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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 9 Aprile 2018 ore 14,00
Paragrafo n. 12

Illustrazione dell'Assessore Rolando su deliberazione Documento Unico di Programmazione (DUP) e deliberazione Bilancio di Previsione Finanziario 2018-2020.
Interventi
VERSACI Fabio (Presidente)
Adesso lascio la parola all'Assessore Rolando, per l'illustrazione del D.U.P. e della
delibera di Bilancio di Previsione Finanziario 2018-2020, prego.

ROLANDO Sergio (Assessore)
Buonasera. Io, tecnicamente, farò un'illustrazione prima del Bilancio, perché, come tutti
sanno, com'è noto, il D.U.P. è una conseguenza tecnica di quello che viene scritto nel
Bilancio Preventivo pluriennale, quindi capovolgo soltanto l'Ordine del Giorno. Allora,
sulla base del fatto che è noto a tutti la situazione in cui nasce il Bilancio 2018,
risparmiamo, no, ma la cito, non esiste una corsia preferenziale per raggiungere il
pareggio di Bilancio. Non posso nascondere che si è rivelata un'operazione complessa
per disporre e varare un Bilancio di Previsione che potesse coniugare l'esigenza di
ridurre la spesa per risanare i conti dell'Ente, con la scelta di continuare a garantire
equamente un'adeguata offerta di servizi ai cittadini e imprese e di contribuire al
sostegno dello sviluppo economico del territorio. Un Bilancio connotato, sicuramente,
da sacrifici, un Bilancio prudente, nonostante la difficile situazione finanziaria in cui
versa il Comune, che ha fortemente limitato l'autonomia di spesa e la capacità di
programmazione dell'Amministrazione Comunale; siamo riusciti a proseguire l'azione
politica e amministrativa non sottraendoci, in alcun modo, alle nostre responsabilità e il
Bilancio di Previsione, che il Consiglio si appresta ad approvare, ci consentirà di tener
fede alle linee programmatiche e agli obiettivi che la Sindaca si è posta. Abbiamo
dovuto imboccare una strada nuova, superando anche prassi consolidate nel tempo,
redigendo il Previsionale 2018, e anche gli anni successivi, ci siamo attenuti alle
prescrizioni della Corte dei Conti e attuato quanto stabilito dal Piano degli interventi
approvato dal Consiglio lo scorso anno. Questo rigore ci ha consentito di rimettere in
ordine i conti della Città per evitare il dissesto, di scongiurare la conseguente perdita di
autonomia nelle scelte di Bilancio e di porre le basi per assicurare, negli anni a venire,
stabilità alle finanze comunali. Il Bilancio di Previsione 2018-2020 mette infatti, il
Comune di Torino nella condizione di non abdicare il suo ruolo di punta di riferimento
di istituzione che attivamente promuove politiche di sviluppo e accompagna operazioni
di rilancio del sistema economico locale e di riqualificazione di quelle aree cittadine che
più soffrono gli effetti di una crisi pesante e penalizzante per la qualità della vita di
molte famiglie torinesi. Un impegno tanto importante, quanto gravoso, da assolvere in
un contesto di risorse finanziarie limitate. Per questo desidero aprire questa relazione al
Bilancio di Previsione ringraziando tutti coloro che, mettendo al servizio dell'Ente le
personali e alte competenze professionali e una grande passione per il proprio lavoro, e
io aggiungo, per la città di Torino, hanno contribuito alla redazione di questo
documento. Sebbene l'oggetto di questa relazione sia il Bilancio Previsionale del
capoluogo piemontese, non ci si può limitare a considerare la situazione economico-
finanziaria della Città, perché su di essa si fanno sentire forti gli effetti della congiuntura
nazionale e internazionale. La crisi economico-finanziaria ha, infatti, comportato il
moltiplicarsi di vincoli sempre più stringenti sugli Enti Locali, ai quali sono state
sottratte, progressivamente, sempre più risorse. Per il 2018 i principali istituti di ricerca
confermano il trend in ripresa per l'economia internazionale e italiana, anche se non
nascondono dubbi sul fatto che possa trattarsi di una crescita stabile nel tempo. Secondo
l'ultimo Economic Outlook semestrale OCSE, dello scorso novembre, l'Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, evidenzia che l'economia globale sta
crescendo ad un ritmo più rapido di quanto avvenuto dal 2010 ad oggi e che la ripresa
