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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 26 Novembre 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 29
ORDINE DEL GIORNO 2018-04120
"(ODG N. 12/2018) DDL 735 SU AFFIDO CONDIVISO, MANTENIMENTO DIRETTO E BIGENITORIALIT?" PRESENTATA IN DATA 27 SETTEMBRE 2018 - PRIMA FIRMATARIA ARTESIO.
Interventi
VERSACI Fabio (Presidente)
Andrei al punto 20 della Capogruppo Artesio:

"DDL 735 su affido condiviso, mantenimento diretto e bigenitorialità"

VERSACI Fabio (Presidente)
È stato presentato un altro ordine del giorno da parte della Consigliera Pollicino di
medesimo argomento e quindi la discussione verrà fatta ovviamente congiuntamente.
Lascerei la parola alla capogruppo Artesio per l'illustrazione, prego. Ci sono anche due
emendamenti, prego.

ARTESIO Eleonora
Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno è stato depositato il 27 settembre, da allora
abbiamo potuto assistere, non soltanto nei lavori della nostra Commissione Consiliare
delle ultime due settimane, ma in tutta la restituzione del dibattito parlamentare di
Commissione e nella mobilitazione sociale pubblica, a una grande presa di parole di
posizione nei confronti di questo DDL, e quindi il minimo che politicamente possiamo
chiederci è quali siano le ragioni per le quali così tante organizzazioni professionali,
così tante associazioni di rappresentanza, così tante persone hanno ritenuto di prendere
parola, manifestare in piazza, partecipare ai dibattiti istituzionali, organizzare eventi
pubblici, per commentare questo Disegno di Legge, soprattutto chiederne il ritiro. Il
contenuto della premessa dell'ordine del giorno, che ho depositato e che è stato
sottoscritto dalla collega Foglietta e anche dal collega Tresso, tenta di formulare in
sintesi gli elementi di giudizio più rilevanti. Il primo, quello che ispira tutta la
riflessione, tutta la valutazione, ed è il fatto che nelle condizioni di separazione di
determinazione della cura e della crescita dei figli, tutta la nostra giurisprudenza, ma
anche il comportamento di persone civili e responsabili, antepone l'interesse dei minori
rispetto ai contenziosi tra gli adulti. E quindi, il tema che ci deve guidare nel giudicare
questo testo, è esattamente l'interesse dei minori; minori che sono diversi, persona a
persona, diversi nel loro nucleo familiare, diversi nelle loro prospettive di crescita,
diversi nei loro desideri e in quanto tali non possono essere ricondotti ad una formula
matematica che, come il Decreto Pillon pretende di fare, divide in modo statistico il
tempo che ciascuno degli adulti deve dedicare, in maniera assolutamente simmetrica, le
risorse economiche che ciascuno dei genitori deve destinare, le modalità con le quali
ciascuno dei due si presenterà nei confronti del progetto educativo del proprio figlio,
come se la vita di una coppia, la vita di un genitore, la vita di ciascuno coi propri figli,
non fosse una questione di relazioni, ma fosse invece una questione di algebra. Quindi il
primo tema, è esattamente questo. La reazione è stata perché non si è ravvisato il
superiore interesse dei minori, ma semplicemente un modo di regolare conflitti tra
adulti; adulti che si dà per scontato non sappiano ritrovare le modalità nell'interesse dei
propri figli più corrette, più efficaci di crescita. Ma se l'82% delle persone, delle coppie
che si separano, che ricorre alla separazione consensuale, dimostra questo livello di
civiltà. E allora, se è così poco coerente con la realtà di vita delle persone, con i
comportamenti delle stesse, perché questo Decreto Pillon, così insistentemente si è
posto all'attenzione parlamentare e all'opinione pubblica? Probabilmente, e questa è
sicuramente una interpretazione che noi offriamo al Consiglio, perché persegue un altro
tipo di logica, una sorta di logica che, voglio usare una parola forte, sembra voler
arrivare ad un regolamento dei conti tra figura paterna e figura materna, quasi che il
dover sopportare l'onere dei costi di una cura e di una crescita condivisa dei figli, il
dover riconoscere che c'è un'abitazione che il genitore a cui è affidata la funzione
prevalente condivide con il figlio, il dover sostenere nella coppia quel coniuge che
precedentemente aveva lasciato il lavoro, aveva ridotto l'orario, o per ragioni che ben
conosciamo socialmente, tutti gli economisti ci ricordano, vede la donna in minor
condizione di trattamento salariale, quasi che aver fatto nel tempo tutto questo, risulti
oggi insopportabile ad una componente, quella maschile, e mi permetto di dire, quella
patriarcale, che, attraverso anche atti come questi, tende a ricostruire una logica di
dominio e di possesso attraverso la figura del minore. Anche solo il fatto che si possano
porre questi dubbi e questi dubbi non le pone solo una componente politica, ma sono
preoccupazioni che sono state espresse dalle organizzazioni professionali, da tutta la
cultura del diritto, che vi dice: "Ma noi guardiamo caso per caso, caso per caso
individuiamo la situazione più favorevole". Quindi illustro tutto, Presidente, quindi
avrei il tempo doppio. Quindi, caso per caso individuiamo qual è il superiore interesse
del minore, quali sono le tutele che possiamo mettere in atto; se già solo tutti questi
saperi hanno espresso questa preoccupazione, vuol dire che se anche non ci fosse stata
questa intenzione, sicuramente, sicuramente, la scrittura è tale, il contenuto è tale che
non può essere accettato, semplicemente perché introduce questi rischi possibili. E
quindi, in sintesi, per le ragioni che abbiamo scritto in narrativa, noi proponiamo che
anche dal Consiglio Comunale, come da altri livelli istituzionali, come dalle audizioni
che sono state compiute nelle Commissioni Parlamentari, arrivi un segnale forte e
chiaro di richiesta di ritiro di questo Disegno di Legge, forte e chiaro. Dall'andamento
delle Commissioni è accaduto, abbiamo ascoltato, che ci siano state anche delle
dichiarazioni molto esplicite, anche altre associazioni non sono d'accordo sul Decreto
Pillon, ma sono in disaccordo non per le ragioni scritte nel nostro ordine del giorno e
anche questo allora conferma come, come dire, quel testo possa lasciare adito al fatto
che voglia aprire una strada che non si dichiara esplicitamente, ma che rischia di essere
pericolosissima, e in tutte le cose, anche in politica, vale il principio di precauzione e
quindi non intraprendere strade che possono produrre dei danni significativi. E allora in
questo senso ho esaminato, insieme agli altri colleghi del Consiglio, la proposta di
ordine del giorno, a prima firma la Consigliera Pollicino, che la Maggioranza ha
depositato. È una proposta di ordine del giorno che, nella premessa, non segue gli
argomenti che ho qui riportato, ma fa una ricostruzione di tutte le normative nazionali
ed europee che regolano, appunto, il tema della bigenitorialità in generale, ma
specificamente della tutela del minore in caso di separazione. È evidente che una
puntuale e puntigliosa ricostruzione della normativa ci trova, mi trova, d'accordo, anzi
sottolineo che in questo testo è stata anche ripresa la questione di come il ricorso alla
mediazione obbligatoria sia odioso e pericoloso nelle situazioni di maltrattamento e
infatti anche il testo della Maggioranza riprende esattamente l'indicazione di Istanbul
sull'esclusione del ricorso alla mediazione in casi di maltrattamento. La proposta
nell'ordine del giorno conclude anch'essa, quella della Maggioranza, con la richiesta di
revoca del Decreto Pillon e su questo, evidentemente, concordo. C'è un punto
aggiuntivo, che è quello che lascia il dibattito all'attenzione parlamentare di riaprire il
dibattito su una proposta di legge riguardante tutta questa materia e complessivamente il
tema della bigenitorialità, lo riapre ad un livello non nostro, quello dei disegni di legge
che sono stati depositati in Parlamento, con relazioni di contenuto e di forza numerica in
Parlamento che non mi appartengono, che non posso determinare, ma dice anche una
cosa specifica: che questa legislazione, futura, futuribile, dovrà essere coerente con il
dettato e gli impegni sottoscritti dal nostro Paese nei trattati internazionali. Quindi il
Disegno di Legge della Maggioranza definisce un perimetro entro il quale riaprire la
discussione. Allora, con questa descrizione e giudizio, in sintesi, io propongo, anche a
nome degli altri sottoscrittori, che si voti la proposta di ordine del giorno depositata a
mia firma coi colleghi, e credo che ci sarà modo in questo Consiglio di aver condiviso,
di condividere le motivazioni della premessa e contemporaneamente annuncio che sul
testo depositato dalla Maggioranza, che ha questa caratteristica di descrizione puntuale
della normativa in essere, poiché è esplicitamente richiamata la richiesta di revoca del
Decreto Pillon, voterò a favore.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Ha chiesto di intervenire la Consigliera Foglietta, prego.

