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Estratto dal verbale della seduta di Mercoledì 9 Maggio 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 7

Continuità cure per i malati non autosufficienti e sistema dei servizi socio-sanitari dedicati.
Interventi
GRIPPO Maria Grazia
Sì, grazie, Presidente. Voglio ringraziare le Associazioni, le Organizzazioni Sindacali e
quanti hanno voluto portare il loro contributo alla seduta del Consiglio Comunale di
oggi. A molti di loro mi sento legata da anni di confronti e di battaglie che ho vissuto
prima sul piano professionale, fin da quando facevo la cronista, poi sul piano politico e
poi, più di recente, da cittadina, figlia di una famiglia che come migliaia di altre ha
provato sulla propria pelle che cosa significa supplire con risorse proprie, sia umane che
economiche, all' assenza di risposte adeguate da parte del sistema pubblico. Ci legano
anni di sforzi che hanno conosciuto alterne fortune, sforzi diretti a dimostrare,
innanzitutto, il diritto soggettivo del malato, a ricevere dalla Sanità assistenza e cure
anche in assenza di una prospettiva di guarigione, e lo voglio dire di nuovo, Presidente,
ricevere dalla Sanità assistenza e cure anche in assenza di una prospettiva di guarigione,
perché secondo me è tutto qui il senso della continuità delle cure per i malati cronici non
autosufficienti; è tutto nell'accettazione di un principio di civiltà dal quale poi far
discendere l'organizzazione dei servizi e in base al quale distribuire le responsabilità tra
i vari attori del sistema. Come abbiamo sentito dagli interventi dei nostri ospiti questo
che io considero il principio guida è tutt'altro che messo al sicuro, complici alcuni
fattori che hanno condizionato le politiche a tutti i livelli negli ultimi anni. L'unicità del
modello a cui faceva riferimento la dottoressa De Caro, il modello Torino, che è stata
l'espressione migliore della Legge 10/2010, a mio modesto avviso, nonostante ancora
carente dei Regolamenti attuativi ha finito, sul piano nazionale, per isolarci un po' e per
rendere Torino e il Piemonte una minoranza rispetto ad altre Regioni che hanno creduto,
io immagino in buona fede, di offrire determinati servizi con un mix che scaricasse di
molto la responsabilità del sistema sanitario, che però non va nella direzione che è
quella indicata invece dalla Legge 10/2010 e che ha finito per rendere la modifica dei
LEA differente da quella che anche questo Consiglio Comunale con degli atti di
indirizzo, sia della Minoranza e del Gruppo al quale appartengo, sia della Maggioranza
avevano indicato. La modifica dei LEA, e più generalmente la revisione dei servizi che
riguardano le persone malate croniche non autosufficienti, hanno senza dubbio
condizionato il Piano della Cronicità al quale faceva riferimento il dottor Ciattaglia
prima; il Piano di rientro della Regione Piemonte ha certamente condizionato le scelte
che sono state fatte a livello centrale, ma questo non deve farci perdere la direzione,
diventa più difficile, questo è vero, ma: a) non deve farci perdere la direzione se noi
crediamo che sia quella giusta, e ciascuno di noi sa quanto sia stato difficile in alcuni
momenti non perdere la direzione, e poi non deve farci perdere la sensazione che tutti i
livelli istituzionali, ciascuno per il proprio ruolo, possano giocare una partita decisiva.
Non è un caso che, veniva ricordato in uno degli interventi, che proprio il Comune di
Torino, nonostante l'idem sentire politico che per lungo tempo ha caratterizzato diversi
livelli di Governo, è arrivato al punto di accompagnare le Associazioni nel ricorso al
TAR prima, e al Consiglio di Stato dopo, affinché questo principio che io ricordavo in
premessa fosse salvaguardato. Ora io quello che posso fare, Presidente, e che voglio fare
è condividere un appello con le altre forze politiche affinché impegni che noi possiamo
prenderci come Amministrazione Comunale ce li possiamo prendere insieme per andare
insieme in una direzione che è quella di mettere nelle condizioni questi malati e le loro
famiglie di avere l'assistenza e le cure adeguate, anche per un'altra ragione, Presidente,
e qui concludo, perché molto si è parlato di come la crisi economica abbia messo in
difficoltà intere fasce di popolazione nella nostra Città, ebbene, lo diceva prima uno dei
rappresentanti dell'Associazione, il ruolo di supplenza che le famiglie hanno svolto nei
confronti della Sanità è diventato nel tempo una delle principali cause di impoverimento
delle famiglie stesse. Certamente, la possibilità per loro di far valere i diritti soggettivi
del congiunto e quindi di non andare a ripagare un servizio che di fatto è già pagato con
la fiscalità generale sarebbe un buon modo per sollevarle dall'onere che hanno dovuto
sopportare sin qui.

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