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POLLICINO Marina Grazie Presidente. Spiegare ai cittadini perchè la vexata quaestio olimpica torni ad animare il dibattito cittadino, finendo con il porre in secondo piano le altre priorità della Città, davvero non è semplice. A causa del rinato sacro furore olimpico, mentre non abbiamo ancora risolto i lasciti di Torino e delle valli post olimpiche 2006, dobbiamo occuparci di Torino e delle possibili valli olimpiche del 2016, cumulando i debiti del passato all'azzardo del futuro, ancorché si cerchi di prospettare un approccio innovativo, i cui risvolti fattuali sono ancora tutti di là da venire e da verificare. In effetti, è vero che prevedere un'analisi dei costi e benefici prima di prendere decisioni che implicano uno sforzo economico che impatta pesantemente sui conti della Nazione, e a cui sono chiamati a rispondere tutti i contribuenti italiani, rappresenta di per sé un primo passo avanti verso la trasparenza e l'efficienza. E valuto positivamente l'impegno profuso all'interno della Maggioranza nel cercare di delineare, attraverso alcuni precisi punti programmatici, una visione trasparente e accorta della gestione di un evento che verrebbe a ricadere, nel bene e nel male, sullo stesso territorio a distanza di appena 20 anni; Impegno positivo, ma non sufficiente: gli sprechi del passato, il depauperamento ambientale, l'aumento a dismisura dei costi previsti, il timore di infiltrazioni del malaffare e della corruzione sono ancora troppo vivi nell'esperienza e nella memoria dei torinesi. Ora, nella mia esperienza lavorativa, ho appreso che i ragazzi provenienti da contesti difficili, caratterizzati da deprivazione sociale, culturale ed economica, hanno bisogno di un accompagnamento lungo, di coinvolgimento in percorsi di cittadinanza attiva, di ridefinizione lenta e costante dei propri valori. Si tratta di processi lunghi, impegnativi e non sempre vincenti. Le stesse considerazioni possiamo farle per la società umana. Non bastano riforme annunciate o appena poste in essere per cambiare un'impostazione culturale ed etica, provocare un cambiamento di paradigma, affermare concretamente un sistema di valori positivi e della condivisione del bene comune. Le riforme, perchè vadano al regime, impiegano anni e necessitano di verifiche continue che ne dimostrino la loro efficacia. Gli annunci non bastano e io credo sinceramente che il Movimento 5 Stelle in questo percorso di crescita e di cambiamento svolga un ruolo fondamentale. Per questo ritengo che affermare che noi faremo Olimpiadi Invernali diverse, low cost e ad impatto zero, sia un obiettivo meritevole, ma al momento attuale assolutamente prematuro, perchè non lo consentono le condizioni delle finanze pubbliche del Paese e del rapporto asimmetrico con il CIO, che non ama veder modificati i privilegi economici di cui gode, blindando la sua intangibilità operativa e le sue royalty a svantaggio degli altri soggetti. Potremmo dire, quanti sono soliti classificare le Olimpiadi come grande evento, che in realtà si tratta di un grande evento sui generis, con regole tutte sue, in cui lo squilibrio dei rapporti è del tutto evidente. Questa è in realtà la vera considerazione che ha spinto molti Paesi in condizioni di bilancio più solide del nostro a rinunciare alla candidatura, per la quale, diciamocelo francamente, non è che in Europa ci sia la coda. Obiettare poi che se ci lasciamo vincere da paure e timori, non faremo e non investiremo più in nessuna opera o in infrastrutture, non è obiezione valida e pertinente, perché non si possono mettere sullo stesso piano investimenti necessari e improcrastinabili per l'interesse pubblico dei cittadini, con il montaggio e lo smontaggio di una pista di bob. Certamente non mi sfugge il forte impatto emotivo che un evento agonistico di tale portata crea sul territorio metropolitano, tanto è vero che continuiamo a parlare di valli olimpiche, ma ciò mi porta a un'ulteriore considerazione: questo continuo esibirsi come valli olimpiche, che arieggia, più che altro, una misura di marketing, mi sembra una peculiarità tipicamente nostrana, specie se confrontata con le località come Saint Moritz e Cortina, che pur essendo state sedi di Olimpiadi, non affidano la loro identità territoriale alpina a un lessico che svela la dimensione momentanea di un evento eccezionale ad alta visibilità, quanto piuttosto all'immagine di un territorio omogeneo e dalla lunga storia. Io, cittadina torinese di adozione, ho sempre pensato alle nostre belle montagne come alle valli occitane delle Alpi Cozie, peraltro con un bellissimo aggancio alla civiltà romana del nostro Paese, non certo sconosciuta all'estero. L'identità di un territorio non si afferma, secondo me, con eventi intermittenti o sporadici, le cui ricadute si affievoliscono rapidamente, ma con la tutela e la salvaguardia della propria storia e della propria memoria, anche in relazione alla memoria dell'evento Olimpiadi. Spostiamoci oltralpe; come esemplificazione, in questi giorni è ancora possibile visitare al Musée Dauphinois di Grenoble, l'esposizione sui cinquant'anni delle Olimpiadi del 1968. Ora da noi, in tutto questo grande rigurgito del passato olimpico, è forse rimasto alla Città e alla Regione uno spazio espositivo che ne conservi la memoria? No, se non qualche frusto evocativo al Museo della Montagna. Che fine ha fatto la grande esposizione del 2011, che era al Forte di Exilles e che avrebbe dovuto contribuire a conservare e tutelare la memoria storica delle Olimpiadi? Non pervenuta. La trascuratezza dimostrata nella mancata cura della memoria post olimpica, di cui ancora oggi non mi spiego il motivo, forse perché dovevamo occuparci più dei debiti che dei successi - concludo - aumenta ancora di più i nostri dubbi sul perchè sia stata catapultata dall'alto una decisione che ha innescato improvvisamente un'ansiosa corsa alla candidatura. Tutto questo e altro ancora consiglierebbe di fermarci e aspettare tempi migliori. Per questo il mio giudizio sulla presentazione del pre-dossier rimane fortemente e convintamente negativo. |