FOGLIETTA Chiara
Grazie, Presidente. Inizierò il mio intervento in merito a questa atto citando il sommo
maestro Rodotà, che nel 2015, nel suo libro "Diritto d'amore" definì, invitò ad essere
consapevoli di quanto "pericoloso potesse essere il diritto", cito testualmente: "Quando
incontra la vita delle persone e si comporta come se non esistesse". In questa stessa scia
si è espressa la giurisprudenza della Corte Costituzionale quando con una sentenza, che
è la 494 del 2002, dichiarò che non si può tollerare una concezione della famiglia
nemica delle persone e dei loro diritti. Vede, Presidente, quando un legislatore è
chiamato a occuparsi di questioni e problemi che investono la sfera più intima della vita
delle persone, si trova davanti a due alternative, a due strade; da un lato può porsi in
ascolto cercando di cogliere quali sono i risvolti dell'esistenza reale della vita delle
persone, cogliendo le diversità delle istanze che chiaramente chiedono disciplina e
tutela, dall'altro canto può avere quello che viene definito, a me non piace tanto, però
viene definito così, un approccio ideologico. Quindi nell'equilibrio tra queste due
istanze, quindi il riconoscimento della realtà reale, mi permetta la cacofonia, e il
disciplinamento dell'ideologia, risiedono o dovrebbero risiedere la saggezza dei
rappresentanti e le capacità del processo politico di includere chiaramente le differenze
e le diversità, apprezzandone le diversità. Non a caso i padri costituenti della nostra
Costituzione hanno cercato di ancorare, è stato detto tantissime volte, soprattutto nel
lunghissimo ed estenuante dibattito sulla Legge sulle Unioni Civili, di articolare
l'Articolo 29 della Costituzione all'Articolo 2 e all'Articolo 3. Nel caso del DDL Pillon,
il modello di famiglia che è perseguito, è un modello di famiglia che io posso definire
autoritario, ideologicamente condizionato e insensibile alla realtà, alle cose concrete e
anche, chiaramente, alle vicende dolorose e tristi di una vita in cui vengono compresi i
coniugi, i genitori e i figli. Il modello di Legge, proposto dal Senatore della Lega, parte
da un presupposto molto chiaro: esiste un modello di famiglia astratto e
ideologicamente condizionato, chiaramente fondata sul matrimonio eterosessuale, ma
non a caso l'espressione nel Collegio dei Ministri della Lega dichiara più volte che non
esistono le famiglie composte da persone dello stesso genere, al quale devono essere
chiaramente piegate le concrete vicende di vita e di dolore. Passiamo adesso ad
analizzare quelle che, secondo me, sono le criticità forti che mi portano a chiedere ai
colleghi dall'Aula di richiedere il ritiro della Legge Pillon al Parlamento. Innanzitutto
l'obbligo, l'ha già detto la collega Artesio prima, di ricorrere alla mediazione familiare;
l'obbligo, non la facoltà, facoltà che invece poteva essere scelta con la normativa
vigente. Non si tratta, quindi, appunto, di alleggerire il lavoro del Giudice, ma si tratta
di imporre alle coppie di sottoposti obbligatoriamente, come già detto, ad un vero e
proprio trattamento di consulenza psicologica, in direzione contraria a quello che è stato
fatto nella legislatura passata, dal Partito Democratico, con il cosiddetto divorzio breve.
Nella stessa direzione, che a mio avviso è pericolosissima, si muove anche
l'introduzione del coordinatore genitoriale e soprattutto la prospettata riforma del regime
degli assegni di mantenimento. È chiaro che si è parlato sempre della figura più debole,
è chiaro che, per come stanno andando le cose in termini economici, è la donna, non
solo al Sud, per una questione di stipendi più bassi, ma anche al Nord, in una famiglia
composta da persona di genere opposto, chiaramente percepisce uno stipendio inferiore,
quindi immaginiamoci una coppia che obbligatoriamente deve iniziare un percorso di
mediazione familiare, se la parte più debole è quella economicamente svantaggiata, con
che spirito inizia questo percorso. È chiaro che però la Legge Pillon verte anche sui
minori, che secondo me sono il punto centrale della forte richiesta di ritiro della Legge,
per due motivi fondamentali; la prima, che innanzitutto l'Articolo 17 del Disegno di
Legge inserisce nel Codice Civile un riferimento alla cosiddetta sindrome di alienazione
parentale. Per brevità dell'Aula e per accorciare i tempi di questa discussione, che sarà
sicuramente molto lunga, non entro nel merito della sindrome di alienazione parentale.
In secondo luogo, non si può dimenticare la riforma delle modalità di affidamento - sto
per concludere, Presidente se mi lascia ancora…, grazie - vero e proprio cuore della
costruzione ideologica del Senatore Pillon. L'affermazione del diritto del minore ad
avere un rapporto con entrambi i genitori viene in realtà piegata in una declinazione
ideologica, cioè i bambini vengono, in questo caso, i bambini o le bambine vengono
considerati come, permettetemi il termine, come delle vere e proprie palline da ping
pong, c'è quindi questo rimpallo costante tra i due genitori. Purtroppo sappiamo bene
che in alcune situazioni familiari così non può essere. La centralità del figlio è una cosa
importante ed è il punto fondamentale attorno al quale il Senatore Pillon ha cercato di
costruire questo DDL, peccato che poi si è dimenticato che i figli hanno capacità di
intendere e di volere, ed è chiaro che metterli di fronte a un percorso psicologico, due
parti in netto contrasto, sarebbe per loro assolutamente una violenza psicologica. E per
questo, e per molte delle considerazioni che ci hanno, mi hanno portato a sottoscrivere
convintamente l'atto della collega Artesio, che chiedo che la città di Torino e quest'Aula
si esprima nettamente per chiedere che il DDL Pillon venga ritirato. Grazie.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie a lei. Chiedo scusa se l'abbiamo distratta nell'intervento, dovevamo solo
cambiare il meccanografico. Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Rosso, prego.

