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ARTESIO Eleonora Riepilogo in Aula le osservazioni che ho svolto in Commissione Consigliare, tradotto in proposte di emendamento e condivise con la collega Tisi del Partito Democratico. La deliberazione, nella fattispecie dell'edificio in Superga, di via Verolengo, rinuncia all'esercizio di una responsabilità politica da due punti di vista. Il primo punto di vista, che è una parte corposa dell'emendamento e della mozione allegata, nel momento in cui si individua attraverso una procedura di evidenza pubblica la possibilità di manifestazioni di interesse per l'utilizzo di quell'ambito, l'Amministrazione rinuncia ad esercitare un'opzione sulle preferenze derivanti dalle condizioni di necessità sulle possibili future destinazioni, vale a dire, nell'allegato numero 2 della deliberazione madre, vengono elencate tutte le attività compatibili, senza che la Città di Torino abbia espresso contestualmente nell'atto deliberativo un giudizio su quali sarebbero le funzioni di maggiore interesse pubblico dopo un'analisi svolta rispetto alla soddisfazione della popolazione residente su bisogni primari. Ancora più concretamente, se mettiamo sullo stesso piano il fatto che possa esserci un'offerta rispetto all'insediamento di una struttura scolastica di livelli diversi, oppure un'offerta relativa a interventi di Istruzione Superiore, oppure un'offerta relativa a insediamenti socio-sanitari o socio-assistenziali, e la Città non si esprime su quale sarebbe la necessità prevalente, è, come dire, lo diceva già il collega Lo Russo, che pur di arrivare a portare in porto una procedura di concessione con la conseguente entrata, si rendono indifferenti per il Comune di Torino le attività private che lì saranno svolte. E questo è confermato anche nel parere tecnico che è stato sottoscritto rispetto all'emendamento a mia firma, perchè si dice: "L'impostazione dell'operazione immobiliare si pone nella libera, o si propone, la libera e paritaria valutazione delle scelte imprenditoriali in merito alle attività compatibili presso la struttura". L'accoglimento dell'emendamento, incidendo su tali impostazioni, per non incorrere in contraddizioni interne all'atto, comporterebbe una radicale reimpostazione. Cioè, sostanzialmente, qui si dice: "Noi ci esprimiamo in una logica di neutralità, se l'Amministrazione vuole introdurre dei vincoli o degli orientamenti, non siamo più nella condizione della proprietà superficiaria, ma siamo in un altro ambito, che è quello della concessione del servizio". Allora, io credo che quando si ragiona su valorizzare una porzione così rilevante di territorio, si debba scegliere la procedura preferibile per l'interesse collettivo, e l'interesse collettivo non può che derivare da un'analisi delle necessità. Io non credo che, ad esempio, il radicamento di attività scolastiche di grado primario sia una priorità per questa Città, dove il sistema pubblico paritario e convenzionato, offrono una copertura adeguata e sufficiente, mentre posso immaginare che un'attività di carattere socio-assistenziale o socio-sanitario, data la carenza degli standard sui posti letto nella Città di Torino per questa tipologia, sarebbe invece utile. Quindi, prima rinuncia: rinunciare a definire una priorità. Dentro a questa prima rinuncia, ci sta tutto il ragionamento che faceva prima il collega Lo Russo. Nel momento in cui si orienta ipoteticamente un mondo imprenditoriale a candidare per la Città di Torino una struttura socio-sanitaria, la Città è consapevole del fatto che da molti anni non sono in crescita i posti convenzionati col Sistema Sanitario Regionale, vale a dire, la partecipazione economica degli ospiti malati è totalmente a carico delle persone ricoverate. La convenzione, che richiederebbe alla Regione una compartecipazione, almeno del 50%, consentirebbe di inserire le condizioni sociali con maggiore difficoltà. Stupisce, e qui mi differenzio e faccio la Sinistra massimalista che piace a Lo Russo, stupisce che un'Amministrazione di segno diverso dalla Regione, Ente che nega le convenzioni, perché le ha ridotte, tema di cui abbiamo discusso in questo Consiglio Comunale aperto, non cavalchi nell'interesse pubblico questa questione in questo momento, anzi, rimetta alle opzioni imprenditoriali, che non potranno che accettare inserimenti di persone paganti, tutta la tematica della nuova autosufficienza su questo spicchio di Città. Quindi, come si vede, convergiamo, PD e Torino in Comune, sulla necessità di introdurre la convenzione in un modo ancor più critico, perché almeno mi sono prodigata a ottenere in quest'Aula un dibattito sulle mancate convenzioni da parte della Regione Piemonte. Seconda rinuncia, quell'ambito territoriale è molto vicino alla sensibilità di tutti i residenti. Vogliamo ricordare che quando ci fu l'operazione immobiliare su quell'asse di Torino, fu presentata la possibilità di avere delle abitazioni di prestigio in un'area verde, un'area che sarebbe stata dotata di tutti i Servizi conseguenti per un insediamento di così alta densità. Non a caso, la prima destinazione di via Verolengo era un Poliambulatorio. È del tutto evidente che quella tabella dell'allegato 2 parla di funzioni cittadine, non di funzioni zonali, quindi, quale che sarà l'offerta pervenuta alla Città di Torino, che sia ambito formativo, che sia ambito assistenziale, è un investimento che potrà anche essere utile, specie il secondo, ma non direttamente in relazione agli interessi degli abitanti residenti. Quindi la seconda preoccupazione che secondo me avrebbe dovuto avere la Città, sarebbe stata quella di indicare dei vincoli nelle offerte, nelle proposte, per favorire una fruizione locale rispetto alle nuove prospettive, che so io, l'uso degli spazi esterni, delle sale comuni, la possibilità di verificare, se parleremo di Servizi Assistenziali, con i Servizi Sociali circoscrizionali degli inserimenti privilegiati, ovviamente nell'ambito delle regole, delle compatibilità delle graduatorie, anche questo non viene fatto. Quindi abbiamo una Città che si consegna completamente alle preferenze espresse dal mondo privato, che non regola era il vantaggio economico di questo mondo privato rispetto agli utilizzatori di quelle funzioni e io temo molto che la strada che abbiamo intrapreso ci porterà tra breve, non certo l'anno prossimo, i tempi saranno più lunghi, ma ci porterà poi, a posteriori, a verificare delle conseguenze sgradevoli e spiacevoli per tutti. Vorrei ricordarvi quanto abbiamo discusso proprio su procedure tutte patrimoniali e tutte finanziarie rispetto al Carlo Alberto. Quindi, mi sembrava doveroso introdurre, e i colleghi che con me l'hanno sottoscritto, condividono almeno la preoccupazione, introdurre delle possibilità di riflettere ancora da parte dell'Amministrazione su questo tipo di procedura. |