Interventi |
ARTESIO Eleonora Questo Gruppo Consiliare, che non ha votato per la redistribuzione degli utili di SMAT e che non ha sostenuto al ballottaggio la Sindaca Appendino, voterà invece a favore di questa delibera, esattamente per questa ragione, perché pensiamo che come nessuno possa ascrivere a sé l'interpretazione autentica dell'esito del referendum, nessun'altro possa sostenere che la necessità di trasformare SMAT in Azienda Consortile di Diritto Pubblico sia una battaglia soltanto dei 5 Stelle, perché è una battaglia, è un impegno, è una prospettiva che a partire da questa delibera noi condividiamo e lo condividiamo per una ragione strutturale che non racconto io, ma che la stessa Corte dei Conti in una relazione del 2010 chiariva lucidamente. Al di là dei comportamenti contingenti e soggettivi esiste un potenziale conflitto di interesse tra utenti interessati all'economicità dei servizi e gli azionisti interessati ai ritorni finanziari. Quindi, laddove ci sia un principio di redistribuzione degli utili, ancorché storicamente possano farvi ricorso, ancorché l'Assemblea dei Soci indirizzi invece gli utili dell'Azienda nella direzione della qualificazione dell'infrastruttura o della riduzione delle tariffe il potenziale conflitto di interessi sussiste e quindi è opportuno sulla base appunto di una necessità strutturale, laddove non si voglia rischiare che l'Azienda che governa il bene dell'acqua possa essere considerato un produttore di utili bancomat per gli enti locali trasformarlo in un consorzio di diritto pubblico. Quindi una ragione sostanziale. L'altro ragionamento è quello per il quale io non mi rassegno ad una rappresentazione secondo la quale la forma societaria determina il benessere dell'Azienda per cui se la forma societaria è spa l'azienda è capace di competere e di essere produttiva, se l'Azienda è Società di Diritto Pubblico di default rischia di non sapere competere e di diventare inefficiente. Ma grazie al cielo non è soltanto chi parla ad avere questo tipo di orientamento perché, contrariamente al dibattito che abbiamo svolto finora e che ha citato secondo gli intervenuti casi non esemplari, poi ragioneremo se erano e sono casi non esemplari, ci sono altre situazioni in Italia e in Europa che hanno deciso per la gestione dell'acqua a favore di società di diritto pubblico, metropoli europee come Berlino, Budapest e Parigi, voglio citare Parigi, e ho parlato dopo il Consigliere Lavolta, che non potrà, ma io sono così onesta intellettualmente da ricordare quello che mi ha detto, voglio citare Parigi che nel 2010 ha realizzato l'Eau de Paris per una rappresentazione di una volontà di andare in direzione di una gestione pubblica. Il Consigliere Lavolta dice: "C'è stato venerdì, va tutto malissimo", io sono stata venerdì a Parigi, ma continuo a leggere gli atti ufficiali e quindi ritengo che Parigi, Budapest, Berlino abbiano dato degli indirizzi significativi e positivi o di media grandezza come Bordeaux, come Nizza, come Stoccarda, ma anche qui da noi in Italia ci sono state città che hanno realizzato la trasformazione di società di diritto pubblico e voglio citare la scelta del Sindaco Delrio nel 2012 che a Reggio Emilia trasformò appunto, proprio nella direzione del diritto pubblico, l'organizzazione e la gestione dell'acqua, come Imperia, come Varese, come Termoli, come Napoli di cui a me risulta essere pubblico anche il Bilancio del 2015, quindi non so come si possa dire che sono 3 anni, è pubblico e non ancora approvato il Bilancio del 2015 e credo solo nel 2015 anche Palermo. Quindi se 235 municipalità in 37 paesi percorrono questo stesso indirizzo vorrà dire che può essere un'opinione condivisibile e una gestione rassicurante e credibile. Dopodiché le motivazioni in opposizione sono state realizzando l'inizio di un processo, è vero e vi misurerete con il resto dei Comuni che dovranno prendere in considerazione questa proposta e su questa pronunciarsi. Io non riesco a capire perché coloro che sono convinti che questo obbiettivo sia un'ubbia e tutto il resto del mondo sia sufficientemente garantito dall'attuale forma di SMAT siano così preoccupati dal fatto che l'assemblea debba pronunciarsi. Se è vera la tesi che ci hanno appena rappresentato i Consiglieri che sono intervenuti prima di noi sicuramente l'assemblea ci metterà di fronte ad un contraddittorio sul quale dovremmo avere capacità, attrezzi culturali e attrezzi finanziari per interloquire, ma che come sempre per chi rispetta la democrazia rappresentativa e gli organi di Governo, ci rimetterà di fronte al giudizio di quell'assemblea. Quindi se è così inutile questo atto deliberativo perché chi vi si oppone, ne è così preoccupato? Ne è preoccupato forse perché è certo, ed è qui l'elemento di differenziazione rispetto al gruppo di Maggioranza proponente di questa deliberazione, perché è certo, questa Amministrazione al proprio interno e per la credibilità nei confronti degli altri soci dovrà fortemente presidiare il processo che ci accompagna verso la trasformazione e da questo punto di vista qualche perplessità io ce l'ho e dico subito quali sono le perplessità che voglio e mi auguro di poter rimuovere a tempi brevi. La prima perplessità l'ha già, paradossalmente, perché su questo tema siamo diametralmente all'opposto, rappresentata in parte dal Consigliere Lavolta, cioè noi sentiamo esprimere in quest'aula la volontà della Maggioranza del Consiglio Comunale, non abbiamo sentito esprimere la volontà della Giunta Comunale e allora ci sono due passaggi che sono dal mio punto di vista importanti, il primo a breve questo Consiglio discuterà delle manovre del cosiddetto piano di rientro che attraverso il Consiglio verrà depositato alla Corte dei Conti. Nella lettura del documento attuale non ravviso alcun riferimento a SMAT, né in positivo, positivo dal mio punto di vista, cioè questa Città nel capitolo relativo alle partecipate sta avviando, su indirizzo del Consiglio Comunale, il processo di trasformazione verso azienda consortile di diritto pubblico né, bisogna dire, in negativo, cioè non c'è nel piano di rientro sottoposto fino a questo momento l'ipotesi di confortare le sofferenze del Bilancio di Torino con gli utili di SMAT; però non esiste il capitolo SMAT, come se il capito SMAT fosse una preoccupazione, un'occupazione del Consiglio Comunale e non invece una responsabilità in capo all'organo di Governo. La seconda questione riguarda il mandato che viene dato correttamente agli uffici comunali, non solo di trasmettere la deliberazione, ma di dare avvio al piano di trasformazione perché dare avvio al piano di trasformazione appunto significa certezza, oltre che di volontà, anche di supporto dei diversi processi amministrativi. Allora, da questo punto di vista fin da questo momento (audio disturbato) votando a favore di questo atto deliberativo se non lo faranno i proponenti sarà mia cura, trascorsi i canonici giorni che si concedono agli uffici per la propria attività, di chiedere conto con una Commissione specifica sullo stato di attuazione dello studio delle procedure amministrative necessarie. |