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TRESSO Francesco Sì, grazie, Presidente. La vicenda della candidatura di Torino per le Olimpiadi del 2026 ha messo alla luce delle difficoltà politiche che la Maggioranza ha in sé e che, come spesso accade quando ci si trova a governare delle forze che si sono aggregate più sulla logica, diciamo, dell’opposizione e della contrarietà, poi faticano a trovare, invece, in alternativa una logica di concertazione e di mediazione e quindi conseguentemente anche ad assumersi delle responsabilità di governo che siano propositive. Io quello che ho avvertito, da parte sua, Sindaca, è stata finora di ricorrere ad una sospensiva e quindi, anziché valutare in termini più trasparenti, più laici, quelle che potevano essere delle opportunità, lei per ora si è limitata a prendere tempo e in questo senso mi è sembrata essere mancante più come Sindaca della Città Metropolitana che non come Sindaca della Città stessa. Infatti, la proposizione di questo tema della candidatura olimpica è sì della Città, ma come ponte verso le valli olimpiche che, ricordiamolo, quindi non è solo Torino, ma il suo territorio: Pinerolese, la Valle di Susa, la Val Chisone. Peraltro territori che portano l’eredità dell’evento precedente, anche nelle accezioni più negative, perché comunque le realtà più evidenti, come il bob, il trampolino, faticano a trovare delle modalità di gestione, di smantellamento, invece questa potrebbe essere l’opportunità, forse, per ricucire delle ferite che quei territori hanno segnato. Peraltro, l’esempio che ci è stato dato dai dieci Sindaci delle valli mi sembra, anche in questo senso, un paradigma importante, perché hanno trovato, al di là degli orientamenti politici, una compattezza che forse andrebbe presa, davvero, come stimolo e hanno dimostrato, comunque, di voler credere a delle opportunità che possono dare, anche, uno spirito, diciamo così, di concordia istituzionale, delle valutazioni che sono nel senso di cercare delle logiche per il territorio. La decisione che abbiamo appreso dagli organi di stampa di decidere in autonomia, di proporre la candidatura, con una lettera inviata al CONI, trovo sia stato anche un atto non così democratico, nei confronti del Consiglio, in quanto è stata presa senza consultarsi, preventivamente, con quello che è il Consiglio cittadino. Se Torino abbia bisogno di una nuova Olimpiade, è un tema che ci stiamo ponendo e io credo che possa essere un’opportunità concreta in termini di futuro e anche per saper costruire quel senso di fierezza, di appartenenza, anche di speranza, che tutti abbiamo apprezzato, nella precedente edizione. Sicuramente, il contesto è diverso, sicuramente bisogna far fronte e a un indebitamento che è importante, ma non bisogna, per questo, perdere il coraggio e avere anche il coraggio di gestire dei processi che sono, di per sé, articolati, complessi, ma che Torino ha nelle corde tutte le capacità di governare, proprio perché, di per sé, esiste già un hardware che è a buon punto, va rifunzionalizzato, ed esiste una capacità, un software che, diciamo, è stato collaudato nell’occasione precedente. Abbiamo anche, sul territorio, delle capacità tecniche importanti, io penso a tutto il tessuto delle società di ingegneria, degli atenei, degli studi, che già sono stati, in prima persona, messi a disposizione, in precedenza, che ancora potrebbero, dando anche tutto un indotto che comporta, quindi, capacità, acquisizione, e anche innovazione. Questa deve essere un’occasione, se così la si vuole valutare, importante per anche ridefinire la vocazione di queste valli, secondo un piano strategico che sia, quindi, non solo Torino, ma Torino e il suo territorio, proprio rivedendo un utilizzo, anche, e pensando a una masterplan generale, dal turismo, alla rifunzionalizzazione degli abitati, a tutto quello di cui queste valli hanno bisogno e Torino deve necessariamente poter vedere in una sinergia. Pensiamo, per esempio, all’iniziativa importante, che