Interventi |
SGANGA Valentina Grazie, Presidente. Avendo colto appieno l'invito a ragionare, che è arrivato da più parti, già i giorni scorsi dal Presidente Chiamparino, vorrei rendere partecipi i Consiglieri presenti dell'assunto da cui partirò per questo ragionamento. Il progetto dell'alta velocità Torino-Lione, da un punto di vista trasportistico, non ha più alcun senso, questo dato, in realtà, ci viene fornito non già dall'analisi costi-benefici sull'opera, che, appunto, l'attuale Governo sta realizzando, ma ancor prima da un documento che è stato adottato dal Consiglio dei Ministri il 10 novembre 2017, ho qui il documento, 10 novembre 2017, ovvero Governo Gentiloni, e adottava questo documento "Adeguamento dell'asse ferroviario Torino-Lione, verifica del modello di esercizio per la tratta nazionale lato Italia". E cosa dice questo documento? Dice, sostanzialmente, che il progetto era basato, A) su stime sbagliate, B) su previsioni infondate e lo leggiamo, appunto a pagina 58, dove leggiamo, leggo: "Le previsioni di traffico sono oggi inevitabilmente diverse. La capacità della linea storica, in termini di capacità di competere con la strada e le altre direttrici ferroviarie, è l'opposto a quanto inizialmente ipotizzato. Anche altri parametri utilizzati in questi anni, sono stati oggetto di studi e di valutazioni con esiti differenti da quanto inizialmente ipotizzato", cioè questo lo diceva questo documento adottato dal Governo Gentiloni, e poi aggiungeva: "Lo scenario attuale è quindi molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni e nessuna persona di buon senso e di buona fede può stupirsi di ciò. Occorre quindi lasciare agli studiosi di storia economica la valutazione se le decisioni a suo tempo assunte, potevano essere diverse". E questo è l'assunto, ovvero stiamo discutendo di un progetto che per le motivazioni date sinora, non riesce ad essere giustificato neanche da chi quest'opera la vuole, giustamente, la difende. E arriviamo il ragionamento, in questi giorni, ma soprattutto oggi, ho avuto modo di leggere e di sentire con le mie orecchie, perché il gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle li ha accolti e poi li ha accolti anche la Capigruppo, di ascoltare gli appelli di parte del mondo industriale, cooperativo e sindacale, a difesa dell'opera. Ecco, io ho avuto modo di dirlo anche a loro, in quegli appelli ci ho visto poco coraggio e forse ci ho visto anche una certa rassegnazione culturale, e questo mi è molto dispiaciuto, perché, e credo sia giusto sottolinearlo, e voglio sottolinearlo con forza, nessuno di noi qui è nemico del progresso o auspica un futuro di decrescita economica e di isolamento del territorio, il nostro avversario è invece la coazione a ripetere errori di valutazione strategica, compiuti nei decenni passati. Parto da un dato, attualmente sul TAV Torino-Lione lavorano circa 800 persone tra Italia e Francia, e sono stati spesi 1,5 miliardi di Euro, compresa ovviamente la quota di progettazione. Questo cosa ci dice? Ci dice che il TAV è un investimento ad alta intensità di capitali e a scarsa intensità di lavoro, e questa è una condizione incontrovertibile, legata a tutte le grandi opere, costano una montagna di soldi, ma generano poco lavoro. E allora il punto è questo, questo Paese, questa Regione… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). I dati lo dicono, non dovrei interagire, ma i dati lo dico. Allora, il punto è questo, questo Paese, questa Regione, e soprattutto questa Città, hanno bisogno di investimenti pubblici, e quello che noi chiediamo e che abbiamo sempre chiesto, è il denaro dell'opera rimanga sul principio dell'investimento pubblico, ma venga spostato su investimenti, sempre sul nostro territorio, che hanno effetti moltiplicatori maggiori. Quali sono? Sono, per esempio, il potenziamento delle infrastrutture locali, oppure sono le opere che coinvolgono il tessuto produttivo su una filiera più corta, sono i servizi, sono la formazione, la ricerca, l'alta tecnologia, il trasporto locale, un trasporto locale efficace, sostenibile, sono la seconda linea di metropolitana, ad esempio. Allora invecchiamo questi soldi, investiamoli, ma non per qualcosa che c'è già, non per un doppione,. spendiamoli per qualcosa che oggi crea lavoro e domani sarà al passo con l'economia che ci attende. Che senso ha, ci chiediamo, spendere decine di miliardi per un'opera che, quando sarà completata, languirà in un'economia che sarà totalmente smaterializzata e miniaturizzata. E quindi, o si ha la forza di guardare seriamente al futuro, oppure è inutile venirci a dire e a raccontare che per questa Città non ci sono speranze. Allora, io voglio rivolgermi di nuovo direttamente al mondo industriale, cooperativo e sindacale, trovate con noi il coraggio, noi su questo non mancheremo, per chiedere nuovi modelli di investimento pubblici, ma in una nuova concezione della spesa pubblica, pretendere, secondo me, il ripetersi di un modello storico ed economico finito, non necessita di alcun coraggio, e questa Città ha bisogno di coraggio. La Torino, che senza TAV diventa una Città di disoccupati e di anziani, come è stato detto in questi giorni, è un artifizio retorico, lo è già, Torino è già così. Nel 2016, quando ancora non governavamo questo Comune, il rapporto Rota scriveva che eravamo, e leggo: "Una delle Città del pianeta con meno giovani, dove si registra un tasso di disoccupazione giovanile tra i più elevati d'Europa". E allora, è su questo che per la nostra forza politica ha senso dire: "No al TAV", "No al TAV" significa "Sì alle priorità, sì alle reali esigenze del territorio". E la priorità oggi non è un investimento faraonico che ha una resa limitata non è un'opera, che quando sarà terminata, nel 2030, nel 2040, non si sa, non sarà che un mausoleo a un modello economico finito. La priorità oggi deve essere cercare dei modelli di sviluppo che non peggiorino una condizione in essere. Chiudo rispondendo direttamente al Presidente Gallina, che vorrebbe organizzare, come ho avuto modo di leggere sui giornali, una nuova edizione della "Marcia dei Quarantamila" in chiave "Pro TAV". Ecco, io, come tutti coloro che siedono nei banchi della Maggioranza, come tanti cittadini, ho partecipato personalmente ad almeno 10 "Marce degli Ottantamila" in Val Susa, a Torino, a Roma, e quindi noi rispettiamo, ma alle legittime manifestazione di dissenso, a queste ci siamo aperti, noi ci siamo confrontati, le rispettiamo, ma chiediamo una cosa, e questa, è ora di arrivare a questa cosa, si prenda atto che, ad oggi, a Torino, come in Italia, il "No" al TAV, il "No" alla Torino-Lione ha una piena legittimazione democratica. Grazie. |