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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 29 Ottobre 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 26
ORDINE DEL GIORNO 2018-03401
(ODG N. 10/2018) "IPOTESI DI NUOVA LINEA FERROVIARIA TORINO LIONE" PRESENTATA IN DATA 31 LUGLIO 2018 - PRIMA FIRMATARIA FERRERO.
Interventi
SGANGA Valentina
Grazie, Presidente. Avendo colto appieno l'invito a ragionare, che è arrivato da più
parti, già i giorni scorsi dal Presidente Chiamparino, vorrei rendere partecipi i
Consiglieri presenti dell'assunto da cui partirò per questo ragionamento. Il progetto
dell'alta velocità Torino-Lione, da un punto di vista trasportistico, non ha più alcun
senso, questo dato, in realtà, ci viene fornito non già dall'analisi costi-benefici
sull'opera, che, appunto, l'attuale Governo sta realizzando, ma ancor prima da un
documento che è stato adottato dal Consiglio dei Ministri il 10 novembre 2017, ho qui il
documento, 10 novembre 2017, ovvero Governo Gentiloni, e adottava questo
documento "Adeguamento dell'asse ferroviario Torino-Lione, verifica del modello di
esercizio per la tratta nazionale lato Italia". E cosa dice questo documento? Dice,
sostanzialmente, che il progetto era basato, A) su stime sbagliate, B) su previsioni
infondate e lo leggiamo, appunto a pagina 58, dove leggiamo, leggo: "Le previsioni di
traffico sono oggi inevitabilmente diverse. La capacità della linea storica, in termini di
capacità di competere con la strada e le altre direttrici ferroviarie, è l'opposto a quanto
inizialmente ipotizzato. Anche altri parametri utilizzati in questi anni, sono stati oggetto
di studi e di valutazioni con esiti differenti da quanto inizialmente ipotizzato", cioè
questo lo diceva questo documento adottato dal Governo Gentiloni, e poi aggiungeva:
"Lo scenario attuale è quindi molto diverso da quello in cui sono state prese a suo
tempo le decisioni e nessuna persona di buon senso e di buona fede può stupirsi di ciò.
Occorre quindi lasciare agli studiosi di storia economica la valutazione se le decisioni a
suo tempo assunte, potevano essere diverse". E questo è l'assunto, ovvero stiamo
discutendo di un progetto che per le motivazioni date sinora, non riesce ad essere
giustificato neanche da chi quest'opera la vuole, giustamente, la difende. E arriviamo il
ragionamento, in questi giorni, ma soprattutto oggi, ho avuto modo di leggere e di
sentire con le mie orecchie, perché il gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle li ha
accolti e poi li ha accolti anche la Capigruppo, di ascoltare gli appelli di parte del
mondo industriale, cooperativo e sindacale, a difesa dell'opera. Ecco, io ho avuto modo
di dirlo anche a loro, in quegli appelli ci ho visto poco coraggio e forse ci ho visto anche
una certa rassegnazione culturale, e questo mi è molto dispiaciuto, perché, e credo sia
giusto sottolinearlo, e voglio sottolinearlo con forza, nessuno di noi qui è nemico del
progresso o auspica un futuro di decrescita economica e di isolamento del territorio, il
nostro avversario è invece la coazione a ripetere errori di valutazione strategica,
compiuti nei decenni passati. Parto da un dato, attualmente sul TAV Torino-Lione
lavorano circa 800 persone tra Italia e Francia, e sono stati spesi 1,5 miliardi di Euro,
compresa ovviamente la quota di progettazione. Questo cosa ci dice? Ci dice che il
TAV è un investimento ad alta intensità di capitali e a scarsa intensità di lavoro, e
questa è una condizione incontrovertibile, legata a tutte le grandi opere, costano una
montagna di soldi, ma generano poco lavoro. E allora il punto è questo, questo Paese,
questa Regione… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). I dati lo dicono, non dovrei
interagire, ma i dati lo dico. Allora, il punto è questo, questo Paese, questa Regione, e
soprattutto questa Città, hanno bisogno di investimenti pubblici, e quello che noi
chiediamo e che abbiamo sempre chiesto, è il denaro dell'opera rimanga sul principio
dell'investimento pubblico, ma venga spostato su investimenti, sempre sul nostro
territorio, che hanno effetti moltiplicatori maggiori. Quali sono? Sono, per esempio, il
potenziamento delle infrastrutture locali, oppure sono le opere che coinvolgono il
tessuto produttivo su una filiera più corta, sono i servizi, sono la formazione, la ricerca,
l'alta tecnologia, il trasporto locale, un trasporto locale efficace, sostenibile, sono la
seconda linea di metropolitana, ad esempio. Allora invecchiamo questi soldi,
investiamoli, ma non per qualcosa che c'è già, non per un doppione,. spendiamoli per
qualcosa che oggi crea lavoro e domani sarà al passo con l'economia che ci attende. Che
senso ha, ci chiediamo, spendere decine di miliardi per un'opera che, quando sarà
completata, languirà in un'economia che sarà totalmente smaterializzata e
miniaturizzata. E quindi, o si ha la forza di guardare seriamente al futuro, oppure è
inutile venirci a dire e a raccontare che per questa Città non ci sono speranze. Allora, io
voglio rivolgermi di nuovo direttamente al mondo industriale, cooperativo e sindacale,
trovate con noi il coraggio, noi su questo non mancheremo, per chiedere nuovi modelli
di investimento pubblici, ma in una nuova concezione della spesa pubblica, pretendere,
secondo me, il ripetersi di un modello storico ed economico finito, non necessita di
alcun coraggio, e questa Città ha bisogno di coraggio. La Torino, che senza TAV
diventa una Città di disoccupati e di anziani, come è stato detto in questi giorni, è un
artifizio retorico, lo è già, Torino è già così. Nel 2016, quando ancora non governavamo
questo Comune, il rapporto Rota scriveva che eravamo, e leggo: "Una delle Città del
pianeta con meno giovani, dove si registra un tasso di disoccupazione giovanile tra i più
elevati d'Europa". E allora, è su questo che per la nostra forza politica ha senso dire:
"No al TAV", "No al TAV" significa "Sì alle priorità, sì alle reali esigenze del
territorio". E la priorità oggi non è un investimento faraonico che ha una resa limitata
non è un'opera, che quando sarà terminata, nel 2030, nel 2040, non si sa, non sarà che
un mausoleo a un modello economico finito. La priorità oggi deve essere cercare dei
modelli di sviluppo che non peggiorino una condizione in essere. Chiudo rispondendo
direttamente al Presidente Gallina, che vorrebbe organizzare, come ho avuto modo di
leggere sui giornali, una nuova edizione della "Marcia dei Quarantamila" in chiave "Pro
TAV". Ecco, io, come tutti coloro che siedono nei banchi della Maggioranza, come tanti
cittadini, ho partecipato personalmente ad almeno 10 "Marce degli Ottantamila" in Val
Susa, a Torino, a Roma, e quindi noi rispettiamo, ma alle legittime manifestazione di
dissenso, a queste ci siamo aperti, noi ci siamo confrontati, le rispettiamo, ma chiediamo
una cosa, e questa, è ora di arrivare a questa cosa, si prenda atto che, ad oggi, a Torino,
come in Italia, il "No" al TAV, il "No" alla Torino-Lione ha una piena legittimazione
democratica. Grazie.

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