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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 16 Luglio 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 15
DELIBERAZIONE DI INIZIATIVA CONSILIARE 2018-03006
GIOCHI OLIMPICI E PARALIMPICI 2026.
Interventi
SGANGA Valentina
Grazie, Presidente. Il 10 luglio scorso, come tutti sappiamo, il Consiglio Nazionale del
CONI ha deliberato la costituzione di una Commissione di valutazione che dovrà
esaminare gli studi di fattibilità delle tre città che hanno manifestato interesse per la
candidatura ai Giochi Olimpici invernali del 2026. Questa Commissione, nello scegliere
la città candidata dovrà seguire delle linee guida, 13 punti che abbiamo riportato nella
narrativa di questa delibera, e nel dirlo sottolineo delibera; infatti è proprio una delibera
e non altri tipi di atto come mozioni o ordini del giorno, ciò che il CONI ha richiesto ai
Consigli Comunali di adottare per portare avanti il percorso di candidatura. Lo
sottolineo perché quest'oggi, oltre alla delibera presentata dalla Maggioranza, abbiamo
in discussione anche un ordine del giorno presentato dal Capogruppo Lo Russo e da
parte dei Capigruppo di Minoranza che, appunto, resisi conto tardivamente di non aver
letto con sufficiente attenzione il punto 4 delle linee guida del CONI, hanno invano
cercato, nella scorsa Conferenza dei Capigruppo, di trasformare il loro ordine del giorno
in una delibera, per l'appunto. Ma si tratta di una disattenzione, che ci tengo a dirlo,
Presidente, gli perdoniamo; sarà probabilmente frutto dell'euforia olimpica. Lo
sappiamo, l'euforia olimpica a volte fa brutti scherzi, scherzi da miliardi di debiti in
alcuni casi e la Città di Torino su questo ne sa qualcosa o scherzi da delirio di
onnipotenza in altri casi e, ecco, è di questi ultimi che vorrei parlare nell'esporre questo
atto. Del diritto di potenza che il CONI, a guida Malagò, ha cercato di esercitare nel
chiedere alle Amministrazioni un sostegno pieno e incondizionato alla candidatura. Un
sostegno assoluto, un sostegno senza porre restrizioni di sorta significa consegnare le
chiavi della Città in mano al Comitato Olimpico; è come firmare una cambiale in
bianco, è un salto nel vuoto e sono certa che l'euforia olimpica che anima tante persone,
giustamente, in questa Sala, e non solo qui, non sia un paracadute sufficiente; si chiede
in sostanza ad un organo elettivo, ad un Consiglio democraticamente eletto dai cittadini
di rinunciare alle sue prerogative democratiche di indirizzo e di controllo pur di
massimizzare la possibilità di essere scelti come città candidata. Leggendo quel punto
ho immediatamente pensato, come tanti commentatori, che fosse intriso di una certa
ipocrisia, quella di trovare un escamotage, una scusa velata, ma neanche troppo, per
eliminare Torino dalla corsa e sono in realtà persuasa dall'idea che sia effettivamente
così, non credo possa essere un caso che appena pochi giorni prima della deliberazione
del CONI il Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle qui a Torino si era fatto
promotore di un manifesto di 12 punti che di fatto erano e sono delle condizioni
vincolanti e imprescindibili per quello che è il nostro modello di realizzazione
dell'evento olimpico. Ma rimaniamo convinti che un'Amministrazione non solo possa,
ma debba pensare di esercitare dei condizionamenti su un evento che va ad impattare sul
proprio territorio da qui ai prossimi 20 anni. Ed è quello che abbiamo fatto con questa
delibera, una delibera che, se approvata, sancirà l'impegno a portare avanti il percorso
di candidatura iniziato con la consegna dello studio di fattibilità. Una delibera che
sancirà il sostegno del Consiglio Comunale di Torino, un sostegno che però è tutt'altro
che incondizionato; è certamente un sostegno condizionato, condizionato al mandato
che abbiamo ricevuto dagli elettori e condizionato ai quattro parametri che ci siamo
sostanzialmente già detti nel corso dell'ultima discussione e che richiamo brevemente:
sono quelli dell'analisi costi e benefici per tutte le città candidate, l'impossibilità di fare
debito per gli enti locali, il no all'ipotesi del tandem con la Città di Milano e il rispetto
dell'indirizzo del Consiglio, ovvero appunto dei 12 punti che sono in narrativa. Ma a
proposito di condizioni volevo ora soffermarmi un attimo sull'ordine del giorno