ROSSO Roberto
Io sono un liberale e in quest'Aula cerco di comportarmi da liberale, e uno dei criteri del
mondo liberale è quello di invertire la frase di Machiavelli per cui il fine giustifica i
mezzi. Invece no, ci sono i mezzi, legittimi, che rendono legittime le finalità. In questo
caso mi domando come si sia potuto rendere ammissibile un ordine al giorno di questo
tipo. Per una ragione molto semplice: perché si chiede a un corpo istituzionale che non
esiste, il Parlamento, di ritirare un atto, che è nella disponibilità di una singola persona,
il presentatore del Disegno di Legge. Quindi, voglio dire, francamente, io so che voi
potete fare tutto, voi siete addirittura tutte le sinistre unite nel confermare queste cose,
ma è incredibile che si sia potuto dare ammissibilità a un ordine del giorno di questo
tipo, perché è insensato, è paradossale, è impossibile e non doveva essere ammesso.
Cioè qui si chiede, lo leggo perché è stupefacente, si dice: "Impegna - tutto questo
ordine del giorno - la Sindaca e la Giunta a sollecitare il Parlamento", ma chi è il
Parlamento? Io capisco che voi grillini pensiate che sia revocabile la norma
costituzionale che dice che il mandato parlamentare è senza vincolo. I liberali si
comportano in questo modo, ritengono in questo modo, giudicano in questo modo e
dico, voi fate benissimo, ma queste cose tenetevele per la vostra parte, ma quando si
parla del Parlamento, e si parla quindi di un deputato che ha la legittimità, io non entro
nel merito della questione, anzi ho ascoltato il dibattito che c'è stato in Commissione, mi
pareva anche ragionevole tante delle cose che venivano dette da questi gruppi di donne,
però non voglio entrare nel merito, perché questo è un ordine del giorno che non doveva
comparire in questo Consiglio, cioè sollecitare il Parlamento a revocare un Disegno di
Legge è una follia istituzionale. Questo Consiglio Comunale potrà, nei suoi Gruppi,
rivolgersi, voi che siete dei 5 Stelle, rivolgervi ai vostri dei 5 Stelle, per dire: "Queste
cose non le voterò mai". Legittimissimo, io non entro mica nel merito di questa cosa. E
poi, oltre a essere inammissibile e improponibile, era anche, purtroppo, una discussione
monca perché ci sono state molte richieste da parte di gruppi femminili che si sono
proposti anche con argomentazioni veramente interessanti, io le ho ascoltate, ma avevo
detto: "Possibile che non ci sia uno della parte avversa che proponga ragioni a favore di
questo Decreto?". Quanto meno il Senatore Pillon, quanto meno lui o qualcuno della
sua parte politica, avrà pur potuto giustificare le ragioni per cui questo atto così
apparentemente folle nel giudizio di tanti gruppi femminili è stato depositato. Ebbene,
mi sono arrivate, mi sono arrivate le richieste, non di uno, ma di quattro gruppi: GSF,
Genitori Separati e Figli Onlus; Mantenimento Diretto; Papà separati Torino; 2houses,
che chiedevano di poter argomentare le loro ragioni, che io ho ascoltato. Io ho detto
anche a queste donne: "Guardate, voi potete avere tutte le ragioni del mondo, mi
piacerebbe anche capire perché qualcuno propone una legge diversa". Ma torno a
ribadire, se qualcuno di voi, per caso, avesse qualche rimembranza liberale, magari dai
banchi del liceo, possa concepire e considerare di comportarsi da liberale anche in
quest'Aula, perché è veramente folle - la parola più gentile che può venirmi fuori - che,
un'istituzione Consiliare Comunale proponga al Parlamento di ritirare un atto che è
nella disponibilità di un proponente, di chi propone il Disegno di Legge. Cioè, cercate di
fare un esame, non dico di coscienza, ma di intelletto e cercate veramente di capire che
cosa proponete, perché se aveste chiesto al Governo, cosa ragionevole e ammissibile, di
revocare un Disegno di Legge che da parte del Governo fosse andato in questo senso,
aveva una sua fondatezza, ma proporre che il Parlamento imponga al signor Pillon,
Senatore della Repubblica, di togliere la Legge presentata, è veramente assurdo. Voi,
come membri dei 5 Stelle, avete il 32, il 34% espresso in voti alle elezioni parlamentari,
avete più di quel 32-34% espressi in seggi parlamentari, vi chiederei di fare il vostro
dovere, cioè legittimamente quello che voi ritenete può essere accolto, andate al vostro
Gruppo Parlamentare, andate dal vostro Premier, Vice Premier, andate dai vostri
Capigruppo e ditegli: "Questa cosa non deve passare", ma fare questo… se noi
scendiamo sulla scala istituzionale in questo modo, se noi accettiamo queste follie, che
un Consiglio Comunale di Torino proponga addirittura, che cosa? Che il Senatore Pillon
revochi? Andateglielo a dire. Cosa avete da impegnare il Consiglio Comunale di Torino
a fare una cosa così? Ma sono cose senza cognizione, voglio dire, per cortesia fate le
cose dovute, doverose. Io sono per fare anche cose estreme: dare la cittadinanza
onoraria a Ocalan, fare tante cose importanti e belle che questo Consiglio Comunale
potrebbe fare, ma per cortesia, le cose assurde tenetevele per voi.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Ricca, prego.

RICCA Fabrizio
Grazie, Presidente, Sì, ma il Consigliere Rosso ha espresso oggettivamente una lacuna,
ma io parlo anche soltanto di informazione, perché poi basta informarsi e si poteva
cambiare questo ordine del giorno e si poteva chiedere tutto al Presidente del Senato di
non calendarizzarlo, individuare la Commissione in cui doveva ancora essere discusso,
dove chiedere di calendarizzarlo; non si può chiedere al Parlamento generico, perché
poi Parlamento davvero è generico, perché bisogna individuare quale ramo del
Parlamento, anche questo mi permetto di dire che è un grossolano errore, forse di fretta
di fare una marchetta. Identifichiamo, il Parlamento è una cosa, come diceva il
Consigliere Rosso, astratta, perché il Parlamento si fonda di Camera e di Senato. Il
Senato ha un Presidente, che dopo che gli atti, i provvedimenti vengono licenziati dalla
Commissione dopo tutto un iter particolare, ogni Commissione ha un suo Regolamento
che si innesta all'interno del Regolamento del Senato, viene liberato e a quel punto viene
calendarizzato. Il processo a monte doveva essere, e questo, dato che il Presidente, se
non sbaglio, adesso non mi ricordo qual è la Commissione, il numero della
Commissione, però so che è del Movimento 5 Stelle, potevate tranquillamente
individuare chi era il Presidente della Commissione, fargli fare un ordine del giorno,
chiedere al Presidente di quella Commissione di non calendarizzare l'atto e sarebbe
stato più semplice. Però, quello che rende inutile, davvero inutile, e come diceva
giustamente il Consigliere Rosso, tempo perso, questo ordine del giorno, identificare
come un organo, a chiedere a un organo astratto di ritirare, di far ritirare un documento a
un Senatore, in cui è la sua piena legittimità portare o non portare un provvedimento. È
come se domani il Consiglio Comunale di Barletta chiedesse al Consiglio Comunale di
Torino di ritirare una mozione della Consigliera Grippo. Cioè, ci rendiamo conto che
potrebbe succedere, ma non ha nessun tipo di valore. Perché? Perché il Consiglio
Comunale non fa ritirare niente a nessuno; può non calendarizzare, può non discutere,.
può fare tutto quello che vuole, ma il Consiglio Comunale di Torino non può andare a
votare contro preventivamente a favore del ritiro di qualcosa. Quindi io vorrei dire che
parte già sbagliato questo ordine del giorno, mentre quello della Consigliera Artesio,
diciamo, a livello di forma è perfetto, ed è per questo che non mi permetto di giudicare
la sostanza del suo documento. Detto questo, io avevo, e l'ho detto anche a verbale in
Commissione, io avevo anche lanciato la possibilità, avendo sentito il Senatore Pillon,
di poter portare uno dei firmatari direttamente in Commissione, ma quando parlo di
marchetta, io parlo a ragion veduta, perché non c'è stata neanche la volontà, oltre di
audire tutte le associazioni, come ha detto il Consigliere Rosso, che possono essere a
favore, ma neanche di audire il proponente, sapendo, Presidente, che in Commissione
questo decreto non è neanche stato calendarizzato. Quindi, oltre un processo alle
intenzioni, facendo una marchetta, c'è una volontà precisa di non far parlare in maniera
antidemocratica una parte che la pensa diversamente. Poi ognuno in quest'Aula può
avere tutte le idee che vuole, poi le andrà a votare nella maniera che ritiene più
opportuna, ma sapendo che questo decreto, se dovesse essere portato in Parlamento, non
sarà prima della fine del 2019, perché se qualcuno si fosse informato sa perfettamente
che gli iter, soprattutto del Senato che sono un pochino più rigidi, prevedono la
presentazione e la fine; le audizioni, ogni audizione separata una dall'altra, quindi
un'associazione, un'altra associazione, un'altra associazione ancora, dopodiché si
discute, i Senatori, i Commissari discutono quell'atto, dopodiché viene liberato per
l'Aula. Questo, tendenzialmente, comporta un dispendio di tempo di circa sei mesi.
Perché? Perché il Senato non passa, non passa tutte le sue Commissioni a parlare del
Decreto Pillon, credo che abbia tante altre cose di cui discutere. Quindi qua si è
preferito fare una marchetta, liberare un atto, portarlo in Aula senza avere un
contraddittorio, esclusivamente perché qualcuno aveva l'intenzione di avere un titolo sul
giornale. Detto questo, io avevo anche, e lo ribadisco, dopo aver sentito il Senatore
Pillon, il via libera per portare uno dei firmatari in Commissione, a cui avevo anche già
registrato la disponibilità, ma dopo che la Presidente Ferrero, che oggi, mi spiace, non
c'è, ma mi aveva dato l'okay per una possibile calendarizzazione, poi con una brusca
virata si è deciso di liberare l'atto per l'Aula, non sentendo le altre, diciamo, le
associazioni a favore, non sentendo il firmatario del decreto. Quindi io mi permetto di
dire che questi atti sono altamente strumentali e a me spiace che una persona con
un'intelligenza fine come la consigliera Artesio abbia deciso di andare in questa
direzione, anche perché avrebbe sicuramente avrebbe avuto più visibilità andando a
discutere nel merito con il firmatario di questo decreto. Quindi questo rimarrà, mi
permetto, Presidente carta straccia, com'è stato carta straccia l'ordine del giorno che voi
siete andati contro il Decreto Sicurezza, che passerà così com'è e che, fatevene una
ragione, diventerà legge. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Esatto, quindi…,
brava, esatto. Quindi, esattamente come il Decreto Sicurezza, io credo che il Sindaco
Appendino non si sia neanche scomodata di prendere e di alzare il telefono per dire:
"Guardate che il Consiglio Comunale di Torino ha pensato questo", quindi io credo che
discussioni come queste meno se ne fanno, magari dedichiamo qualche Commissione in
più siamo a atti come quelli che abbiamo discusso oggi, che avevano un suo significato,
anche a livello di Amministrazione Comunale, e quindi forse facciamo anche il bene
della città a evitare di perdere tempo con questi atti che diventeranno carta straccia il
secondo dopo essere stati votati. Poi, se qualcuno vuole fare il titolo: "Torino la prima
città" e concludo, Presidente. "contro il Decreto Pillon", poi scoprirete che quando quel
Decreto arriverà in Commissione, magari verrà modificato perché l'audizione delle
associazioni porterà sicuramente un contributo. Neanche la manovra finanziaria che
vede la Lega, il Movimento 5 Stelle insieme, ha avuto, è iniziata e finita nello stesso
modo con cui è stata presentata, quindi mi permetto di dire: questo è un processo alle
intenzioni, questa è una pura è vera marchetta politica.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pollicino.

