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VERSACI Fabio (Presidente) Adesso lascio la parola all'Assessore Rolando, per l'illustrazione del D.U.P. e della delibera di Bilancio di Previsione Finanziario 2018-2020, prego. ROLANDO Sergio (Assessore) Buonasera. Io, tecnicamente, farò un'illustrazione prima del Bilancio, perché, come tutti sanno, com'è noto, il D.U.P. è una conseguenza tecnica di quello che viene scritto nel Bilancio Preventivo pluriennale, quindi capovolgo soltanto l'Ordine del Giorno. Allora, sulla base del fatto che è noto a tutti la situazione in cui nasce il Bilancio 2018, risparmiamo, no, ma la cito, non esiste una corsia preferenziale per raggiungere il pareggio di Bilancio. Non posso nascondere che si è rivelata un'operazione complessa per disporre e varare un Bilancio di Previsione che potesse coniugare l'esigenza di ridurre la spesa per risanare i conti dell'Ente, con la scelta di continuare a garantire equamente un'adeguata offerta di servizi ai cittadini e imprese e di contribuire al sostegno dello sviluppo economico del territorio. Un Bilancio connotato, sicuramente, da sacrifici, un Bilancio prudente, nonostante la difficile situazione finanziaria in cui versa il Comune, che ha fortemente limitato l'autonomia di spesa e la capacità di programmazione dell'Amministrazione Comunale; siamo riusciti a proseguire l'azione politica e amministrativa non sottraendoci, in alcun modo, alle nostre responsabilità e il Bilancio di Previsione, che il Consiglio si appresta ad approvare, ci consentirà di tener fede alle linee programmatiche e agli obiettivi che la Sindaca si è posta. Abbiamo dovuto imboccare una strada nuova, superando anche prassi consolidate nel tempo, redigendo il Previsionale 2018, e anche gli anni successivi, ci siamo attenuti alle prescrizioni della Corte dei Conti e attuato quanto stabilito dal Piano degli interventi approvato dal Consiglio lo scorso anno. Questo rigore ci ha consentito di rimettere in ordine i conti della Città per evitare il dissesto, di scongiurare la conseguente perdita di autonomia nelle scelte di Bilancio e di porre le basi per assicurare, negli anni a venire, stabilità alle finanze comunali. Il Bilancio di Previsione 2018-2020 mette infatti, il Comune di Torino nella condizione di non abdicare il suo ruolo di punta di riferimento di istituzione che attivamente promuove politiche di sviluppo e accompagna operazioni di rilancio del sistema economico locale e di riqualificazione di quelle aree cittadine che più soffrono gli effetti di una crisi pesante e penalizzante per la qualità della vita di molte famiglie torinesi. Un impegno tanto importante, quanto gravoso, da assolvere in un contesto di risorse finanziarie limitate. Per questo desidero aprire questa relazione al Bilancio di Previsione ringraziando tutti coloro che, mettendo al servizio dell'Ente le personali e alte competenze professionali e una grande passione per il proprio lavoro, e io aggiungo, per la città di Torino, hanno contribuito alla redazione di questo documento. Sebbene l'oggetto di questa relazione sia il Bilancio Previsionale del capoluogo piemontese, non ci si può limitare a considerare la situazione economico- finanziaria della Città, perché su di essa si fanno sentire forti gli effetti della congiuntura nazionale e internazionale. La crisi economico-finanziaria ha, infatti, comportato il moltiplicarsi di vincoli sempre più stringenti sugli Enti Locali, ai quali sono state sottratte, progressivamente, sempre più risorse. Per il 2018 i principali istituti di ricerca confermano il trend in ripresa per l'economia internazionale e italiana, anche se non nascondono dubbi sul fatto che possa trattarsi di una crescita stabile nel tempo. Secondo l'ultimo Economic Outlook semestrale OCSE, dello scorso novembre, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, evidenzia che l'economia globale sta crescendo ad un ritmo più rapido di quanto avvenuto dal 2010 ad oggi e che la ripresa sta diventando sempre più sincronizzata tra i vari Paesi, ma, al contempo, l'OCSE ammonisce che, se confrontato con il passato, il rilancio dell'economia si presenta modesto nel suo complesso e non paiono inoltre esserci ancora le basi stabili per garantire una crescita forte e sostenuta nel medio