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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 15 Ottobre 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 25
ORDINE DEL GIORNO 2018-01785
(ODG N. 6/2018) "PROPOSTA DI REVISIONE LEGGE REGIONALE 3/2010, IN MATERIA DI REQUISITI PER IL CONSEGUIMENTO DELL'ASSEGNAZIONE DI ALLOGGI DI EDILIZIA SOCIALE PUBBLICA" PRESENTATA IN DATA 14 MAGGIO 2018 - PRIMA FIRMATARIA MONTALBANO. [Testo coordinato]
Interventi
MONTALBANO Deborah
Grazie, Presidente. Ma allora parliamo di famiglie in emergenza abitativa e di famiglie
in emergenza abitativa, quindi non solo coloro che hanno priorità, o comunque necessità
di effettuare il bando generale per il diritto all'assegnazione del possibile alloggio
popolare, ma proprio anche di quelle famiglie che si trovano già in una condizione di
perdita o di assenza della casa. La Regione Piemonte, attraverso la Commissione
competente, l'istituzione di un tavolo tecnico, si è impegnata recentemente a sviluppare
un lavoro d'osservazione e discussione riguardo alle prerogative della Legge Regionale
3/2010 per l'individuazione di possibili modifiche da apportare alla legge stessa. La
legge stessa, appunto, all'articolo 3, comma 1, lettera A, indica tra i requisiti prescritti,
per il conseguimento del diritto all'assegnazione di alloggi di Edilizia Sociale Pubblica,
essere residente o prestare attività lavorativa da almeno tre anni nel comune che emette
il bando di concorso, questo per il bando generale, ma esattamente funziona nella stessa
situazione per quanto riguarda le famiglie che sono già in una condizione di assenza o di
perdita dell' alloggio, oppure sotto sfratto. L'attuale quadro normativo lascia, comunque,
ampia discrezionalità ai comuni nel decidere se tenere i tre anni come termine minimo,
oppure se allargarsi alle ai cinque anni. Allora, come abbiamo già discusso in
Commissione, abbiamo osservato come sono cambiati anche i flussi migratori nell'arco
degli anni, e quindi come le famiglie non effettuano più quel grandi viaggi da Sud a
Nord per intercettare nuove proposte lavorative, ma come invece oggi ci si tende a
muovere lo stesso, ma comunque in territori molto più ristretti, e quindi da un comune
all'altro all'interno dell'area della Città Metropolitana, oppure all'interno del territorio
regionale. Questo è dovuto, appunto, sia alla trasformazione dei flussi migratori, sia alla
sensibilità del mondo del lavoro e dell'impiego precario, e devo dire che sotto questi
fronti sono diventati degli elementi, questi, che hanno portato un certo interessante
incremento del fenomeno in cui poi si ritrovano queste famiglie. Purtroppo, come
abbiamo anche avuto modo di affrontare in Commissione, non tutti i territori sono
strutturati nel poter accogliere e affrontare le famiglie che si trovano in queste
condizioni a causa di diversità territoriali, di diversità di domanda e di investimenti
rispetto a costruire strumenti che vadano a incidere sotto questo fronte, ma anche
proprio per inadeguatezza, talvolta, di quelli che sono gli strumenti di sostegno di cui i
territori dispongono, e quindi queste famiglie spesso si trovano in una condizione di
sospensione d'inerzia. Si viene a creare un vuoto legislativo, non può avvenire la presa
in carico tra i diversi comuni e queste famiglie non riescono ad avere un'istituzione che
possa farsi carico di queste esigenze e quindi poter supportare le famiglie stesse. In
funzione di questo, e anche in funzione del fatto che in Regione questa è una
discussione aperta, non solo questa per quanto riguarda tutta la Legge 3 regionale,
abbiamo sottoscritto questo Ordine del Giorno dove si sollecita la Sindaca e la Giunta,
appunto, a interfacciarsi con quella che è la Regione Piemonte, la Commissione
competente, la Città Metropolitana, per definire nuovi criteri in materia di residenza e
quindi, sostanzialmente, la revisione di questo articolo di legge che possa permettere, e
ci tengo, come ho già fatto in Commissione, anche a ribadire qui, che all'interno dell'atto
non ho voluto io inserire una proposta definitiva, proprio per non limitare la votazione
sull'atto, ma si chiede semplicemente di rivedere la legge per poter intervenire e far sì
che queste famiglie possono avere una risposta da parte delle istituzioni, poi che sia
l'ultimo comune di residenza, piuttosto che il primo comune di residenza, piuttosto che
il comune che ha accumulato un, diciamo così, un periodo più intenso e più duraturo nel
tempo fra i vari comuni dove è avvenuto il passaggio di questi nuclei familiari, con i
cambi di residenza, questo lo lascio, insomma, decidere e lo lascio al pieno confronto di
quella che è la discussione aperta in Consiglio Regionale. A noi interessa definire il
bisogno che queste famiglie hanno nel non ritrovarsi più senza una tutela, e quindi di
definire il diritto di ristabilire per queste famiglie una possibile risposta legislativa.
Secondo punto, di garantire ai medesimi il nucleo l'accesso, appunto, a strumenti di
sostentamento e reti sociali idonee e promuovere ed aprire una discussione - su questo si
è anche un po' argomentato in Commissione - una discussione in merito a quelle che
sono le problematiche sopra evidenziate, quindi valutando anche la possibilità di aprire
delle nuove riflessioni in ambito territoriale per quanto riguarda la competenza della
Città Metropolitana che a livello territoriale è sicuramente competente ed è, comunque,
interessata a una possibile riflessione di questo tipo. Presidente, intervengo già anche
sugli emendamenti, così…, sì, so che sono stati presentati 2 emendamenti da parte della
Consigliera Tisi, sono stati concordati insieme a me, quindi non ho alcun problema nel
riceverli; non vanno a cambiare l'impatto dell'atto, quindi, anzi, sostanzialmente,
precisano anche alcuni aspetti, quindi assolutamente li recepisco. Invece, per quanto
riguarda la Maggioranza, magari poi se vuole intervenire il Presidente della
Commissione, visto come si era rimasti d'accordo in Commissione, però magari
interviene il Presidente stesso. Grazie.

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