Interventi |
CARRETTO Damiano Sì, grazie. Allora io vorrei, appunto, ringraziare l'Assessore e gli uffici per questo lavoro di ridisegno effettuato su questo intervento anche perché, obiettivamente, per chi avesse contezza di quello che era prima il progetto - e non so quanti qui se lo ricordano - ma in realtà basterebbe prendere la variante e guardare il confronto tra i render e credo che ci si possa tranquillamente rendere conto, anche senza essere tecnici, della differenza di impostazione del disegno urbano da quello che c'era prima, alla situazione attuale che andiamo a votare oggi. Come dicevo prima, è un peccato, secondo me, dover andare ogni volta a ridisegnare varianti già approvate, per mille motivi, alcune perché non partono, alcune perché non hanno quello sviluppo che ci si attendeva, però questo mi dà modo di fare una riflessione, e la colleghiamo al discorso di prima, in cui non sono voluto intervenire, perché non l'ho ritenuto necessario. Però, se c'era tutta questa visione, queste previsioni di sviluppo, queste idee di cambiamento della città, di ridisegno delle aree industriali, di riutilizzo del territorio cittadino, dello sviluppo dell'edilizia, dello sviluppo del commercio, dello sviluppo della residenza, io mi chiedo perché continuiamo a trovarci di fronte a delle trasformazioni urbane che sono tutte da rivedere, tutte da rivedere, tutte da ridisegnare, tutte con previsioni e cubature non realistiche, non realizzabili, non utili alla città? Io credo che questo discorso dovremmo farlo, ma dovremmo farlo tutti, ma in piena coscienza e in piena onestà intellettuale. Dirci che la città disegnata anche solo 10, 5 anni fa, non è più quella, non può essere quella, e va ripensata. Va ripensata nell'ottica non della quantità, non è più il tempo dell'urbanistica in cui l'importante è concedere volumetria, l'importante è costruire, l'importante è rendere appetibili finanziariamente gli interventi, i lotti. Quindi un lotto deve generare una certa SLP di una certa categoria, perché quella categoria ha un rendimento in termini finanziari che teoricamente sostiene l'intervento; ma si è visto che, ora, la città deve andare nell'ottica del bello, della costruzione della città, una città che deve essere bella, vivibile, verde - uso un termine che in realtà vuol dire poco e niente, ma per i non tecnici si capisce - a misura d'uomo, creare luoghi e non creare dei non luoghi, questa è la differenza tra creare dei luoghi e creare dei non luoghi. La città fino ad ora, in molti interventi, era strutturata per creare dei non luoghi, e io penso a Parco Dora, non quartiere Dora, a Parco Dora. Parco Dora è una trasformazione urbanistica gigantesca che ha avuto l'unico risultato di creare una serie di non luoghi: non ci sono servizi, non ci sono luoghi d'aggregazione, non ci sono scuole, non ci sono tutti quei servizi e quei luoghi che rendono un quartiere un'area viva. È un grande dormitorio, con tanti supermercati, questo è Parco Dora. E io credo che il ridisegnare la città in questo modo - che piaccia, o non piaccia - è una visione, è un'idea di città, e può piacere e non piacere, non si può dire che non c'è questa idea di città. È questa un'idea di città bella, è una città in cui è piacevole uscire di casa e non trovarsi magari per forza 18 piani di condominio fatto ad alveare, con 3 supermercati e strade a 4, 8 corsie e via dicendo, cioè questa è la città che immaginiamo. Io credo che un intervento del genere vada esattamente in quella direzione: nel ridisegnare la città secondo il nostro modello, ripeto, può piacere, o non piacere, ma è un modello. |