzioni erano fatte correttamente, se gli
appalti venivano gestiti correttamente, se c'era rispetto formale o sostanziale delle
norme. Domani questo non potrà più capitare, per quanti milioni, Assessore Rolando?
Cioè, ha cambiato le sorti del bilancio? No, no, e già questo glielo dicemmo all'epoca.
La terza questione - ma qua sorvolo, perché davvero sono lungo e noioso secondo i
Consiglieri di Maggioranza - riguarda il tema dell'incubatore. Da questo punto di vista
riteniamo che dismettere le quote dell'incubatore sia un errore strategico della Città. In
questo caso, chi acquisirà le quote dell'incubatore, io credo sia ben contento di
acquisirle, invece, e penso che anche qui il fatto che la Città possa esprimere nella…, lo
faceva l'Assessora Pisano, credo, come nominata dalla Sindaca, nell'ambito di quello, a
parole è uno degli elementi più importanti, cioè la strategia dell'innovazione e dello
sviluppo tecnologico di questa Città, di fatto non produce introiti, perché di fatto anche
qua, non risaniamo il bilancio con le quote di dismissione di i3P, ma invece ci priviamo
completamente di qualunque… - non tanto voi, ma anche chi verrà dopo di voi - di una
qualunque interlocuzione formale, e non solo informale con questo tipo di società, in
questo caso, se non sbaglio, consortile. Per tutte queste ragioni, Assessore Rolando,
come contestammo la delibera approvata dalla Maggioranza grillino, il 2 ottobre 2017,
anche quest'oggi, ci dispiace non poter assolutamente sostenere questa deliberazione che
si chiama bene, correttamente: "Piano di razionalizzazione", ma che a nostro modo di
vedere qua di razionale, fino adesso, abbiamo visto davvero poco.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Tresso.

TRESSO Francesco
Grazie, Presidente. Ma anch'io brevemente esprimo le motivazioni per cui non voterò
questa delibera, che di fatto sono quelle che già avevamo espresso in occasione,
appunto, del Piano di dismissioni originario. Io ho una visione un pochino meno
liberista sul discorso dell'aeroporto. Io credo, invece, che quello che va evidenziato con
forza è una mancanza di coerenza con quelle che possono essere delle linee di indirizzo
della Giunta con quelli che possono essere degli elementi su cui si ritiene di fondare lo
sviluppo della città e poi quello che si mette in atto con queste dimissioni, che sono state
un'applicazione della Madia, un po' pedissequa e che manca di una strategicità di fondo,
perché anche gli elementi che lei oggi ci dice, cioè la possibilità che intervengano delle
variazioni statutarie tali da rendere un elemento di valore aggiunto, la pubblicità di una
società, potevano essere anche anticipate qualora ci fosse stato un elemento di divisione
politica che potesse supportare questo. Sull'Aeroporto l'incoerenza è data dal fatto che
una Città che comunque vuole puntare anche sul turismo non può poi non sedere a un
tavolo e non partecipare alle decisioni, ma semplicemente limitarsi a prenderne atto,
leggere sui giornali, e non avere voce in capitolo. Torino ha un city hub, che non sarà il
grande hub che possono essere gli aeroporti di livello europeo o internazionale, ma
sicuramente che ha una sua dignità, ha dei numeri che crescono, però bisogna fare delle
politiche coerenti con quello che è l'attrattività anche sotto il profilo turistico della città.