termine. Crescita globale sì, dunque, anche se si tratta di una tendenza priva di certezze. Nell'Interim Economic Outlook, l'OCSE alza le stime di crescita globale, segnalando il PIL mondiale a +3,9 per il 2018, che per il 2019. I fattori chiave della revisione sono riconducibili a nuove riduzioni delle tasse e all'aumento della spesa negli Stati Uniti d'America e lo stimolo fiscale in Germania. La crescita sarà più robusta delle attese, anche in Francia, Messico, Turchia e Sud Africa, mentre resta modesta la performance britannica alle prese con le incertezze della Brexit. Forti accelerazioni sono previste per il PIL cinese e per l'India. L'aumento degli investimenti e il miglioramento del commercio mondiale e dell'occupazione stanno contribuendo a rendere la ripresa più generalizzata, ma l'attenzione va posta all'aumento del protezionismo e all'aumento dei tassi di interesse che, al contrario, potrebbero danneggiare la crescita e far emergere vulnerabilità finanziarie. L'OCSE alza le previsioni di crescita economica anche per l'area euro, +2,3, ma non quello dell'Italia, invariato rispetto al rapporto di novembre, +1,5%. Ricordo che il dato OCSE è 3,9, quindi il gap è quasi 3 punti. Per il 2018 è +1, e 3 per il 2019, che si allontana così dai ritmi di espansione internazionale. Nel caso concreto dell'Italia, a spiegare in misura sostanziale il rallentamento sulla produttività, è la prolungata caduta da almeno un ventennio della domanda. Ciò è accaduto per molteplici e intrecciate ragioni, che si sono amplificate a vicenda; l'innalzamento della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi ha ridotto la quota dei salari sul PIL e quindi il potere di acquisto di ampie fasce della popolazione. L'orientamento degli imprenditori a dirigere gli elevati profitti degli scorsi decenni verso rendite, anziché verso impieghi produttivi, ha indebolito gli investimenti privati. L'elevata propensione al risparmio, specialmente da parte delle classi medie, ha per tanti anni trovato uno sbocco sicuro e redditizio nell'acquisto di Titoli di Stato, per rifinanziare il colossale debito pubblico. La scelta politica di tassare poco le banche e le imprese, ha comportato una pronunciata pressione fiscale sui rediti del lavoro. L'alta evasione fiscale ha distribuito gli oneri tributari ancora sui redditi da lavoro, soprattutto dipendente, in molti casi tassabile alla fonte. La riduzione della spesa pubblica, per addomesticare il rapporto tra debito pubblico e PIL, è stata accentuata dai parametri di Maastricht e dal Patto di stabilità e sviluppo. Infine, la contrazione del saggio di crescita nelle esportazioni italiane è derivata dalla loro minore competitività di prezzo, dopo l'entrata nell'euro. Tutti questi fattori hanno contratto i mercati interni, contribuendo a mantenere piccole le dimensioni di quella gran parte delle imprese italiane che esportano poco o nulla, hanno compresso i profitti, rendendo le imprese più dipendenti dal credito bancario; hanno limitato la spesa in ricerca e sviluppo e hanno reso più costosa l'innovazione. Ne è seguito il declino della produttività del lavoro, dato che quest'ultimo aumenta, soprattutto in presenza di ampi investimenti privati e pubblici che aprono a economie di scale e a percorsi di progresso tecnico e specializzazione. Tuttavia, la ripresa in Italia, pur mentendo un ritmo più moderato, ci sarà. A confermarlo la stima di ISTAT sulla, crescita del PIL, in termini grezzi, basata sui dati trimestrali, che indica un +1,4% di Prodotto Interno Lordo, un dato evidenziato anche dalla Banca d'Italia, nel suo ultimo rapporto annuale che però, rileva come la nostra economia si appresta a camminare a un passo meno spedito rispetto a quello degli altri Stati e che l'espansione dell'attività, pur interessando tutte le principali (parola incomprensibile) del Paese, appare ancora molto lontano dallo status pre-crisi. L'economia italiana resta, comunque, 5,7 punti percentuali sotto il picco 2008, dieci anni fa, con un ritardo più ampio per il Mezzogiorno e un'attività economica ancora al di sotto del suo potenziale. Tenui dati positivi si riscontrano anche nel mercato del lavoro e sul fronte dei consumi. Il proseguimento della dinamica positiva, rileva la nota ISTAT, sull'andamento dell'economia