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"Riforme costituzionali" "Riforme costituzionali e referendum confermativo" VERSACI Fabio (Presidente) Passiamo all'esame congiunto della proposta di ordine del giorno n. mecc. 201603831/002, presentata dai Consiglieri Sganga, Mensio e Chessa in data 26 agosto 2016, avente per oggetto: "Riforme costituzionali". e della proposta di ordine del giorno n. mecc. 201604037/002, presentata dalla Consigliera Artesio in data 14 settembre 2016, avente per oggetto: "Riforme costituzionali e referendum confermativo". VERSACI Fabio (Presidente) La parola, per l'illustrazione, alla Consigliera Sganga. Ha a disposizione 5 minuti. SGANGA Valentina A breve - non è dato ancora sapere quando, lo scopriremo probabilmente stasera - si terrà il referendum confermativo sulla proposta di modifica costituzionale votata dal Parlamento lo scorso aprile. Un Parlamento che - è sempre bene ricordarlo - è stato dichiarato illegittimo dalla sentenza n. 1/2014 della Consulta. Vista l'importanza del tema, vale a dire la modifica di oltre 40 su 139 articoli della nostra Costituzione, ci è sembrato opportuno e doveroso che anche il Consiglio Comunale di Torino potesse esprimersi nel merito delle modifiche volute dall'attuale maggioranza di Governo. Crediamo che sia opportuno per varie ragioni; ci teniamo a ricordarne una in particolare: questa città è Medaglia d'Oro per l'alto sacrificio nella Resistenza e nella Lotta di Liberazione dal nazifascismo ed è proprio da quella lotta che nasce la Costituzione del '48, che oggi si intende modificare così massicciamente. Come disse Calamandrei in un celebre discorso: la nostra Costituzione è il testamento di centomila morti. Noi crediamo che lo spirito che ha guidato allora i nostri padri e le nostre madri costituenti fosse ben diverso da quello che ha spinto l'attuale maggioranza di Governo; al di là ovviamente delle peculiarità del momento storico, allora c'era la consapevolezza forte che in una democrazia le regole fondamentali, le regole che sono poste a fondamento di una Nazione devono essere condivise e devono nascere dalla collaborazione di tutti. Non possono, quindi, essere create o modificate a colpi di maggioranza. È questo principio, l'esigenza appunto che la Costituzione sia un'opera collettiva, che ha rappresentato allora, e per noi lo rappresenta ancora oggi, l'essenza e la forza stessa di una democrazia. Di questo principio, nell'iter che ha portato all'approvazione della riforma, se ne sono perse le tracce. Basti pensare al cosiddetto "canguro", alla totale assenza di coinvolgimento delle principali opposizioni del Paese, al tentativo maldestro di mettere a tacere anche le perplessità che, giustamente, emergevano all'interno della stessa maggioranza di Governo. La Costituzione, che dovrebbe essere ciò che regola il gioco democratico, è diventata essa stessa oggetto di battaglia politica. In tutto ciò, abbiamo assistito anche a un Premier che, in un eccesso di personalismo, ha cercato di legare l'esito del voto al proseguimento della sua carriera politica e del suo governo, salvo poi ritrattare dopo gli esiti non propriamente incoraggianti delle recenti elezioni amministrative; esiti, peraltro, ben rappresentati dalla composizione di quest'Aula. Noi crediamo che questa riforma non sia accettabile, perché distorce pesantemente il diritto al voto e alla rappresentanza, non abolisce il Senato, ma priva gli elettori della possibilità di eleggerlo; crediamo che stravolga il procedimento legislativo, non riducendo affatto i tempi di approvazione delle Leggi, ma complicandoli ulteriormente; crediamo che sancisca una deriva pericolosa verso l'autoritarismo dell'Esecutivo (Esecutivo che, grazie al combinato disposto di questa riforma con la nuova Legge elettorale Italicum, godrà di una maggioranza schiacciante in Parlamento). Con questo atto, noi abbiamo