Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Ammesso che l'85% dei torinesi desiderasse le Olimpiadi, è probabile che non sarebbe molto motivato dalla discussione che stiamo svolgendo oggi in Consiglio, perché probabilmente l'analisi della fase richiederebbe un impegno maggiore che non lo studio delle eventuali reazioni psicologiche del Presidente del CONI, piuttosto che dei rapporti tra la Giunta e la Maggioranza, o la Sindaca e la Maggioranza. Quando abbiamo discusso gli atti nei quali siamo stati coinvolti, oppure abbiamo discusso di Olimpiadi in sede di comunicazioni, la posizione che ha tenuto il Gruppo di Torino in Comune è sempre stata quella di subordinare i ragionamenti fatti sulla sostenibilità ambientale ed economica delle Olimpiadi e quindi la candidatura di Torino, alla scelta del rapporto diretto con quella popolazione, di cui venivano descritti i numeri di consenso, attraverso l'indizione del Referendum Consultivo, ci sono atti depositati a mia firma in questo Consiglio. Ora, che probabilmente lo Statuto introducesse delle complessità temporali sul ricorso al Referendum Consultivo, è possibile, che questa Amministrazione, che a ogni piè sospinto, si vanta di consultazioni verso una democrazia diretta da "Decidi Torino", a tutte le altre forme che abbiamo sentito raccontare nell'incontro pubblico di martedì scorso, è altrettanto vero e quindi avrebbero potuto motivare questa Amministrazione ad andare a questo tipo di relazione con il proprio territorio e con la propria popolazione, perché non mi illudo e non mi illudevo, quando ho depositato la richiesta di Referendum Consultivo, che potessero esserci particolari preoccupazioni da parte dei torinesi sulla nuova edizione delle Olimpiadi, o che quindi si seguisse un modello quale è quello scelto dalla popolazione di Innsbruck. Sapevo benissimo che intorno a quel tema fosse presente una grande attesa, ma questa attesa era in gran parte motivata dalla ricerca di una possibilità di trasformazione, di prospettiva per il futuro, se si vuole, forse anche di illusione. Mettersi però in sintonia non con la dissidenza interna della propria Maggioranza o non con la stampella offerta dalle opposizioni in Consiglio Comunale, ma mettersi in sintonia con la popolazione, avrebbe dovuto dire accettare il fatto di essere in una stagione storico-politica nella quale la città, evidentemente, si sente senza una prospettiva e per la quale alla città le Olimpiadi apparivano come una prospettiva possibile. Sarebbe toccato quindi a questa Amministrazione spiegare le condizioni di quella prospettiva, spiegare le subordinate per quella prospettiva, dall'analisi costi-benefici, che oggi viene molto utilizzata come modalità, alla questione della capacità di fare meglio e diversamente rispetto agli altri. Questa è la critica che io muovo alla Sindaca, non quella di non aver governato i rapporti della propria Maggioranza o i rapporti con il Consiglio Comunale e la situazione grave, però, è che, pur essendo sfuggiti al rapporto diretto con le sensibilità, le competenze e le scelte della popolazione torinese, attraverso una consultazione diretta, il risultato è quello di cui stiamo discutendo. Ma il risultato non è solo che la mancata edizione delle Olimpiadi a Torino, il risultato è che, pur avendo questo esito, non abbiamo fatto un passo in avanti rispetto a quel tema di prospettiva, di idea sul futuro che evidentemente aveva indotto molti ad aspettare alle Olimpiadi e non abbiamo fatto un passo in avanti, non ce lo dicono i Consiglieri di Opposizione, o non lo dicono alla Sindaca i Consiglieri di Opposizione. Io vorrei citare alcune osservazioni pubbliche che nessuno ha richiamato, che sono uscite la scorsa settimana. La prima riguarda un'anticipazione, un commento rispetto al rapporto Rota e il professor Davico dice: "Le Olimpiadi mancate del 2026 rischiano di essere un punto di non ritorno? I giochi a cinque cerchi vengono sovrastimati, nel 2006 hanno determinato una sorta di ubriacatura collettiva, sono stati un evento interessante, ma non hanno determinato un effetto innesco come a Barcellona. L'eredità è stata materiale e immateriale, reputazione e immagini, ma per le opere guardiamo bene agli impianti di accoglienza e ricettività, si sono salvati quelli che avevano già un progetto futuro, altri no e gli stadi e i palazzetti, non si raggiunge massa critica per farli funzionare, per non parlare dello store business e dei Congressi". C'è ancora, successivamente, un'intervista alla dottoressa Christillin: "Brutta figuraccia sulle Olimpiadi, analisi politica dei rapporti della Sindaca con la sua Maggioranza, e poi una sola e nuova edizione delle Olimpiadi non sarebbe stata salvifica". Ora, se queste due dichiarazioni le avessero fatte dei politici, sarebbero stati accusati di odiare i torinesi, dato che le fa l'intellighenzia di questa città, sembrano e sono, a mio modo di vedere, argomento ragionevole. ARTESIO Eleonora Persiste in questa analisi il fatto che non si sono fatte, non si faranno le Olimpiadi, l'esito, per le ragioni che io ho cercato sommariamente di descrivere, altri hanno ascritto ad altri capi di critica, tuttavia permane la critica che anche senza Olimpiadi, quelle prospettive che la città attenderebbe, continuano ad essere inevase. |