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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 2 Luglio 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 16

Comunicazioni della Sindaca su "Organizzazione per la candidatura di Torino ai Giochi Olimpici 2026 e del pre-dossier di cui si è avuto notizia tramite gli organi di stampa”.
Interventi
POLLICINO Marina
Grazie Presidente. Spiegare ai cittadini perchè la vexata quaestio olimpica torni ad
animare il dibattito cittadino, finendo con il porre in secondo piano le altre priorità della
Città, davvero non è semplice. A causa del rinato sacro furore olimpico, mentre non
abbiamo ancora risolto i lasciti di Torino e delle valli post olimpiche 2006, dobbiamo
occuparci di Torino e delle possibili valli olimpiche del 2016, cumulando i debiti del
passato all'azzardo del futuro, ancorché si cerchi di prospettare un approccio
innovativo, i cui risvolti fattuali sono ancora tutti di là da venire e da verificare. In
effetti, è vero che prevedere un'analisi dei costi e benefici prima di prendere decisioni
che implicano uno sforzo economico che impatta pesantemente sui conti della Nazione,
e a cui sono chiamati a rispondere tutti i contribuenti italiani, rappresenta di per sé un
primo passo avanti verso la trasparenza e l'efficienza. E valuto positivamente l'impegno
profuso all'interno della Maggioranza nel cercare di delineare, attraverso alcuni precisi
punti programmatici, una visione trasparente e accorta della gestione di un evento che
verrebbe a ricadere, nel bene e nel male, sullo stesso territorio a distanza di appena 20
anni; Impegno positivo, ma non sufficiente: gli sprechi del passato, il depauperamento
ambientale, l'aumento a dismisura dei costi previsti, il timore di infiltrazioni del
malaffare e della corruzione sono ancora troppo vivi nell'esperienza e nella memoria dei
torinesi. Ora, nella mia esperienza lavorativa, ho appreso che i ragazzi provenienti da
contesti difficili, caratterizzati da deprivazione sociale, culturale ed economica, hanno
bisogno di un accompagnamento lungo, di coinvolgimento in percorsi di cittadinanza
attiva, di ridefinizione lenta e costante dei propri valori. Si tratta di processi lunghi,
impegnativi e non sempre vincenti. Le stesse considerazioni possiamo farle per la
società umana. Non bastano riforme annunciate o appena poste in essere per cambiare
un'impostazione culturale ed etica, provocare un cambiamento di paradigma, affermare
concretamente un sistema di valori positivi e della condivisione del bene comune. Le
riforme, perchè vadano al regime, impiegano anni e necessitano di verifiche continue
che ne dimostrino la loro efficacia. Gli annunci non bastano e io credo sinceramente che
il Movimento 5 Stelle in questo percorso di crescita e di cambiamento svolga un ruolo
fondamentale. Per questo ritengo che affermare che noi faremo Olimpiadi Invernali
diverse, low cost e ad impatto zero, sia un obiettivo meritevole, ma al momento attuale
assolutamente prematuro, perchè non lo consentono le condizioni delle finanze
pubbliche del Paese e del rapporto asimmetrico con il CIO, che non ama veder
modificati i privilegi economici di cui gode, blindando la sua intangibilità operativa e le
sue royalty a svantaggio degli altri soggetti. Potremmo dire, quanti sono soliti
classificare le Olimpiadi come grande evento, che in realtà si tratta di un grande evento
sui generis, con regole tutte sue, in cui lo squilibrio dei rapporti è del tutto evidente.
Questa è in realtà la vera considerazione che ha spinto molti Paesi in condizioni di
bilancio più solide del nostro a rinunciare alla candidatura, per la quale, diciamocelo
francamente, non è che in Europa ci sia la coda. Obiettare poi che se ci lasciamo vincere
da paure e timori, non faremo e non investiremo più in nessuna opera o in infrastrutture,
non è obiezione valida e pertinente, perché non si possono mettere sullo stesso piano
investimenti necessari e improcrastinabili per l'interesse pubblico dei cittadini, con il
montaggio e lo smontaggio di una pista di bob. Certamente non mi sfugge il forte
impatto emotivo che un evento agonistico di tale portata crea sul territorio
metropolitano, tanto è vero che continuiamo a parlare di valli olimpiche, ma ciò mi
porta a un'ulteriore considerazione: questo continuo esibirsi come valli olimpiche, che
arieggia, più che altro, una misura di marketing, mi sembra una peculiarità tipicamente
nostrana, specie se confrontata con le località come Saint Moritz e Cortina, che pur
essendo state sedi di Olimpiadi, non affidano la loro identità territoriale alpina a un
lessico che svela la dimensione momentanea di un evento eccezionale ad alta visibilità,
quanto piuttosto all'immagine di un territorio omogeneo e dalla lunga storia. Io,
cittadina torinese di adozione, ho sempre pensato alle nostre belle montagne come alle
valli occitane delle Alpi Cozie, peraltro con un bellissimo aggancio alla civiltà romana
del nostro Paese, non certo sconosciuta all'estero. L'identità di un territorio non si
afferma, secondo me, con eventi intermittenti o sporadici, le cui ricadute si
affievoliscono rapidamente, ma con la tutela e la salvaguardia della propria storia e della
propria memoria, anche in relazione alla memoria dell'evento Olimpiadi. Spostiamoci
oltralpe; come esemplificazione, in questi giorni è ancora possibile visitare al Musée
Dauphinois di Grenoble, l'esposizione sui cinquant'anni delle Olimpiadi del 1968. Ora
da noi, in tutto questo grande rigurgito del passato olimpico, è forse rimasto alla Città e
alla Regione uno spazio espositivo che ne conservi la memoria? No, se non qualche
frusto evocativo al Museo della Montagna. Che fine ha fatto la grande esposizione del
2011, che era al Forte di Exilles e che avrebbe dovuto contribuire a conservare e tutelare
la memoria storica delle Olimpiadi? Non pervenuta. La trascuratezza dimostrata nella
mancata cura della memoria post olimpica, di cui ancora oggi non mi spiego il motivo,
forse perché dovevamo occuparci più dei debiti che dei successi - concludo - aumenta
ancora di più i nostri dubbi sul perchè sia stata catapultata dall'alto una decisione che ha
innescato improvvisamente un'ansiosa corsa alla candidatura. Tutto questo e altro
ancora consiglierebbe di fermarci e aspettare tempi migliori. Per questo il mio giudizio
sulla presentazione del pre-dossier rimane fortemente e convintamente negativo.

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