Sul discorso di CAAT, già si è detto: abbiamo in previsione a breve un momento di
approfondimento. A me sembra che questo tentativo - peraltro andato non a buon fine -
di cercare di smettere una quota minimale, in cui nessuno poteva avere appetibilità
proprio dal punto di vista…, che poi non si garantiva nulla con una quota minimale, ma
avere uno scouting che peraltro non ha prodotto alcunché, ma di nuovo non ci ha dato
modo di capire quale sia l'elemento di programmazione che voi avete…, di visione che
avete su quella realtà. È una realtà, in larga maggioranza, di proprietà della Città. Ci
sono tutta una serie di sviluppi che si potrebbero attuare. Vedremo cosa ci dirà il nuovo
Consiglio di Amministrazione, il Presidente e il Direttore neo nominato, però dal punto
di vista politico io non ho ancora capito quali sono gli intendimenti che in più volte
abbiamo chiesto in Commissione su quella realtà. Infine, è già stato detto, il discorso
degli incubatori, perché oltre ai i3P, c'era anche 2i3T, che di nuovo potevano essere
l'occasione di vedere un polo, magari unificandolo anche con l'Environment Park
sull'innovazione e sulle startup in una Città che comunque vuole puntare
sull'innovazione. Una città che, comunque, ha più di 100.000 studenti, che sulla
tecnologia, grazie alla tradizioni del Politecnico, grazie alle tradizione di istituti (cito il
Galileo Ferraris), tutta una serie di elementi che comunque sono permeati nel tessuto di
questa città, forse meritava un approfondimento, un pochino più di coraggio e, per
esempio, anche per sopperire ai limiti che la Madia veste sul fatto di avere una certa
consistenza in termini di volume di affari, si poteva creare un consorziamento, come
hanno fatto in altre realtà di città, per esempio, giusto per sopperire a quello che erano
dei limiti imposti dalla normativa, ma che palesavano quella che era puntare su un
elemento di sentire fondamentale: favorire il processo di realizzazione di startup,
soprattutto l'innesto che questa realtà pone nel mondo lavorativo. Viceversa si lascia che
altri facciano questo mestiere. La città, ci è stato detto: "Si faranno delle convenzioni",
ci ha detto l'Assessore Pisano. Ma cosa vuol dire fare delle convenzioni? Le
convenzioni le fai quando ci sei dentro, quando ci lavori con queste realtà. Invece ce ne
disinteressiamo, lasciamo fare ad altri questo lavoro, e poi non ci prendiamo delle
responsabilità.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Voleva intervenire? Prego, Assessora Pisano.

PISANO Paola (Assessore)
Volevo dire una cosa velocissima. Come lei, Consigliere Tresso, saprà benissimo -
quindi dico cose banalissime - all'interno di un incubatore ci vuole una forza che spinga
le aziende a passare da startup, da idea a startup, a creare un business plan e andare
avanti. Quindi, un incubatore ha bisogno di una forza interna che sia un soggetto che
possa supportare le aziende in questo percorso. Abbiamo visto che negli anni le
Pubbliche Amministrazioni non sono state adeguate per supportare gli incubatori e le
loro aziende in questo processo. Infatti, se lei pensa all'incubatore del Politecnico di
Milano, per esempio, all'interno di questi incubatori, proprio il Comune di Milano si è
sfilato per lasciare spazio a soggetti privati che possano supportare la transizione delle
aziende da idea ad aziende reali. Noi, dentro la nostra città, abbiamo un grosso
problema all'interno delle startup, che è all'interno degli incubatori, che rimangono
startup e non riescono a crescere. Quindi cosa può fare la Città? La Città, quello che può
fare, è spingere dei soggetti all'interno degli incubatori affinché diano una forza
finanziaria per supportare le startup a diventare delle aziende reali. Questo non significa
che il Comune di Torino si disinteressa di soggetti come l'incubatore o di startup, perché
attraverso altri atti amministrativi si possono fare cose che magari negli anni passati non
sono mai state fatte. Perché anche, non dico colpa di una Amministrazione o dell'altra,
dico anche con noi, ad oggi, la nostra rappresentanza in questi due anni all'interno degli
incubatori non ha molto inciso per far crescere questi soggetti. Per cui, quello che il
Comune può fare è: migliorare l'ambiente intorno agli incubatori, cercare di spingere gli
incubatori e supportare gli incubatori ad avere più richieste di startup, più entrate di
startup, ma sicuramente non può fare nient'altro che non il ruolo che ha la Pubblica
Amministrazione.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Il Capogruppo Lo Russo, su dichiarazione di voto, prego.

