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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 9 Aprile 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 8
INTERPELLANZA 2018-01087
"MENTRE IL TURISMO CORRE IN TUTTA ITALIA A TORINO INCHIODA" PRESENTATA IN DATA 26 MARZO 2018 - PRIMO FIRMATARIO LO RUSSO. [Interpellanza generale]
Interventi
FASSINO Piero
Sì, grazie. Ma guardi, io ho sentito con attenzione, come è doveroso, l'intervento di
Russi e mi appello alla sua onestà intellettuale, che presumo sia piena come la nostra. Il
problema non sono gli zero virgola… Consigliere Russi, mi sto rivolgendo a lei. Allora,
mi affido alla sua onestà intellettuale perché il problema non sono lo 0,5 o lo 0+, il
problema è prendere atto, sulla base dei dati, di quello che è accaduto ed è che questa
Città tra il 2011 e il 2016, che sono gli anni in cui lei dice l'abbiamo portata al disastro,
si è caratterizzata come una delle Città che ha avuto la maggiore crescita di eventi
culturali, di eventi sportivi, di occasioni di attrazione della Città, di congressi
internazionali, se vuole le faccio l'elenco. Le potrei ricordare, forse cosa che lei non si
ricorda, che questa Città in tre anni aveva ospitato il congresso mondiale degli editori, il
congresso mondiale degli architetti del paesaggio, il congresso mondiale delle Camere
di Commercio, che abbiamo ospitato i World Master Games in ambito sportivo e una
quantità di campionati mondiali ed europei in ogni disciplina, che questa è una Città che
ha ospitato grandi mostre d'arte da Degas a Matis, Monet, ai preraffaelliti e via di
questo passo, che nel 2015, ultimo anno pieno della mia Amministrazione, i musei di
Torino hanno staccato - e c'è il dato - 5 milioni e 200.000 biglietti, record assoluto di
affluenza ai musei di Torino da sempre. Allora, questo è avvenuto in quegli anni e forse
bisognerebbe capire di più, che in quegli anni noi abbiamo investito molto in cultura e
in altre attività della Città proprio perché erano gli anni della maggiore crisi economica,
perché quando il rapporto Rota dice: "tra il 2008 e il 2015 la Città di Torino ha
conosciuto un processo di grave arretramento industriale e produttivo", denuncia una
situazione di crisi che a Torino è stata più grave che in altri posti per una ragione banale
che essendo questa la città con la più alta intensità manifatturiera di questo Paese è
evidente che nel momento in cui la crisi economica precipita in primo luogo sulla
manifattura si sente di più e per tenere in piedi una città, che rischiava, abbiamo
investito e non potendo noi metterci a fare manifattura abbiamo investito molto sul
tenere in piedi questa città sul diversificare l'offerta e le vocazioni della città perché la
grande operazione che è stata fatta, non solo da me, in un arco di 20 anni, e voi
continuate a non fare i conti con questo, è che Torino da una città monoindustriale quale
era e - lo è stata per un secolo - aveva conosciuto alla fine degli Anni Ottanta una crisi
drammatica di quel modello e c'era il bisogno di reinventarsi un modello di città e lo
abbiamo reinventato perché la Torino di oggi non è soltanto la città a vocazione
industriale di un tempo, continua ad essere una grande città industriale, ma è una città
che ha investito in cultura, è una città che ha due università di eccellenza e che sulla
ricerca, sull'alta formazione ha investito, è una città che ha investito sull'innovazione e
su tecnologia grazie al suo background industriale e così è cambiato il profilo di identità
della città. I dati dicono questo e anche per parlare all'aeroporto siamo fermi dopo che
nell'arco di tre anni, dal 2012 al 2015, nell'arco di quattro anni la città è passata da 3
milioni a 4 milioni di passeggeri e si passa da 3 milioni a 4 milioni di passeggeri se c'è
un elemento di attrazione che porta quei flussi, parentesi, (non ho capito quando lei dice
abbiamo se si riferisce alla Città o all'Amministrazione vostra), Blue Air l'ho portata io,
non l'avete portata voi. Siccome ha detto abbiamo, l'ho portata io, ecco. No, per dire.