voluto dare voce alle ragioni del no, esprimere il nostro timore sul restringimento della democrazia e del pluralismo. Noi diciamo no: la nostra Costituzione non si tocca, non così e non per comodo di chi governa. LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario) La parola alla Consigliera Artesio. ARTESIO Eleonora A coloro che, talvolta, rimproverano gli organi elettivi di affrontare discussioni di rilievo nazionale o internazionale, con ciò sottraendo tempo alla competenza delle materie amministrative dell'Ente, io ribadirei, in occasione di questa proposta di ordine del giorno, che stiamo esattamente parlando non soltanto di una questione di democrazia, come è già stato richiamato, ma anche di una questione di autoregolamentazione, di relazione tra poteri, di definizione delle competenze tra Stato centrale e Autonomie locali, quindi siamo pienamente in tema e non stiamo sottraendo tempo al nostro lavoro. Certamente, coloro che ritenevano che la questione della riforma costituzionale potesse ridursi ad un confronto accademico tra cultori della materia o a un rapporto muscolare tra le maggioranze e le minoranze presenti in Parlamento, sono stati smentiti dalla fortissima mobilitazione che si è prodotta nel Paese con i Comitati per il no. Una mobilitazione che, certamente, ha avuto origine dalla riflessione culturale dei costituzionalisti, ma che ha animato la volontà di persone comuni che hanno ritenuto di mettere a disposizione il loro tempo per continuare ad affermare la volontà di mantenere dei principi di rappresentanza all'interno del nostro Paese. È già stato detto che stiamo discutendo di una riforma di significativa parte della nostra Costituzione, che dovrebbe regolare in un clima di convivenza i rapporti tra le parti, quali nel tempo siano le parti, cioè quali nel tempo vengono ad assumere le funzioni di maggioranza e quali di opposizione. In realtà, non soltanto il contenuto, ma anche il clima nel quale si consumerà questa consultazione elettorale non è affatto di determinazione di nuove regole di convivenza, bensì di divisione. A tale proposito, vorrei citare, perché mi sembra più illuminante di tanti miei tentativi di spiegazione, un'affermazione del professor Mario Dogliani, Professore ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Torino, che sottolineava come una riforma di tale portata effettuata a maggioranza ricordi pericolosamente alcune tesi del passato (non del nostro peggior passato). Parlo della tesi del professor Miglio, ideologo storico della Lega Nord, che affermava: "La Costituzione è un patto che i vincitori impongono ai vinti. Metà degli italiani fanno la Costituzione anche per l'altra metà. Poi, si tratta di mantenere l'ordine nelle piazze". Noi riteniamo che questo tipo di riforma costituzionale, alla quale ci accingiamo, non debba affatto ripercorrere questo tipo di stile e che, anzi, si tratta esattamente di rideterminare nell'attualità quali potrebbero essere gli elementi di sovrapposizione, ma non certo di stravolgere i processi attraverso i quali si arriva all'assunzione della decisione. All'interno di questo processo, proprio perché voglio attenermi alla peculiarità dei compiti dell'Ente locale, vorrei ricordare come - ed è quasi sempre sottaciuto - all'interno di questa riforma costituzionale i cittadini non siano chiamati a rispondere su un singolo quesito di specifica materia, quali dovrebbero essere i referendum costituzionali, ma si risponde con un "sì" o con un "no" ad una riforma dell'intero impianto e questo "sì" e questo "no" includono anche il fatto che torneranno alla competenza esclusiva dello Stato una ventina di materie, tra cui l'ambiente, la gestione di porti e aeroporti, i trasporti, navigazione, produzione e distribuzione dell'energia, politiche per l'occupazione, sicurezza sul lavoro e ordinamento delle professioni. Io so bene come i politici, purtroppo