POLLICINO Marina
Grazie, Presidente. I punti più critici del Disegno di Legge 735 sono emersi nel corso di
ben tre Commissioni Consiliari che hanno consentito un approfondimento oggettivo e
super partes su aspetti di una materia complessa e oltremodo delicata. Tre sedute
estremamente interessanti durante le quali il dibattito si è svolto in modo proficuo,
sicuramente a tratti appassionato, ma intellettualmente corretto al punto che nello
scambio di considerazioni e diversi punti di vista si è arrivati a trovare posizioni
convergenti su alcuni nodi focali, pur partendo da assunti opposti. E non mi è sfuggito
che si è anche auspicato per il futuro un percorso di lavoro e confronto in cui la Città
possa ricoprire un ruolo propulsivo sul tema della bigenitorialità. Ciò che è emerso con
chiarezza è che il Disegno di Legge 735, seppur mosso da intenti condivisibili di
promozione della bigenitorialità perfetta, in occasione della crisi separativa di coppie
con figli minori, nella sua formulazione effettiva, poi, presenti una serie di aspetti e
conseguenze che lo mettono in contraddizione con le sue premesse e che appesantiscono
il regime dell'intervento giudiziario sulla famiglia. Presidente, io ho diritto a dieci
minuti?

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Cinque.

POLLICINO Marina
Cinque? Essendo due ordini del giorno?

IMBESI Serena (Vicepresidente)
(INTERVENTO FUORI MICROFONO).

POLLICINO Marina
Vediamo le criticità più apparenti. In primo luogo il testo appare tarato sulle tante
separazioni difficili, tuttavia la maggior parte dei coniugi o conviventi che si lasciano,
sempre con la sofferenza che porta alla separazione, per fortuna riescono, con un
confronto con i servizi e gli avvocati, a risistemare e stabilizzare le relazioni tra loro e
con i figli in modo soddisfacente per i figli e in questi casi non si vede come debba
aggiungersi una mediazione obbligatoria. Inoltre, l'imposizione dell'obbligatorietà della
mediazione per ogni procedimento separativo, a prescindere da una qualsiasi
valutazione di utilità, può avere due effetti pericolosi, primo, il ritardo del tempo della
procedura e la decisione giudiziaria che rischia di prolungare il conflitto e danneggiare i
figli; il secondo, l'aumento dei costi e del tempo del processo, che si tradurrà
sicuramente in un incremento del fenomeno già consistente delle separazioni di fatto.
Un altro dei punti più controversi è la confusione tra affidamento condiviso e
affidamento alternato, fatti coincidere con la previsione normale di una divisione
paritaria dei tempi di permanenza del minore presso ogni genitore, mentre sono i
bisogni del figlio per la scuola, l'impiego del tempo libero, le amicizie i rapporti con i
nonni e altre figure di riferimento e anche le sue preferenze che contano e devono essere
considerate, che rendono normale e non punitiva una disciplina differenziata delle
permanenze. Al contrario, e bisogna aggiungere meritevolmente, il Disegno di Legge
Pillon ripropone l'importanza dell'ascolto del minore, oggi omesso da molti Giudici
dopo l'introduzione, nel 2013, della previsione che il Giudice non procede all'ascolto se
l'ascolto è manifestamente superfluo. L'ascolto non è mai superfluo, perché il figlio ha
il diritto di esprimere la sua opinione sul suo collocamento, opinione che avrà tanto più
peso, fino a diventare determinante, quanto più egli si avvicinerà alla maggiore età.
Invece ulteriore elemento di criticità è il mantenimento diretto ripartito fra i due
genitori, che andrebbe a sostituirsi all'assegno di mantenimento, che purtroppo parte
dall'assunto di una equiparazione astratta tra i genitori, prescindendo aprioristicamente
dalle reali condizioni di squilibrio di genere, sia retributive, sia occupazionali che il
nostro Paese presenta in modo diversificato sul suo territorio. E da ultimo vorrei
accennare all'ipotesi della cosiddetta alienazione parentale, fattispecie che si
determinerebbe quando il minore venisse indotto a rifiutare un genitore a causa di
manipolazioni psichiche o accuse false o infondate causate dall'altro genitore.
L'alienazione parentale non è una malattia di certi figli e non c'è necessità di introdurla,
perché il rifiuto da parte di un figlio di uno dei genitori può dipendere da molteplici
cause che vanno accertate di volta in volta. In conclusione, ciò che alla fine possiamo e
dobbiamo evidenziare, è che la Legge 54 del 2006 sull'affido condiviso ha focalizzato
l'attenzione sul benessere del minore che viene individuato anche nel suo interesse alla
bigenitorialità, in ciò riprendendo un principio già affermato dalla Convenzione ONU
sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 20 novembre 1989. Ed è anche vero che le
legislazioni dei vari Paesi stanno modificando progressivamente i propri ordinamenti
giuridici per riconoscere nella condivisione dell'affidamento una soluzione più idonea a
salvaguardare l'interesse del minore. Prova sono, nel concreto, anche la legge e le
sentenze che riconoscono la paritetica messa a disposizione delle risorse di ciascun
genitore a favore dei figli, come l'estensione al padre del diritto di assentarsi dal lavoro
per malattia del figlio, il riconoscimento del diritto ai riposi giornalieri per l'assistenza
al figlio, il congedo parentale. E anche se in Italia il percorso nella direzione della
bigenitorialità non è ancora del tutto compiuto, il Disegno di Legge Pillon, purtroppo,
non dimostra di avere i requisiti per arrivare all'applicazione del principio della parità e
pari opportunità di ambedue i genitori nel percorso educativo dei propri figli, al
contrario, sembra andare nella direzione opposta, mettendo al centro della tutela la
spartizione del bene figlio, invece del superiore interesse del minore a vivere una
relazione qualitativamente equilibrata e serena con i genitori. E per questo auspichiamo
che, valutare criticamente la proposta Pillon e confrontata in un ampio dibattito con altre
critiche, proposte e soluzioni, si arrivi a migliorare l'assetto legislativo delle procedure
separative, i cui cardini siano l'ascolto e i bisogni dei minori e che disciplini in meglio il
principio della bigenitorialità. In riferimento, volevo aggiungere una cosa, in riferimento
alla sollecitazione del Parlamento, era ovvio che intendevo una moral suasion, perché, è
ovvio, nessuno può obbligare il presentatario di una legge a ritirarla, però è una spinta,
diciamo, l'intento era quello di effettuare una moral suasion per poter ritirare l'atto.
Comunque, annuncio il voto favorevole mio e di buona parte dei miei colleghi ad
entrambi gli atti. Grazie.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie a lei. Ha chiesto di intervenire il Consigliere Russi, che ne ha facoltà per tre
minuti.

