Interventi |
ARTESIO Eleonora Il quadro, nel quale stiamo discutendo questo Regolamento, è sicuramente condizionato dal fatto che interveniamo su una procedura, su una serie di articoli senza avere ancora il senso complessivo dell'intervento che l'Amministrazione vuole realizzare attraverso il Progetto Speciale Campi Nomadi, perché un conto è giudicare irrilevante o impraticabile un elenco di azioni previste da un regolamento non conoscendo il quadro nel quale queste azioni si stanno collocando nel tempo e nei modi, altro conto sarebbe stato giudicare una sequenza di articoli, magari non particolarmente innovativi, ma conoscendo dei processi che nel frattempo sono stati avviati rispetto ai quali gli articoli possono essere credibili o meno. Questa mi pare la critica più sostanziale al Regolamento che noi stiamo discutendo e oltre ad essere una critica incomincia, o dovrebbe cominciare, ad essere una preoccupazione soprattutto per il governo della Città e la maggioranza, perché il 15 di febbraio del 2018 l'Ufficio Stampa del nostro Comune riportava l'adozione da parte della Giunta del Progetto Speciale Campo Nomadi e ne delineava due sostanziali fasi, una fase, quella del 2018, legata al perseguimento della legalità, una seconda fase, quella del 2019, legata all'inclusione sociale. Francamente non riesco a disgiungere né concettualmente, né operativamente le due fasi, ma poiché il vostro comunicato stampa le disgiunge, vi segnalo che siamo ad aprile del 2018 e che anche per quello che riguarda la questione di attuazione della prima fase, quello che abbiamo conosciuto soprattutto a mezzo stampa sono alcune successive iniziative relativamente alla rimozione di rifiuti accumulati lungo le aree perimetrali e qualche accenno a mezza voce da parte del Comandante della Polizia Municipale ieri nelle due Commissioni congiunte sul fatto che sarebbero in corso delle procedure di valutazione nella condizione economica degli attuali residenti negli attuali campi. Quindi, in questo quadro, in cui la valutazione è per forza di cose ricondotta a quanto è scritto nel Regolamento, cioè alle sterili norme e previsioni di un Regolamento, non possiamo che trovarci in una condizione di insufficienza rispetto alle aspettative che erano state sollevate, anche perché siamo passati dall'annuncio di un progetto speciale e di una figura interna all'Amministrazione come prevedono i Regolamenti dei Progetti speciali col ruolo di direzione e di coordinamento delle strutture tecniche, nonché con una figura di accompagnamento, il cosiddetto project manager, all'annuncio, nell'ultima Commissione che si è tenuta sul tema, di un bando di evidenza pubblica che avrebbe cercato un'agenzia che avrebbe dovuto operare su più leve del programma del Progetto Speciale e anche individuare chi se ne sarebbe occupato. Quindi, come dire, la situazione non conforta nel dare un giudizio rispetto a questo Regolamento, ma poiché l'unico atto su cui siamo per ora chiamati ad esprimerci io su questo svolgerò tre osservazioni; la prima: lo stile; è vero, lo diceva già il Consigliere Magliano, anche io, nei momenti in cui abbiamo ragionato all'avvio di quest'Amministrazione sulle parti del programma di mandato che riguardavano questa tematica, avevo sentito affermare, con una certa baldanza da parte dei Consiglieri 5 Stelle nella specie del Consigliere Unia, che probabilmente i fallimenti, così venivano giudicati, delle Amministrazioni precedenti erano da ricondursi al mancato coinvolgimento dei soggetti protagonisti e quindi alla possibilità di responsabilizzare le diverse organizzazioni familiari che abitano nei campi, tant'è che lo stesso comunicato stampa di cui parlo dice: "Partendo dall'analisi dei risultati ottenuti con i precedenti progetti di inclusione, che negli ultimi anni hanno coinvolto circa 250 nuclei e un migliaio di persone, si avvierà, tenendo conto delle esperienze passate, la fase della coprogettazione partecipata; è previsto che portino contributi ed idee anche le comunità rom, sinti, camminanti e i cittadini delle Circoscrizioni interessate per individuare e sperimentare nuove modalità di insediamento, naturalmente diversi dai campi sosta e trovare fondi per renderli concretamente realizzabili". Ora se di tutto l'impianto l'unico momento pubblico noto è il Regolamento, la domanda, alla luce della progettazione partecipata è: quali coinvolgimenti e progettazioni partecipate sono avvenute sul Regolamento? Non mi pare ne siano avvenute moltissime, tant'è che si riconduce il tema del Regolamento al fatto che esso sia una rivisitazione per