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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 12 Novembre 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 28
MOZIONE 2018-04569
(MOZIONE N. 70/2018) "RURALIZZAZIONE DELLA CITT?: FRUTTETI A TORINO" PRESENTATA IN DATA 16 OTTOBRE 2018 - PRIMA FIRMATARIA FERRERO.
Interventi
TRESSO Francesco
Grazie, Presidente. Dunque, devo fare una premessa: io mi scuso perché, purtroppo,
oggi per motivazioni, Presidente, impegni, non ho potuto partecipare alla Commissione,
e quindi esprimo qua dei dubbi forti che ho su questo atto, che trovo un atto costruito -
abbia pazienza, Consigliera - onestamente male, con una retorica che, veramente, non
riesce a cogliere poi nell'incisività delle proposizioni che sono, francamente, poco chiare
e poco efficaci. Intanto lei ci parla di una progettualità, ma francamente, ecco, non è
questo il tipo di progettualità di cui abbiamo bisogno, quello proprio del villaggio di
Heidi che si autoproduce la frutta e di preparare mozioni del ramassin. Cioè, qui siamo
veramente all'apoteosi, proprio. Cioè, siamo reduci da un weekend in cui si dice: "C'è
mancanza di visione, c'è mancanza di progettualità", e lei esce con questo tipo di
mozione, che si chiama: "Ruralizzazione della città: frutteti a Torino". Io non so,
francamente, se questo è il tipo di risposta, meno male che la Sindaca ha lasciato le
porte aperte: ci sono orde di cittadini che verranno qui con i ramassin in mano, a
tirarglieli, però, credo, perché francamente non credo sia… Proseguo, allora passiamo
però sulla concettualizzazione proprio di quest'atto. Lei fa, vede, un'enorme confusione,
come - abbia pazienza - spesso le capita di fare, su quelli che sono dei temi, che sono:
l'educazione ad un'alimentazione consapevole, su cui troverà tutti assolutamente, e il
sottoscritto Capogruppo in primis, fortemente convinti che bisogna incentivarla, bisogna
curarla e trovare tutti i modi per svilupparla; e l'utilizzo a fini agricoli delle zone,
diciamo, urbane per un'agricoltura che lei vede di tipo produttivo. Ma legga un po' qua,
che, insomma, siamo veramente anacronistici nel voler produrre quello, ma andava bene
nel Medioevo, forse. Ora cerchiamo di aiutare chi fa professionalmente questo lavoro:
stabiliamo delle filiere corte per utilizzare al meglio prodotti, anche biologici, va bene,
ma non possiamo pensare che nelle nostre periferie, nelle aree a gerbido andiamo a fare
la frutticoltura, peraltro con, le cito delle parti che lei dice: "Attivare coltivazioni che
privilegino coltivazioni di varietà autoctone antiche o resistenti che non necessitano di
cure chimiche". Ma non è che i contadini sono felici di usare i fungicidi o i pesticidi: è
che purtroppo trovare a priori delle coltivazioni, come dice lei, autoctone, che non
necessitino di cure chimiche e che non siano soggette ad attacchi parassitari, è un falso
storico, proprio, che lei sta proponendo, non esistono. Cioè, voglio dire, si vada a
frequentare un corso, visto che lei è sapiente di tutto, ma vada a frequentare un corso
all'Università anche di agricoltura. Peraltro, anche sul tema della collaborazione con
l'Università, ma è già in essere, c'è un progetto H2020, che si chiama: "Progireg", in cui
sono coinvolti l'Ordine degli Agronomi insieme all'Università. Allora forse là è lo
spazio giusto in cui andare ad approfondire queste tematiche e avere anche sotto il
profilo scientifico quello che lei oggi cerca, invece, di darci qua, in quest'Aula, ma
francamente con un po' più scarsi risultati. Quindi, davvero, stiamo facendo una
confusione enorme di temi. C'è tutto un tema molto importante, assolutamente
condivisibile, che è quello, invece, dell'utilizzo degli orti urbani, tra l'altro esiste già una
regolamento. Qui che addirittura si dica di scriverne uno nuovo per i frutti, per i
ramassin, ma veramente, ma i regolamenti sono fatti per essere modificati,
eventualmente, ma facciamo il regolamento ramassin, anche questo, benissimo,
facciamo anche il regolamento e qui diamo la progettualità. Però, davvero, l'utilizzo
sociale degli orti urbani, ma, guardi, io ne ho progettati, sono il primo a dirglielo, è
quello un utilizzo sociale di agricoltura urbana, che ha tutta una sua funzione,
multifunzionale, il verde urbano, eccetera, ma non possiamo fare un'agricoltura
produttiva. Questo, davvero, è fermo al villaggio di Heidi, forse, ma non è quello di cui
ha bisogno Torino. Chiudo, ancora con una cosa che però io ho già detto più volte,
anche quando abbiamo votato, e lì abbiamo fatto, invece, un lavoro concertato, su
proposta del Consigliere Gosetto, sul riattivare la Commissione agricoltura e di che
lavoro fare; ma non diciamo che andiamo anche qui, è proprio lessicalmente sbagliato:
"realizzare nelle Circoscrizioni di Torino spazi dedicati", ma non si realizzano gli spazi.
Gli spazi ci sono e si possono utilizzare. Partiamo da un censimento, ma questo
l'abbiamo già detto nell'ambito della Commissione agricoltura: partiamo da una
ricognizione, da un censimento. Esistono già gli studi, peraltro, e quindi non è che
dobbiamo fare molto. Oggi i tecnici ci dicono: "Facciamo di nuovo dell'agricoltura di
un certo tipo: l'agricoltura per scopi di reinserimento, urbani, di orti, socializziamo", e
tutto; ma per favore, la frutta, facciamo in modo che ci arrivi la frutta di filiera corta: la
frutta biologica, la frutta coltivata a Saluzzo, da chi lo fa professionalmente, e non
andiamo a cercare di togliere posti anche a chi lo fa, perché lei probabilmente sarà felice
di andare la domenica a sporcarsi le mani con la terra, come ci piace dire in quest'Aula:
ma sporchiamoci tutti le mani! Però lasciamo fare a chi le mani se le sporca perché deve
anche tirare a casa uno stipendio, e forse sarà meglio. Noi le mani ce le teniamo anche
un pochino più pulite e siamo più contenti, francamente, se loro lavorano e lavorano
bene. Grazie.

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