Interventi |
SCHELLINO Sonia (Assessora) Grazie, buongiorno. Ma, poco aggiungo alle cose che sono già state dette, che naturalmente condivido. Il sistema SPRAR, vorrei fare solo qualche riflessione, il sistema SPRAR, in questi anni, ha consentito di avere una distribuzione sul territorio dei richiedenti asilo, dei rifugiati, che ha fatto un po' fronte anche a quelle che erano le paure delle persone, degli abitanti, molto spesso. Il fatto di non avere più le grandi concentrazioni, o di averle sempre meno, è stato un vantaggio sia per le persone ospitate, che hanno potuto usufruire di processi di integrazione molto più a misura d'uomo, anche banalmente dal punto di vista dell'apprendimento della lingua. Una grande concentrazione di persone che non parlano in italiano ci mette più tempo anche solo ad imparare l'italiano, ogni singolo individuo appartenente a quel raggruppamento. La piccola concentrazione ha fatto sì che in molti casi non si siano nemmeno accorti gli abitanti, se non dal punto di vista positivo, ci sono delle persone in più che entrano nei negozi, che consumano, che parlano coi cittadini, che partecipano a iniziative della comunità. Ci sono stati impatti molto bassi con il sistema SPRAR, perché, appunto, piccoli gruppi, persone più seguite, persone che hanno fatto in molti casi delle attività di restituzione alla comunità, anche in termini di volontariato sociale, e questo quindi è stato anche un sistema di controllo sociale efficace. I Prefetti hanno avuto in questi anni la possibilità, come sapete, di inserire anche attraverso i CAS, e i CAS sono stati, per esempio, molto più contestati, perché vengono aperti senza la concertazione con i Sindaci, e uno degli emendamenti che è stato..., uno dei primi emendamenti che è stato chiesto in sede ANCI è che, almeno se si prediligeranno i CAS. rispetto agli SPRAR, ci sia una concertazione con i Sindaci, perché altrimenti uno si trova aperta sul proprio territorio una struttura, anche magari di grandi dimensioni, senza avere nessuna possibilità di interagire, e quindi questo può crearci delle difficoltà in più. Senza parlare poi di tutte le cose che sono già state elencate del fatto che non essendoci più un sistema di riconoscimento del diritto con la protezione umanitaria, molte più persone rischiano di trovarsi in una condizione di illegalità. Allora quello che bisogna cercare di capire è come si fa fronte a tutto questo. Se ci saranno delle modifiche ai percorsi di accoglienza, bisogna capire che cosa succede. Solo questo stanno chiedendo…, solo, è una delle cose importati che chiedono i Comuni, capire e discutere, discutere con chi in questi anni ha lavorato all'accoglienza. Vogliamo essere un pochino coinvolti ad essere parte attiva di eventuali modifiche che possono essere prese in considerazione. Nessuno dice che i sistemi attuali non siano perfettibili, ma certamente la fretta rischia; la fretta senza la concertazione, senza la condivisione, senza l'esame di quelle che sono le buone pratiche, anche con l'onestà di riconoscere che non tutto è buona pratica, ci sono delle cose sicuramente da perfezionare, però teniamo presente che chi esce dallo SPRAR, quasi nella metà dei casi, è una persona indipendente, che ha magari un lavoro a tempo determinato, non necessariamente un lavoro stabile, ma un lavoretto, o ha un percorso ospite di un parente, che è un parente, un altro concittadino, o un piccolo lavoro che lo rende parzialmente autonomo, e questo quasi nella metà delle fuoriuscite dal sistema SPRAR. Molto meno nel caso dei CAS, anche perché sono più grandi, sono meno strutturati, sono meno condivisi con le città. Le città hanno utilizzato il modello SPRAR anche col metodo dell' accoglienza diffusa. Noi abbiamo sul nostro territorio degli esempi molto interessanti, gestiti insieme con la pastorale migranti, col mondo del volontariato, di persone che l'ultimo periodo del loro percorso di accoglienza, l'hanno passato in famiglie. E questo che cosa consente? Che se sei una persona abbastanza integrata, passi l'ultimo periodo di integrazione all'interno di una famiglia, quando poi il tuo percorso è completato, hai comunque dei riferimenti sul territorio, sei una persona con dei legami sociali, sei una persona inserita in un contesto di comunità, e il welfare di comunità, come sapete, non è solo una parola piacevole a dirsi o di moda, ma è effettivamente un modo di accogliere, che fa sì che le persone si inseriscano nei contesti sociali in modo più efficace, e quindi siano dei problemi in meno, banalmente. Quindi non voglio neanche sottolineare gli aspetti più ideologici o politici di queste scelte. Mi rivolgo proprio più al senso pratico, se ne parli di più con le città, con chi in questi anni ha costruito dei percorsi efficienti, con senso critico, per quello che c'è da modificare e da migliorare, ma valorizzando e non sprecando quello che di buono è stato fatto. È questo che chiediamo, è per questo che chiediamo come comuni italiani di interagire col Ministero, per aprire proprio un tavolo da questo punto di vista. Grazie. |