LO RUSSO Stefano
Grazie. Questa sua replica, Assessora Pisano, è plasticamente rappresentativa
esattamente di quanto diceva il Consigliere Tresso per quanto riguarda la mancanza di
visione. Provo a tradurla in altri termini: il fatto che la Città di Torino sia dentro
l'incubatore non è, come dire, un ostacolo allo sviluppo dell'equity privato, perché altri
soggetti entrino in incubatore. Anzi, in moltissimi casi, moltissimi soggetti privati
hanno esigenza di avere, al loro fianco, nella rappresentanza sociale l'Ente Pubblico,
perché quello è non solo garanzia, ma è anche, come dire - visto che abbiamo, avete,
meritoriamente avviato il tema di Torino come Innovation Lab, il fatto di avere la Città
di Torino dentro l'incubatore, e non fuori - è un elemento che non solo non è ostativo di
capitali privati che arrivano, ma anzi può fare da garanzia "politica" che c'è piena
sinergia tra un soggetto che territorialmente sviluppa delle attività di incubazione di
impresa, che comunque alla fine saranno anche tutte schifose, solo startup, Assessore
Pisano, ma in questi 15 anni, 20 anni, hanno generato, comunque, delle economie di
scala piuttosto rilevanti e l'incubatore del Politecnico di Torino (cito quello che è forse
quello che conosco un pochino meglio) è uno dei migliori incubatori di soggetti
universitari d'Europa. Quindi, che poi non siano arrivati come a Milano soggetti di
equity a sviluppare imprese, questo è un tema che forse dovrebbe porsi lei come
Assessore all'Innovazione. Dice: perché dopo due anni mezzo - visto che siete arrivati
voi al Governo della Città e quelli che c'erano prima, invece, erano incapaci - non siete
stati voi portatori di questa nuova impostazione? Mi permetta di dissentire rispetto a
un'impostazione che, oggettivamente, io mi permetto tutta di ribaltare su di lei. Ma lei
dov'era, Assessora Pisano, in questi due anni e mezzo? Perché l'ho vista andare a
Cupertino. L'ho vista andare in molti posti e da parte mia, mi dia atto, io l'ho sempre
sostenuta in questa politica, perché ritengo davvero che quello sia un buon compito, il
problema è: che cosa poi precipita. Allora questo tema è un tema che, mi permetta, io le
ribalto esattamente all'opposto. Perché se la risposta al fatto che qui non abbiamo equity
che investe e che la Città si chiama fuori, ma mi permetta, come fa a conciliare questo
col suo ruolo di assessore all'Innovazione? Cioè delle due, l'una, lei dov'è? Cioè, che
cosa innova? Lei ha l'Assessorato all'Innovazione della Città di Torino. Esprime alla
Città di Torino, fino alla cessione delle quote, rappresentanti nei due incubatori della
Città: Politecnico e Università; lamenta in Aula che non ci sono capitali privati e viene
qua e ci spiega che quindi la soluzione è che la Città si chiami fuori. Cioè, provi a
connettere dal punto di vista logico-cartesiano questi ragionamenti e poi se, gentilmente,
mi fa capire, perché io davvero non ho capito la filosofia. Temo che la filosofia non ci
sia, temo che qui ci sia un mood che è quello di dire: "Chiamiamoci fuori perché tanto
l'incubatore così com'è non funziona", poi lei esprimerà il giudizio che vuole. Io ho un
giudizio un po' diverso di i3P e di e di 2i3T, personalmente. Però, può anche essere,
invece, che il giudizio dell'Amministrazione sia un altro. Ci permettiamo di far rilevare
che quella roba lì non risolve i problemi di bilancio di alcun tipo: non li risolve, non li
risolve, se non per partecipazioni pulviscolari, e priva la Città di un'interlocuzione con
due soggetti che possono essere modificati, possono essere statutariamente allargati,
possono essere loro attrattori di equity privato per finanziare e dare gambe economico-
finanziarie alle startup dei giovani laureati dei due atenei torinesi e la sua risposta mi
lascia davvero perplesso, Assessora Pisano. Perché, sotto questo profilo, è
un'impostazione che, mi permetta, io non solo non condivido dal punto di vista politico,
ma non condivido anche dal punto di vista proprio tecnico procedurale. Se io ho un
problema, ho un contenitore che posso sviluppare, non mi chiamo fuori come soluzione
al problema, mi chiamo dentro, chiamo a raccolta equity e imprese private. Cioè, faccio
l'esatto opposto, l'esatto opposto, se credo in una roba, e non solo a parole. Visto che lei
è particolarmente attiva nella interlocuzione con soggetti privati che hanno interesse a
innovare a Torino, perfetto, usiamo questi tipi di veicoli, faccia valere il suo ruolo e il
peso politico della Città di Torino a quei tavoli e faccia sistema, che è quello che di
norma viene chiesto alla Giunta Comunale di una Città di un milione di abitanti.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Tresso, prego.