RUSSI Andrea
Grazie, Presidente. Allora, il Disegno di Legge Pillon, è innegabile, tra i suoi articoli
presenta con i punti che sono controversi, tra cui l'obbligo della mediazione familiare
per avviare la separazione che, come già detto, nei casi di violenza è vietata dalla
convenzione di Istanbul. E poi un altro dei punti più controversi è la non distinzione
dell'età o delle condizioni di vita del minore nella determinazione dei tempi di
frequentazione. Però con l'abolizione dell'assegno di mantenimento al coniuge con
divisione delle spese fatte in base al riscontro delle prove di pagamento, con la divisione
a metà del tempo passato con i figli e con l'indennizzo per il genitore che lascia all'altro
la casa di proprietà, cerca di superare alcune palesi ingiustizie che intercorrono in caso
di separazione e che solitamente sono centrali in tutti i conflitti, praticamente, di
separazione, accordi di separazione. Proprio il Corriere di Torino, ieri, in un articolo a
firma Ricci, il titolo in prima pagina: "L'identikit shock dei nuovi poveri sono i giovani
padri, hanno meno di 35 anni e hanno almeno due figli, è questo l'identikit dei nuovi
poveri in Piemonte. Il banco alimentare ne aiuta 110.000 all'anno". Nel testo, tra l'altro,
si legge che spesso a ritrovarsi in condizioni di povertà sono persone insospettabili, che
fino a poco tempo prima avevano una vita normale e il Presidente del Banco Alimentare
Collarino afferma che: "Di recente ho conosciuto un ragazzo, un giovane padre,
appunto, nel giro di pochi mesi ha perso il lavoro e con il divorzio anche la casa lasciata
alla moglie e due figli, si è ritrovato a dormire in automobile e a fare la doccia nella
nostra sede e a mangiare con i volontari". Sono personalmente a contatto con diverse
situazioni di questo genere, ma il tema credo siano noto a ogni cittadino e a tutti coloro
che hanno un amico o un familiare che vive questo disagio, io ne conosco davvero tanti.
Le separazioni purtroppo creano disagi per i minori e i genitori e disparità tali da
scoraggiare molte persone di buon senso a creare una famiglia e attualmente la maggior
parte delle separazioni determina un affido che poi è condiviso soltanto sulla carta.
Trovo inaccettabile che un genitore, che poi nella maggior parte dei casi è il padre,
debba lottare per il diritto di vivere la crescita dei propri figli e trovo altrettanto
inaccettabile che questi venga allontanato dalla sua casa oppure spinto a vivere in modo
precario ai margini della povertà, condannato a corrispondere al coniuge una rendita
vitalizia e a pagare mantenimenti non rendicontati. Con l'affido diretto le risorse
verrebbero destinate realmente alle spese per necessità primarie e secondarie dei minori,
in modo proporzionale alle risorse disponibili da parte dei genitori. Io personalmente
non sarei stato pregiudizialmente contrario all'ordine del giorno presentato dalla
Consigliera Artesio nella prima versione in cui è stato depositato, proprio perché
nonostante le ottime, sacrosante intenzioni, il Disegno di Legge Pillon necessita di
diverse modifiche, credo che la discussione con le varie realtà cittadine sia legittima per
poter apporre le dovute modifiche e migliorie. Mi sarei probabilmente astenuto, perché
in quella versione l'atto esprime preoccupazione rispetto all'approccio e al dispositivo
del Disegno di Legge 735 e io non sono affatto preoccupato per l'approccio, anzi, spero
che si comincia a riequilibrare la disparità di trattamento che la normativa vigente
assegna a due genitori in caso di separazione. Sono d'accordo, invece sulla
preoccupazione per il dispositivo. Ho certamente, appunto, i miei dubbi sul dispositivo e
accolgo parte delle osservazioni che sono emerse nelle Commissioni in cui è stato
approfondito l'argomento. A riguardo poi condivido l'osservazione del Consigliere
Ricca sullo svolgimento delle Commissioni. Con l'emendamento proposto, che chiede il
ritiro del Disegno di Legge, per me questo ordine del giorno è assolutamente
inaccettabile, perché non tiene conto di una situazione che purtroppo è sempre più
attuale, anche a causa dell'aumento del numero di separazioni e dunque voterò
convintamente in maniera contraria all'ordine del giorno della Consigliera Artesio. Per
quanto riguarda l'ordine del giorno della Consigliera Pollicino, invece mi asterrò perché
ci colgo una parte propositiva, ovvero la riapertura del secondo punto dell'impegna, "Si
apra il dibattito per la redazione di una proposta di legge che adegui la legislazione
vigente in materia, al dettato, agli impegni sottoscritti al nostro Paese", sto leggendo
l'impegna, "nei trattati internazionali e che disciplini meglio il principio della
bigenitorialità, anche con riferimento alla responsabilità", io ci aggiungo anche
economica, "e alla presenza dei padri". Quindi questo è un punto che, insomma, non mi
fa essere completamente contrario a questo ordine del giorno e mi asterrò sul secondo.
Grazie.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie a lei. Ha chiesto di intervenire la Capogruppo Montalbano, prego.

