Interventi |
CANALIS Monica Sì, grazie, Presidente, grazie anche a tutti coloro che oggi sono intervenuti in questa sede su questo tema. Io ad integrazione degli interventi che mi hanno preceduta vorrei fare una precisazione su quello che noi oggi concretamente come Consiglio Comunale, come Comune di Torino possiamo fare perché oggi qui non siamo in Regione, ma siamo in Comune e quindi dobbiamo capire qual è il nostro perimetro di azione. Dopo voteremo anche alcuni atti che specificano alcune proposte, in particolare chiederemo che vengano forniti dei dati precisi su queste liste d'attesa, però credo che il perimetro di azione dell'Amministrazione non possa assolutamente esaurirsi a questa richiesta, il dialogo con gli altri enti, con la realtà amministrativa e sovrastanti è fondamentale, ma nei termini dell'assunzione di responsabilità prima di tutto dobbiamo capire quello che noi Consiglieri Comunali, Assessori Comunali, Sindaco possiamo fare. Io provo a dirlo in tre punti per non rubare ulteriore tempo che oggi è convenuto qua. Il primo punto, quello che il Comune può allocare sul welfare, questo è in capo esclusivamente al Comune, non è una responsabilità della Regione e cito i dati: consuntivo del 2016, la spesa del Comune, quindi esclusi i trasferimenti dallo Stato e dalla Regione, è stata di 41.252.650 euro per il welfare; previsionale 2018, 38.915.451 euro, quindi noi abbiamo una riduzione di 2.337.000 euro di spesa comunale, quindi esclusi i trasferimenti dallo Stato e dalla Regione, per il welfare. C'è stato detto che questa riduzione della spesa è dovuta a una variazione, quindi una riduzione del bisogno su due voci, la prima voce è quella del minori e l'altra è quella delle prestazioni sociosanitarie sulla domiciliarità, l'RSA e l'assistenza diurna. Allora, capiamoci bene, è evidente che non c'è una riduzione del bisogno sulla domiciliarità, l'RSA e l'assistenza diurna perché stiamo parlando di migliaia, decine di migliaia di persone che nel nostro territorio oggi hanno questo bisogno insoddisfatto. Perché è stato possibile darci questa risposta? Perché sul sociosanitario la quota comunale viene messa nel momento in cui viene attivata la quota sanitaria. Allora, se le ASL non attivano la quota sanitaria il Comune ha buon gioco a non mettere la propria parte e quindi a giustificare la riduzione della spesa sul welfare dicendo che c'è un minor bisogno, però questa non è un'assunzione di responsabilità. Allora, anche alla luce delle molteplici battaglie che noi abbiamo fatto in questi due anni e che esulano dall'oggetto odierno sulle risorse IPAB noi chiediamo che quantomeno venga ripristino il livello di spesa comunale per il welfare del 2015 quantomeno e che non ci si nasconda dietro alla minore attivazione da parte delle ASL, cioè noi come Comune perlomeno facciamo la nostra parte soprattutto in una congiuntura che io definisco favorevole perché dallo scorso anno a quest'anno c'è stato un notevole incremento di trasferimenti soprattutto dallo Stato per il welfare, quindi in un momento in cui per una congiuntura favorevole riceviamo più soldi dallo Stato non cediamo su quello che compete a noi. Secondo punto, in questo momento c'è un aumento di costruzione o di messa a disposizione di strutture RSA sul territorio del Comune di Torino. Questo momento è avvenuto prevalentemente su spinta e Governo del Comune di Torino, quindi dietro una regia pubblica. C'è però il rischio che si esca da una virtuosa e positiva programmazione comunale e che si passi ad una sorta di vero e proprio business sulle RSA che noi reputiamo essere un rischio visto che la materia è così delicata e così importante, si passi quindi ad un rischio di business sulle strutture per gli anziani e per le persone non autosufficienti. Laddove in altre parti del Piemonte è stato messo a disposizione un maggior numero di posti si è creata una concorrenza sul prezzo e quindi anche una concorrenza al ribasso sulla qualità del servizio offerto. Allora, noi facciamo un richiamo perché si continui a governare fortemente da parte del pubblico questa situazione, che non sia solo il mercato a definire l'offerta, ma che ci sia una forza del Comune nel gestire questo aumento di posti, un aumento di posti che viene incontro ai bisogni, ma che può sfuggire di mano. Quindi, in questo momento è soltanto un monito, ma a breve potrebbe essere un richiamo, quindi qualcosa di molto più grave di un monito. Il terzo punto riguarda la specificità del Comune di Torino che sappiamo essere da molti anni un'eccellenza nazionale, forse una delle poche città in Italia che ha ancora un modello di presa in carico delle persone non autosufficienti. Sappiamo che il tema degli assegni di cura è ancora in proroga, quindi chiediamo a chi rappresenta il Comune di Torino nei Tavoli in cui questi assegni di cura vengono prorogati di rappresentare il Comune con forza e anche con delle scadenze che diano modo di effettuare una programmazione più certa e più rassicurante per tutte le persone che beneficiano di questi assegni, anche tenendo conto del fatto che se si fa solo una proroga di fatto il numero degli assegni andrà a diminuire nel tempo perché non ci sarà un aggiornamento rispetto al bisogno. Quindi, il pericolo è che un modello come quello torinese che è all'avanguardia in Italia vada spegnendosi se cala la nostra attenzione. Quindi ricapitolo i tre punti: spesa comunale per il welfare; attenzione sull'offerta di RSA nel territorio del Comune e attenzione sugli assegni di cura torinesi. |