Interventi |
FERRERO Viviana Grazie Presidente. La Carta di Palermo assume, in sé, oggi, grande valore per l'Amministrazione cittadina, in ordine soprattutto a quanto rilevato come importante processo culturale e politico. Focalizzare l'essere persone è un valore grande, che ha delle caratteristiche come l'accoglienza, l'integrazione e il riconoscimento dell'altro. La mobilità di tutti gli esseri umani, che si intende portare avanti in Unione Europea, è riconoscere la cittadina mondiale, abolire quella servitù della gleba dei paesi poveri. Questa Carta sta facendo il giro dell'Europa, ed è una Carta che, sicuramente, presenta delle imperfezioni, soprattutto nell'applicazione, ma che vuole dare, sicuramente, un grande segnale di cambiamento, di percezione dell'altro, del migrante che porta in sé un bagaglio di cultura e di vissuto, che hanno bisogno di accoglienza, ma anche di un percorso di immigrazione consapevole, che parta dal loro paese. Nelle diverse Commissioni che abbiamo realizzato in Sala Orologio, come Pari Opportunità, infatti, è stato rilevato come la migrazione debba avere le necessarie caratteristiche, sapere dove si va e, soprattutto che cosa si trova, quando si parte. Il Comune deve necessariamente fare rete con le altre città del mondo per la divulgazione della Carta, ma, ancor di più, per intraprendete un percorso che muti la percezione di quei viaggi della speranza, perché la multiculturalità sia un dato di fatto, e lo è anche se non lo vogliamo, accettata e utilizzata come contagio culturale, come motore per far crescere la comunità cittadina. Credo che la mobilità umana internazionale sia un diritto. Ricordo qui la famosa cena del Serming, paesi poveri e paesi ricchi, in cui vengono separati ed estratti a sorte i ragazzi e a quelli dei paesi poveri viene dato un mestolo di acqua e un mestolo di riso e gli altri vengono riempiti abbondantemente di cibo, proprio in modo esagerato. Ecco, chi ci dà il diritto di parlare dell'altro, quando siamo stai scelti per il Paese più ricco? Chi ha diritto di fermare un processo migratorio? E, soprattutto, possiamo ragionarlo e non trattarlo come un'emergenza? La sofferenza della migrazione, in un paese di migranti è il primo passo e il riconoscimento del migrante e del suo percorso per diventare un cittadino. Poter scegliere il luogo dove vivere, sarà come i cambiamenti climatici, uno dei grandi temi che andremo ad affrontare e non saranno le montagne, ne abbiamo parlato la scorsa volta, proprio qui, in Sala Rossa, parlando del dovere al soccorso, non sarà il mare, né altri muri a fermare le immigrazioni, non è più un'emergenza, cari colleghi e, forse, non lo è mai stata e se continuiamo a trattarla come tale, siamo destinati ad una legalità disumana e bestiale. Il migrante deve esser informato, consapevole, non attratto e illuso da una terra che non gli ha promesso nessuno. Il migrante è una persona che non deve diventare trasparente nella società, perché quello è il modo più semplice per farlo ricadere nella oscura illegalità. Per la migrazione legale, come quella romena, ad esempio, proprio la possibilità di venire in Italia, di tornare al proprio paese con facilità, permette di trovare facilmente lavoro ed è una mobilità proficua, una cittadinanza che diventa attiva, che crea impegno, grazie al lavoro e socialità. E vorrei concludere questo intervento pensando a come spesso ci si riempia la bocca della parola pace, che è un parola che per i politici, fa molto politico- impegnato e non impegna per nulla. Ecco, la pace è proprio costruire i ponti e lasciare aperti quei corridoi di speranza, eliminare l'illegalità, quel razzismo della mancanza di conoscenza dell'altro. La politica deve ribaltare questa narrazione e, quindi, questo invito della Consigliera Artesio, attraverso questo documento, è veramente un modificare proprio la percezione che abbiamo di tutto questo sistema, appunto, delle immigrazioni, che attua, tra l'altro, quindi, anche quei principi giuridici, come l'articolo 2 e l'articolo 3, che sono quelli dei diritti fondamentali della persona per cui si devono rimuovere gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione, o anche l'articolo 10 sul diritto all'asilo, noi attuiamo semplicemente la Costituzione, ma ribaltiamo il paradigma dell'accoglienza e del modo di vedere il migrante. |