nazionale, determinerebbe un aumento dell'occupazione nel 2018, in termini di unità di lavoro, di un +1,1%, contribuendo a una progressiva diminuzione del tasso di disoccupazione, da 11,2 a 10,9, negli ultimi due anni e la crescita dei consumi stimata ad un +1,3 , nel 2018 continuerebbe ad essere supportata dai miglioramenti del mercato del lavoro e del reddito disponibile, solo parzialmente limitati dal contenuto rialzo dei prezzi al consumo. Passando dal livello nazionale a quello regionale, l'ultimo report di Banca d'Italia sull'economia piemontese, segnala un'espansione consolidata, un trend ancora in crescita e un coinvolgimento, oltre che di gran parte dei settori di specializzazione, anche di imprese di minori dimensioni. Un quadro positivo confermato dall'ultima indagine congiunturale sull'industria manifatturiera piemontese, relativa al quarto trimestre 2017, e condotta da Unioncamere, che ha evidenziato il buono stato di salute del comparto manifatturiero della Regione, registrando una crescita della produzione industriale, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, del 2,7, frutto di andamenti positivi in quasi tutti i principali settori e nella totalità delle realtà territoriali. Sul fronte dell'occupazione, secondo i dati e l'analisi della Banca d'Italia, nella nostra Regione risultano in aumento quella dipendente, anche se rimane su livelli ancora inferiori a quelli precedente la crisi, un incremento che, tuttavia, rimarcano da palazzo Koch, è stato più compensato dalla forte flessione del lavoro autonomo e la crescita di quello dipendente è stata sostenuta, principalmente, dalla riprese della componente a termine, mentre quella a tempo indeterminato, è aumentata in misura marginale. Il tasso di disoccupazione è rimasto pressoché invariato nel complesso, ma è diminuito per i più giovani. Per quanto riguarda il credito in Piemonte, Banca d'Italia evidenzia che ha continuato a crescere a ritmi moderati, riflettendo soprattutto la dinamica espansiva dei finanziamenti alle famiglie consumatrici, mentre l'andamento del credito alle imprese, è rimasto stagnante, soprattutto per la debolezza della domanda. Più in generale, la Banca d'Italia, sottolinea che nell'industria e nei servizi le previsioni formulate dalle imprese sull'andamento della domanda e della produzione, per i prossimi mesi sono ancora improntate ad un moderato ottimismo. Guardando più nello specifico della situazione torinese, se segnali positivi giungono dall'export, dall'innovazione, dagli investimenti in ricerca e dalle esportazioni hi-tech, risulta al tessuto produttivo l'impressione, come evidenziato nelle conclusioni del 18° Rapporto Giorgio Rota su Torino, e che tendono a prevalere i dati negativi. Sebbene da tempo venga sottolineata la necessità di una robusta reindustrializzazione dell'area torinese, il rilievo della manifattura, nella produzione di ricchezza continua a declinare. Tra il 2008 e il 2016, Torino infatti ha registrato il secondo peggior saldo tra tutta le metropoli italiane nel rapporto natalità- mortalità delle imprese. Questo tema è stato toccato prima, nella discussione su un argomento innescato sul turismo. Negli ultimi cinque anni gli unici comparti con trend positivo si sono rilevati il turismo e i servizi alle persone, imprese culturali, di pulizia, assistenza e sicurezza. Alla luce di ciò, per uscire dalle scelte della crisi e ridare concretamente slancio, in ogni settore, al sistema economico del territorio, servirebbe un cambio di passo, deciso, un'accelerazione verso lo sviluppo, che anche le amministrazioni pubbliche, ognuna nell'ambito delle proprie competenze, potrebbero contribuire ad imprimere, adottando misure che favoriscano l'attrazione di nuove capitali e la creazione delle condizioni, affinché le imprese di produzione e le aziende terziarie siano incentivate ad investire in innovazione, crescendo nell'ottica dell'industria 4.0. Per Torino, i numeri resi noti dall'Ufficio Comunale di Statistica, confermano la tendenza della città a rimpicciolirsi dal punto di vista demografico, con una perdita, ogni anno, di alcune migliaia di abitanti. Al 31 Dicembre 2017 erano 884.733, 0,4% in meno rispetto all'anno precedente. Più piccola, più vecchia, 219.000 gli ultra sessantacinquenni, il 26% dei residenti