a seconda di dove siedono, alcune volte privilegino la centralizzazione delle competenze statuali, in termini di omogeneità e di razionalizzazione, e altre volte privilegino, invece, la gestione territoriale e localizzata perché più vicina alla partecipazione e alle comprensioni delle esigenze. Purtroppo, non più tardi di due giorni fa, ho letto persino l'annuncio che le varate proposte di riforma dei Livelli Essenziali di Assistenza consentiranno una semplificazione delle decisioni nell'ambito delle cure, perché alcune delle materie di competenza sanitaria torneranno nella competenza esclusiva dello Stato, ad esempio intramoenia, e questo magicamente eliminerà le liste di attesa e consentirà un accesso alle cure da parte di tutta la popolazione italiana. Ora, questa altalena tra centralizzazione e decentramento, che, purtroppo, è figlia - e mi assumo parte della responsabilità, essendo stata componente politica di questi ultimi anni, seppur minima - della mancata attuazione del decentramento istituzionale per come sarebbe stato desiderabile nella scrittura della riforma costituzionale, è uno degli elementi di merito che, come Istituzione, ci dovrebbe impegnare. Personalmente, evidentemente, condivido tutti gli elementi legati al tema della rappresentanza e della partecipazione che già sono stati ricordati, ma volevo far soffermare il Consiglio anche su questi aspetti specifici che ci riguardano e ci chiamano in causa. VERSACI Fabio (Presidente) La parola al Consigliere Rosso. ROSSO Roberto All'età di 19 anni (avevo appena finito il liceo), fui il primo eletto di un partito di opposizione all'interno del Consiglio Comunale di Trino Vercellese. La prima deliberazione che mi venne sottoposta riguardava un certo Napoleón Duarte che veniva descritto dal partito di guida di quel paese - che era il Partito Comunista - come un feroce dittatore della destra contro la sinistra. Questo Napoleón Duarte era un democristiano - come ero io a quel tempo - che venne sottoposto a tortura da parte degli squadroni della morte salvadoregni ed ebbe una vicenda totalmente diversa da come veniva raccontata là sopra. Io di questo Napoleón Duarte non avevo mai sentito parlare, non ne sapevo niente, non riguardava la vicenda pratica del Comune di Trino e, ciononostante, fui costretto a votare anche in quel caso. Io vorrei fare un invito alla Consigliera Sganga e alla Consigliera Artesio. Lei ha detto giustamente di non sottrarre tempo al dibattito perché c'è il rapporto tra Enti Locali e Stato nazionale, però cerchiamo di essere un po' pratici. Io sono sulla stessa posizione della Consigliera Sganga per quanto riguarda il referendum, sono determinatamente per il "no" e quant'altro, però ritengo che ognuno debba fare il suo mestiere. Io credo che ci siano dei momenti in cui giustamente e legittimamente anche un'Aula di Consiglio Comunale può insorgere contro determinate sottrazioni della democrazia palese, però questo è regolamentato all'interno di un percorso, prima parlamentare e poi referendario. Deciderà il popolo cosa è giusto per il popolo. Francamente io chiederei - questa è una prima occasione - che il Movimento 5 Stelle e i Grillini non ripetessero il medesimo percorso che io vedevo fare a suo tempo dai comunisti, cioè quello di riproporre all'interno di tutti gli Enti Locali l'amplificazione delle loro ragioni politiche. Non è per questo che siamo stati votati, siamo stati votati per corso Grosseto, per la Metropolitana, per l'Urban Center e per tante altre cose. Cerchiamo di tenere un comportamento che sia attinente a questa materia e, siccome io ritengo questa proposta di ordine del giorno non attinente alle nostre materie, mi asterrò sul caso. VERSACI Fabio (Presidente) La parola al Consigliere Ricca. RICCA Fabrizio L'ho annunciato in Conferenza dei Capigruppo quando è stata presentata questa proposta di ordine del giorno, lo