Interventi |
LAVOLTA Enzo (Vice Presidente Vicario) Grazie, Presidente. C'è innanzitutto un problema di metodo, io poi chiederò nel corso degli altri interventi, ce ne saranno tantissimi, poi di chiarire. Assessore Rolando, chiarisca che nulla di tutto questo è presente in questa deliberazione perché da nessuna parte..., leggetela, da nessuna parte c'è scritto che si sta procedendo alla dismissione per fare cassa. L'Assessore ce l'ha detto, ci ha detto: "Noi vendiamo perché ce lo dice la Madia". Allora io, per dare anche soddisfazione ad alcuni Consiglieri leggerò velocemente due punti che mi sono preso su una delle società partecipate, poi nel corso della presentazione degli emendamenti lo farò per le altre: "I centri agroalimentari come CAAT sono infrastrutture strategiche istituite dalla legge - è una legge speciale, è la 41 dell'86 - per coniugare mercato all'ingrosso e logistica e comportavano che la società a partecipazione pubblica che realizzava l'opera accendesse un mutuo e poi gestendo il servizio dovesse restituire il mutuo stesso, contando ovviamente su una struttura di ricavi tendenzialmente rigida" come rigidi sono i fitti degli stend dei grossisti e le tariffe di accesso. "Oggi, completata la restituzione del mutuo il Centro Agro Alimentare di Torino, è una Società che raggiunge per l'esercizio 2016 un risultato d'esercizio prima delle imposte pari a 112.369 euro e a seguito dell'applicazione delle imposte un utile di 45.233 euro. CAAT possiede MOL e cash flow positivi, un fatturato medio nell'ultimo triennio di 7,5 milioni di euro e un unico debito residuo di 4 milioni di euro su mutuo iniziale di 30 milioni assistito da un'ottima liquidità di cassa, più di 4 milioni di euro, e dall'autofinanziamento dell'attività senza ricorso al sistema bancario, fatta eccezione appunto per il residuo pagamento del mutuo per la costruzione del Centro. È una Società, quella di cui stiamo parlando, che è stata in grado di restituire al Comune di Torino una lettera di patronage da 30 milioni di euro. CAAT possiede un patrimonio immobiliare imponente oltre che aree di espansione caratterizzate da poteri edificatori molto elevati, circa 60.000 metri quadrati - di tutto questo non c'è traccia nella delibera -per lo sviluppo delle attività del mercato posizionate in un comprensorio strategico dal punto di vista logistico sia di dimensionamento infraregionale che transregionale e nazionale e prossimo a beneficiare di importanti interventi infrastrutturali in una zona davvero centrale, penso all'autostrada, penso all'alta velocità già citata. Allora la prima domanda è: perché andare via da questa Società quando la legge non lo impone? Perché la legge Madia non lo impone. Tra l'altro fa salve le leggi speciali. Tra l'altro la legge Madia chiarisce in modo inequivocabile e lo dice anche la Corte dei Conti, Assessore, chiede un motivo, ci chiede di motivare quali siano i riflessi della Società sulla collettività. Tutto questo non c'è nella deliberazione. Allora io proverò velocemente, in un minuto e mezzo, a dire alcuni degli elementi per cui vale la pena tenerla questa Società. Punto primo: abbiamo un regolamento che mi pare che il Consigliere non abbia ancora codificato, il Regolamento della Città di Torino numero 176 dice, a proposito del Mercato all'Ingrosso, che: "Il Mercato è qualificato come servizio pubblico a gestione diretta, di cui il CAAT rappresenta una modalità con finalità di assicurare il libero svolgimento della concorrenzialità, la riduzione del costo di distribuzione dei prodotti, l'afflusso, la conservazione e l'offerta degli stessi, la più ampia informazione alimentare commerciale. La struttura ed il servizio pubblico hanno consentito e consentono che le parti sociali, grossisti, movimentatori, produttori, fornitori, clienti possano operare godendo di canoni e tariffe calmierate in contraddittorio fra loro e secondo un equilibrio fra gli interessi, garantito dall'intervento della mano pubblica, consentendosi altresì una vigilanza sulle dinamiche del mercato fra cui fondamentale è la formazione dei prezzi di listino mercuriale, oltreché il mantenimento delle condizioni utili per la vigilanza sanitaria. La struttura pubblica ed il servizio pubblico consentono che sia garantito il motore dell'approvvigionamento della distribuzione delle derrate agroalimentari, prima di tutto alla città, animando i gangli della sua rete distributiva". Ho sentito dire da qualcuno durante il dibattito in Commissione: "Ma tra l'altro non è neanche a Torino, è a Grugliasco". Bene: "Il Centro Agro Alimentare garantisce anche la centralità di Torino nei flussi regionali, extraregionali e transfrontalieri delle derrate agroalimentari oltreché delle esportazioni alimentando un motore economico; sono 82 le imprese grossiste, 170 produttori agricoli, 25 imprese di movimentazione con relativi operatori e dipendenti, anche di servizi derivati di fondamentale importanza nell'attuale incerto momento storico. Il Mercato all'ingrosso dei prodotti ortofrutticoli è una realtà dove si confrontano interessi di parti sociali diverse e a volte anche contrapposte fra loro; gli utenti finali sono interessati a mantenere più basse possibili le tariffe, i grossisti a mantenere più bassi possibili i canoni di locazione degli spazi e allo stesso tempo i grossisti sono interessati alla massima utenza possibile e gli utenti alla maggior scelta possibile di prodotti. Si tratta dunque di un delicato equilibrio nel quale poi si collocano anche i produttori dei prodotti e i movimentatori degli stessi che nel caso in cui si alteri rischia di mettere in ginocchio intere categorie sociali..." LAVOLTA Enzo (Vice Presidente Vicario) ….prima di tutto il tessuto dei distributori diversi della grande distribuzione e la rete dei grossisti. Io lascerò altre 32 pagine di motivazioni che sostengono l'interesse pubblico, Consigliere Fornari; lei dice: "Ma non c'è l'interesse pubblico." Io sono arrivato a 32 pagine, non so se le possono bastare, però era solo per concludere, poi ritorneremo sugli emendamenti. Ci può dire, Assessore, per cortesia, se è vero che sui fabbricati, di cui abbiamo fatto menzione, quei fabbricati sono stati classati nella categoria E3 in luogo della categoria originaria di 8 perché, e poi ho concluso davvero, qui si sta dicendo che non c'è un interesse pubblico, però quegli immobili non pagano il mutuo proprio in virtù del fatto che è stato fino a ieri riconosciuto l'interesse pubblico. Allora delle due l'una, Assessore: c'è questo interesse pubblico o non c'è? Lei ha messo nero su bianco... LAVOLTA Enzo (Vice Presidente Vicario) …che non c'è l'interesse pubblico. A marzo, in una scheda uguale a questa c'era scritto invece nero su bianco che l'interesse pubblico c'è. La prego, ci chiarisca questi elementi di dettaglio, tanto c'è tempo, abbiamo tutto il pomeriggio e tutta la sera. |