sta diventando sempre più sincronizzata tra i vari Paesi, ma, al contempo, l'OCSE
ammonisce che, se confrontato con il passato, il rilancio dell'economia si presenta
modesto nel suo complesso e non paiono inoltre esserci ancora le basi stabili per
garantire una crescita forte e sostenuta nel medio termine. Crescita globale sì, dunque,
anche se si tratta di una tendenza priva di certezze. Nell'Interim Economic Outlook,
l'OCSE alza le stime di crescita globale, segnalando il PIL mondiale a +3,9 per il 2018,
che per il 2019. I fattori chiave della revisione sono riconducibili a nuove riduzioni delle
tasse e all'aumento della spesa negli Stati Uniti d'America e lo stimolo fiscale in
Germania. La crescita sarà più robusta delle attese, anche in Francia, Messico, Turchia e
Sud Africa, mentre resta modesta la performance britannica alle prese con le incertezze
della Brexit. Forti accelerazioni sono previste per il PIL cinese e per l'India. L'aumento
degli investimenti e il miglioramento del commercio mondiale e dell'occupazione
stanno contribuendo a rendere la ripresa più generalizzata, ma l'attenzione va posta
all'aumento del protezionismo e all'aumento dei tassi di interesse che, al contrario,
potrebbero danneggiare la crescita e far emergere vulnerabilità finanziarie. L'OCSE
alza le previsioni di crescita economica anche per l'area euro, +2,3, ma non quello
dell'Italia, invariato rispetto al rapporto di novembre, +1,5%. Ricordo che il dato OCSE
è 3,9, quindi il gap è quasi 3 punti. Per il 2018 è +1, e 3 per il 2019, che si allontana così
dai ritmi di espansione internazionale. Nel caso concreto dell'Italia, a spiegare in misura
sostanziale il rallentamento sulla produttività, è la prolungata caduta da almeno un
ventennio della domanda. Ciò è accaduto per molteplici e intrecciate ragioni, che si
sono amplificate a vicenda; l'innalzamento della disuguaglianza nella distribuzione dei
redditi ha ridotto la quota dei salari sul PIL e quindi il potere di acquisto di ampie fasce
della popolazione. L'orientamento degli imprenditori a dirigere gli elevati profitti degli
scorsi decenni verso rendite, anziché verso impieghi produttivi, ha indebolito gli
investimenti privati. L'elevata propensione al risparmio, specialmente da parte delle
classi medie, ha per tanti anni trovato uno sbocco sicuro e redditizio nell'acquisto di
Titoli di Stato, per rifinanziare il colossale debito pubblico. La scelta politica di tassare
poco le banche e le imprese, ha comportato una pronunciata pressione fiscale sui rediti
del lavoro. L'alta evasione fiscale ha distribuito gli oneri tributari ancora sui redditi da
lavoro, soprattutto dipendente, in molti casi tassabile alla fonte. La riduzione della spesa
pubblica, per addomesticare il rapporto tra debito pubblico e PIL, è stata accentuata dai
parametri di Maastricht e dal Patto di stabilità e sviluppo. Infine, la contrazione del
saggio di crescita nelle esportazioni italiane è derivata dalla loro minore competitività di
prezzo, dopo l'entrata nell'euro. Tutti questi fattori hanno contratto i mercati interni,
contribuendo a mantenere piccole le dimensioni di quella gran parte delle imprese
italiane che esportano poco o nulla, hanno compresso i profitti, rendendo le imprese più
dipendenti dal credito bancario; hanno limitato la spesa in ricerca e sviluppo e hanno
reso più costosa l'innovazione. Ne è seguito il declino della produttività del lavoro, dato
che quest'ultimo aumenta, soprattutto in presenza di ampi investimenti privati e
pubblici che aprono a economie di scale e a percorsi di progresso tecnico e
specializzazione. Tuttavia, la ripresa in Italia, pur mentendo un ritmo più moderato, ci
sarà. A confermarlo la stima di ISTAT sulla, crescita del PIL, in termini grezzi, basata
sui dati trimestrali, che indica un +1,4% di Prodotto Interno Lordo, un dato evidenziato
anche dalla Banca d'Italia, nel suo ultimo rapporto annuale che però, rileva come la
nostra economia si appresta a camminare a un passo meno spedito rispetto a quello
degli altri Stati e che l'espansione dell'attività, pur interessando tutte le principali
(parola incomprensibile) del Paese, appare ancora molto lontano dallo status pre-crisi.
