Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie. Questa proposta di mozione riprende un testo che è stato presentato e discusso in altre Amministrazioni Comunali, e che, quindi, tende a rappresentare al Governo Centrale, attraverso le attività dei Comuni e attraverso il ruolo di promozione dell'ANCI, quella che è una valutazione dei fenomeni migratori, una preoccupante omissione delle normative e una necessità di consapevolezza che riteniamo debba diffondersi, sia a livello civile, sia a livello istituzionale. Il tema che pongo è quello dei rifugiati ambientali, che vengono, altrimenti definiti, anche profughi climatici. Nella normativa riguardante i fenomeni migratori, noi siamo abituati a considerare, e la legge è abituata a prevedere, delle forme di tutela relativamente alle emigrazioni che hanno per origine, o le condizioni economiche, o laddove le tutele vengono istituite tra gli Stati, il rischio di sopravvivenza, dovuti a fenomeni di discriminazione su base politica, su base di orientamenti, su base di religione, su base di genere. In realtà siamo di fronte ad una situazione che sempre di più vedrà la condizione di fuga dal Paese di origine, da parte di persone che devono sfuggire alle conseguenze di fattori climatici reversibili, che hanno, quindi, distrutto gran parte dei territori e delle loro condizioni economiche e familiari e che, secondo le stime che vengono fatte da coloro che si occupano di questi fenomeni, in futuro saranno più numerosi degli sfollati delle guerre. Stiamo parlando, quindi, di quelle persone che vivono in parti del mondo, nelle quali le condizioni naturali, da una parte, e quindi, la particolare fragilità ed esposizione a rischio dei territori, o, viceversa, indotte da meccanismi di consumo irrazionale, ma, evidentemente, volte ad un rapido profitto da parte di soggetti esterni, delle risorse territoriali, fanno si che le loro condizioni di vita vengano decisamente erose o decisamente stravolte. Ci sono, quindi, degli eventi ambientali che possono essere a insorgenza rapida, quali quelli che noi conosciamo: le frane, le eruzioni, le inondazioni e i terremoti, ma ci sono anche problemi ambientali a insorgenza lenta, come la siccità, come la desertificazione, come la salinizzazione. Entrambe queste due situazioni riguardano parti significative del mondo, pensiamo che in Medio Oriente 32 conflitti sono stati attivati esattamente per la possibilità e la ricerca di accedere alla risorsa dell'acqua. O pensiamo a zone come il Bangladesh, in cui il terreno agricolo e di vita viene eroso dalle alluvioni, progressivamente le popolazioni si spostano all'interno, quindi, assistiamo prima a una migrazione interna, e poi a una migrazione oltre i confini, ma anche la migrazione interna non riesce più a sopperire, proprio in termini di distribuzione delle risorse e delle persone, alla ricerca di una condizione di sopravvivenza. Tutte queste condizioni, che, quindi, vanno sotto il titolo di migrazioni che hanno natura e origine ambientale, non hanno dei meccanismi di tutela e di protezione e questa non solo è una carenza e un ritardo delle normative, ma anche delle conseguenze operative molto concrete. Le conseguenze operative molto concrete, riguardano il fatto che le Commissioni Territoriali per l'Immigrazione, quando prendono in giudizio la richiesta di protezione internazionale, non riescono a ricostruire, attraverso le fonti giuridiche e normative, il sussistere di questa necessità di protezione, proprio perché la condizione della migrazione, dovuta alle condizioni climatiche, non è stata considerata. Quindi, questo testo si propone di diffondere l'informazione, perché la diffusione dell'informazione è non soltanto una questione di riconoscimento di una realtà, di un realtà umana, di un realtà sociale, ma è anche una questione di consapevolezza, che ci riguarda direttamente, e ci riguarda direttamente, non soltanto come credono alcuni, per cercare di costruire le modalità con le quali le accoglienze, rispetto a queste obbligate migrazioni chiamano in causa i Paesi, i cosiddetti Paesi dell'Occidente, ma ci riguardano anche proprio perché, forse, se si riesce ad anteporre al profitto, anche il tema dell'equilibrio e della convivenza della vita in questo mondo, proprio i Paesi più sviluppati, che in gran parte sono anche stati autori di saccheggi ambientali, possono mettere in atto dei meccanismi di prevenzione per il futuro e di protezione di quelle genti, genti che vorrei ricordare, non possiamo aiutare a casa loro, esattamente perché casa loro è stata travolta dai fenomeni naturali, e perché spesso, a casa loro, sono atterrati quegli stessi soggetti che hanno depredato il loro territorio. ARTESIO Eleonora Può essere inteso come testo coordinato. |