MONTALBANO Deborah
Sì, grazie, Vicepresidente. Allora, io inizio il mio intervento innanzitutto ringraziando la
Consigliera Artesio per aver portato questo ordine del giorno in Consiglio Comunale e
darci anche modo, in una qualche maniera, di aprire una discussione qui. Devo dire che,
tra l'altro, dagli interventi, specialmente alcuni che si sono susseguiti, mi rendo conto di
quanto invece, no, forse il Consigliere Rosso, tutti i Consiglieri Comunali in tutte le
Amministrazioni territoriali in tutto il Paese dovrebbero forse portare un ordine del
giorno così e confrontarsi nel marito di questa discussione, perché parliamo di diritti.
Quando parliamo di diritti vuol dire che siamo tutti coinvolti e vuol dire che quindi
queste discussioni dobbiamo affrontarle, innanzitutto con molta serietà, conoscendo nel
merito la normativa, ma anche interfacciandoci con la realtà e con il vissuto, che poi le
normative producono all'interno di chi poi è direttamente interessato rispetto a questi
diritti. Mi voglio rivolgere, anche se non dovrei farlo, al Consigliere Russi, perché
quando ho notato che stava intervenendo, che si era prenotato per l'intervento, ero lì per
lì molto sollevata, perché ero sicura che, pur essendo un uomo, però avrebbe fatto un
intervento molto molto attento e intelligente, soprattutto con un certo profilo umano, e
invece devo dire che sono rimasta abbastanza basita e questo mi dispiace molto, mentre
da altri me lo aspettavo. È già stato detto molto, quindi entriamo nel merito, facciamo
alcuni esempi, io utilizzerò un linguaggio molto più semplice, perché forse è molto più
diretto. Quando parliamo del DDL Pillon, oppure come poco fa faceva il Consigliere
Russi, parliamo di mantenimento, partiamo dal presupposto che la Legge attuale non
prevede il mantenimento obbligatorio da parte dei papà o delle mamme, prevede il
mantenimento in base alla possibilità, possibilità economica, di entrambi i genitori. Che
cosa vuol dire questo? Vuol dire che se un padre è disoccupato non versa il
mantenimento, viene definito, ma può non versarlo. Un Giudice o chi preposto, quindi
competente di diritto, diciamo così, si rivolge ai padri, o interviene obbligando il
mantenimento quando viene dimostrato in via documentale, documentale, e tra l'altro
questa dimostrazione spesso fa capo all'altro genitore, quindi a quello che subisce la
mancanza di interessamento di uno dei due genitori. Dico uno dei due genitori anche se
spesso sono, purtroppo, devo dirlo, i papà a mettersi in questa condizione e non le
mamme, ma proprio perché, secondo me, il primo passaggio da fare è non affrontare
questa discussione contrapponendo i due adulti, cioè ponendo uomini e donne come due
categorie che devono a tutti i costi contrapposti, e allora, voglio dire, o uno o l'altro.
Quindi, laddove viene obbligato, uno dei due genitori, a erogare il mantenimento,
oppure va incontro a sentenze negative a suo carico da parte di un Giudice, perché viene
dimostrato a livello documentale che poteva passare il mantenimento e non lo ha
passato, ed è molto difficile anche dimostrarlo poi in sede legislativa. Quindi, sotto
questo fronte, piena solidarietà alle tante donne o ai tanti uomini che possono trovarsi in
questa situazione. Ecco perché, ecco perché poter solo lontanamente pensare che su un
tema di questo tipo, dire: "Eliminiamo il mantenimento dovuto da parte del genitore",
perché il mantenimento, se i genitori stanno col papà, magari è la mamma che lo deve
passare, non è che è sempre solo il papà, tanto per fare una piccola precisazione, ma che
il mantenimento debba essere, diciamo così, "io posso mettere questo, io posso mettere
quell'altro", e quindi i due genitori, in base al proprio reddito, e vi do una notizia, che
spesso uno di questi due genitori, che a volte è una donna, a volte può essere un uomo,
fa finta di non avere un reddito, lavorando in nero, non avendo una dichiarazione e
fregando l'altro genitore, perché quando c'è una certa conflittualità tra le due parti, e
spesso questo avviene, purtroppo spesso il pensiero che è predominante, di rancore,
caratterizzato da tutta una serie di sentimenti, è quello di dire che il mantenimento non
arriva poi direttamente al figlio, ma è un'erogazione che arriva all'altro genitore e quindi
"Io i soldi alla mamma o al papà non glieli do perché se li intascano loro". Questo per
iniziare a entrare un po' nel merito delle questioni di cui stiamo discutendo. Altra
questione già sollevata, quando parliamo di - scusate, ma poi a me questo tema mi
coinvolge anche umanamente, quindi mi accendo un po' - dicevo, quando parliamo di
consulenza obbligatoria, attenzione, attenzione, cioè, come gestiamo la consulenza
obbligatoria, che tra l'altro nel DDL Pillon viene ben definita a carico privato, cioè le
associazioni, gli enti terziari che dovrebbero effettuare questa consulenza, devono essere
privati, e come diceva la Consigliera Pollicino, è normale che c'è un aumento dei costi
per i due genitori che decidono di separarsi, che tra l'altro, io voglio capire una cosa,
perché dobbiamo prendere due genitori che hanno deciso di separarsi per fargli fare
tutto un percorso psicologico per convincerli a non separarsi? Tra l'altro percorso
psicologico che poi tutta la relazione che confluisce da questo percorso psicologico non
è vincolante, non è vincolante all'atto legislativo, quindi davanti a un Giudice. E allora
perché dobbiamo far spendere questi soldi ai cittadini? Vorrei ricordare a tutti, tra
l'altro, che rispetto alle separazioni, c'è già una struttura, c'è già una struttura che è
regolamentata all'interno di quella che è la Legge vigente e in casi di conflittualità,
anche per quanto riguarda l'alienazione, quella a cui faceva riferimento prima la
Consigliera Pollicino, c'è tutta una struttura formata dai servizi sociali, dalla
neuropsichiatria infantile, quindi laddove uno dei due genitori può fare sul minore,
diciamo così, un atteggiamento, può avere un atteggiamento di manipolazione o può
anche solo tentare, ci sono le persone, i tecnici preposti che fanno questo lavoro, gli
operatori, che debbano proprio definire nel merito la questione e quelle relazioni
arrivano sul tavolo di un Giudice. Ora, potrei andare avanti, ma devo concludere, io
sollecito, sollecito i Consiglieri, il Consigliere Ricca, il Consigliere Rosso, che sono
intervenuti, che fanno parte di quella che è la Destra politica di questo Paese a leggere
nel merito, leggere nel merito il DDL Pillon e a evitare di parlare di marchette elettorali,
perché scrivere un DDL, una proposta di Legge, interfacciandoci solo ed
esclusivamente con le associazioni dei papà separati, allora, se dobbiamo parlare di
marchette elettorali, forse questa proposta non doveva proprio essere presentata, perché
di questo stiamo discutendo oggi.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
La invito a concludere.

MONTALBANO Deborah
Bene, concludo. Apriamo una discussione seria, perché sicuramente, sicuramente, la
legge attuale va migliorata; va migliorata laddove parliamo di violenza sulle donne,
laddove parliamo di reato di stalking, laddove parliamo di reati o di conflittualità accese
fra le due parti. Assolutamente si può migliorare, ma si può migliorare partendo dalla
visione di andare a migliorare e supportare i genitori laddove hanno bisogno di essere
supportati. Io sono la prima a riconoscere che una nuova Legge sotto questo fronte
debba anche aiutare costruendo strumenti accessibili ai papà che possono ritrovarsi, a
seguito di una separazione, in difficoltà economica, o piuttosto a dormire in macchina,
insomma, come gli esempi che prima, all'interno dell'intervento il Consigliere Russi
poneva. Sicuramente, ma lo si deve fare, lo si deve fare partendo da una visione diversa,
che è quella del riconoscimento dei diritti e non di vedere le mamme o i papà o le donne
e gli uomini come due categorie contrapposte e rimettendo al centro, come diceva la
Consigliera Artesio, l'interesse del minore.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie, ha chiesto di intervenire la Consigliera Grippo, ne ha facoltà per tre minuti.

GRIPPO Maria Grazia
Grazie, Presidente. Cercherò di essere breve, volevo soltanto condividere con l'Aula la
mia posizione sui due atti e secondo me precisare alcune questioni che sono state poste
dai colleghi Rosso e Ricca, prima, in modo tale da vedere, se magari…, adesso il
collega Ricca se n'è andato, ma magari con il Consigliere Rosso ci riesco. Vedere se
riescono a cambiare l'approccio rispetto a questi due atti di indirizzo. Innanzitutto ci si
chiedeva perché un atto del genere, al di là della formulazione, mi sembra evidente che
ci sia l'esigenza su alcune tematiche - è tornato il Capogruppo Ricca, ti avevo evocato -
sì, sto tentando di farti cambiare idea, io ci provo. Dicevo, perché un atto del genere ha
un senso da parte di un Consiglio Comunale, pur senza una competenza diretta, perché
ci sono delle tematiche rispetto alle quali vale la pena di andare a misurare quello che è
ancora il sentimento del Paese e ci sono delle tematiche che meritano un
pronunciamento anche da parte degli Enti territoriali, per cui io sono profondamente
grata a chi ha voluto spendere del tempo per stendere un atto di questo genere,
ricordando che un percorso era già stato avviato da questo Consiglio Comunale, l'avevo
già detto in Commissione, e che l'atteggiamento da parte del Partito Democratico, che
aveva voluto dare l'avvio, tenendo in buon conto tutte le sensibilità che erano state
espresse da associazioni, che non soltanto abbiamo sentito in questa occasione, ma che
avevamo sentito anche quando al Governo non c'era ancora la formazione giallo-verde,
dicevo, sensibilità diverse che non avevano trovato una sintesi ancora nel lavoro che
avevamo avviato e che oggi sono state sopravanzate dalla iniziativa del Senatore Pillon.
Mi sembra che, quindi, si possa dire che, al di là della formulazione che è stata
contestata, c'è un sentimento comune nel criticare l'approccio che il Senatore ha avuto
alla materia, che pone a rischio, innanzitutto, i minori che sono interessati e poi i
rapporti già difficili tra genitori che hanno dovuto affrontare, nella maggior parte dei
casi, certamente difficile separazione. Se al Consigliere Rosso non piace la
formulazione della Consigliera Pollicino, potrebbe pensare di riconsiderare quella della
Capogruppo Artesio, facendosi carico di quello che è un sentimento diffuso sulla
proposta del Decreto Pillon. Mi sono anch'io domandata perché sia stato, sia venuta
meno la possibilità di sentire anche i diretti proponenti della proposta di Legge al
Parlamento, quindi facendo contento il nostro Capogruppo Ricca, che però, se era una
marchetta, chiedo scusa, me lo faccia dire, Capogruppo.