L'economia italiana resta, comunque, 5,7 punti percentuali sotto il picco 2008, dieci
anni fa, con un ritardo più ampio per il Mezzogiorno e un'attività economica ancora al
di sotto del suo potenziale. Tenui dati positivi si riscontrano anche nel mercato del
lavoro e sul fronte dei consumi. Il proseguimento della dinamica positiva, rileva la nota
ISTAT, sull'andamento dell'economia nazionale, determinerebbe un aumento
dell'occupazione nel 2018, in termini di unità di lavoro, di un +1,1%, contribuendo a
una progressiva diminuzione del tasso di disoccupazione, da 11,2 a 10,9, negli ultimi
due anni e la crescita dei consumi stimata ad un +1,3 , nel 2018 continuerebbe ad essere
supportata dai miglioramenti del mercato del lavoro e del reddito disponibile, solo
parzialmente limitati dal contenuto rialzo dei prezzi al consumo. Passando dal livello
nazionale a quello regionale, l'ultimo report di Banca d'Italia sull'economia
piemontese, segnala un'espansione consolidata, un trend ancora in crescita e un
coinvolgimento, oltre che di gran parte dei settori di specializzazione, anche di imprese
di minori dimensioni. Un quadro positivo confermato dall'ultima indagine
congiunturale sull'industria manifatturiera piemontese, relativa al quarto trimestre 2017,
e condotta da Unioncamere, che ha evidenziato il buono stato di salute del comparto
manifatturiero della Regione, registrando una crescita della produzione industriale,
rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, del 2,7, frutto di andamenti positivi in
quasi tutti i principali settori e nella totalità delle realtà territoriali. Sul fronte
dell'occupazione, secondo i dati e l'analisi della Banca d'Italia, nella nostra Regione
risultano in aumento quella dipendente, anche se rimane su livelli ancora inferiori a
quelli precedente la crisi, un incremento che, tuttavia, rimarcano da palazzo Koch, è
stato più compensato dalla forte flessione del lavoro autonomo e la crescita di quello
dipendente è stata sostenuta, principalmente, dalla riprese della componente a termine,
mentre quella a tempo indeterminato, è aumentata in misura marginale. Il tasso di
disoccupazione è rimasto pressoché invariato nel complesso, ma è diminuito per i più
giovani. Per quanto riguarda il credito in Piemonte, Banca d'Italia evidenzia che ha
continuato a crescere a ritmi moderati, riflettendo soprattutto la dinamica espansiva dei
finanziamenti alle famiglie consumatrici, mentre l'andamento del credito alle imprese, è
rimasto stagnante, soprattutto per la debolezza della domanda. Più in generale, la Banca
d'Italia, sottolinea che nell'industria e nei servizi le previsioni formulate dalle imprese
sull'andamento della domanda e della produzione, per i prossimi mesi sono ancora
improntate ad un moderato ottimismo. Guardando più nello specifico della situazione
torinese, se segnali positivi giungono dall'export, dall'innovazione, dagli investimenti
in ricerca e dalle esportazioni hi-tech, risulta al tessuto produttivo l'impressione, come
evidenziato nelle conclusioni del 18° Rapporto Giorgio Rota su Torino, e che tendono a
prevalere i dati negativi. Sebbene da tempo venga sottolineata la necessità di una
robusta reindustrializzazione dell'area torinese, il rilievo della manifattura, nella
produzione di ricchezza continua a declinare. Tra il 2008 e il 2016, Torino infatti ha
registrato il secondo peggior saldo tra tutta le metropoli italiane nel rapporto natalità-
mortalità delle imprese. Questo tema è stato toccato prima, nella discussione su un