ripeto oggi e lo rafforzo con due emendamenti presentati al testo: io credo che questo testo abbia bisogno di più coraggio, anche per quella che è stata l'esposizione da parte della Consigliera Sganga, dove il Parlamento è stato stuprato al momento delle votazioni con fiducie su fiducie sulla riforma costituzionale e, dal mio punto di vista, vedendo quello che è stato il percorso parlamentare dell'ultima riforma costituzionale, quella del 2005, confrontando i due percorsi, questo è stato forse lo schiaffo più grande alla Costituzione. La Costituzione non è perfetta, è inutile raccontarcelo, è una Costituzione vecchia e, dal mio punto di vista, per come è articolata, andrebbe modificata, ma con tempi e modi completamente diversi. È per questo che noi nelle scorse settimane siamo stati per le strade e lo saremo sempre più man mano che si avvicinerà il voto; oggi scopriremo la data di quando sarà questo benedetto referendum. È per questo che nei miei emendamenti chiedo all'Amministrazione di farsi parte attiva di questo "no", anche perché una cosa è dirlo in un'Aula Consiliare e una cosa è metterlo in pratica. E questo coraggio lo chiedo con l'emendamento che ho presentato, nel quale, oltre a chiedere al Presidente del Consiglio Comunale di farsi interprete di questo dibattito e dell'atto che verrà votato all'interno di questo Consiglio, chiedo anche al Sindaco e alla Giunta di farsi promotori effettivamente impegnati dalla mozione, perché il Presidente del Consiglio Comunale è importante, però sappiamo che il Sindaco e la Giunta della Città hanno chiaramente più rilievo mediatico in un'azione di questo tipo. Inoltre, chiedo che all'interno della città vengano fatte delle azioni per sensibilizzare nei confronti di questo referendum. Apro una parentesi, già abbiamo la sfortuna di vedere poco il Sindaco in Aula, immaginiamoci se il Sindaco dovesse fare anche il Senatore: tre giorni alla settimana chiuso nel Palazzo romano. Già quella poltrona è vuota praticamente da quando abbiamo iniziato l'attività consiliare, se andiamo ad escludere le Linee Programmatiche; io non vorrei che il Sindaco fosse impegnato tutta la settimana, ma mai in Comune. È per questo che secondo me è fondamentale che i torinesi sappiano qual è il merito di questa Riforma e lo chiedo non andando a fare informazione pro "sì" e pro "no", ma andando a fare informazione, spiegando davvero cosa porterebbe questo referendum, come le Regioni verrebbero depauperate delle loro competenze, come il Senato verrebbe trasformato in dopolavoro per Sindaci e Consiglieri Regionali. È per questo che chiaramente voteremo favorevolmente l'atto, nel momento in cui verranno ammessi i nostri due emendamenti. Un emendamento chiede di dividere il piano della Legge elettorale dalla riforma costituzionale; è vero che hanno viaggiato in parallelo, però io dividerei completamente il piano della Legge elettorale con quello della riforma costituzionale per un semplice motivo: nel momento in cui dovesse passare il "no", quella Legge sparirebbe, ce l'hanno fatto capire i giudici della Corte Costituzionale, rimandando a dopo il referendum la decisione su quella Legge, perché quella Legge è una porcheria. Sono riusciti a fare una Legge ancora peggiore di quella che c'era prima, però, se vogliamo discuterne, facciamolo con un atto a parte. Se vogliamo andare a ragionare sul referendum, non andiamo a mischiare le due cose. L'altra conditio per cui voterò favorevolmente è quella che venga fatta attività di informazione all'interno della città sul referendum, affinché tutti i torinesi siano consapevoli di cosa andranno a votare e magari gli daremo l'opportunità di poter andare a votare, perché tante volte il problema, soprattutto dei referendum, è la poca chiarezza di cosa si sta andando a votare. Sperando che poi la scheda che verrà presentata all'interno dei seggi non sia quella cosa ridicola di