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Estratto dal verbale della seduta di Martedì 10 Aprile 2018 ore 10,00
Paragrafo n. 5
DELIBERAZIONE (Giunta: proposta e urgenza) 2018-00759
NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE (DUP) - PERIODO 2018-2021 (ARTICOLO 170, COMMA 1, DEL D.LGS. N. 267/2000). APPROVAZIONE.
Interventi
CANALIS Monica
Il passaggio più suggestivo della relazione introduttiva al Bilancio di previsione 2018 è
certamente quello finale, in cui, con una citazione dotta, si fa riferimento al rapporto che
dobbiamo avere con il passato. Anche nella saggezza popolare ci sono dei detti molto
conosciuti, che ci ricordano questo rapporto con il passato: "la storia è maestra;
dobbiamo imparare dagli errori della storia; ognuno di noi è la sua storia", quindi, anche
la Città di Torino è la sua storia, innegabilmente. Credo che questo passaggio finale, in
qualche maniera tenda a voler ristabilire un rapporto corretto, anche politico, tra il
passato di questa città e il presente e il futuro, vuole ristabilire un rapporto corretto, che
corregga anche la tendenza a cui abbiamo assistito ripetutamente, a un atteggiamento
manicheo e infantile, cioè, attribuire tutte le colpe, tutti gli errori, tutte le mancanze al
passato, in nome di una rigenerazione quasi surreale nel presente. Io ho apprezzato
questo passaggio della relazione dell'Assessore Rolando, perché mi sembra che vi si
possa ravvisare un maturazione politica. Vi si ravvisa anche, in qualche maniera,
un'ammissione di colpa, perchè questo rimpallo a cui abbiamo assistito in quest'ultimo
anno e mezzo, di sicuro, non è stato attribuibile alle Minoranze, un'ammissione di colpa
e anche un tentativo di correzione di rotta, che mi auguro sia seguito non soltanto dalla
Giunta, ma anche dai Consiglieri di Maggioranza che siedono in quest'Aula. Tutto
questo per dire che, se la Città di Torino è in qualche maniera anche il suo passato, lo è
anche in ciò che di buono ci ha lasciato il passato. Negli interventi di questi giorni,
stiamo tutti attingendo a piene mani al rapporto Rota, edito ogni anno dalla Fondazione
Einaudi, lo abbiamo fatto ieri, quando abbiamo discusso di turismo, e lo stiamo di
nuovo facendo oggi, nei nostri interventi, fermo restando che non è l'unico punto di
riferimento per l'analisi dei dati della città, è certamente un riferimento autorevole.
Ebbene, per quanto riguarda il welfare di questa città, il rapporto Rota che su altri settori
è piuttosto severo; sappiamo bene che ha parlato di una sbornia nella narrazione su
questa città, ha parlato di un retorica autocelebrativa, ebbene, sul welfare, il rapporto
Rota ci dice che Torino è l'eccellenza italiana per antonomasia e questo non soltanto
grazie alle Giunte che hanno preceduto quella attuale, ma anche grazie a un tessuto
sociale - io lo definirei anche un tessuto produttivo - perchè poi, lo dirò, sociale, il
sociale è anche generatore di lavoro e di sviluppo. Questo tessuto sociale che è extra
istituzionale si è formato in tanti anni, ed è un asset di questa città, un asset che si basa
su un'integrazione virtuosa tra pubblico e privato, su quella sussidiarietà che voi, a
pagina 8 della relazione citate forse in maniera non così consapevole. Ecco, tutto questo
che il passato di Torino vi ha lasciato, è un bene, è un bene dal quale si può partire
anche per fare sviluppo e adesso cito quello che avete scritto nella relazione introduttiva
al Bilancio di Previsione 2017, quindi, nella relazione dello scorso anno, quando
dicevate questa seguente frase: "Quando andiamo al meglio, spesso roviniamo ciò che è
bene". Ecco, fate molta attenzione, perché le eredità del passato, non sono solo alla voce
debiti, ma sono anche la voce welfare, che funzione e, sicuramente aver scelto di
contrarre la spesa comunale per il welfare, nel Bilancio di Previsione 2018. non è un
buon segnale, rischiate di rovinare ciò che di buono c'è in questa città. E ha un bel dire
l'Assessore Schellino che non so, come ci ha detto nella Commissione del 22 marzo,
che "i tagli applicati al welfare non sono veri tagli", la sto citando "ma sono la
constatazione di una variazione del bisogni sui minori e sulle prestazioni socio-sanitarie,
sulla domiciliarità, sulle RSA e sull'assistenza diurna". Guardate che, benissimo, se c'è
un minor bisogno sui minori e sulla domiciliarità va molto bene, ma noi dobbiamo
approfittarne, quando c'è una congiuntura su certi aspetti favorevole, per non ridurre
quella spesa, mantenerla inalterata, se non incrementarla e andare a fare del welfare uno
di quegli assi sui quali creare lo sviluppo della città, perchè gli studi sul lavoro ci dicono
che uno dei filoni, una delle frontiere nuove per la creazioni di lavoro, è proprio la cura
della persona, lo dicono tutti gli studi. Allora, se abbiamo la fortuna di avere meno
bisogni sui minori, sulla domiciliarità e sulle RSA, perché il sistema socio-sanitario se
n'è fatto carico in maggior misura rispetto al passato e se abbiamo la fortuna - come
illustreremo più pienamente nella nostra mozione di accompagnamento più tardi - di
avere maggiori trsferimenti statali, quest'anno, allora approfittiamo per elaborare dei
progetti innovativi sul welfare che creino lavoro in questa città, perché welfare è
sviluppo. Il welfare non è solo riparare le falle, quando le falle si sono create, ma è
anche creare opportunità nuove, è anche aiutare lo straordinario terzo settore torinese,
supportandolo nelle sue geniali novità, che si elaborano continuamente. Noi rischiamo,
come istituzione comunale, di non stare al passo del terzo settore torinese, che continua
ad innovarsi, a differenza nostra, senza dimenticare che il welfare è anche erogato dalle
Circoscrizioni , pensiamo alla domiciliarità leggera e pensiamo ai soggiorni estivi per
disabili. Noi abbiamo già fatto in Commissione un monito all'Assessore, avvertendo
che monitoreremo attentamente sul fatto che, nell'ambito dei sostenuti tagli applicati
alle Circoscrizioni, non ci vadano a rimettere i disabili e le loro famiglie, oppure gli
anziani che beneficiano della domiciliarità leggera. È welfare anche andare a
incrementare la spesa comunale con quell'altra grandissima eredità che il passato ci ha
lasciato, cioè il patrimonio ex IPAB. Allora, davvero non citiamo Churchill a
sproposito, e non roviniamo quello che il passato ci ha dato, soprattutto nell'ambito del
welfare.

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