Interventi |
RUSSI Andrea Grazie Presidente. Prima di tutto ringrazio la Consigliera Artesio per aver presentato questa mozione che tra l'altro traduce in un atto formale la sensibilità comune alla sua forza politica e alla Maggioranza, su un tema molto attuale, come quello dei diritti dei lavoratori digitali. Nei primi mesi di mandato avevo infatti portato all'attenzione della Commissione la protesta dei riders della compagnia tedesca Foodora, simbolo di una generazione senza tutele e a volte senza nemmeno un contratto, bisogna anche dire, convocando in audizione i lavoratori e i vertici dell'azienda. La stessa Consigliera Artesio poi aveva presentato un ordine del giorno sul tema, votato, tra l'altro, a maggioranza dal Consiglio Comunale. Le nuove tecnologie, ma anche purtroppo le nuove normative sul lavoro, leggasi Jobs Act, hanno introdotto nuove forme di contratto subordinato, creando il terreno fertile per la cosiddetta gig economy, che è l'economia dei lavoretti, i cui numeri cominciano a diventare anche piuttosto importanti, infatti un'indagine della Fondazione Rodolfo De Benedetti aveva stimato una forza lavoro dalle 700.000 a 1 milione di unità, con una quota di 200.000 lavoratori che hanno eletto i lavoretti a loro unica fonte di entrate e questo è anche sintomatico. Senza una regolamentazione condivisa, però, vi è un'eccessiva incertezza sulle norme applicabili e solitamente a pagare il prezzo dell'incertezza normativa sono quasi sempre le parti più deboli della contrattazione, che in questo caso sono i lavoratori, il rischio, dunque, è quello di avere notevoli problemi in tema di tutela della dignità della persona e del lavoro e diventa così necessario arrivare a un normale settore, è così necessario che il Ministro, il neo Ministro del Lavoro e Attività Produttive, Luigi Di Maio, ne ha fatto una delle priorità del suo dicastero, inaugurando il suo mandato proprio con un incontro sul precariato, insieme ai riders e alle imprese del settore delivery. La prima bozza del cosiddetto: "Decreto dignità", infatti contiene alcuni punti fondamentali relativi alla gig economy, i lavoratori del settore, infatti, sono classificati finora come autonomi, vengono considerati prestatori di lavoro subordinato, cioè dipendenti, ai sensi dell'articolo 2094 del Codice Civile, anche se le direttive sono fornite a mezzo di applicazioni informatiche, a prescindere dalla titolarità degli strumenti attraverso cui si è espletata la prestazione. Ed è su questa linea che si spiegano tutte le altre prescrizioni del decreto, l'abolizione dell'articolo 2 del Jobs Act renziano, che stabiliva i confini fra collaborazione e subordinazione, l'obbligo di fornire un trattamento economico minimo, da parametrare a seconda dei minimi del contratto collettivo di categoria, il divieto di pagare a cottimo i lavoratori svolti per piattaforme, applicazioni, e algoritmi elaborati dal datore di lavoro per suo conto, l'istituzione di un'indennità di disponibilità divisa in quote orarie, oltre al diritto a ferie, malattia e maternità. Inoltre l'articolo 6 introduce il diritto alla disconnessione, in pratica il datore di lavoro non può inviare comunicazioni a mezzo di piattaforme digitali per un periodo di almeno 11 ore consecutive ogni 24 ore con sanzioni pecuniarie anche abbastanza importanti. C'è da aspettarsi, ovviamente, che la fase di trattativa tra aziende, Ministero e lavoratori ammorbidirà alcune di queste posizioni, questa è solo una bozza, ma i punti salienti della bozza comunque richiamano allo spirito della Carta di Bologna, che è citata e che è oggetto di questa mozione che ci apprestiamo a votare e che ho provveduto a far mettere a disposizione a tutti i commissari di III Commissione sul cruscotto. La Carta di Bologna che, tra l'altro, è il primo grande accordo metropolitano in Europa sui temi della gig economy. Purtroppo la Carta di Bologna non è mai stata sottoscritta dai giganti del delivery, che hanno invece preferito attendere un confronto a livello nazionale, che, tra l'altro, proprio oggi era in corso, oggi pomeriggio, mentre noi stiamo discutendo qua in Consiglio Comunale, quindi sono anche curioso di sapere gli esiti di questo confronto. In ogni caso sono contento che finalmente si inizi a parlare dei diritti di tutti i lavoratori digitali ed è giusto che su questo tema si inizi un dibattito che abbia l'obiettivo di regolamentare le piattaforme digitali. La Città di Torino, che è stata il simbolo della protesta dei riders, deve continuare ad essere un esempio per quanto riguarda la tutela della dignità del lavoro. Dunque, come Maggioranza, sosteniamo con forza quest'atto che richiede alla Giunta di istituire un tavolo di confronto per la redazione della Carta Torinese dei Diritti e del Lavoro in ambito di economia digitale. Allo stesso tempo, ovviamente, chiediamo alle minoranze di sostenete l'azione del Governo nei punti del Decreto Dignità relativi alla gig economy, quindi portate anche voi la voce in Parlamento, grazie. |