uno spot, una marchetta elettorale, dove vengono raccontate delle cose che non sono vere, come ad esempio che verranno ridotti i parlamentari, che potrebbe indurre a pensare che dal giorno successivo ci saranno 300 Deputati in meno, cosa che non è vera; oppure la riforma del Titolo V, non è vero che viene riformato il Titolo V, vengono solamente tolti i poteri alle Regioni. Allora anche per quel motivo bisognerà far sì che tutti i torinesi sappiano cosa si sta andando a votare e questa attività di sensibilizzazione può essere fatta, esattamente come è stata fatta tantissime altre volte dalle ultime cinque Amministrazioni passate, cosicché tutti i torinesi, il giorno in cui andranno a votare - stasera lo scopriremo -, sapranno perfettamente se mettere la croce da una parte o sul "no". VERSACI Fabio (Presidente) La parola al Consigliere Fassino; se interviene a nome del Gruppo, ha cinque minuti a disposizione. FASSINO Piero La tentazione di buttarla in politica è forte, questo non scandalizza nessuno, però, visto che si parla di informare i cittadini, io vorrei fare uno sforzo di razionalità. La Carta Costituzionale è stata approvata 70 anni fa. Credo che nessuno possa ragionevolmente pensare che uno strumento elaborato 70 anni fa, all'indomani della seconda guerra mondiale, dopo una tragedia come 20 anni di dittatura, sia un documento immodificabile. Seconda questione. Il richiamo che ha fatto la Consigliera del Movimento 5 Stelle ai valori della Resistenza non è messo in discussione da questa riforma, perché, come lei sa, il testo costituzionale è costituito da due parti: la prima parte è quella che regola i principi fondamentali della Repubblica e la seconda parte le modalità di organizzazione dello Stato. Il referendum incide soltanto sulla seconda parte. Tutti i principi e i valori che sono sanciti nella Costituzione fondati sulla Resistenza non sono assolutamente messi in discussione, anche perché non c'è nessuno che ha fatto la lotta di liberazione per tenere o togliere il CNEL e non c'è nessuno che ha fatto la lotta di liberazione per tenere o togliere le Province. La lotta di liberazione si è fatta per liberare il Paese dal fascismo, costruire una democrazia fondata su valori e principi solidi e saldi, che sono quelli della prima parte della Costituzione che non viene toccata. Terzo argomento: si toccano 40 articoli. Se si legge il testo, si vede che gli articoli che modificano dei punti di sostanza sono una decina; poi è chiaro che bisogna modificare tutti gli articoli che in qualche modo hanno un riferimento con le modifiche. Per esempio, è chiaro che bisogna modificare tutti gli articoli nei quali si fa riferimento alla Provincia, se si aboliscono le Province; bisogna cambiare gli articoli in cui si parla di Camera e Senato con le stesse prerogative, se cambiano le prerogative, ma quello è. Si cambiano 40 articoli perché ci va coerenza di testo rispetto a tutto il corpo, ma gli articoli che vengono modificati dal punto di vista sostanziale sono pochi e sono quattro questioni attualmente nella Costituzione e tre innovazioni. La prima è il superamento del bicameralismo paritario, a vantaggio di un bicameralismo con competenze differenziate. Segnalo che in Europa è il sistema parlamentare prevalente: in Germania Bundestag e Bundesrat; in Inghilterra Camera dei Comuni e Camera dei Lord; in Spagna il Senato ha delle competenze diverse dalle Cortes. Siamo uno dei pochissimi Paesi che ha un sistema bicamerale paritario, in cui una Camera ha le stesse prerogative e fa le stesse cose dell'altra. Quindi, non è una stravaganza, una deriva autoritaria; in tutti gli altri Paesi ci sono da tempo. La seconda Camera, rappresentanza delle Regioni, è eletta in secondo grado in molti Paesi. In Francia il Senato francese è eletto in secondo grado da un corpo elettorale che è costituito dagli Amministratori locali. Il Bundesrat è