complessivi, con sempre più persone sole, 195.633, il 44% rispetto al numero totale delle famiglie, che risultano essere 447.633 e il dato più preoccupante con un numero elevato di famiglie a basso reddito e di giovani senza lavoro, per i quali il tasso di disoccupazione torinese è ai livelli di quelli del Mezzogiorno d'Italia. Di fatto, un contesto di difficoltà che, seppur in forma e in modi doversi, tocca ampie fasce della popolazione cittadina, mettendo anche a dura prova un welfare locale, che è storicamente forte. Ed è per rispondere a nuovi e crescenti bisogni generati dalla crisi stessa e per assicurare sostenibilità al sistema di welfare cittadino, che l'Amministrazione Comunale sta sperimentando tutti gli strumenti offerti dal mercato e dalla legislazione per compensare la riduzione complessiva delle risorse pubbliche, rafforzando un sistema fondato sulla sussidiarietà circolare tra sistema pubblico, mondo economico e società civile. L'obiettivo, anche in questo Bilancio, in cui abbiamo dovuto compiere delle scelte difficili e individuare le priorità di intervento e utilizzare al meglio le risorse, per favorire la promozione di un sistema capace di integrare servizi e politiche sociali e abitative, con politiche e servizi per il lavoro. Non solo per garantire l'equilibrio e lo sviluppo economico del territorio e (incomprensibile) del tessuto sociale cittadino, l'Amministrazione sta investendo nella riqualificazione di spazi urbani, con progetti come AperTo, Eco city, nella tutela dell'ambiente, nella lotta all'inquinamento, attraverso l'adozione di misure a favore della mobilità sostenibile, nel portare innovazione e tecnologia di avanguardia a servizio della comunità, nel favorire lo sviluppo di artigianato e commercio locale e nella promozione di progetti nell'ambito di attività educative, culturali e sociali. Ma torniamo al nostro documento, attualmente all'esame dall'Aula. Prima di entrare nel merito delle singole voci, vorrei però ripercorrere un ragionamento generale sui vincoli, dai quali l'Amministrazione è dovuta partire per predisporre e redigere, sulla base del sistema di codifica della contabilità armonizzata, questa manovra triennale. Il Bilancio 2018-2020, come ho più volte ricordato in Commissione, nasce tenendo conto di tutti gli avvenimenti che negli ultimi mesi hanno caratterizzato l'attività amministrativa della Città e con l'intenzione ferma di recepire, e non mi stancherò mai di dirlo e di ripeterlo, senza perdere di vista i servizi essenziali erogati alla città, le indicazioni espresse nel Piano degli interventi approvato dal Consiglio lo scorso ottobre. Come è noto, la Corte dei Conti, al fine di eliminare gli elementi di squilibrio rilevati, invitava l'Amministrazione ad una rigorosa revisione della spesa corrente, ad una corretta rappresentazione delle entrate, non ripetitive, a non utilizzare vincoli e accantonamenti non effettivamente finanziati, a provvedere, in modo severo, ad una modifica delle procedure di riscossione, a regolarizzare i rapporti finanziari pendenti nei confronti delle società Infra.To e GTT. Ebbene, in coerenza con il Piano degli interventi, e con il grande sforzo degli assessorati e delle direzioni coinvolte, con il quale, negli ultimi mesi, sono state concordate e discusse tutte le cifre inserite a Bilancio, siamo riusciti a proporre uno schema di Bilancio non solo nel rispetto del pareggio finanziario complessivo di competenze e nel rispetto di equilibri di parte corrente in conto capitale, ma nell'ottica di ripianare il disavanzo strutturale, ovviamente nel periodo di quattro anni previsto dal Piano degli interventi, che ci è stato più volte messo in evidenza. Ma veniamo ai numeri. Nel Bilancio del 2018, le spese correnti previste al netto dei fondi e delle spese coperte da contributi ammontano a 1.119 milioni di euro, 24 milioni di euro in meno rispetto al dato consolidato dal Rendiconto 2016, che ammontava 1.143 milioni di euro. A questa riduzione occorre aggiungere il pagamento del debito nei confronti di Ream, per 5,2 milioni di euro, pagato nel mese di gennaio di quest'anno, che non si ripeterà nei prossimi esercizi. In continuità con l'anno precedente, non è stato applicato nessun avanzo di Amministrazione e alla riduzione di spesa si