Interventi |
ARTESIO Eleonora Grazie, Presidente. Con numerosi altri colleghi del Consiglio Comunale abbiamo ritenuto di proporre alla discussione e alla votazione della nostra Assemblea consiliare una valutazione e un posizionamento in ordine a gravi episodi che stanno accadendo relativamente a tentativi di passaggio della frontiera tra l'Italia e la Francia attraverso i valichi montani. Il fatto descritto nella mozione è di lampante evidenza. Si tratta di una famiglia, marito, moglie e due piccoli bambini che tentavano di oltrepassare, in Valle Stretta, il confine ed essendo la signora in avanzato stato di gravidanza e quindi patendo clamorosamente l'approssimarsi del parto è stata soccorsa durante questo percorso molto accidentato e molto faticoso ed è stata accompagnata al vicino ospedale in cui ha partorito. La persona che ha prestato il soccorso è stata dalla gendarmeria francese identificata ai fini di un procedimento per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Purtroppo, mentre noi sottoscrivevamo questo documento, un altro grave episodio di cronaca che ha impegnato i giornali nei giorni scorsi ci ha riferito di un analogo viaggio con purtroppo una conclusione disperata. Vale a dire: la donna in avanzato stato di gravidanza, ma già molto malata, non è stata soccorsa nell'immediato, ma quando ha raggiunto un ospedale torinese ha soltanto potuto concludere dando alla luce il proprio bambino, ma morendo contestualmente. Quindi i fatti parlano da soli senza bisogno di aggiungere altre parole. La questione che si vuole porre con questa mozione è la necessità che un consesso politico si esprima in ordine ad una clamorosa contraddizione, che è nelle norme e forse anche nei sentimenti delle persone, qualche volta nei sentimenti di coloro che le persone vogliono rappresentare e cioè le istituzioni e gli Stati e la contraddizione su cui mi soffermo è quella tra il dovere di soccorrere le persone, ogni persona in difficoltà, indipendentemente dallo status giuridico della persona, ma per la gravità della sofferenza nella quale si trova, gravità di sofferenza che richiama la coscienza umana, semplicemente, e che peraltro proprio perché trattasi di un dovere primario è stato definito, nelle norme di tutti i Paesi, come un obbligo delle persone perché l'omissione di soccorso è penalmente perseguibile e quindi c'è una clamorosa contraddizione tra l'essere indagati per aver prestato un soccorso quando l'omissione di soccorso in sé è reato e l'altra grande contraddizione è tra le legislazioni, quelle che si richiamano, appunto, al rispetto dei principi morali e primari, l'obbligo di soccorso, e quelle che invece definiscono, ad esempio, questo è il caso, tutte le politiche dei flussi migratori e dei loro controlli, che evidentemente nei casi come questi non sanno riconoscere, non sanno distinguere, non sanno valutare quali sono le modalità con le quali si corrisponde ad un generale obbligo di programmazione e quali invece sono i comportamenti che devono essere messi in atto quando coloro che abbiamo di fronte sono essere umani, sono persone e ancora di più persone in difficoltà. Questa nella semplicità assoluta è la richiesta che coi Colleghi rivolgiamo al Consiglio Comunale: soccorrere non è un reato, anzi, soccorrere è quanto fanno moltissimi volontari che hanno trovato modo di organizzare dei presidi di pronto intervento proprio lungo la frontiera proprio per prestare soccorso a queste persone che anche in casi non estremi, comunque, patiscono, arrivano assiderate e in condizioni precarissime e quindi con loro, con questa comunità di volontari che senza particolare clamore, ma con la competenza quotidiana - per la gran parte sono medici e sono infermieri, sono operatori sociosanitari - ogni giorno si prodigano per testimoniare con il loro modo di agire che appunto esistono dei doveri primari, prima delle legislazioni internazionali sul controllo dei flussi migratori. ARTESIO Eleonora No. |