eletto sulla base degli esiti elettorali nelle elezioni dei Länder in secondo grado, e via di questo passo. Anche questa non è una stravaganza e una stranezza, corrisponde a quello che è un modello che c'è in molti altri Paesi. Non è vero che passare dal bicameralismo perfetto o paritario a un bicameralismo differenziato non abbia incidenza sulla legislazione, ce l'ha, perché un bicameralismo paritario significa che ogni Legge conosce almeno tre passaggi parlamentari: la Camera, poi il Senato quasi sempre modifica qualcosa e la Legge deve tornare alla Camera, ammesso che la Camera in terza lettura l'approvi come il Senato l'ha modificata, se no si va a una quarta lettura. Voi capite che è questa la ragione per cui si è arrivati all'abbondanza delle fiducie, ad esasperare l'uso delle fiducie, esattamente per evitare queste continue navette che davano alla legislazione tempi lunghissimi. Quindi, la riduzione dei tempi corrisponde a una cosa che è evidente. I tempi della decisione politica non possono essere distonici dai tempi della società, e viviamo in una società molto più rapida e celere di quanto fosse la società di 70 anni fa. Quando un provvedimento legislativo, qualsiasi contenuto abbia, arriva in tempi lenti e più lunghi del tempo in cui vive la società, è un provvedimento meno credibile e meno utile. Si elimina il CNEL. Mi pare che tutti da anni ritengano che sia esaurita la funzione di questo istituto. Si va al superamento della Provincia come articolazione dello Stato, delegando poi alle Regioni, nell'organizzazione del proprio territorio, di decidere come organizzare il proprio territorio. Anche questo corrisponde a un dibattito che dura da almeno 40 anni in Italia. Si introducono tre istituti di partecipazione nuovi e mi colpisce che non venga apprezzato: referendum propositivo e non solo abrogativo; statuto delle opposizioni (battaglia di tutti coloro che sono stati all'opposizione in Parlamento); si conferisce alla Corte Costituzionale la titolarità, d'ora in avanti, di pronunciarsi preventivamente sul grado di legalità e di legittimità di ogni Legge elettorale che venga sottoposta all'esame del Parlamento. Sono tre strumenti di allargamento della partecipazione e di accrescimento del controllo democratico e di giurisdizione. I poteri del Presidente della Repubblica rimarranno inalterati, i poteri del Presidente del Consiglio saranno quelli di prima. Io stento a vedere, sulla base di un razionale esame delle cose che cambieranno, la deriva autoritaria. VERSACI Fabio (Presidente) La invito a concludere, Consigliere. FASSINO Piero Termino subito. Infine, a parte il carattere spurio del legame tra Leggi elettorali e riforma - perché la Legge elettorale non è sottoposta a referendum, non è nella Costituzione e la Legge elettorale, quale che si farà, varrà con qualsiasi Costituzione -, io vorrei segnalare che dal 1993 questo è un Paese in cui tutte le Leggi elettorali sono Leggi elettorali maggioritarie. Voi siete 24 su questi banchi in virtù di una Legge elettorale maggioritaria che assegna al Sindaco che ha vinto le elezioni il 60% dei seggi. Se ci fosse la proporzionale, voi avreste 12 seggi e non 24. VERSACI Fabio (Presidente) La invito a concludere, Consigliere, per cortesia. FASSINO Piero Concludo subito. Alla Camera è in vigore una Legge di tipo maggioritario, cioè l'Italicum sta dentro un percorso. O si dice che non va bene la Legge maggioritaria e bisogna ritornare alla proporzionale - vi invito a riflettere, perché qui da 24 diventereste 12 -, oppure, siccome i sistemi maggioritari - anche questi - sono in vigore in tutti i sistemi elettorali europei, perché coincidono con l'obiettivo di garantire stabilità all'esecutivo che vince le elezioni, anche questo non credo che rappresenti né uno scandalo, né un attentato alla democrazia. VERSACI Fabio (Presidente) La parola al Consigliere Morano. MORANO Alberto