Quindi da questo punto di vista, io credo che bisogna essere intellettualmente onesti e
cioè essere preoccupati di un calo che la città conosce in termini di fruizione turistica, in
termini di occupazione alberghiera, in termini di attrattività non perché essere
preoccupati, non in una lotta tra schieramenti e bandiere, ma perché Torino aveva
costruito una sua identità culturale, una sua identità attrattiva che era un patrimonio
della Città e credo che abbiamo tutti interesse, quel patrimonio, a non disperderlo e
quindi credo che da questo punto di vista si debba essere in grado di lavorare perché si
riprenda un percorso che si è voluto interrompere spesso per ragioni anche, come dire,
strumentalmente polemiche. È già stato ricordato qui l'episodio del Festival, la vicenda
del Festival del Jazz, si è sparato da quei banchi per quattro anni contro un evento che,
dati che lei può controllare con l'associazione alberghiere, apportavano a Torino
250.000 persone in quattro giorni; questi sono stati i fruitori del Festival del Jazz nelle
quattro edizioni che ha fatto. Lo si è liquidato perché lo ha fatto Fassino, non c'era
nessun'altra motivazione ed oggi siete costretti a rimetterlo, a riprenderlo. Perché lo
riprendete se era così inutile come diceva la Consigliera Appendino, se era uno spreco
di denaro pubblico, se non portava gente, se non era un elemento attrattivo? Siete degli
autolesionisti? Evidentemente quelle critiche erano critiche assolutamente immotivate,
fondate su un pregiudizio e anche su una caratteristica che ha la Sindaca Appendino che
è quella non solo di essere polemica, e questo glielo concedo, ma ha anche una dose di
cattiveria personale. Sì, sì, di cattiveria personale. Discuteremo anche del Bilancio,
mano mano che si va avanti a discutere i conti, vediamo che un sacco di cose che voi
avete sui conti che sarebbero stati falsi, che sarebbero stati artefatti, eccetera, eccetera,
vengono quotidianamente smentite e quindi forse io questo vi chiedo. L'onestà
intellettuale è quella di dare una lettura di quello che c'è stato prima di voi, un po' più
obiettiva, un po' più fondata sulle cose e non sul pregiudizio, non sulla sola volontà di
delegittimare, demonizzare quelli che sono venuti prima di voi perché c'è una regola,
secondo me, proprio di vita: ciascuno di noi pretende di essere rispettato, bene, ciascuno
conceda agli altri il rispetto che chiede per sé. Io l'ho sempre applicato, non è mancato
mai qui di polemizzare durissimamente con l'Appendino, che polemizzava duramente
con me, ma non ho mai mancato di rispetto all'Appendino e continuo a rispettarla anche
perché è il Sindaco ed è il mio Sindaco. Però chiedo che a tutti, e adesso discuteremo
del Bilancio, quindi ci sarà una discussione ampia da fare, chiedo a tutti onestà
intellettuale, di capire che le cose sono complesse e difficili sempre. Oggi voi vi
misurate con molte difficoltà nell'Amministrazione che sono le stesse difficoltà con cui
mi sono misurato io, e prima di me i Sindaci che sono venuti prima di me, e anche
quelli che verranno dopo l'Appendino. Questa idea che c'è un prima, che è una notte
buia e tempestosa in cui ci sono fatti solo disastri, e c'è un dopo, che è un periodo in cui
finalmente torna a sorgere il sole, è una rappresentazione manichea ed infantile,
manichea ed infantile. Proviamo tutti insieme a misurarci invece con la complessità del
governo di una Città e tutti insieme a lavorare perché questa Città possa vivere nelle
condizioni di maggiore e migliore sviluppo e quindi interrogarsi su come si rilancia una
vocazione culturale, turistica, di forte attrattività della città; è una responsabilità comune
ed io credo che insieme abbiamo il dovere di affrontarlo perché è un patrimonio della
città,la sua dimensione, il suo profilo culturale, turistico ed attrattivo e abbiamo il
dovere di non disperderlo e di non comprometterlo, ma semmai di rilanciarlo, grazie.

FASSINO Piero
Posso? Grazie. No, solo un minuto, perché ho parlato a lungo, e non voglio ripetere,
siccome il Consigliere Giovara ha richiamato un tema che viene richiamato spesso, e
cioè, che avremmo lascito debito. Allora, una volta per tutte, sono le cifre a dirlo e sta
scritto anche nelle relazioni della Corte dei Conti, che viene invocata continuamente.
Quando io sono diventato Sindaco, il debito di questa Città, a medio termine, oltre
all'esposizione a breve, si avvicinava ai 3 miliardi e mezzo, più l'esposizione a breve.
Quando ho lascito questa Città, il debito a medio termine, era 2 miliardi e 800, va bene,
dopodiché, è chiaro che c'è un debito che continua, ma, quando l'Appendino finirà il
suo mandato e io mi auguro che anche lei avrà contribuito a ridurlo, non avrà portato il
debito a zero, l'avrà ridotto di 200, 300, 400, 500 milioni, quello che viene dopo, si
troverà 2 miliardi, quello che ci sarà, e dovrà continuare a pagare. È per sapere che
anche questa narrazione, per cui si crede che prima era tutto a posto, poi sono arrivate la
gente che ha fatto i debiti, adesso mettiamo a posto e quando andiamo via, questo non ci
sarà più, questa semplificazione, se ce ne liberiamo, è meglio, grazie.

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