la banda ultra larga potrà costituire per queste aree remote e, quindi, anche la possibilità di sperimentare tutta una serie di implementazioni che queste innovazioni possono portare, e che, quindi, possono essere l’occasione per dare un’accezione nuova e completamente sostenibile se ben progettate e ben governate. In più, ancora, le risorse che si renderebbe disponibili, perché, necessariamente, ci sono delle economie, dovute al fatto che, come dicevamo, abbiamo già una logistica e dell’impiantistica che è già a buon punto, potrebbero anche concorrere, se ben pianificate e coordinate, a finanziare quegli interventi che la Città ritieni necessari, ma che, ad oggi, non ha risorse per poter realizzare. Pensiamo, per esempio, non so, mi viene in mente il caso della rotonda Maroncelli, mi viene in mente come, per esempio, le strutture che potrebbero essere utilizzate contemporaneamente per ospitare gli atleti e i media, possano essere restituite, poi, con funzione di housing sociale, eccetera. Infine, mi sembra che anche le tempistiche possano giocare a favore, perché se si parte seriamente con un programma realizzativo serio e fatto bene, si possono anticipare le realizzazioni delle infrastrutture e prevedere, quindi, l’utilizzo per un periodo che è prolungato e avere più a cuore quello che è il tema della legacy, cioè, di sapere poi valutare come lasciare la fase post olimpica. Questa deve essere anche un’occasione per giocarsela bene nei rapporti con il CIO. Se si decide di rifunzionalizzare impianti che poi, di per sé, non hanno una possibilità di gestione, proprio perché mancano, magari, del necessario utilizzo, vedi, appunto, il discorso del bob, forse, può essere l’occasione per chiedere al CIO di impegnarsi, tramite le federazioni, a riutilizzarli anche per le prossime edizioni, o, addirittura, si può pensare di considerare già la possibilità di smantellarli, sempre inserendo i costi dello smantellamento, in quelli che sono i costi olimpici, cosa che, sennò, lasciamo queste ferite che, come dicevo prima, sono aperte, e non hanno modo, poi, di essere risanate. Nel 2006 si trattò di una scelta politicamente trasversale… TRESSO Francesco E vado a chiudere, appoggiata da governi regionali, di centrodestra, provinciali e cittadini, di centrosinistra; io auspico che anche in questo caso non prevalga una politica del no a propri, ma che, invece, proprio prevalga una capacità e un senso istituzionale che voglia davvero mettere a disposizione del territorio di Torino una capacità di programmazione fattuale, grazie. TRESSO Francesco Grazie, Presidente. Rispondo solo, velocemente, alla Capogruppo Giacosa. Io, francamente, non vedo tutta questa necessità di ribadire che l’atto è inutile. Che la Sindaca abbia già espresso, grazie al parere favorevole del Collegio metropolitano, però senza avere un momento di confronto in termini del Consiglio Comunale e quindi poi abbia, si sia adoperata, spedendo la lettera in cui, come dice correttamente la mozione, veniva manifestato l’interesse, ma nel secondo punto dell’impegna si cita proprio il confrontarsi, il relazionare il Consiglio Comunale di Torino, in ordine all’avanzamento delle manifestazioni di interesse, con tutta la buona fede che lei e la Sindaca ci hanno espresso, dicendo che sarà vostra cura mantenerci aggiornati, avere un percorso: però mi sembra che sia un pochino più robusto votare un atto che questo condivide. In più, grazie al subemendamento presentato dalla Consigliera Artesio, questo aggiunge anche un elemento di novità che, comunque, impone anche un percorso che si configura molto diverso, soprattutto per chi ha fatto della propria politica un cavallo di battaglia, e quello del confronto e della partecipazione, quindi, proprio, volutamente, marcando il significato di una democrazia partecipativa, più che rappresentativa. Per cui, mi sembra davvero che questo sia un segnale di forte debolezza da parte vostra che lo esponete senza una motivazione che risulta adeguata. |