Ho ascoltato con interesse l'accorato intervento del Consigliere Fassino a sostegno della riforma costituzionale, anche molto dotto e competente, e anche l'intervento della Consigliera Sganga. Io, però, credo che qui si pongano due ordini di considerazioni diverse: uno è il merito della riforma, e su questo ognuno di noi avrà la sua visione e la sua posizione; l'altro è la competenza del Consiglio ad esprimersi sul merito della riforma, e qui io onestamente ho qualche dubbio che il Consiglio possa esprimersi in un senso o nell'altro. Io non entro nel merito, a favore o contro, della bellezza o non bellezza di questa riforma; il Consiglio, organo in senso lato dello Stato, non può esprimersi formalmente contro una riforma dello Stato, questa non è competenza del Consiglio. Io non voglio dire di essere a favore di questa riforma, anzi, credo che era difficile immaginare di scriverla peggio. Vi sono molti argomenti che possono militare a favore del "no"; ve ne può essere anche qualcuno a favore del "sì", ma non è questa la sede in cui noi dobbiamo parlare di ciò. Le sedi saranno i comizi, gli incontri con i cittadini che ogni partito politico organizzerà, ma è realmente imbarazzante pensare che un Consiglio Comunale prenda posizione contro una riforma dello Stato votata dal Parlamento. Il Consiglio Comunale, allorquando questa riforma diventasse definitivamente Legge, sarà obbligato a darvi esecuzione nei limiti in cui sarà interessato. Non penso che spetti ai Consiglieri Comunali, come organo, votare una mozione che impegna la Città contro una riforma. Non credo che stiamo andando nella strada giusta. VERSACI Fabio (Presidente) La parola al Consigliere Napoli. NAPOLI Osvaldo Debbo essere sincero, mi ha anticipato leggermente il Consigliere Morano. Non so più se voi siete il Movimento 5 Stelle di Torino, e quindi siete diversi dal Movimento 5 Stelle di altre Città, perché noto una beatificazione del Sindaco Appendino, che non ha fatto nulla in questi quattro mesi, almeno a mio giudizio, mentre la Raggi ogni giorno va sui giornali in termine polemico e automaticamente l'indice dell'Appendino sale non facendo nulla, invece la Raggi scende. Qui mi pare la stessa cosa, lo dice uno che certamente in termine politico è allineato, ci mancherebbe, però mi stupisco di voi. Voi parlate di partecipazione, vedo tanta gente, tantissima, una partecipazione popolare fortemente presente su quello di cui voi avete prospettato di parlare oggi. Dite all'Appendino di andare in piazza o al Teatro e di iniziare a fare dei comizi dicendo "no" e quindi di esporsi, non all'interno di un Consiglio Comunale, con tutto il rispetto delle persone che sono qui, cinque, dieci, ma di andare nella folla, di andare a Palermo e annunciare questo. Invece a Palermo non ho sentito nulla dell'Appendino che dicesse questo. Quindi, non vedo la partecipazione di grande voce. Mi auguro che su questi argomenti ci sia, perché, vedete - lo dice uno che è fortemente impegnato -, la gente non ha desiderio che in Consiglio Comunale si parli di qualcosa che le interessa poco. La gente vuol sapere quando userete e dove metterete quei cinque milioni di Euro che avete promesso voi per la povertà e per le piccole e medie imprese. La gente vuol sapere... VERSACI Fabio (Presidente) Scusi, Consigliere, però può rimanere sull'ordine del giorno? NAPOLI Osvaldo Le chiedo scusa, ma più di questo... Mi permetta Presidente, io sto parlando proprio di quello che lei dice, dell'ordine del giorno. La gente non vuol sapere dell'ordine del giorno che voi preparate e presentate quest'oggi, la gente vuol sapere i fatti concreti, che ad oggi non ci sono rispetto a quello che voi proponete. Più di così, mi scusi, sono totalmente dentro l'argomento! La gente vuol sapere cosa fate della Linea 1, la gente vuol sapere cosa fate della Linea 2, la gente vuol sapere se pagate i 20 milioni di Euro di