argomento innescato sul turismo. Negli ultimi cinque anni gli unici comparti con trend
positivo si sono rilevati il turismo e i servizi alle persone, imprese culturali, di pulizia,
assistenza e sicurezza. Alla luce di ciò, per uscire dalle scelte della crisi e ridare
concretamente slancio, in ogni settore, al sistema economico del territorio, servirebbe un
cambio di passo, deciso, un'accelerazione verso lo sviluppo, che anche le
amministrazioni pubbliche, ognuna nell'ambito delle proprie competenze, potrebbero
contribuire ad imprimere, adottando misure che favoriscano l'attrazione di nuove
capitali e la creazione delle condizioni, affinché le imprese di produzione e le aziende
terziarie siano incentivate ad investire in innovazione, crescendo nell'ottica
dell'industria 4.0. Per Torino, i numeri resi noti dall'Ufficio Comunale di Statistica,
confermano la tendenza della città a rimpicciolirsi dal punto di vista demografico, con
una perdita, ogni anno, di alcune migliaia di abitanti. Al 31 Dicembre 2017 erano
884.733, 0,4% in meno rispetto all'anno precedente. Più piccola, più vecchia, 219.000
gli ultra sessantacinquenni, il 26% dei residenti complessivi, con sempre più persone
sole, 195.633, il 44% rispetto al numero totale delle famiglie, che risultano essere
447.633 e il dato più preoccupante con un numero elevato di famiglie a basso reddito e
di giovani senza lavoro, per i quali il tasso di disoccupazione torinese è ai livelli di
quelli del Mezzogiorno d'Italia. Di fatto, un contesto di difficoltà che, seppur in forma e
in modi doversi, tocca ampie fasce della popolazione cittadina, mettendo anche a dura
prova un welfare locale, che è storicamente forte. Ed è per rispondere a nuovi e
crescenti bisogni generati dalla crisi stessa e per assicurare sostenibilità al sistema di
welfare cittadino, che l'Amministrazione Comunale sta sperimentando tutti gli
strumenti offerti dal mercato e dalla legislazione per compensare la riduzione
complessiva delle risorse pubbliche, rafforzando un sistema fondato sulla sussidiarietà
circolare tra sistema pubblico, mondo economico e società civile. L'obiettivo, anche in
questo Bilancio, in cui abbiamo dovuto compiere delle scelte difficili e individuare le
priorità di intervento e utilizzare al meglio le risorse, per favorire la promozione di un
sistema capace di integrare servizi e politiche sociali e abitative, con politiche e servizi
per il lavoro. Non solo per garantire l'equilibrio e lo sviluppo economico del territorio e
(incomprensibile) del tessuto sociale cittadino, l'Amministrazione sta investendo nella
riqualificazione di spazi urbani, con progetti come AperTo, Eco city, nella tutela
dell'ambiente, nella lotta all'inquinamento, attraverso l'adozione di misure a favore
della mobilità sostenibile, nel portare innovazione e tecnologia di avanguardia a servizio
della comunità, nel favorire lo sviluppo di artigianato e commercio locale e nella
promozione di progetti nell'ambito di attività educative, culturali e sociali. Ma torniamo
al nostro documento, attualmente all'esame dall'Aula. Prima di entrare nel merito delle
singole voci, vorrei però ripercorrere un ragionamento generale sui vincoli, dai quali
l'Amministrazione è dovuta partire per predisporre e redigere, sulla base del sistema di
codifica della contabilità armonizzata, questa manovra triennale. Il Bilancio 2018-2020,
come ho più volte ricordato in Commissione, nasce tenendo conto di tutti gli
avvenimenti che negli ultimi mesi hanno caratterizzato l'attività amministrativa della
