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SICARI Francesco Grazie Vicepresidente. Ma io ammetto di essere un pochino rammaricato dal fatto che in questa Sala oggi siano presenti pochi esponenti delle Minoranze, nonostante pochi giorni fa, durante la trattazione del tema in Commissione, ci sia stata molta enfasi nel prendere la parola e nel fare attacchi, nel parlare decisamente a sproposito e anche in base a ciò che era emerso durante la trattazione in Commissione, mi ero preso un pochino di tempo per approfondire alcune di quelle che erano le argomentazioni esposte da alcuni esponenti delle minoranze, oggi assenti, e mi sono permesso, così, di utilizzare il mio tempo per studiare un po'. Studiare un po', perché? Perché, durante la trattazione in Commissione si è parlato, per esempio, di aiutare queste persone, cioè, dei rifugiati ambientali, persone che scappano o semplicemente si spostano da aree con forti criticità ambientali e climatiche, si proponeva, per esempio, di aiutare queste persone a casa loro. Allora, sono andato a vedere un pochino quello che è lo scenario internazionale e lo scenario internazionale, anche leggendo un pochino di studi, ci dà, più o meno, questo scenario. Lo scenario è di una situazione odierna in cui il 54% della popolazione mondiale vive all'interno di quelle che sono aree urbane. Le previsioni parlano, però, di un fenomeno che porterà, nel 2030, ad avere il 70% della popolazione mondiale, sempre in queste aree urbane. Passeremo da quelle che sono considerate, oggi, città, a quelle che saranno delle metropoli decisamente con popolazioni dai 25 ai 30 milioni di abitanti per città, ma la cosa interessante è, sempre tornando a ciò che è stato detto, queste città …, la popolazione, il 76% della popolazione vivrà in quelle che sono aree costiere. Le aree costiere, nei prossimi anni, anche a fronte di quello che può essere lo scioglimento dei ghiacci, vedrà un innalzamento dei livelli del mare di 50 agli 80 centimetri. Cosa vuol dire? Come si traduce tutto ciò? Si traduce, per esempio, prendendo il caso della Repubblica delle Maldive, nella scomparsa di buona parte del territorio e una cosa che, per esempio, stanno prendendo in considerazione le autorità della Maldive, è quella di spostare la popolazione. Loro stanno davvero affrontando un discorso di ricollocamento della popolazione. Ricollocamento dove? Ovviamente, dove c'è del terreno. Quindi, noi andremo incontro, nei prossimi anni, ad un flusso, come anche citato dalla Consigliera Artesio, che non è uno sfollamento, ma è proprio migrazione. Ci sono studi che quantificano livelli di spostamento di popolazione mondiale, in un range che va dai 250 milioni, addirittura al miliardo. Il miliardo, perché? Perché le persone tendono, appunto, a costruire città e a svilupparsi intorno a corsi fluviali, aree costiere, che saranno, appunto, le aree maggiormente colpite da quelli che saranno gli impatti dei cambiamenti climatici. Ebbene, è molto difficile andare ad aiutare persone a casa loro, quando il contesto che gli si prospetta è questo. Oltretutto, le aree costiere sono maggiormente vulnerabili, proprio per l'essere di confine con quello che è il mare, cioè, acqua salata. Noi vediamo, per esempio, in Papua Nuova Guinea, dove intere zone costiere perdono la possibilità di essere fertili, perché la sterilizzazione dei terreni ammazza, di fatto, la fertilità. Questo come si traduce? Si traduce con le carestie, si traduce con la possibilità di non poter sfamare in loco la popolazione, le popolazioni quindi andranno via via a spostarsi in cerca di benessere, o semplicemente sopravvivere a quello che si può manifestare nei prossimi anni, come un vero e proprio scenario di guerra. Per esempio, lo abbiamo visto anche in Paesi decisamente industrializzati come gli Stati Uniti, a fronte di un evento decisamente importante come fu l'allora uragano Katrina, abbiamo potuto osservare intere città sommerse, come New Orleans, perché? È vero che siamo in grado di progettare qualsiasi cosa, ma non sempre ciò che progettiamo è in grado di andare incontro a quelli che sono gli eventi atmosferici, a maggior ragione in uno scenario in cui gli eventi atmosferici vanno potenziandosi e quindi tutto ciò che noi costruiamo è disarmante sottodimensionato e sottovalutato rispetto a ciò che sarà. Il nostro Gruppo Consiliare voterà favorevolmente questa proposta di mozione, perché la politica deve anticipare quelli che sono gli scenari futuri e non semplicemente limitarsi a prenderne atto quando, sostanzialmente, il tutto è troppo tardi. Concludo con una piccola puntualizzazione che a me, sinceramente, ha dato molto fastidio, siamo stati attaccati in Commissione sul fatto di essere schiavi degli Stati Uniti. Personalmente, abbiamo avuto modo di vedere dal momento in cui è stata depositata questa mozione, a data odierna, un deciso cambio di rotta di quelle che sono state le posizioni degli Stati Uniti sui COP 21, sui Trattati di Parigi. Quello che mi fa davvero tristezza è vedere che non si guarda ancora oggi alla totalità del pianeta e delle nazioni, in quanto tali, ma gli Stati Uniti fanno solo ed esclusivamente i propri interessi, motivo per il quale, hanno detto pubblicamente che loro sono disposti a rivedere i trattati, purché siano vantaggiosi per loro. Questo è inaccettabile e questo vuol dire avviare, come presenteranno dopo i miei colleghi, dei Tavoli, delle interlocuzioni, degli approfondimenti, in modo che la politica prenda realmente in considerazione, a livello di Enti Locali, quello che sarà lo scenario futuro in modo da riuscire a … SICARI Francesco … progettare in modo adeguato quello che sarà il futuro evolversi della situazione, grazie. |