Interventi |
BUCCOLO Giovanna Grazie, Presidente. Ringrazio anche tutti gli ospiti qui presenti oggi. Vorrei partire da un'analisi di un quadro generale iniziale e del contesto in cui ci ritroviamo. Credo sia importante tenere in considerazione, anche, alcuni aspetti che hanno cambiato gli assetti, attuali, sociali, come è stato detto, anche, negli interventi: dall'invecchiamento della popolazione che determina un cambiamento nella struttura demografica anche della popolazione, dal passaggio, anche, di un'economia in crescita e pertanto in grado di sostenere un welfare ad, invece, un'economia lenta, un'economia che ha imposto anche molti tagli agli Enti Locali e a una scarsità, quindi, di risorse anche agli Enti Locali. Crescono i bisogni cronici che richiedono un aiuto in modo continuativo, ed emerge, anche, la necessità di risposte sempre più personalizzate. Emergono nuovi bisogni per i quali viene richiesta, anche, un protezione sociale maggiore e aumentano, anche, le aspettative di protezione verso i bisogni più tradizionali. Emergono anche nuovi modi di fare famiglia, è cambiato anche l'aspetto se posso dire anche sociale, sociologico, quindi anche ad esempio delle famiglie monogenitoriali e di conseguenza anche la difficoltà a riuscire a dare supporto anche nel concetto della rete di aiuto informale delle famiglie, cresce la volontà anche dei beneficiari di essere parte attiva e non solo più passivi negli interventi. La multiproblematicità, che è emergente e che pone spesso anche gli operatori sociosanitari di fronte alle difficoltà di offrire interventi realmente esaustivi ed efficaci va ampliato pertanto secondo me anche il raggio di azione col Terzo Settore sempre più importante andando a migliorare ed implementare anche tutti quei servizi che il welfare state oggi non riesce a garantire in modo soddisfacente nell'ottica anche di un miglioramento del lavoro di rete nell'intervento sociale. È in questo contesto che si è acceso anche il dibattito sulla ricalibratura del welfare italiano, cioè su riforme che non si limitano a tagliare i costi delle prestazioni offerte, ma siano in grado di affrontare le principali criticità, l'attitudine a risarcire eventuali danni piuttosto che a prevenirli, la scarsa attenzione a promuovere l'autonomia delle persone, la tendenza ad erogare prestazioni monetarie anziché di servizi, la forte ritrosia a misure l'efficacia delle prestazioni al contrario la tendenza a giudicarne la bontà esclusivamente sulla base della quantità delle risorse dedicate sicché le politiche più costose sono casi automaticamente ritenute quelle migliori di altri. Crescono dunque anche il bisogno e l'interesse verso i servizi, gli interventi precoci e leggeri in grado di prevenire quelle situazioni di disagio individuale e collettivo, di lavorare per trasformare i beneficiari in attori della propria personale rinascita, di mobilitare le risorse che le comunità possono mettere in campo per affrontare e risolvere i costi delle prestazioni rispetto agli interventi tradizionali. In ultimo adesso entrando nello specifico, nel merito anche delle risorse comunali e degli interventi, in questo caso anche sugli assegni di cura, esiste da sempre una tendenza e questo l'ho sempre detto anche in tutti gli interventi che sono stati fatti, una tendenza marginante che vuole negare la condizione del malato e quindi il diritto alle cure sanitarie e alle persone non autosufficienti, operare uno slittamento verso le prestazioni assistenziali, discrezionali e legate soltanto alla verifica dell'ISEE, del parametro ISEE. In questo senso credo che sia importante, come è emerso anche oggi, continuare a sollecitare anche la Regione per parte di sua competenza all'indifferibile presa in carico sanitaria e sociosanitaria di queste persone tramite le ASL, perché poi sappiamo che sono quelle che erogano gli interventi, intervenendo per funzioni di sua competenza ovvero per le integrazioni di tipo economico rispetto ai contributi richiesti dall'utente, favorire le cure prioritariamente a domicilio, questo avevo fatto anche un ordine del giorno di cui ero prima firmataria inerente proprio alle cure domiciliari, votato poi all'unanimità da tutto il Consiglio, appunto sul continuare a favorire le cure prioritariamente a domicilio perché adesso al momento ci sono, se non sbaglio, circa 5.400 assegni di cura domiciliare a Torino, solo il 5% rimarrebbe se venisse abolita la quota sanitaria. Vorrei ricordare che nel 2012 il fondo per le non autosufficienze non era stato finanziato, nel 2013 la Regione Piemonte aveva messo in discussione questi interventi, quindi le ASL che poi sono quelle che autorizzano gli interventi, hanno smesso di farlo, quindi sicuramente c'è stato, come dire, una sorta di..., un problema rispetto a queste problematiche. Quindi a gennaio è stata approvata una delibera da parte del Comune, però dico che non basta. È stata una delibera approvata, una proroga ulteriore sui rapporti che si ha anche con la Regione, i 10.500.000 euro per le cure domiciliari. Quello che posso dire a tutto il Consiglio, al mio Gruppo, ma anche ai Gruppi di Minoranza e l'opposizione di continuare sicuramente come Comune a batterci su questo fronte insieme, credo sia abbastanza condivisa all'unanimità, di impegnarci a verificare, a chiedere alla Regione Piemonte anche di rispettare la propria parte di copertura di competenza, quindi di ricordarsi anche la Legge 10/2010 che è stata adesso anche più volte citate negli interventi perché ricordiamoci che è stata fatta dalla Regione e attualmente non è mai stata attuata perché c'erano gli interventi di cure a livello professionale e non professionale, però comunque era una legge approvata da loro e non è stata mai in realtà attuata e questa è la prova del fatto che poi sono stati fatti anche ricorsi, come è stato detto, anche al TAR e al Consiglio di Stato. Quindi sicuramente è un impegno da parte del nostro Gruppo di Maggioranza e della CEE e continueremo a batterci su questo fronte e sicuramente raccogliamo anche le posizioni delle Minoranze e l'opposizione che su questo tema ci vedono concordi, tutto è condiviso, sollecitando appunto anche la Regione Piemonte ad impegnarsi su questo fronte perché ricordo che è anche uscita dal Piano di rientro, quindi secondo me adesso potremmo anche un attimo rivedere alcune delibere e parametri per favorire questi interventi. Grazie. |