Interventi |
FERRERO Viviana Grazie, Presidente. Oggi si vota un ordine del giorno a prima firma Ferrero e Paoli, indirizzato al Governo Nazionale sulla linea ferroviaria Torino-Lione. Non posso non tradire emozione per essere arrivata qui oggi a parlare come portavoce, per essere arrivati fin qui come movimenti, comitati, cittadini attivisti e mondo culturale, università libere, società civile, un movimento civile che si è sviluppato in Val di Susa partendo dalla difesa del territorio per sfociare nella più ampia concezione di battaglia di sostenibilità economica, sociale, ambientale, la più grande battaglia ambientale degli ultimi 29 anni, la più coerente applicazione dell'articolo 9 della Costituzione sulla tutela del paesaggio, la madre… (INTERVENTO FUORI MICROFONO). FERRERO Viviana La madre di tante battaglie poi diffusasi sul territorio nazionale e transnazionale, 29 lunghi anni per arrivare, come Comune di Torino, a dire no a quel tipo di treno e di tracciato, un'operazione non ideologica, ma di dati, di comparazioni, di studi approfonditi e di risultanze evidenti. In questa Città sono state dette per un'infinità di anni bugie sulla Torino-Lione, omessi dati, pubblicizzati slogan, criminalizzate legittime proteste. Questo ordine del giorno vuole fare trasparenza, vuole ripartire da dati certi, anche contenuti nell'Osservatorio, nei suoi quaderni, vuole rendere pubblici e verificabili i criteri, le procedure, le modalità per attuare quella che ormai per la nostra Amministrazione è un mantra, l'analisi dei costi e dei benefici, perché in un momento di risorse scarse, di bilanci in rosso, di tagli di tutto, non possiamo più permetterci il lusso di sbagliare. 0% dell'opera in 29 anni è il risultato della politica sorda che non ha ascoltato i cittadini; è il risultato di una politica sorda che ha aggiustato nel tempo, ha fatto qualche modifica di tracciato, 7 modifiche di tracciato. Sono stati realizzati 7 chilometri a canna singola su 57 a doppia canna, quindi su 110 chilometri dal 2003 abbiamo realizzato 7 chilometri, non dell'opera principale. La scellerata tenaglia tra lo Stato e i grandi interessi di multinazionali di tipo economico-privato. Chiediamo pertanto di valutare le alternative. Sono vent'anni che la Val di Susa ci dice che l'ammodernamento della linea storica esistente tra Torino e Modane sia il metodo meno costoso, più efficace, per rendere efficiente la linea ferroviaria, di fermare operazioni che comprometterebbero una serena analisi, come le spese previste nella delibera CIPE. Lo stato francese, inoltre, è sempre stato tiepido nel realizzare questo tipo di linea ferroviaria. Gli accordi Italia-Francia, sappiamo, pur di realizzare l'opera, erano sfavorevoli all'Italia. E chiediamo che vadano, rivisti, ridiscussi, anche in caso di ammodernamento della linea esistente. E poi non si chiedono di revocare incarichi in TELT o all'Osservatorio straordinario del Governo per la Torino-Lione, ma di ridefinire concetti, obiettivi e funzioni per i quali questi Direttori e Commissari non sono più necessari, e questo per arrivare ad una visione che è davvero rivoluzionaria, che parte davvero dai cittadini e dalle popolazioni per intercettare i loro reali bisogni, le evidenti necessità. E come lo facciamo? Lo facciamo destinando tutti i fondi previsti per la Torino-Lione, parte internazionale e parte italiana, alla mobilità collettiva, alternativa e sostenibile dei territori della Città Metropolitana, di Torino, della Regione Piemonte e oggi però vorrei anche ripercorrere un po' di quella esperienza politica attiva che ci ha fatto arrivare fin qui, all'esempio di lunga resistenza data dalla Valle di Susa, parlare dei presidi territoriali che nacquero in Valle, da Borgone, a Bruzolo, a Venaus, ripercorrere con la mente le giornate passate in quei presisi, dove passarono tanti esponenti della cultura italiana, da Dario Fo, a Franca Rame, a Imposimato, a Erri De Luca, a quel laboratorio di partecipazione di cittadinanza attiva, raccontare per sommi capi le tante marce pacifiche che sono partite dagli abitanti del luogo per approdare a marce di tanti cittadini, anche fuori dalla nostra Regione. La Valle non aveva identità, la Val di Susa ha assunto identità. Il percorso di laboratorio politico è un esperimento che ha dato frutti che hanno formato genti, che ha aperto una strada diversa, in cui, e da cui, non si può tornare indietro; ha messo in crisi il rapporto dialettico tra Stato e privati, dove il privato più forte, che possiede capitali, determina l'indirizzo politico del pubblico, indicando attori e comparse. La maggior parte dei decisori istituzionali, degli uomini politici dei Paesi Occidentali dipendono in grande misura da gruppi capaci di finanziarli. La Val di Susa, i suoi abitanti, le tante anime che hanno sostenuto la causa "No TAV" non hanno solo cercato di fermare un treno, ma un modello di economia contemporanea, che ha trasferito il potere dal pubblico, tutti noi, ad alcuni soggetti privati. La contrarietà alla grande opera "No TAV" è la punta di un iceberg più grande, ma è il senso di ingiustizia di una comunità che ci ha aperto gli occhi sul modello che si stava sviluppando. E in questo momento voglio ringraziare personalmente proprio Alberto e Bianca Perino come simbolo di quella umanità che non ha mai smesso di credere a un modello diverso, e ringraziare i tecnici della Commissione Tecnica Torino-Lione, senza nominarli, ma con un ringraziamento singolo ad ognuno di loro per aver portato avanti, con determinazione, la forza dei numeri. Il TAV non è più un'emergenza dopo 29 anni, il Governo si prenda tutto il tempo per fare con serenità, e senza pressioni economiche, le sue valutazioni, basandosi sulle evidenze e non sulle indicazioni dei poteri economici. Grazie, Presidente. |