accompagnano gli incrementi previsti nel fondo crediti di dubbia esigibilità, da 71 a 90 milioni, coperti anche nel 2018 con entrate correnti, senza applicazione di avanzi e fondi vincolati, che negli anni aiuteranno la criticità di cassa. Nel rispetto di quanto richiesto dalla Corte di Conti, abbiamo, inoltre, continuato ad accantonare i flussi attivi sui contratti dei derivati - finanza derivati è un errore di cui non mi sono accorto, perché la finanza derivati è quella che proviene dallo Stato, scusate, è più corretto dire sui contratti dei derivati - a titolo di fondi rischi, strumenti finanziari e derivati; mi pare di ricordare 2 milioni, qualcosa del genere. Altre voci, la diminuzione dell'utilizzo degli oneri di urbanizzazione per la copertura delle spese di manutenzione, si passa da 29 milioni e 200 del 2017, a 20,5 milioni. La previsione di adeguati stanziamenti a favore di GTT e Infra.To per il pagamento di investimenti, la riduzione dell'esposizione debitoria dell'Ente, con la previsione di nuovi mutui nel 2108, per un importo prudenziale ed estremamente limitato, pari a circa 5 milioni di euro, al fine di garantire la tutela del patrimonio della viabilità, delle aree verdi e la progressiva diminuzione dei finanziamenti in conto capitale per gli enti culturali, che viene interamente compensato nella parte corrente. Erano 12 milioni di euro nel preventivo 2017, quest'anno 6,5 milioni di euro. Per Cultura e Istruzione, i relativi stanziamenti restano sostanzialmente invariati rispetto all'anno precedente, mentre, per quanto riguarda il welfare, è prevista una lieve contrazione che garantisce, comunque, il mantenimento e l'offerta complessiva dei servizi. In tema di trasferimenti, nel documento finanziario si è inserito uno stanziamento correlato alla sentenza della Corte di Appello di Torino, in merito all'Imposta Comunale sugli Immobili di categoria D. In forza di tale sentenza, lo Stato dovrà, come peraltro ha fatto per altri comuni, corrispondere alla città di Torino l'importo di 14, 5 milioni di euro, oltre gli interessi legali, per integrare i trasferimenti relativi alle annualità 2002 e 2010. Per quanto riguarda i risparmi, è da segnalare che diminuiscono i costi del personale, nonostante il rinnovo del contratto nazionale, che ha avuto un effetto significativo nell'anno stesso, per effetto del contenimento del turn over e gli interventi di razionalizzazione e recupero di efficienza. Dal punto di vista delle entrate, come è indicato nel Piano degli interventi, per il riequilibrio finanziario dell'Ente, il Previsionale prevede entrate straordinarie derivanti dalla dismissione di immobili e di partecipazioni azionarie in ossequio alla normativa vigente in materia di riordino delle partecipazioni. Il Piano di alienazioni e valorizzazioni, oggetto di variazione positiva da parte dell'organo di revisione economico-finanziaria vede, infatti, un'operazione strategica, pluriennale di dismissione di oltre 100 immobili di proprietà della Città. Con questa operazione si persegue una pluralità di obiettivi, dal fornire risorse per il Bilancio comunale, 33 milioni previsti per il 2018, a rendere disponibili, ai privati, immobili per progetti di servizi utili ala città, al recupero di immobili fatiscenti, a razionalizzare i costi di mantenimento di immobili non utilizzati o sotto-utilizzati. Gli immobili interessati sono di varie caratteristiche: alloggi, ovviamente non di Edilizia Residenziale Pubblica, negozi, edifici e complessi immobiliari anche di notevole valore e dimensione. A questi fini si procederà sia all'alienazione della piena proprietà, che alla costituzione di proprietà superficiarie e diritti di superficie. Tra questi ultimi, particolare interesse per la Città rivestono i piani di dismissione finalizzati alla ricerca di privati, che utilizzino gli immobili per fornire servizi di pubblica utilità come residenze universitarie, residenze sanitarie assistenziali, housing sociale. In merito alle entrate straordinarie derivanti da partecipazioni azionarie, il Consiglio di Amministrazione di FSU S.r.l., con propria delibera del 30 gennaio 2018, ha approvato il progetto di scissione della società detenuta attualmente per il 50% da FCT S.p.A., finanziaria del Comune di Torino, e per il 50% dal Comune di Genova. La