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VERSACI Fabio (Presidente) Il Punto 19: "Carta dei diritti fondamentali nel lavoro digitale in contesto urbano" VERSACI Fabio (Presidente) Capogruppo Artesio. ARTESIO Eleonora Presento e ho presentato in Commissione questo testo che è già stato adottato presso il Comune di Bologna, in una risoluzione ben più avanzata di questo percorso che io invece qui individuo e che qui annuncio, in termini di predisposizione e già anche stato dato dal Comune di Milano e probabilmente anche da quello di Roma. Tutti noi conosciamo e ovviamente è argomento di massima attualità, specialmente in questi giorni, la questione relativa alla deregolamentazione dei rapporti di lavoro, che quando avviene solitamente è ai danni dei soggetti più deboli, cioè dei prestatori d'opera e in modo particolare conosciamo il contesto nel quale si realizzano molti lavori della cosiddetta green economy, dove non è chiaro, né il livello di autonomia, né il livello di dipendenza degli operatori, i quali operatori vengono reclutatati attraverso una App, i quali operatori sono obbligati a rendersi proprietari responsabili dei mezzi di produzione del proprio lavoro. Quindi una condizione, che seppure presentata con le caratteristiche della modernità dell'economia, richiama in causa molti livelli di insicurezza delle condizioni di lavoro e di non riconoscimento della dignità di lavoro che abbiamo, purtroppo, vissuto in passato. Si tratta di dare una regolamentazione a queste condizioni, probabilmente lo farà una legge nazionale. Nel livello territoriale ci sono proposte di iniziativa legislativa regionale, tra cui quella piemontese. Quello che si propone con la carta dei diritti dei lavoratori dell'economia digitale, è di promuovere un percorso che veda coinvolti gli attori della situazione, quindi in modo particolare sia le forme organizzate o autorganizzate dei lavoratori dell'economia digitale, penso in particolare ai rider, ma anche le Organizzazioni Sindacali di rappresentanza e le eventuali parti datoriali disponibili, per arrivare alla sottoscrizione di una carta, la carta, quella di Bologna, come quella che, eventualmente, scaturirà da questo nostro percorso, non potrà, evidentemente, entrare in maniera prescrittiva sui rapporti di lavoro che sono regolati da contratti di natura privata, ma potrà svolgere un'azione di moral suasion su comportamenti poco rispettosi del lavoro, o di promozione dei comportamenti molto rispettosi. In questo senso il Comune di Bologna, che è riuscito ad aggregare esattamente queste rappresentanze, ha prodotto una sorta di carta etica che è stata sottoscritta da due piattaforme digitali, non le maggiori, non quelle che operano nella nostra città, ma per la loro realtà, quelle che impegnano il maggior numero di dipendenti e che viene pubblicizzata dal Comune di Bologna come esempio di responsabilità sociale delle imprese, rendendo così tutti, compresi gli acquirenti di questi servizi, consapevoli del fatto che possano avere a che fare con imprese che hanno diversi stili di organizzazione del proprio lavoro. Quello che si propone con questa mozione è semplicemente di avviare il percorso, non si sta chiedendo di adottare il contenuto della carta bolognese, né il contenuto della carta di alcuna altra città, semplicemente di avviare questo percorso che anche laddove fosse approvata una legge nazionale non può che essere di supporto e di ulteriore stimolo a fare in modo che il tema della dignità del lavoro e di questi lavori, sia un tema di interesse pubblico e non soltanto di rapporti di forza simmetrici. VERSACI Fabio (Presidente) Grazie, ho iscritto a parlare il Consigliere Russi, prego. RUSSI Andrea Grazie Presidente. Prima di tutto ringrazio la Consigliera Artesio per aver presentato questa mozione che tra l'altro traduce in un atto formale la sensibilità comune alla sua forza politica e alla Maggioranza, su un tema molto attuale, come quello dei diritti dei lavoratori digitali. Nei primi mesi di mandato avevo infatti portato all'attenzione della Commissione la protesta dei riders della compagnia tedesca Foodora, simbolo di una generazione senza tutele e a volte senza nemmeno un contratto, bisogna anche dire, convocando in audizione i lavoratori e i vertici dell'azienda. La stessa Consigliera Artesio poi aveva presentato un ordine del giorno sul tema, votato, tra l'altro, a maggioranza dal Consiglio Comunale. Le nuove tecnologie, ma anche purtroppo le nuove normative sul lavoro, leggasi Jobs Act, hanno introdotto nuove forme di contratto subordinato, creando il terreno fertile per la cosiddetta gig economy, che è l'economia dei lavoretti, i cui numeri cominciano a diventare anche piuttosto importanti, infatti un'indagine della Fondazione Rodolfo De Benedetti aveva stimato una forza lavoro dalle 700.000 a 1 milione di unità, con una quota di 200.000 lavoratori che hanno eletto i lavoretti a loro unica fonte di entrate e questo è anche sintomatico. Senza una regolamentazione condivisa, però, vi è un'eccessiva incertezza sulle norme applicabili e solitamente a pagare il prezzo dell'incertezza normativa