Interventi |
ARTESIO Eleonora Allora, proviamo a riassumere la questione relativa alla destinazione del patrimonio delle IPAB, intanto, c'è un tema che questa Giunta stenta ad affrontare, vale a dire la consapevolezza di quale sia l'entità del patrimonio IPAB che potrebbe essere ascritto alla disponibilità dell'Amministrazione comunale, non da sola, attraverso un atto amministrativo, ma anche attraverso la voce delle associazioni, che, da molti anni, si occupano della tutela e della promozione di diritti, questa Giunta Comunale, nella persona di più Assessori, è stata informata del fatto che, a maggior ragione, in virtù dell'approvazione della legge regionale, occorre che le amministrazioni che intendono risolvere, esaurita l'attività istituzionale di alcuni IPAB, per chiederne lo scioglimento, ai fini dell'acquisizione del patrimonio mobiliare e immobiliare, devono farlo nei tempi previsti dalla nuova legge regionale ed esiste, nel nostro territorio comunale, almeno una situazione di tre IPAB che continuano la loro attività, peraltro, in modo vantaggioso, sul piano economico, ma anche in modo utile, non lo nego, sul piano dell'attività che promuovono, attività, però, non coerenti con lo stretto fine statutario delle IPAB, che erano state costituite, sulle quali questa Amministrazione avrebbe potuto avviare il procedimento, che non ha avviato. Questa è una colpa, se volete, trasversale, nel quadro temporale, ma, visto che altre preoccupazioni e grandi e faticose responsabilità si lamentano da parte di questa Maggioranza e di questa Giunta, almeno cercare l'acquisizione di nuove risorse, dovrebbe essere una responsabilità primaria che si è veramente aggirata, non ho visto arrivare alcuna iniziativa deliberativa, né mi è stato dato conto di alcuna relazione avviata, relativamente a questa situazione. Quindi, non state utilizzando le risorse accantonate, per il contrasto alla povertà, in una maniera insufficiente, come vi hanno rimproverato i Consiglieri del Partito Democratico, ma nemmeno state cercando di acquisire quelle che potreste acquisire, e questa è tutta responsabilità. Seconda questione, allora, io comprendo bene la vicenda per il modo con il quale l'Assessore ha argomentato in Commissione Consiliare, io rispetto…, la questione è tutta ridotta ad una mera applicazione formale delle disposizioni. Esiste il vincolo, le risorse vengono introitate con quel vincolo, le colloco laddove il vincolo me le impone, e questa collocazione andrà in diminuzione delle risorse autonome del Comune di Torino, su quelle stesse voci. È come si dice, non un saldo zero, ma una partita di giro, allora, proviamo a fare un ragionamento di merito. Il ragionamento di merito è il seguente, se noi ci trovassimo di fronte ad una dotazione delle politiche sociali, ritenuta, attualmente, allo stato delle esigenze, allora, il fatto che il ristoro di quei servizi e di quelle prestazioni venga ricercato, indifferentemente, sulla collocazione di risorse terze, derivanti dalle alienazioni, o su risorse interne, derivanti dagli stanziamenti di Bilancio, potrebbe essere una ragionevole gestione di tipo contabile. Il problema è che credo che nessuno qui, ma ancor di più, nessuno fuori di qui, ritenga che la dotazione economica relativa alle politiche sociali, sia, in questa città, adeguata, non lo ritiene la Sindaca, che in campagna elettorale si esercitava in cartelli sulle code alle mense dei poveri, non lo ritiene l'Assessore alle politiche sociali, che, ogniqualvolta vengono avanzate delle proposte in ordine all'ampliamento di servizio, in ultimo la discussione fatta in quest'Aula sull'emergenza freddo, ci ricorda come le risorse siano, su queste voci, limitate, non lo ritengono, evidentemente, gli utenti dei servizi sociali che vengono collocati in diverse liste di attesa, o che non ritengono, poi si potrà ragionare se fondatamente o meno, che non ritengono di ricevere l'accompagnamento necessario. Ora, quindi, siamo di fronte al paradosso per il quale un'amministrazione che dichiara di non avere risorse adeguate per poter fa fronte alle domande reali che intende assumere, che intende rappresentare, ragiona sulle dotazioni di queste politiche, come se fossero delle partite di giro; seconda questione, nel momento in cui i benefattori, come ricordano le colleghe precedenti, hanno destinato le proprie risorse all'attività pubblica, attraverso lo scioglimento degli enti costituiti per azioni di beneficenza, ne hanno, evidentemente, programmato l'impiego per attività, ma le attività non possono essere realizzate in maniera discontinua, hanno una continuità nel tempo, per cui, anche dal punto di vista contabile, Assessore, il ragionamento della partita di giro, è un ragionamento che non sta in piedi, perché se nell'anno X, determinate funzioni possono essere risolte con l'acquisizione di queste risorse fresche, il loro mantenimento negli anni successivi ricomporterà una dotazione di Bilancio, ecco perché la eccezionalità di questi fondi, non può che essere aggiuntiva, perché è quel tipo di volano che consente l'attivazione di iniziative fino a quel momento ritenute impraticabili, ma che poi, nel tempo, dovranno essere conservate. Quindi, non credo che noi possiamo, alternativamente, fare un discorso in cui lamentiamo la sofferenza, il momento successivo, un discorso in cui, sulla base dell'operazione meramente cintabile, rinunciamo, non solo alla dotazione economica, come volano di sviluppo, ma anche alla possibilità di proiettarci sulle intenzioni programmatiche, in una modalità più congrua e più utile, più funzionale alla domanda, di quanto non sia stato fatto fino a questo momento. Quindi, io, sicuramente, voterò l'emendamento che è stato presentato dal Partito Democratico, francamente, con il dispiacere di avere immaginato, in passato, per gli argomenti che abbiamo qui condiviso, di non dover più tornare sul tema, perché ritenevo, davvero, che questa analisi fosse condivisa da tutto il Consiglio. |