RICCA Fabrizio
(INTERVENTO FUORI MICROFONO).

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Consigliera Grippo, concluda il suo intervento, per favore.

GRIPPO Maria Grazia
No, ma stavo cercando di dire, vale la pena di chiedersi, perché il Capogruppo Ricca è
stato soltanto vittima di una gestione, come tanti, come me, in particolare, di una
gestione di alcune Commissioni, non proprio, come dire, fatta nell'interesse dei
Consiglieri. Mi sono altresì chiesta come mai si fosse sentita l'esigenza di presentare un
altro atto, visto che mi sembrava in Commissione che ci fosse una convergenza
trasversale sull'atto, che è a prima firma Artesio e che vede accodata anche la nostra
Vicecapogruppo, credo a nome del Gruppo, la Vicecapogruppo Foglietta. Ho incontrato
la risposta, senza doverla chiedere, nell'intervento del Consigliere Russi, che però ci ha
tolto qualche…

IMBESI Serena (Vicepresidente)
La invito a concludere.

GRIPPO Maria Grazia
Sì, ora concludo, Presidente. Ci ha tolto qualche cosa in termini di approfondimento,
perché secondo me la temperatura nella vostra Maggioranza avete avuto il tempo di
misurarla nel corso delle varie fasi che hanno interessato l'approfondimento del primo
atto, tant'è che la Capogruppo Artesio ha persino accettato - concludo, Presidente - ha
persino accettato di audire associazioni ad atto scaduto, io lo so perché sto conto l'ho
pagato io per altri versi, ma chi lo sa, chi conosce la storia non ha bisogno di ulteriori
dettagli, non trovo giusto oggi acquisire un atto del tutto nuovo con un impegna che ci
pone al di là dell'obiettivo dell'atto, per il cui raggiungimento abbiamo addirittura fatto
tre sedute di Commissioni e quindi personalmente, non tanto perché sia contraria tout
court, ma perché credo, Presidente, che sia necessario avere un'equità di trattamento, mi
asterrò dal votare il secondo atto, mentre voterò quello della Capogruppo Artesio.
Grazie.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Il capogruppo Ricca vuole intervenire per fatto personale? Perché è già
intervenuto sulla mozione. Brevemente, un minuto.

RICCA Fabrizio
No, giusto per specificare, perché poi sembrava che io volessi assolutamente portare i
firmatari di questo Decreto in Commissione. Mi è stato chiesto dalla Presidenza della
Commissione Pari Opportunità, io ho dato la mia disponibilità a mettere in campo i
contatti per portare i firmatari in Commissione, tanto che dissi, in Sala Carpanini, che il
Senatore Pillon era favorevole, bastava organizzarsi, sennò lui avrebbe delegato qualcun
altro dei firmatari, fatto sta che la settimana dopo l'atto era liberato per l'Aula. Quindi
volevo solo mettere i puntini sulle "ì", perché poi sembrava che avessi la smania di
portare i Senatori in Commissione.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. Ha chiesto di intervenire la Consigliera Buccolo, che ne ha facoltà per tre
minuti.

BUCCOLO Giovanna
Grazie, Presidente. Sicuramente la questione che affrontiamo oggi è molto sentita,
complessa, allo stesso tempo delicata. Ringrazio i proponenti per aver dato modo di
discuterne. No, non credo sia un dibattito inutile, anzi, in base anche al principio di
sussidiarietà verticale, tutto ciò che viene approvato anche a livello nazionale, ha una
ricaduta anche a livello locale, quindi sono contenta, in realtà, invece di fare questo
dibattito. Un tema, quello dell'affido condiviso, della bigenitorialità che è stato più volte
affrontato, come detto, anche in sede di seduta di Commissione Consigliare, ma anche
negli anni passati. È bene però tenere a mente alcuni aspetti, e non di poco conto, nella
valutazione di questo Disegno di Legge, ed è utile farne anche alcune premesse per
arrivare e delle considerazioni generali. Il principio della bigenitorialità è stato…, posso
avere un po' di silenzio, Presidente, in Aula? Grazie. Il principio della bigenitorialità è
stato sicuramente rafforzato dalla Legge 54 del 2006, in attuazione del principio già da
tempo affermatosi negli ordinamenti europei, nella stessa convenzione dell'ONU sui
diritti del fanciullo del 1989, che nel nostro ordinamento, vorrei ricordare, è Legge. Con
il Decreto Legislativo 154 del 2013, inoltre, il termine "potestà" è stato sostituito con
quello di "responsabilità genitoriale" e non è affatto banale il cambiamento di etichetta
linguistica. L'essere genitori infatti è un impegno che si assume nei confronti dei figli e
delle figlie e non, appunto, dell'altro genitore. Tutto l'impianto normativo ruota intorno
al minore, ai suoi diritti, al suo interesse, così che questa annotazione deve essere il
punto di partenza e la chiave di lettura essenziale per ogni percorso interpretativo. Fatte
queste necessarie precisazioni, non è certo nostra volontà minimizzare o ridicolizzare gli
effetti derivanti dalla negazione della figura di un genitore in vantaggio di un altro, ma
ci sono aspetti, e non di poco conto, da tenere in considerazione alla votazione di questo
Disegno di Legge. Si parla di pariteticità, ma la disciplina vigente non prevede un
obbligo dell'autorità giudiziaria di disciplinare le concrete modalità di affido condiviso
secondo un modello paritetico. Non esiste un modello unitario standardizzato, non solo
per la peculiarità degli interessi coinvolti e la varietà delle situazioni di fatto che
giungono all'attenzione dell'autorità giudiziaria, ma anche perché la decisione perviene a
seguito di un'istruttoria nella quale è l'atteggiarsi dell'assetto concreto della fattispecie a
determinare la scelta del giudicante. Ciò non toglie come l'autorità giudiziaria possa
sempre disporre, ove all'esito degli elementi acquisiti lo ritenga utile per il benessere del
minore, un affidamento condiviso, anche secondo modalità paritetiche. Condizione,
questa, che presuppone necessariamente la disponibilità e la capacità di entrambi i
genitori di farsi carico delle esigenze dei bisogni materiali ed affettivi del bambino, o
della bambina. Il miglior accordo per l'affido è quello che tiene conto delle particolari
necessità di ogni singola famiglia. Suggerire che l'affido condiviso, con suddivisione
paritaria del minore fra i genitori, sia in assoluto la migliore delle soluzioni, presuppone
che esistono accordi in grado di calzare a pennello a tutte le famiglie. I diritti dei minori
non mutano, né possono essere compressi in ragione dello stato civile dei genitori, né
tantomeno in ragione del regime di affido, si tratta di un principio dal quale è
impossibile prescindere. Le ricerche scientifiche in proposito inoltre dimostrano che
l'impostazione di un regime condiviso, quando i genitori non mostrano una capacità di
collaborare all'educazione dei figli, basata sulla stima reciproca, non contribuisce
significativamente a risolvere i conflitti, anche li acuisce, a detrimento del benessere del
minore. I termini degli accordi sulla gestione dei tempi con i figli e sulle questioni
economiche variano di caso in caso, la competenza spetta comunque sempre ai Giudici
e ai Tribunali che dettano caso per caso, una volta sentite le parti, il minore stesso, in
base alla sua capacità di discernimento, le concrete modalità di affidamento. La
tendenza è sempre quella di garantire il benessere del minore, tant'è che spesso la
responsabilità genitoriale viene sospesa o limitata come misura di protezione del minore
stesso, ma non per questo decade. E ricordiamoci che spesso questo tipo di situazioni
sono causate anche da storie pregresse di maltrattamenti e abusi intrafamiliari, di
violenza domestica, anche sulle donne, motivazione che spesso non emerge in sede di
giudizio, viene riconosciuta valida. Imporre, in tal senso, anche la mediazione familiare,
rendendola obbligatoria in un contesto di separazione altamente conflittuale, non
contribuisce alla costruzione di un rapporto di collaborazione fra i genitori, ma rischia di
aprire a un ulteriore e possibile conflitto, con ricadute sul minore stesso, che si vedrebbe
così coinvolto in ulteriori dinamiche oppositive. Servirebbe orientare forse gli sforzi
verso la cogenitorialità; la logica della cogenitorialità implica che anche nell'esperienza
della separazione i genitori siano tenuti ad accordare e ad individuare momenti di vita
quotidiana da gestire entrambi, pur nella separazione dei percorsi. Concludo dicendo
che molti altri sarebbero gli aspetti che andrebbero approfonditi, avendo però sempre
ben chiaro che rientra esclusivamente nella potestà dei Giudici per ristabilire le misure
che assicurano l'esercizio condiviso della responsabilità genitoriale, prediligendo
sempre in sede di giudizio l'interesse e la protezione del minore rispetto alle esigenze
degli adulti. Quindi noi, pertanto, ciò che distingue il nostro atto, mi rivolgo alla
Consigliera Grippo, è quello che noi chiediamo il ritiro, in questo senso del D.L. Pillon
e di riaprire, comunque, un dibattito in tal senso, per arrivare, come ha proposto anche
la Consigliera Pollicino, alla redazione di una proposta di Legge che adegui la
legislazione vigente agli impegni sottoscritti anche dal nostro Paese nei trattati
internazionali. Grazie.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie. In conclusione ha chiesto di intervenire l'Assessore Giusta, prego.