renderlo coerente con le misure trasversali del progetto speciale del Regolamento in vigore dal 2004. E quindi, vengo al Regolamento in vigore dal 2004, sul quale io mi ero espressa criticamente come Presidente di una Circoscrizione, come portavoce dei Presidenti di Circoscrizioni e mi soffermo, nel mio giudizio, su due articoli: l'articolo 4 e l'articolo 5. L'articolo 4, le forme di rappresentanza non sono diverse da quelle che erano previste precedentemente, in questo modo direi un po' di basso profilo rispetto a chi voleva la progettazione partecipata; oltre a questo va riconosciuto che i tempi sono cambiati anche nelle relazioni interne al campo e che i delicati profili di eventuale impossibilità di prendere parola da parte di condizioni particolarmente fragili, quali ad esempio quelle femminili, dovrebbe essere una preoccupazione di coloro che vogliono agire sulla mediazione nei rapporti con chi abita il campo e vogliono farlo per innalzare il livello di qualità della convivenza interna, ma gli elementi di contraddizione che io ritrovo maggiormente, riguardano l'articolo 5, al punto 7 e al punto 9, l'ho già detto nella Commissione Consiliare che ha istruito la discussione. Allora, in casi come questi, cioè ogni qualvolta si agisce verso una logica di inclusione, in tempi passati si adottavano principi di discriminazione positiva, cioè si era consapevoli di fare di più di quanto nella media venisse fatto per ottenere un vantaggio che alla fine avrebbe arrecato benessere collettivo proprio dal miglioramento delle condizioni di quelle persone. Ora, parlare di cosiddetta discriminazione positiva, specie se applicata a questo argomento, è diventato blasfemo e non lo farò, però almeno evitiamo le discriminazioni punto e basta senza attributi e ci sono le discriminazioni in questo articolato, perché se io posso concordare sul punto 7, che riguarda l'accertamento patrimoniale ai sensi dell'ISEE delle famiglie, del capofamiglia richiedente che abitano negli attuali campi, perché mi rendo conto che ad esempio quando formuliamo le graduatorie di accesso all'Edilizia Residenziale Pubblica o la condizione di emergenza abitativa non viene considerato come persona alla quale possa essere attribuita la possibilità di accedere chi ha altri patrimoni immobiliari e quindi stiamo trattando le persone dei campi come trattiamo le persone che abitano ad esempio nell'Edilizia Pubblica, o che si affacciano ad una domanda di Edilizia Pubblica, io questo lo vedo come un elemento comprensibile, ma se al comma 9 dell'articolo 5 dichiarate che non possono risiedere nei campi le persone che hanno sentenze penali e che dalla conclusione del percorso giudiziario per poter rifare domanda di residenza devono essere trascorsi cinque anni, questa è una discriminazione esplicita, perché immaginatevi se ad esempio un ufficio pubblico, come quello di Locare, di fronte alla domanda di una persona che ha concluso un procedimento penale e ha scontato la sua pena dicesse: "No, io non costruisco l'incontro tra un eventuale proprietario interessato a concedere un contratto di locazione e questo nucleo perché in quel nucleo c'è una persona che ha scontato una sentenza penale", ma provate a chiedere al Garante delle persone private della libertà se ritiene che sia condivisibile una posizione che sottrae l'abitazione, la possibilità di abitare a chi si trova in quelle condizioni, quando il Garante e tutti i Garanti del mondo ci intrattengono una volta l'anno con le loro relazioni annuali per dirci quanto è interessante e utile, per evitare le recidive, avere almeno garanzie minime come quella della casa e dell'avviamento al lavoro. Allora, io ve lo dico questo, anche se dicendolo in Commissione ovviamente, come dire, mi sono sentita riprendere e riprendere a un eufemismo dai comitati presenti che erano stati invitati a partecipare, ve lo dico anche pubblicamente, perché questa è un'illusione che vi auto somministrate e che somministrate alle varie organizzazioni a cui andrete a raccontare il Regolamento, perché un avvocato, interpellato da uno dei soggetti potenzialmente esclusi o espulsi, vi avvia un procedimento, lo vince e quindi voi fate esattamente una promessa/proposta che non saprete mantenere e questo è pericolosissimo su un tema come questo. Questo come contributo di merito, dopodiché devo dire che non è vero che non c'è una novità, una novità c'è... ARTESIO Eleonora Ho finito, che questa Giunta ha l'obbligo, ai sensi delle indicazioni e delle Commissioni Europee, di realizzare questi obbiettivi entro il 2020 ed è questo che vorremmo vedere. |