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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 18 Giugno 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 15
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2018-01343
REGOLAMENTO COMUNALE PER LA PROGRAMMAZIONE E LA DISCIPLINA DELL'ATTIVIT? DI VENDITA DI QUOTIDIANI E PERIODICI. APPROVAZIONE E CONTESTUALE ABROGAZIONE REGOLAMENTO COMUNALE N. 333.
Interventi
RUSSI Andrea
Sì, grazie, Presidente. No, il Regolamento comunale per la programmazione della
disciplina dell'attività di vendita di quotidiani e periodici è stata approvata per la prima
volta nel 2010, e da allora è la seconda modifica che subisce ed anche in questo caso è
stato il calo di vendite del comparto che è un po' il sintomo di una profonda crisi del
settore dell'editoria, della carta stampata, a rendere necessaria una nuova riforma del
sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica, che viene recepita con
l'approvazione del Regolamento che oggi andremo a votare, se, ovviamente, verrà
approvato dall'Aula. I dati forniti da FEDEGI sono allarmanti: "Dal 2004 al 2014
questi", vi leggo, "hanno infatti chiuso senza essere sostituite circa 10.000 rivendite tra
edicole e negozi di giornali e riviste. Complessivamente la rete è passata da un totale di
40.000 punti vendita a poco meno di 30.000, per una riduzione complessiva del 25%,
negli ultimi 10 anni è sparita un'edicola su 4. Anche per Torino, ovviamente il quadro
rispecchia quanto avviene a livello nazionale, creando un problema occupazionale e di
reddito. Questo nuovo regolamento cerca di dare un respiro al settore, ampliando il
ventaglio delle proposte e delle possibilità che ognuna delle tre tipologie di rivendita
esistenti sul territorio comunale potrà affrontare. La prima riguarda la rivendita
esclusiva di quotidiani e periodici che potranno ampliare le categorie merceologiche,
potranno fornire servizi, come per esempio, la consegna dei pacchi o l'esposizione di
materiale pubblicitario, e la seconda riguarda i punti vendita esclusivi su suolo pubblico,
che potranno vendere fino al 49% di altri prodotti, mantenendo l'attività primaria di
rivendita edicole, e di conseguenza il coefficiente COSAP per le edicole che è un po'
agevolato. I punti vendita non esclusivi non saranno soggetti alla programmazione a cui
le edicole sono soggette", che è una delle poche categorie rimaste in programmazione, a
causa del fatto che con i pezzi fissi non possono fare concorrenza. Ogni modifica,
ovviamente, è il frutto di un percorso con associazioni di categoria e anche di un
passaggio in Commissione con le associazioni. Ringraziamo così la Giunta per aver
tentato di rianimare un paziente che però è in stadio terminale, di più proprio non si
poteva fare, se in 7 anni si è arrivati (incomprensibile) di modifica del regolamento,
vuol dire che, non solo le si sono provate tutte, ma si sta rasentando proprio
l'accanimento terapeutico per il settore. A questo punto, infatti, io colgo proprio
l'occasione per fare anche una considerazione politica, esiste una naturale tendenza a
considerare la progressiva diminuzione dei numeri di lettori della carta stampata una
conseguenza diretta della concorrenza esercitata da internet, perché comprare un
giornale se le stesse notizie si possono trovare in rete? Ed è vero, internet ha
indubbiamente contribuito a determinare la perdita di una quota di lettori e l'arrivo del
digitale ha destabilizzato gli squilibri di un settore che aveva sempre mantenuto una sua
stabilità difficilmente ritrovabile altrove, in altri mercati. Però non è l'unico fattore, non
è l'unico fattore, il 18 dicembre del 2017 Demos, l'Istituto di Ricerca fondato da Ilvo
Diamanti ha pubblicato i dati della consueta indagane "Osservatorio sul capitale
sociale". A partire da questi dati può essere utile fare alcune considerazioni, sia sul
presente, sia sul futuro prossimo del giornalismo in Italia, non solo a Torino. Quasi un
italiano su due, il 44%, non legge i quotidiani, non lo fa neanche una volta al mese e
solo un italiano su sei, 17%, li legge tutti i giorni, ma, soprattutto, dico soprattutto, allo
stesso tempo, per il 36% degli italiani internet è il luogo dove si trova l'informazione
più libera, qualsiasi cosa voglia dire informazione più libera, premetto. I giornali
quotidiani e, quindi, almeno in parte, i giornalisti di carta stampata in Italia godono di
un livello di fiducia che è pari al 13%, praticamente un terzo rispetto ad internet. Non è
che la crisi dei giornali, a questo punto, è una crisi, contemporaneamente, sia di
modello, ovvero internet verso carta stampata, sia di fiducia, questa è la riflessione che
bisogna anche fare quando si parla di editoria. Non è che il vero problema è la
percezione di quella mancanza di neutralità, per non dire di libertà, che da anni
posiziona l'Italia ai posti più bassi nelle graduatorie relative alla libertà di informazione,
perché negli altri stati europei, nonostante internet, la stampa tiene, questi sino sempre
dati di Demos. Ogni ipotesi di riforma dovrebbe proprio partire da un censimento di
tutti i finanziamenti, sia pubblici, che para pubblici alla carta stampata. In ogni caso,
approvando questi Regolamento, noi Consiglieri facciamo ciò che è nelle nostre
possibilità per aiutare le edicole e le rivendite di quotidiani e periodici, che in questo
contesto tentano con tutte le forze di provare a sopravvivere, ma tutto il settore
dell'editoria dovrebbe comunque comprendere che è giunto il momento di fare una
riflessione, tornando a puntare sia sulla credibilità, che sull'attrattività dei giornali. Mi
esprimo anche sugli emendamenti che sono stati presentati dal Consigliere Lubatti e
firmati dagli altri Consiglieri, ovviamente hanno parere non favorevole della Giunta,
propongono cose…, propongono una serie di modifiche che sono state cassate dal
Ministero dello Sviluppo Economico con una risoluzione, tra l'altro, di questo febbraio,
di pochi mesi fa, sono inaccettabili per questo, ne apprezzo sicuramente lo spirito, ma
sono stati proprio cassati dal Ministero dello Sviluppo Economico, quindi non sono
accoglibili, grazie.

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