decisione delle rispettive Giunte Comunali è stata presa; i rapporti societari tra le due città, per i prossimi tre anni, regolati attraverso un patto para-sociale, è il passo fondamentale della ratifica, con più precisione, dell'autorizzazione in Consiglio, superata da entrambi i comuni. Un'operazione che porta la Città, attraverso la vendita delle azioni IREN, che creano un dividendo utilizzabile in parte corrente a reperire risorse fresche, per finanziare investimenti e altre spese. Non solo, per effetto di tale decisione, che sia un'alleanza stabile con il Comune di Genova, per i prossimi anni, viene salvaguardato per il futuro il controllo pubblico di IREN è rafforzato dal ruolo della città di Torino e di Genova, nelle scelte strategiche del gruppo, nelle capacità di attrarre investimenti sul nostro territorio. Con la necessità di contenere la spesa, il Bilancio di Previsione 2018-2020 conferma il finanziamento per le agevolazioni TARI per le famiglie a basso reddito, concesso secondo le fasce ISEE per TARI, CIMP e COSAP, per le attività commerciali che hanno sede in zone interessate alla presenza di cantieri per grandi opere pubbliche. Una scelta non facile, in un quadro di risorse finanziarie scarse, ma assolutamente giusta ed equa, per non rendere ancora più difficile la situazione di un territorio e di una comunità cittadina ancora provata dagli effetti di una crisi molto pesante. Per le famiglie, la Tassa Raccolta Rifiuti scende, in media, dello 0,8%, e sono previste riduzioni per i nuclei a basso reddito nella misura del 40% per i redditi ISEE fino a 13.000 euro, del 25% per quelli fino a 17.000 euro, del 15% per i redditi ISEE fino a 24.000 euro. A queste agevolazioni va aggiunto lo sconto del 10% per i nuclei con più di quattro persone e residenti in alloggi con superficie non superiore a 80 metri quadrati, tutte manovre che confermano quanto fatto nel 2017. Per le attività commerciali e artigianali, sempre sulla TARI, è prevista una riduzione del 5%, della tassa ai venditori ambulanti con banchi di non alimentari; un lieve aumento di circa l'1% per i supermercati che occupano una superficie superiore ai 250 metri quadrati; mentre, per le atre attività, non vi sono aumenti rispetto al 2017. Confermato, come detto, oltre che sulla TARI, anche su CIMP e COSAP l'applicazione di sgravi a negozi, mercati e laboratori artigianali che svolgono la propria attività in aree dove sono in corso i lavori per la realizzazione di grandi opere pubbliche, la cui durata è superiore a sei mesi: cantieri della Metropolitana; corso Grosseto; pista ciclabile di via Nizza. È mantenuta la riduzione del 30% per gli ambulanti dei plateatici definiti, tecnicamente area a posteggio singolo, massimo sei operatori. Nel corso del 2018 sarà, inoltre, avvita una sperimentazione in due mercati, corsi Cincinnato e Santa Giulia, dove gli operatori pagheranno ogni giorno una tariffa legata all'effettiva presenza, al posto del canone annuale; inoltre, anche per l'anno in corso, sono previste agevolazioni per le attività commerciali che cedono gratuitamente le eccedenze per fini di solidarietà sociale. In conclusione cito una frase di Winston Churchill, da cui credo si possa trarre un'indicazione di metodo su come affrontare il dibattito sul Bilancio di Previsione che si sta per aprire in Consiglio Comunale. Il grande statista inglese diceva: "Se apriamo una lite tra il presente e il passato, rischiamo di perdere il futuro". Ecco, io penso che un senso di responsabilità, guardando esclusivamente agli interessi di Torino e dei suoi cittadini, ed evitando di perderci in sterili e stucchevoli rimpalli di colpe, dovremmo costruire e percorrere, con il contributo di tutti, una strada che ci porta oltre gli affanni, le rinunce e i vincoli, che oggi, necessariamente, stanno limitando la possibilità di ampliare l'offerta dei servizi e di dare un impulso ancora più forte allo sviluppo del territorio. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato al Bilancio, a qualsiasi livello, a chi ha sentito quello che abbiamo raccontato in Commissione e ringrazio tutti per la pazienza. VERSACI Fabio (Presidente) Grazie a lei, Assessore Rolando. Come detto in precedenza, la discussione avverrà domani mattina, alle ore 10, in prima convocazione. |