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TRESSO Francesco Grazie, Presidente. Ma aggiungo degli elementi anche di considerazione personale su quanto ha già abbondantemente raccontato la Consigliera Tisi e che è alla base dell'ordine del giorno che convintamente ho firmato. A mio modo di vedere il Decreto Sicurezza non risponde ai problemi veri che in questo momento si stanno ponendo in merito alla (incomprensibile) per l'Italia. Proprio l'impianto del Decreto denota un approccio che, di fatto, riduce il fenomeno migratorio a considerare solo l'immigrazione forzata ed introduce ancora misure sanzionatorie e di fatto precarie che rendono precario diciamo il diritto di asilo, il diritto di asilo e anche il diritto di cittadinanza. Io credo che l'obiettivo dell'ordine del giorno che è appunto quello di sospendere l'effetto dell'applicazione almeno nel corso dell'iter parlamentare di approvazione sia necessario proprio per consentire alle città e Torino sicuramente si colloca ai primi posti tra le realtà urbane che hanno fatto di un certo tipo di accoglienza un percorso interessante che ha coinvolto anche un periodo piuttosto lungo della storia cittadina per un dialogo col Governo che mette in evidenza una serie di problematiche che necessariamente avrebbero un impatto forte sulle città. Provo velocemente a riassumere alcuni aspetti che ha già in parte toccato anche la Consigliera Tisi, intanto c'è questo aspetto di narrare tutto secondo un criterio di straordinarietà, non per nulla si fa ricorso ai CAS, che sono appunto Centri di Accoglienza Straordinari e mi sembra che questo sia in controtendenza con quello che oggettivamente sono i dati anche sugli sbarchi che ci dimostrano essere calati dell'80% anche solo a partire da quest'anno, quindi è un po' come davvero volessimo accanirci con un trattamento terapeutico, con dare degli antibiotici ad un malato con un raffreddore che di fatto è già in fase comunque di miglioramento e di guarigione. Perché chiudere l'esperienza dei sistemi di protezione SPAR? È un modello che anche a Torino in realtà come la nostra Città ha saputo generare dell'integrazione e favorire un'accoglienza decentrata che ha creato rapporti virtuosi tra privati ed enti pubblici e anche ha, tutto sommato, sviluppato delle possibilità anche di generare lavoro, case affittate e servizi a supporto diciamo per la ricerca di abitazioni e appunto di lavoro stesso. Ancora l'articolo 13 del Decreto prevede che i richiedenti non possano iscriversi all'anagrafe e quindi in quanto tale non possono accedere alla residenza. Questo oltre ad andare, diciamo così, a sopprimere quello che è stato anche un po' un percorso, una conquista degli ultimi anni, non consente più anche di avere una mappatura di queste persone e che quindi l'ultima analisi si traduce anche con un'ulteriore mancanza di possibilità di avere sotto controllo un certo tipo di fenomeno e quindi di sicurezza. Tra l'altro anche non accedere ai servizi anagrafici vuol dire proprio rimanere esclusi da tutta una serie di servizi che a questo sono connessi. Abbiamo già detto appunto sul mantenimento di grandi centri per i richiedenti asilo e anche vengono introdotte nuove ipotesi di trattenimento secondo tre differenti possibilità, ai fini integrati negli hotspot o questi regional hub così nominati, in strutture idonee in disponibilità dell'autorità pubblica o ancora in locali idonei di frontiera dove però il termine idoneo non è specificato, quindi anche qui bisogna capire e fissare degli standard minimi da rispettare per la detenzione e anche per capire se poi le realtà urbane hanno in disponibilità in centri che siano a tutti gli effetti idonei, ricordo che Torino è l'unica Città del nord Italia al momento in cui sia attivo un CAS. Trovo ancora semplicistico diciamo un po' il ragionamento che, secondo me, c'è anche dietro l'impostazione del Decreto che sottende il fatto che con misure così più restrittive si potrà di fatto far funzionare meglio la situazione generale nazionale per gli italiani, in realtà il vero tema come è già stato detto è che i clandestini in qualche modo continueranno ad arrivare, ma anzi se si calcola ad esempio che a livello regionale dai dati che sono stati forniti sono oltre 10.000 le persone che al momento sono coinvolte in progetti SPRAR di questi si valuta che più della metà ne rimarrebbero fuori e che necessariamente sono destinati a rimanere quindi in una situazione di invisibilità che di fatto non sarà facile pensare di proiettare tutti su dei possibili rimpatri perché questo sappiamo non è sicuramente facile e non è altrettanto conveniente, quindi è del tutto probabile che queste persone rimangono abbandonate a se stesse al di fuori di qualsiasi percorso di inserimento e non vadano a fare altro che aumentare potenziali di manodopera per microcriminalità organizzata o comunque per quelle zone più marginali della nostra Città che concorrono di nuovo ad aumentare aree di illegalità. TRESSO Francesco Sì, ho finito, vorrei ancora ricordare un ultimo aspetto che forse è meno di impatto, ma che secondo me è comunque utile richiamare che anche il Decreto richiama il concetto che la cittadinanza di fatto venga interpretata come una sorta di regalia che si può concordare e altrettanto si può riprendere, questo mi sembra un concetto che comunque è anche molto borderline rispetto ad un criterio di costituzionalità e che quindi ci tengo a sottolineare che anche su questi aspetti bisognerà porre molta attenzione, grazie. |