Interventi |
CANALIS Monica Il passaggio più suggestivo della relazione introduttiva al Bilancio di previsione 2018 è certamente quello finale, in cui, con una citazione dotta, si fa riferimento al rapporto che dobbiamo avere con il passato. Anche nella saggezza popolare ci sono dei detti molto conosciuti, che ci ricordano questo rapporto con il passato: "la storia è maestra; dobbiamo imparare dagli errori della storia; ognuno di noi è la sua storia", quindi, anche la Città di Torino è la sua storia, innegabilmente. Credo che questo passaggio finale, in qualche maniera tenda a voler ristabilire un rapporto corretto, anche politico, tra il passato di questa città e il presente e il futuro, vuole ristabilire un rapporto corretto, che corregga anche la tendenza a cui abbiamo assistito ripetutamente, a un atteggiamento manicheo e infantile, cioè, attribuire tutte le colpe, tutti gli errori, tutte le mancanze al passato, in nome di una rigenerazione quasi surreale nel presente. Io ho apprezzato questo passaggio della relazione dell'Assessore Rolando, perché mi sembra che vi si possa ravvisare un maturazione politica. Vi si ravvisa anche, in qualche maniera, un'ammissione di colpa, perchè questo rimpallo a cui abbiamo assistito in quest'ultimo anno e mezzo, di sicuro, non è stato attribuibile alle Minoranze, un'ammissione di colpa e anche un tentativo di correzione di rotta, che mi auguro sia seguito non soltanto dalla Giunta, ma anche dai Consiglieri di Maggioranza che siedono in quest'Aula. Tutto questo per dire che, se la Città di Torino è in qualche maniera anche il suo passato, lo è anche in ciò che di buono ci ha lasciato il passato. Negli interventi di questi giorni, stiamo tutti attingendo a piene mani al rapporto Rota, edito ogni anno dalla Fondazione Einaudi, lo abbiamo fatto ieri, quando abbiamo discusso di turismo, e lo stiamo di nuovo facendo oggi, nei nostri interventi, fermo restando che non è l'unico punto di riferimento per l'analisi dei dati della città, è certamente un riferimento autorevole. Ebbene, per quanto riguarda il welfare di questa città, il rapporto Rota che su altri settori è piuttosto severo; sappiamo bene che ha parlato di una sbornia nella narrazione su questa città, ha parlato di un retorica autocelebrativa, ebbene, sul welfare, il rapporto Rota ci dice che Torino è l'eccellenza italiana per antonomasia e questo non soltanto grazie alle Giunte che hanno preceduto quella attuale, ma anche grazie a un tessuto sociale - io lo definirei anche un tessuto produttivo - perchè poi, lo dirò, sociale, il sociale è anche generatore di lavoro e di sviluppo. Questo tessuto sociale che è extra istituzionale si è formato in tanti anni, ed è un asset di questa città, un asset che si basa su un'integrazione virtuosa tra pubblico e privato, su quella sussidiarietà che voi, a pagina 8 della relazione citate forse in maniera non così consapevole. Ecco, tutto questo che il passato di Torino vi ha lasciato, è un bene, è un bene dal quale si può partire anche per fare sviluppo e adesso cito quello che avete scritto nella relazione introduttiva al Bilancio di Previsione 2017, quindi, nella relazione dello scorso anno, quando dicevate questa seguente frase: "Quando andiamo al meglio, spesso roviniamo ciò che è bene". Ecco, fate molta attenzione, perché le eredità del passato, non sono solo alla voce debiti, ma sono anche la voce welfare, che funzione e, sicuramente aver scelto di contrarre la spesa comunale per il welfare, nel Bilancio di Previsione 2018. non è un buon segnale, rischiate di rovinare ciò che di buono c'è in questa città. E ha un bel dire l'Assessore Schellino che non so, come ci ha detto nella Commissione del 22 marzo, che "i tagli applicati al welfare non sono veri tagli", la sto citando "ma sono la constatazione di una variazione del bisogni sui minori e sulle prestazioni socio-sanitarie, sulla domiciliarità, sulle RSA e sull'assistenza diurna". Guardate che, benissimo, se c'è un minor bisogno sui minori e sulla domiciliarità va molto bene, ma noi dobbiamo approfittarne, quando c'è una congiuntura su certi aspetti favorevole, per non ridurre quella spesa, mantenerla inalterata, se non incrementarla e andare a fare del welfare uno di quegli assi sui quali creare lo sviluppo della città, perchè gli studi sul lavoro ci dicono che uno dei filoni, una delle frontiere nuove per la creazioni di lavoro, è proprio la cura della persona, lo dicono tutti gli studi. Allora, se abbiamo la fortuna di avere meno bisogni sui minori, sulla domiciliarità e sulle RSA, perché il sistema socio-sanitario se n'è fatto carico in maggior misura rispetto al passato e se abbiamo la fortuna - come illustreremo più pienamente nella nostra mozione di accompagnamento più tardi - di avere maggiori trsferimenti statali, quest'anno, allora approfittiamo per elaborare dei progetti innovativi sul welfare che creino lavoro in questa città, perché welfare è sviluppo. Il welfare non è solo riparare le falle, quando le falle si sono create, ma è anche creare opportunità nuove, è anche aiutare lo straordinario terzo settore torinese, supportandolo nelle sue geniali novità, che si elaborano continuamente. Noi rischiamo, come istituzione comunale, di non stare al passo del terzo settore torinese, che continua ad innovarsi, a differenza nostra, senza dimenticare che il welfare è anche erogato dalle Circoscrizioni , pensiamo alla domiciliarità leggera e pensiamo ai soggiorni estivi per disabili. Noi abbiamo già fatto in Commissione un monito all'Assessore, avvertendo che monitoreremo attentamente sul fatto che, nell'ambito dei sostenuti tagli applicati alle Circoscrizioni, non ci vadano a rimettere i disabili e le loro famiglie, oppure gli anziani che beneficiano della domiciliarità leggera. È welfare anche andare a incrementare la spesa comunale con quell'altra grandissima eredità che il passato ci ha lasciato, cioè il patrimonio ex IPAB. Allora, davvero non citiamo Churchill a sproposito, e non roviniamo quello che il passato ci ha dato, soprattutto nell'ambito del welfare. |