Città e con l'intenzione ferma di recepire, e non mi stancherò mai di dirlo e di ripeterlo,
senza perdere di vista i servizi essenziali erogati alla città, le indicazioni espresse nel
Piano degli interventi approvato dal Consiglio lo scorso ottobre. Come è noto, la Corte
dei Conti, al fine di eliminare gli elementi di squilibrio rilevati, invitava
l'Amministrazione ad una rigorosa revisione della spesa corrente, ad una corretta
rappresentazione delle entrate, non ripetitive, a non utilizzare vincoli e accantonamenti
non effettivamente finanziati, a provvedere, in modo severo, ad una modifica delle
procedure di riscossione, a regolarizzare i rapporti finanziari pendenti nei confronti delle
società Infra.To e GTT. Ebbene, in coerenza con il Piano degli interventi, e con il
grande sforzo degli assessorati e delle direzioni coinvolte, con il quale, negli ultimi
mesi, sono state concordate e discusse tutte le cifre inserite a Bilancio, siamo riusciti a
proporre uno schema di Bilancio non solo nel rispetto del pareggio finanziario
complessivo di competenze e nel rispetto di equilibri di parte corrente in conto capitale,
ma nell'ottica di ripianare il disavanzo strutturale, ovviamente nel periodo di quattro
anni previsto dal Piano degli interventi, che ci è stato più volte messo in evidenza. Ma
veniamo ai numeri. Nel Bilancio del 2018, le spese correnti previste al netto dei fondi e
delle spese coperte da contributi ammontano a 1.119 milioni di euro, 24 milioni di euro
in meno rispetto al dato consolidato dal Rendiconto 2016, che ammontava 1.143 milioni
di euro. A questa riduzione occorre aggiungere il pagamento del debito nei confronti di
Ream, per 5,2 milioni di euro, pagato nel mese di gennaio di quest'anno, che non si
ripeterà nei prossimi esercizi. In continuità con l'anno precedente, non è stato applicato
nessun avanzo di Amministrazione e alla riduzione di spesa si accompagnano gli
incrementi previsti nel fondo crediti di dubbia esigibilità, da 71 a 90 milioni, coperti
anche nel 2018 con entrate correnti, senza applicazione di avanzi e fondi vincolati, che
negli anni aiuteranno la criticità di cassa. Nel rispetto di quanto richiesto dalla Corte di
Conti, abbiamo, inoltre, continuato ad accantonare i flussi attivi sui contratti dei derivati
- finanza derivati è un errore di cui non mi sono accorto, perché la finanza derivati è
quella che proviene dallo Stato, scusate, è più corretto dire sui contratti dei derivati - a
titolo di fondi rischi, strumenti finanziari e derivati; mi pare di ricordare 2 milioni,
qualcosa del genere. Altre voci, la diminuzione dell'utilizzo degli oneri di
urbanizzazione per la copertura delle spese di manutenzione, si passa da 29 milioni e
200 del 2017, a 20,5 milioni. La previsione di adeguati stanziamenti a favore di GTT e
Infra.To per il pagamento di investimenti, la riduzione dell'esposizione debitoria
dell'Ente, con la previsione di nuovi mutui nel 2108, per un importo prudenziale ed
estremamente limitato, pari a circa 5 milioni di euro, al fine di garantire la tutela del
patrimonio della viabilità, delle aree verdi e la progressiva diminuzione dei
finanziamenti in conto capitale per gli enti culturali, che viene interamente compensato
nella parte corrente. Erano 12 milioni di euro nel preventivo 2017, quest'anno 6,5
milioni di euro. Per Cultura e Istruzione, i relativi stanziamenti restano sostanzialmente
invariati rispetto all'anno precedente, mentre, per quanto riguarda il welfare, è prevista