sono quasi sempre le parti più deboli della contrattazione, che in questo caso sono i lavoratori, il rischio, dunque, è quello di avere notevoli problemi in tema di tutela della dignità della persona e del lavoro e diventa così necessario arrivare a un normale settore, è così necessario che il Ministro, il neo Ministro del Lavoro e Attività Produttive, Luigi Di Maio, ne ha fatto una delle priorità del suo dicastero, inaugurando il suo mandato proprio con un incontro sul precariato, insieme ai riders e alle imprese del settore delivery. La prima bozza del cosiddetto: "Decreto dignità", infatti contiene alcuni punti fondamentali relativi alla gig economy, i lavoratori del settore, infatti, sono classificati finora come autonomi, vengono considerati prestatori di lavoro subordinato, cioè dipendenti, ai sensi dell'articolo 2094 del Codice Civile, anche se le direttive sono fornite a mezzo di applicazioni informatiche, a prescindere dalla titolarità degli strumenti attraverso cui si è espletata la prestazione. Ed è su questa linea che si spiegano tutte le altre prescrizioni del decreto, l'abolizione dell'articolo 2 del Jobs Act renziano, che stabiliva i confini fra collaborazione e subordinazione, l'obbligo di fornire un trattamento economico minimo, da parametrare a seconda dei minimi del contratto collettivo di categoria, il divieto di pagare a cottimo i lavoratori svolti per piattaforme, applicazioni, e algoritmi elaborati dal datore di lavoro per suo conto, l'istituzione di un'indennità di disponibilità divisa in quote orarie, oltre al diritto a ferie, malattia e maternità. Inoltre l'articolo 6 introduce il diritto alla disconnessione, in pratica il datore di lavoro non può inviare comunicazioni a mezzo di piattaforme digitali per un periodo di almeno 11 ore consecutive ogni 24 ore con sanzioni pecuniarie anche abbastanza importanti. C'è da aspettarsi, ovviamente, che la fase di trattativa tra aziende, Ministero e lavoratori ammorbidirà alcune di queste posizioni, questa è solo una bozza, ma i punti salienti della bozza comunque richiamano allo spirito della Carta di Bologna, che è citata e che è oggetto di questa mozione che ci apprestiamo a votare e che ho provveduto a far mettere a disposizione a tutti i commissari di III Commissione sul cruscotto. La Carta di Bologna che, tra l'altro, è il primo grande accordo metropolitano in Europa sui temi della gig economy. Purtroppo la Carta di Bologna non è mai stata sottoscritta dai giganti del delivery, che hanno invece preferito attendere un confronto a livello nazionale, che, tra l'altro, proprio oggi era in corso, oggi pomeriggio, mentre noi stiamo discutendo qua in Consiglio Comunale, quindi sono anche curioso di sapere gli esiti di questo confronto. In ogni caso sono contento che finalmente si inizi a parlare dei diritti di tutti i lavoratori digitali ed è giusto che su questo tema si inizi un dibattito che abbia l'obiettivo di regolamentare le piattaforme digitali. La Città di Torino, che è stata il simbolo della protesta dei riders, deve continuare ad essere un esempio per quanto riguarda la tutela della dignità del lavoro. Dunque, come Maggioranza, sosteniamo con forza quest'atto che richiede alla Giunta di istituire un tavolo di confronto per la redazione della Carta Torinese dei Diritti e del Lavoro in ambito di economia digitale. Allo stesso tempo, ovviamente, chiediamo alle minoranze di sostenete l'azione del Governo nei punti del Decreto Dignità relativi alla gig economy, quindi portate anche voi la voce in Parlamento, grazie. VERSACI Fabio (Presidente) Grazie. Prego Consigliera Tisi. TISI Elide Grazie Presidente, ma soltanto per associarmi al ringraziamento alla Capogruppo Artesio per aver presentato questa mozione, certamente c'è bisogno di garantire delle maggiori tutele e credo uscire un po' dalle dimensioni propagandistiche per entrare nel concreto di un'economia che sta cambiando in modo molto rapido e conseguentemente anche le necessità del lavoro cambiano in modo altrettanto rapido, credo, dunque, che le regole del sistema e del mercato del lavoro si debbano adeguare e ritengo che il problema non sia tanto e non solo quello del lavoro dipendente, come ricordava il Consigliere Russi, ma viceversa credo molto in quello del cosiddetto mercato delle Partite IVA, che , ahimè, si va sempre più diffondendo. Quindi io credo che l'impegno ad avviare un percorso, perché mi pare che questo sia l'intento della mozione, a partire dalla Carta di Bologna, che può rappresentare semplicemente un riferimento di un modello di percorso che deve essere poi realizzato per ogni territorio, anche sulla base della storia, delle peculiarità di quel territorio, può essere sicuramente uno stimolo a questa Amministrazione e a lavorare in questa direzione, pertanto io ritengo di potermi unire nella votazione, favorevole, evidentemente, a questa mozione, grazie. VERSACI Fabio (Presidente) Grazie a lei, se non ci sono altri interventi, pongo in votazione la mozione. Prego Consiglieri, votate. Se tutti i colleghi hanno votato, dichiaro chiusa la votazione. Presenti 26, favorevoli 26, dichiaro la mozione approvata. |