TRESSO Francesco
Ma, guardi, Assessora, anch'io sono un po' costernato però dalle sue parole. Mi sembra
francamente che quello che dice non è proprio molto nell'ottica di chi lavora per un
Assessorato all'innovazione, crede nello sviluppo di queste potenzialità e poi ci dice che
il Pubblico può avere quasi un ruolo di freno rispetto alla possibilità invece di
potenziare. Allora, se il tema, come giustamente lei ha detto, è quello di dare continuità
a delle realtà che comunque hanno prodotto parecchie incubazioni di startup in questi
anni e che poi, purtroppo, trovano difficoltà nel momento strategico, nel momento
chiave di potersi immettere sul mondo del mercato, ma è lì proprio che il Pubblico può
essere il ruolo di mediazione, di collante, tra un mondo di finanziatori e quelle che sono
le innovazioni che stanno nascendo. Ma finché non ho la visibilità, quello che il mondo
delle startup mi sta producendo, sono un po' in difficoltà ad andarlo a proporre ai
finanziatori e la Città deve creare tutto quel tessuto di facilitazioni che può fare in modo
di attrarre gli investimenti. Perché poi, basta questa retorica del protestare. Il
Vicesindaco Montanari protesta perché gli investitori non vengono; la Sindaca
Appendino protesta perché Milano è prepotente; ma basta! Prendiamoci in mano le
nostre responsabilità. Siamo noi che dobbiamo creare le strutture e le risorse, e la rete,
per far sì che quel mondo riesca a colloquiare con i finanziatori, non solo a livello
locale, a livello internazionale, i fondi istituzionali, per fare in modo di dare gambe a
questi progetti. Ma se stiamo fuori da quei tavoli non avremo mai la sensibilità di capire
quali sono le chiavi giuste per proporre quei sistemi. È inutile che lei ci parli di
convenzioni, ma cosa vuol dire? Bisogna stare lì dentro per capire; tra l'altro per
raccattare poi, il 16% di questi incubatori, che cosa raccattiamo? Qualche centinaio di
migliaia di euro, insomma sono quelli che ci servono a bilancio? Io dico questo: manca
una strategia; se fosse stato fatto un progetto serio, condiviso, in cui riunificare i mondi
per riuscire a farli parlare tra loro e anche creare massa critica che poteva essere più
efficiente dei diversi ambiti degli incubatori, quello poteva essere un progetto serio. Lei,
francamente, su quello è stata assente, si è limitata a dire: "No, perché il Pubblico,
sembra quasi di capire, può essere ostativo rispetto alla possibilità, appunto, da parte dei
privati ad investire". Io, francamente, è una ragionamento che stento a comprendere.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mensio, prego.

MENSIO Federico
Grazie, Presidente. Ma io mi domando se tutta questa innovazione fosse stata fatta negli
anni precedenti, oggi ci troveremo a discutere del fatto dell'abbandono delle startup,
eccetera. Probabilmente, visto che eravamo dentro questi incubatori così preziosi si
poteva fare negli ultimi 10 anni. Io credo che l'innovazione negli ultimi dieci anni nel
mondo si sia, come dire, vista in altri ambiti. Qua siamo andati dietro a vecchie logiche,
ancora oggi andiamo alle vecchie logiche del cemento, dei buchi, invece di innovare,
quando si potevano fare le scelte, non sono state fatte; evidentemente bisogna farle
prima certe scelte. Il mondo è andato avanti e noi siamo rimasti un po' al palo.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Non ci sono altri interventi, metto in votazione la delibera, prego, Consiglieri,
votate.
Tutti i Consiglieri hanno votato? Chiudo la votazione.
Favorevoli 22, contrari 0, astenuti 0, la delibera è approvata.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Darei lo stesso esito per l'immediata esecutività dell'atto.
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