una lieve contrazione che garantisce, comunque, il mantenimento e l'offerta
complessiva dei servizi. In tema di trasferimenti, nel documento finanziario si è inserito
uno stanziamento correlato alla sentenza della Corte di Appello di Torino, in merito
all'Imposta Comunale sugli Immobili di categoria D. In forza di tale sentenza, lo Stato
dovrà, come peraltro ha fatto per altri comuni, corrispondere alla città di Torino
l'importo di 14, 5 milioni di euro, oltre gli interessi legali, per integrare i trasferimenti
relativi alle annualità 2002 e 2010. Per quanto riguarda i risparmi, è da segnalare che
diminuiscono i costi del personale, nonostante il rinnovo del contratto nazionale, che ha
avuto un effetto significativo nell'anno stesso, per effetto del contenimento del turn over
e gli interventi di razionalizzazione e recupero di efficienza. Dal punto di vista delle
entrate, come è indicato nel Piano degli interventi, per il riequilibrio finanziario
dell'Ente, il Previsionale prevede entrate straordinarie derivanti dalla dismissione di
immobili e di partecipazioni azionarie in ossequio alla normativa vigente in materia di
riordino delle partecipazioni. Il Piano di alienazioni e valorizzazioni, oggetto di
variazione positiva da parte dell'organo di revisione economico-finanziaria vede, infatti,
un'operazione strategica, pluriennale di dismissione di oltre 100 immobili di proprietà
della Città. Con questa operazione si persegue una pluralità di obiettivi, dal fornire
risorse per il Bilancio comunale, 33 milioni previsti per il 2018, a rendere disponibili, ai
privati, immobili per progetti di servizi utili ala città, al recupero di immobili fatiscenti,
a razionalizzare i costi di mantenimento di immobili non utilizzati o sotto-utilizzati. Gli
immobili interessati sono di varie caratteristiche: alloggi, ovviamente non di Edilizia
Residenziale Pubblica, negozi, edifici e complessi immobiliari anche di notevole valore
e dimensione. A questi fini si procederà sia all'alienazione della piena proprietà, che
alla costituzione di proprietà superficiarie e diritti di superficie. Tra questi ultimi,
particolare interesse per la Città rivestono i piani di dismissione finalizzati alla ricerca di
privati, che utilizzino gli immobili per fornire servizi di pubblica utilità come residenze
universitarie, residenze sanitarie assistenziali, housing sociale. In merito alle entrate
straordinarie derivanti da partecipazioni azionarie, il Consiglio di Amministrazione di
FSU S.r.l., con propria delibera del 30 gennaio 2018, ha approvato il progetto di
scissione della società detenuta attualmente per il 50% da FCT S.p.A., finanziaria del
Comune di Torino, e per il 50% dal Comune di Genova. La decisione delle rispettive
Giunte Comunali è stata presa; i rapporti societari tra le due città, per i prossimi tre anni,
regolati attraverso un patto para-sociale, è il passo fondamentale della ratifica, con più
precisione, dell'autorizzazione in Consiglio, superata da entrambi i comuni.
Un'operazione che porta la Città, attraverso la vendita delle azioni IREN, che creano un
dividendo utilizzabile in parte corrente a reperire risorse fresche, per finanziare
investimenti e altre spese. Non solo, per effetto di tale decisione, che sia un'alleanza
stabile con il Comune di Genova, per i prossimi anni, viene salvaguardato per il futuro il
controllo pubblico di IREN è rafforzato dal ruolo della città di Torino e di Genova, nelle
scelte strategiche del gruppo, nelle capacità di attrarre investimenti sul nostro territorio.