proposto dalle Minoranze che insomma vorrebbero fosse votato dal Consiglio. In questo
dispositivo accade una cosa curiosa che vado a descrivervi: nella prima parte del
documento si leggono i 12 punti promossi dalla Maggioranza a tutela appunto di quello
che riteniamo il miglior perimetro possibile per lo svolgimento delle Olimpiadi
invernali, una premessa che suppongo le Minoranze vogliano far passare come un gesto
di apertura nei nostri confronti e li ringrazio, il problema è che ci credono talmente poco
in quei punti che non si accorgono che lo stesso documento si conclude con
l'accettazione del famoso punto 4 redatto dal CONI, di cui vi ho parlato poc'anzi e che
prevede l'appoggio incondizionato. Ora, è evidente a tutti che c'è qualcosa che non va,
capite che prima ancora di un problema politico, di un problema sociale ed economico o
di qualsiasi altra natura c'è un problema logico, squisitamente logico. C'è un atto in cui
prima vengono poste delle condizioni, che sono le nostre condizioni, e immediatamente
dopo viene espresso un supporto incondizionato e visto che il dovere, il nostro dovere è
quello di tutelare, tra le altre cose, anche la ragionevolezza e la credibilità di quanto
avviene in quest'Aula, è chiaro che questo odg è per noi irricevibile. Quadro molto
diverso da quello che invece è la delibera che presentiamo oggi, che peraltro è in linea
con le vostre stesse premesse e che io vi invito a votare. In quella che prima ho definito
l'euforia olimpica, qualcuno ha dimostrato di essere pronto ancora una volta ad abdicare
a qualunque prerogativa di quest'Aula, a qualunque potere di negoziazione e in ultima
istanza agli stessi doveri per cui tutti noi siamo stati eletti. In altre parole parte della
Minoranza, voi, avete dimostrato di essere disponibili ad arginare quella che è, quella
stessa creatività di ragionamento di cui sopra avete definito "un nostro suicidio politico"
con un vostro, o meglio, più che vostro con un suicidio politico economico della Città.
Siete talmente disposti ad avere le Olimpiadi a qualunque costo, questo io lo capisco,
che piuttosto accettate carta bianca, quindi sia nuovo debito, sia nuovo consumo di
suolo, sia chi dice che Torino deve essere la stampella di Milano perché questo sarebbe
l'esito di questa vicenda se l'iter di candidatura fosse proseguito senza le vostre non
condizioni. Chi non pone condizioni dice che Torino è la stampella di Milano; chi non
pone condizioni dice sì al debito. I cittadini hanno dimostrato alle urne che di questi
harakiri ne hanno avuto abbastanza e noi siamo qui per porre condizioni vere che mirino
all'esclusivo interesse del territorio e delle future generazioni, con la ragione, con la
dialettica e se è necessario anche con il dissenso. Sul concetto di dissenso mi avvio alla
conclusione. Il vituperato, umiliato, denigrato e irriso dissenso, vedendo in questo un
vulnus che voi state tentando di infilare il vostro grimaldello nel vano tentativo di
spaccare un'idea politica, il problema è che questo per noi non è un vulnus, ma è un
valore imprescindibile, badate bene, per nulla arginabile alle vicende degli ultimi mesi,
nel caso di specie il dissenso sulla questione delle Olimpiadi è quello che in varie
forme, in varie misure e con varie voci procede sin dal 2006 e forse anche prima, è il
motivo per cui i temi della sostenibilità dell'evento, dell'attenzione al territorio e al
futuro delle prossime generazioni oggi non sono solo un di cui, ma sono centrali nel
dibattito politico locale, sono centrali nel dibattito politico nazionale ed internazionale,
quel dissenso ha portato oggi a considerare condizioni necessarie per il recupero degli
spazi, per la rinaturalizzazione delle aree verdi, per la tutela della natura vergine e molto
altro, molto altro, di cui voi stessi avete detto di essere d'accordo. Il compito della
politica è quello di trasformare il dissenso in forza creatrice, è estremamente faticoso, ve
lo assicuro, molto più dell'accettazione prona di decisioni altrui, ma noi abbiamo
accettato questa sfida e mi sento di dire che l'abbiamo vinta, motivo per cui oggi siamo
qui a dibattere, a portare avanti una candidatura, a parlare di futuro e soprattutto a
disegnarne uno diverso da quello che fino ad oggi è stato prospettato, grazie.

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