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Estratto dal verbale della seduta di Mercoledì 9 Maggio 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 7

Continuità cure per i malati non autosufficienti e sistema dei servizi socio-sanitari dedicati.
Interventi
CANALIS Monica
Sì, grazie, Presidente, grazie anche a tutti coloro che oggi sono intervenuti in questa
sede su questo tema. Io ad integrazione degli interventi che mi hanno preceduta vorrei
fare una precisazione su quello che noi oggi concretamente come Consiglio Comunale,
come Comune di Torino possiamo fare perché oggi qui non siamo in Regione, ma
siamo in Comune e quindi dobbiamo capire qual è il nostro perimetro di azione. Dopo
voteremo anche alcuni atti che specificano alcune proposte, in particolare chiederemo
che vengano forniti dei dati precisi su queste liste d'attesa, però credo che il perimetro
di azione dell'Amministrazione non possa assolutamente esaurirsi a questa richiesta, il
dialogo con gli altri enti, con la realtà amministrativa e sovrastanti è fondamentale, ma
nei termini dell'assunzione di responsabilità prima di tutto dobbiamo capire quello che
noi Consiglieri Comunali, Assessori Comunali, Sindaco possiamo fare. Io provo a dirlo
in tre punti per non rubare ulteriore tempo che oggi è convenuto qua. Il primo punto,
quello che il Comune può allocare sul welfare, questo è in capo esclusivamente al
Comune, non è una responsabilità della Regione e cito i dati: consuntivo del 2016, la
spesa del Comune, quindi esclusi i trasferimenti dallo Stato e dalla Regione, è stata di
41.252.650 euro per il welfare; previsionale 2018, 38.915.451 euro, quindi noi abbiamo
una riduzione di 2.337.000 euro di spesa comunale, quindi esclusi i trasferimenti dallo
Stato e dalla Regione, per il welfare. C'è stato detto che questa riduzione della spesa è
dovuta a una variazione, quindi una riduzione del bisogno su due voci, la prima voce è
quella del minori e l'altra è quella delle prestazioni sociosanitarie sulla domiciliarità,
l'RSA e l'assistenza diurna. Allora, capiamoci bene, è evidente che non c'è una
riduzione del bisogno sulla domiciliarità, l'RSA e l'assistenza diurna perché stiamo
parlando di migliaia, decine di migliaia di persone che nel nostro territorio oggi hanno
questo bisogno insoddisfatto. Perché è stato possibile darci questa risposta? Perché sul
sociosanitario la quota comunale viene messa nel momento in cui viene attivata la quota
sanitaria. Allora, se le ASL non attivano la quota sanitaria il Comune ha buon gioco a
non mettere la propria parte e quindi a giustificare la riduzione della spesa sul welfare
dicendo che c'è un minor bisogno, però questa non è un'assunzione di responsabilità.
Allora, anche alla luce delle molteplici battaglie che noi abbiamo fatto in questi due
anni e che esulano dall'oggetto odierno sulle risorse IPAB noi chiediamo che
quantomeno venga ripristino il livello di spesa comunale per il welfare del 2015
quantomeno e che non ci si nasconda dietro alla minore attivazione da parte delle ASL,
cioè noi come Comune perlomeno facciamo la nostra parte soprattutto in una
congiuntura che io definisco favorevole perché dallo scorso anno a quest'anno c'è stato
un notevole incremento di trasferimenti soprattutto dallo Stato per il welfare, quindi in
un momento in cui per una congiuntura favorevole riceviamo più soldi dallo Stato non
cediamo su quello che compete a noi. Secondo punto, in questo momento c'è un
aumento di costruzione o di messa a disposizione di strutture RSA sul territorio del
Comune di Torino. Questo momento è avvenuto prevalentemente su spinta e Governo
del Comune di Torino, quindi dietro una regia pubblica. C'è però il rischio che si esca
da una virtuosa e positiva programmazione comunale e che si passi ad una sorta di vero
e proprio business sulle RSA che noi reputiamo essere un rischio visto che la materia è
così delicata e così importante, si passi quindi ad un rischio di business sulle strutture
per gli anziani e per le persone non autosufficienti. Laddove in altre parti del Piemonte è
stato messo a disposizione un maggior numero di posti si è creata una concorrenza sul
prezzo e quindi anche una concorrenza al ribasso sulla qualità del servizio offerto.
Allora, noi facciamo un richiamo perché si continui a governare fortemente da parte del
pubblico questa situazione, che non sia solo il mercato a definire l'offerta, ma che ci sia
una forza del Comune nel gestire questo aumento di posti, un aumento di posti che
viene incontro ai bisogni, ma che può sfuggire di mano. Quindi, in questo momento è
soltanto un monito, ma a breve potrebbe essere un richiamo, quindi qualcosa di molto
più grave di un monito. Il terzo punto riguarda la specificità del Comune di Torino che
sappiamo essere da molti anni un'eccellenza nazionale, forse una delle poche città in
Italia che ha ancora un modello di presa in carico delle persone non autosufficienti.
Sappiamo che il tema degli assegni di cura è ancora in proroga, quindi chiediamo a chi
rappresenta il Comune di Torino nei Tavoli in cui questi assegni di cura vengono
prorogati di rappresentare il Comune con forza e anche con delle scadenze che diano
modo di effettuare una programmazione più certa e più rassicurante per tutte le persone
che beneficiano di questi assegni, anche tenendo conto del fatto che se si fa solo una
proroga di fatto il numero degli assegni andrà a diminuire nel tempo perché non ci sarà
un aggiornamento rispetto al bisogno. Quindi, il pericolo è che un modello come quello
torinese che è all'avanguardia in Italia vada spegnendosi se cala la nostra attenzione.
Quindi ricapitolo i tre punti: spesa comunale per il welfare; attenzione sull'offerta di
RSA nel territorio del Comune e attenzione sugli assegni di cura torinesi.

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