Con la necessità di contenere la spesa, il Bilancio di Previsione 2018-2020 conferma il
finanziamento per le agevolazioni TARI per le famiglie a basso reddito, concesso
secondo le fasce ISEE per TARI, CIMP e COSAP, per le attività commerciali che
hanno sede in zone interessate alla presenza di cantieri per grandi opere pubbliche. Una
scelta non facile, in un quadro di risorse finanziarie scarse, ma assolutamente giusta ed
equa, per non rendere ancora più difficile la situazione di un territorio e di una comunità
cittadina ancora provata dagli effetti di una crisi molto pesante. Per le famiglie, la Tassa
Raccolta Rifiuti scende, in media, dello 0,8%, e sono previste riduzioni per i nuclei a
basso reddito nella misura del 40% per i redditi ISEE fino a 13.000 euro, del 25% per
quelli fino a 17.000 euro, del 15% per i redditi ISEE fino a 24.000 euro. A queste
agevolazioni va aggiunto lo sconto del 10% per i nuclei con più di quattro persone e
residenti in alloggi con superficie non superiore a 80 metri quadrati, tutte manovre che
confermano quanto fatto nel 2017. Per le attività commerciali e artigianali, sempre sulla
TARI, è prevista una riduzione del 5%, della tassa ai venditori ambulanti con banchi di
non alimentari; un lieve aumento di circa l'1% per i supermercati che occupano una
superficie superiore ai 250 metri quadrati; mentre, per le atre attività, non vi sono
aumenti rispetto al 2017. Confermato, come detto, oltre che sulla TARI, anche su CIMP
e COSAP l'applicazione di sgravi a negozi, mercati e laboratori artigianali che svolgono
la propria attività in aree dove sono in corso i lavori per la realizzazione di grandi opere
pubbliche, la cui durata è superiore a sei mesi: cantieri della Metropolitana; corso
Grosseto; pista ciclabile di via Nizza. È mantenuta la riduzione del 30% per gli
ambulanti dei plateatici definiti, tecnicamente area a posteggio singolo, massimo sei
operatori. Nel corso del 2018 sarà, inoltre, avvita una sperimentazione in due mercati,
corsi Cincinnato e Santa Giulia, dove gli operatori pagheranno ogni giorno una tariffa
legata all'effettiva presenza, al posto del canone annuale; inoltre, anche per l'anno in
corso, sono previste agevolazioni per le attività commerciali che cedono gratuitamente
le eccedenze per fini di solidarietà sociale. In conclusione cito una frase di Winston
Churchill, da cui credo si possa trarre un'indicazione di metodo su come affrontare il
dibattito sul Bilancio di Previsione che si sta per aprire in Consiglio Comunale. Il
grande statista inglese diceva: "Se apriamo una lite tra il presente e il passato, rischiamo
di perdere il futuro". Ecco, io penso che un senso di responsabilità, guardando
esclusivamente agli interessi di Torino e dei suoi cittadini, ed evitando di perderci in
sterili e stucchevoli rimpalli di colpe, dovremmo costruire e percorrere, con il contributo
di tutti, una strada che ci porta oltre gli affanni, le rinunce e i vincoli, che oggi,
necessariamente, stanno limitando la possibilità di ampliare l'offerta dei servizi e di
dare un impulso ancora più forte allo sviluppo del territorio. Ringrazio tutti quelli che
hanno collaborato al Bilancio, a qualsiasi livello, a chi ha sentito quello che abbiamo
raccontato in Commissione e ringrazio tutti per la pazienza.

VERSACI Fabio (Presidente)
Grazie a lei, Assessore Rolando. Come detto in precedenza, la discussione avverrà
domani mattina, alle ore 10, in prima convocazione.
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