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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 28 Maggio 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 10
INTERPELLANZA 2018-01737
"L'AMMINISTRAZIONE QUALI STRUMENTI INTENDE DISPORRE E METTERE IN CAMPO PER RISPONDERE ALLE EMERGENZE SOCIALI E ABITATIVE DELLE FAMIGLIE CHE SI MUOVONO SUI QUARTIERI DI PERIFERIA?" PRESENTATA IN DATA 10 MAGGIO 2018 - PRIMA FIRMATARIA MONTALBANO.
Interventi
ARTESIO Eleonora
Grazie. Questa Aula è, almeno per iniziativa di alcuni Consiglieri, sempre molto attenta
alle tematiche della legalità e quindi in quest'Aula si era discusso sull'iniziativa di
interpellanza di un collega del fatto che un Servizio Sociale fosse stato visitato da degli
organizzatori di attività di resistenza agli sfratti e a quegli stessi colleghi si
preoccupavano del fatto che le nostre sedi sociali diventassero il bersaglio di una
situazione di disagio o di antagonismo. Io vorrei leggere una parte del volantino che era
stato distribuito in quell'occasione lasciato agli operatori sociali, il meccanismo di cui i
Servizi Sociali sono il braccio genera un approccio emergenziale ai problemi delle
persone rendendo le persone dipendenti e calpestando la loro autonomia, non vogliamo
più essere dipendenti da un sistema che ci dà solo delle briciole e vogliamo essere
trattati con rispetto, io credo e posso dirlo a ragion veduta che molti degli operatori
sociali che sono stati in quella situazione visti come i nemici delle persone che avevano
una necessità o un'emergenza avrebbero potuto e voluto sottoscrivere questo stesso
volantino, non riconoscendosi probabilmente nell'ispirazione politica di quel
movimento, ma riconoscendosi in quelle parole, cioè io credo che molti operatori sociali
abbiano voglia di dar voce al malessere e di portare all'attenzione
dell'Amministrazione, degli ordini professionali, dell'opinione pubblica il fatto che la
costante condizione di emergenza e dare sempre risposte individuali quando diventano
un metodo oltre ad essere inefficace umiliano le persone e umiliano gli operatori che li
mettono in atto. Credo che molto degli operatori sociali vadano tutti i giorni a casa con
il tormento interiore di avere amministrato delle regole che invece di diminuire le
disuguaglianze ne hanno generate e riprodotte e che molti operatori sociali provano
rabbia ed impotenza per il fatto di non poter più svolgere la loro funzione nel rispetto
della loro deontologia, del loro mandato, in sostanza che siano loro quanto gli utenti che
loro si rivolgono stanchi di essere chiamati a lavorare non per accompagnare le persone
più deboli verso l'autonomia, ma per difendere la società dai deboli. Ho fatto questa
premessa per dire che noi abbiamo sempre parlato di macroarchitetture, la
microarchitettura di riforma dell'assistenza economica, la macroarchitettura di
riorganizzazione dei Servizi Sociali e mentre ci si applica alla macroarchitettura le
condizioni come quelle che descriveva la Consigliera Montalbano si replicano e si
riproducono. Possiamo provare volendo e riconoscendo la buona fede e l'impegno che
sulle politiche sociali, sui bisogni delle persone le Amministrazioni vorrebbero mettere,
possiamo ribaltare una volta il metodo e invece di partire dall'architettura e dal
macrosistema provare a prendere ad esempio un caso, più casi? Allora, prendiamo il
caso che la Consigliera Montalbano raccontava, il Servizio Sanitario non parla con il
Servizio Sociale, chiediamoci perché, chiediamoci come possiamo facilitarlo, com'è
possibile che un caso la cui sofferenza è stata riportata dai giornali perché si protraeva
da tempo e forse si protrae riceva un appuntamento da parte dei Servizi Sociali per il
colloquio di lì alle settimane successive? Proviamo a simulare i casi, proviamo a
simularli, proviamo a capire che cosa si inceppa, perché io sono sicura che non è né
volontà politica negativa, né volontà professionale contraria, anzi probabilmente ci sono
delle cose che si inceppano o dei linguaggi che non sono indirizzati correttamente alle
persone a cui devono arrivare, continuiamo a dire per avere i benefici dei diritti primari
le persone devono avere una residenza, la residenza c'è, è l'indirizzo virtuale, ma le
persone non ci si iscrivono, invece di continuare a ripetere come fosse, come dire, un
mantra questa cosa proviamo a chiederci perché, cosa possiamo fare di più, di meglio,
di altro? Io come dire non voglio infierire ulteriormente sulla difficoltà che
l'Amministrazione può avere su questi temi che sono seri e difficili per tutti, propongo
un approccio, un metodo e proviamo a vedere se partendo dalle persone e non dal
disegno delle istituzioni si riesce tutti insieme a dare delle risposte più efficaci.

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