GIUSTA Marco (Assessore)
Grazie, Presidente. Ma, io devo dire che sono molto deluso diciamo dalla situazione che
stiamo vivendo, io mi aspettavo di meglio dal Senatore Pillon, da una persona che in
qualche maniera è stato uno dei propugnatori dell'ideologia gender che si è inventato
questo fantasma che gira nelle nostre scuole e nelle nostre piazze, da uno che vede la
stregoneria nelle scuole, che vede le azioni che vengono fatte come qualcosa per cui
bisognerebbe probabilmente rimandare le donne al rogo o ancora peggio costringerla a
non abortire se non si riescono a convincere, tutte parole sue. E allora da questa persona
che ha organizzato il Family Day, che si diceva paladino di una certa ideologia e di certi
diritti vedergli presentare come prima legge una proposta che guarda caso va ad
arricchire la categoria alla quale appartiene sinceramente mi ha un po' deluso. Poi in
realtà sono andato a leggere la proposta e in realtà quella proposta tutti questi
ragionamenti li contiene e quindi molte sono state le analisi e le critiche che sono
arrivate dal mondo delle donne, dal movimento delle donne, dalle piazze di questo
Paese; io vedo anche delle rappresentanti che sono qua presenti in Consiglio e ci tengo a
ringraziarle per aver sollevato e sostenuto il tema che all'interno di questo DDL ci sono
molte difficoltà e ci tengo a ringraziare particolarmente, personalmente anche la
Consigliera Artesio, la Consigliera Foglietta e il Consigliere Tresso che hanno
presentato questo ordine del giorno e la Consigliera Pollicino che ha presentato l'ordine
del giorno invece su questa mozione della Maggioranza, perché, guardi, se vivessimo in
una galassia lontana, lontana, avevo scritto qualche tempo fa, in un mondo perfetto dove
la piena parità di generi viene realizzata, dove la cura dei figli viene realmente condivisa
nei tempi e nei modi da entrambi i genitori in cui i processi per le vittime di
femminicidio sono i primi ad essere celebrati e gli ultimi ad essere dimenticati e
arriviamo da ieri dalla giornata di contrasto alla violenza, giornata internazionale di
contrasto alla violenza nei confronti delle donne, violenza di genere, violenza maschile
nei confronti delle donne che si esplicita molto spesso, anzi praticamente quasi sempre
nei contesti relazionali e tra le mura domestiche. Ecco, allora se noi fossimo arrivati in
una situazione di questo genere in cui le donne guadagnano come gli uomini, in cui la
vera parità viene realizzata, allora questo poteva essere un Disegno di Legge che si va
ad analizzare per creare una proposta comunque che si poteva incominciare a ragionare.
In realtà noi non viviamo in questo mondo, noi viviamo in un altro mondo e quindi da
questa analisi, da questa situazione ci viene forse il pensierino che questo Disegno di
Legge o è stato scritto da qualcuno che non conosce il mondo in cui vive o da qualcuno
che ha in realtà un disegno politico molto preciso di attacco a determinati diritti e di
determinate istanze delle donne. Infatti, in un'Italia in cui le donne se lavoravano
continuano a guadagnare meno degli uomini e se non lavorano, nel senso ovviamente di
lavoro retribuito, rimangono a casa a badare i figli e agli uomini che lavorano, verrebbe
da chiedersi a chi mai potrebbe venire in mente di eliminare l'assegno di mantenimento
del coniuge a favore di quello diretto a i figli e a figlie e viene da chiedersi perché
questo è avvenuto. Le alternative, appunto, come dicevo, sono due, o qualcuno è poco
competente o qualcuno ha un disegno preciso. Se fosse così, cioè questa necessità
magari di costruire questa mediazione familiare, io non vedrei il senso di violare
dichiaratamente la convenzione di Istanbul introducendo questa mediazione obbligatoria
a pagamento, non vedrei il senso di parlare solo di madre e di padre escludendo le
famiglie, le coppie bigenitoriali e limitando qualunque possibilità per queste coppie di
ottenere un riconoscimento giuridico dei lori figli e figlie non solo in Italia. Non vedrei
anche la necessità di parlare di alienazione parentele, una sindrome che pare che non
esista perché non viene riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, non
vedo il senso di obbligare, come si diceva prima nei vari interventi, le minori e i minori
a spostarsi come pacchi da una casa all'altra e così via. Però il DDL Pillon forse è
qualcosa di più, è un sassolino diciamo all'interno di un mare, all'interno di una
macchina che rappresenta uno schema politico abbastanza fondamentale, quello che in
qualche maniera si legge all'interno delle dichiarazioni che il Senatore Pillon ha voluto
rendere alla stampa, quello che si incardina all'interno di un paese in cui la violenza di
genere viene definita ancora attualmente come un'emergenza mentre dovrebbe essere
trattata come priorità che si incardina all'interno di una situazione in cui la misoginia, il
patriarcato, sessismo sono elementi fondanti e costituenti della società all'interno della
quale viviamo e questo DDL è un chiaro figlio ed è un chiaro esempio, non è una
variabile spuria, ma è una conseguenza diretta da quel tipo di visione, da quel tipo di
ragionamento. Io provo a chiudere questo intervento, avrei molte altre cosa da dire, però
davvero ci tengo davvero a ringraziare le persone che hanno sollevato questo tema in
tutte le sedi competenti: nelle piazze, nelle strade, davanti al Comune, dentro il
Comune, ci tengo a ringraziare le proponenti di questo ordine del giorno e ci tengo
anche a ribadire, in minima parte, un filo di orgoglio del fatto che probabilmente Torino
sarà la prima Città a schierarsi apertamente contro questo DDL. Grazie.

IMBESI Serena (Vicepresidente)
Grazie a lei.
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