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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 22 Ottobre 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 18
ORDINE DEL GIORNO 2018-04146
(ODG N. 7/2018) "DECRETO LEGGE IMMIGRAZIONE E SICUREZZA" PRESENTATA IN DATA 28 SETTEMBRE 2018 - PRIMA FIRMATARIA TISI. [Testo coordinato]
Interventi
TRESSO Francesco
Grazie, Presidente. Ma aggiungo degli elementi anche di considerazione personale su
quanto ha già abbondantemente raccontato la Consigliera Tisi e che è alla base
dell'ordine del giorno che convintamente ho firmato. A mio modo di vedere il Decreto
Sicurezza non risponde ai problemi veri che in questo momento si stanno ponendo in
merito alla (incomprensibile) per l'Italia. Proprio l'impianto del Decreto denota un
approccio che, di fatto, riduce il fenomeno migratorio a considerare solo l'immigrazione
forzata ed introduce ancora misure sanzionatorie e di fatto precarie che rendono precario
diciamo il diritto di asilo, il diritto di asilo e anche il diritto di cittadinanza. Io credo che
l'obiettivo dell'ordine del giorno che è appunto quello di sospendere l'effetto
dell'applicazione almeno nel corso dell'iter parlamentare di approvazione sia necessario
proprio per consentire alle città e Torino sicuramente si colloca ai primi posti tra le
realtà urbane che hanno fatto di un certo tipo di accoglienza un percorso interessante
che ha coinvolto anche un periodo piuttosto lungo della storia cittadina per un dialogo
col Governo che mette in evidenza una serie di problematiche che necessariamente
avrebbero un impatto forte sulle città. Provo velocemente a riassumere alcuni aspetti
che ha già in parte toccato anche la Consigliera Tisi, intanto c'è questo aspetto di
narrare tutto secondo un criterio di straordinarietà, non per nulla si fa ricorso ai CAS,
che sono appunto Centri di Accoglienza Straordinari e mi sembra che questo sia in
controtendenza con quello che oggettivamente sono i dati anche sugli sbarchi che ci
dimostrano essere calati dell'80% anche solo a partire da quest'anno, quindi è un po'
come davvero volessimo accanirci con un trattamento terapeutico, con dare degli
antibiotici ad un malato con un raffreddore che di fatto è già in fase comunque di
miglioramento e di guarigione. Perché chiudere l'esperienza dei sistemi di protezione
SPAR? È un modello che anche a Torino in realtà come la nostra Città ha saputo
generare dell'integrazione e favorire un'accoglienza decentrata che ha creato rapporti
virtuosi tra privati ed enti pubblici e anche ha, tutto sommato, sviluppato delle
possibilità anche di generare lavoro, case affittate e servizi a supporto diciamo per la
ricerca di abitazioni e appunto di lavoro stesso. Ancora l'articolo 13 del Decreto
prevede che i richiedenti non possano iscriversi all'anagrafe e quindi in quanto tale non
possono accedere alla residenza. Questo oltre ad andare, diciamo così, a sopprimere
quello che è stato anche un po' un percorso, una conquista degli ultimi anni, non
consente più anche di avere una mappatura di queste persone e che quindi l'ultima
analisi si traduce anche con un'ulteriore mancanza di possibilità di avere sotto controllo
un certo tipo di fenomeno e quindi di sicurezza. Tra l'altro anche non accedere ai servizi
anagrafici vuol dire proprio rimanere esclusi da tutta una serie di servizi che a questo
sono connessi. Abbiamo già detto appunto sul mantenimento di grandi centri per i
richiedenti asilo e anche vengono introdotte nuove ipotesi di trattenimento secondo tre
differenti possibilità, ai fini integrati negli hotspot o questi regional hub così nominati,
in strutture idonee in disponibilità dell'autorità pubblica o ancora in locali idonei di
frontiera dove però il termine idoneo non è specificato, quindi anche qui bisogna capire
e fissare degli standard minimi da rispettare per la detenzione e anche per capire se poi
le realtà urbane hanno in disponibilità in centri che siano a tutti gli effetti idonei, ricordo
che Torino è l'unica Città del nord Italia al momento in cui sia attivo un CAS. Trovo
ancora semplicistico diciamo un po' il ragionamento che, secondo me, c'è anche dietro
l'impostazione del Decreto che sottende il fatto che con misure così più restrittive si
potrà di fatto far funzionare meglio la situazione generale nazionale per gli italiani, in
realtà il vero tema come è già stato detto è che i clandestini in qualche modo
continueranno ad arrivare, ma anzi se si calcola ad esempio che a livello regionale dai
dati che sono stati forniti sono oltre 10.000 le persone che al momento sono coinvolte in
progetti SPRAR di questi si valuta che più della metà ne rimarrebbero fuori e che
necessariamente sono destinati a rimanere quindi in una situazione di invisibilità che di
fatto non sarà facile pensare di proiettare tutti su dei possibili rimpatri perché questo
sappiamo non è sicuramente facile e non è altrettanto conveniente, quindi è del tutto
probabile che queste persone rimangono abbandonate a se stesse al di fuori di qualsiasi
percorso di inserimento e non vadano a fare altro che aumentare potenziali di
manodopera per microcriminalità organizzata o comunque per quelle zone più marginali
della nostra Città che concorrono di nuovo ad aumentare aree di illegalità.

TRESSO Francesco
Sì, ho finito, vorrei ancora ricordare un ultimo aspetto che forse è meno di impatto, ma
che secondo me è comunque utile richiamare che anche il Decreto richiama il concetto
che la cittadinanza di fatto venga interpretata come una sorta di regalia che si può
concordare e altrettanto si può riprendere, questo mi sembra un concetto che comunque
è anche molto borderline rispetto ad un criterio di costituzionalità e che quindi ci tengo
a sottolineare che anche su questi aspetti bisognerà porre molta attenzione, grazie.

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