penale perché non volete corso Grosseto. La gente vuol sapere perché Ryanair non porta nessuno dei 1.000 possibili assunti che invece si propone a livello nazionale. La gente vuol sapere tutto questo. So che l'Appendino andrà a Dubai, io mi auguro che dopo abbia il coraggio di venire in Consiglio Comunale a dire quali saranno i maggiori rapporti economici che avremo con gli Emirati Arabi, oppure se per caso è andata a parlare del sesso degli angeli. La gente vuole sapere se ci sarà futura occupazione, non vuole sapere oggi se il Consiglio Comunale di Torino è per il "sì" o per il "no". Ripeto, lo dice uno che è fortemente impegnato. Queste sono le problematiche vere. Quindi mi stupisco che voi - che parlate continuamente a livello televisivo, a livello di giornali, a livello di tutto, delle grandi partecipazioni e del fatto che cambierete il Paese - oggi, in questo Consiglio Comunale, decidete di parlare del referendum costituzionale. Io sono più con la gente, con la vera partecipazione, che è una cosa diversa rispetto a quello che voi partecipate oggi. Io sono profondamente orgoglioso di averla fatta la partecipazione vera. Prima si parlava della partecipazione al Piano Regolatore, ma cosa vuol dire partecipazione? Che inviate la e-mail? Oppure la partecipazione è convocare la folla in piazza a decidere Robespierre o no, o quello che fate o non fate. Perché partecipazione è una parola estremamente impegnativa. Io credo che questa presentazione di oggi, con tutto il rispetto per la Consigliera Sganga, sia un po' una presa in giro. Parliamo dei fatti di Torino, che vi ho elencato; date delle risposte estremamente chiare a quello che vi ho elencato: voglio sapere se riuscite a portare un'assunzione in più rispetto alla situazione attuale, voglio sapere - anziché parlare del referendum - quali aziende verranno a Torino per portare più occupazione. Questo è l'argomento che mi interessa, l'altro lo tratto politicamente al di fuori di questa Aula. VERSACI Fabio (Presidente) La parola al Consigliere Mensio, ne ha facoltà per tre minuti. MENSIO Federico Ci sono delle cose che a volte mi lasciano un po' stupito, perché non vogliamo parlare di ordini del giorno che riguardano temi di democrazia, eppure il 22 settembre, in Circoscrizione 2, la Lista Rosso ha presentato una proposta di ordine del giorno sulla chiusura dell'Oftalmico. Allora, se non possiamo parlare di Costituzione, mi stupisco come un Consiglio di Circoscrizione, in cui tra l'altro l'Oftalmico non risiede, possa parlare di un argomento che è - l'abbiamo già detto in quest'Aula - prettamente di carattere regionale. Dopodiché ritengo che la discussione democratica sia un fondamento del Comune, dell'ex Provincia (Città Metropolitana), della Regione e dello Stato; quindi, ritengo che l'ordine del giorno che abbiamo presentato ci stia in una discussione democratica. Noi chiediamo di esprimere non tanto un voto, sì o no, ma di dare un senso al fatto che il Comune dia voce a tutte le forze, quelle per il sì e quelle per il no; in questo caso, in modo particolare, per il no. Parliamo della riforma allora. Si è detto che ci sono Stati che hanno il bicameralismo perfetto, ma non è come il nostro. È stata citata la Francia, che ha un bicameralismo perfetto, in cui però i Senatori sono, sì, votati dai grandi elettori, ma non possono ricoprire due ruoli. Qui siamo in un caso diverso. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). VERSACI Fabio (Presidente) Per cortesia, non si interviene fuori microfono. Avete fatto il vostro intervento. Capogruppo Napoli, per cortesia, può non intervenire fuori microfono? MENSIO Federico La navetta parlamentare crea dei problemi. Non è vero... (INTERVENTO FUORI MICROFONO). VERSACI Fabio (Presidente) Capogruppo Lo Russo, può non intervenire fuori microfono? MENSIO Federico Si è parlato della navetta parlamentare. In realtà su circa 300 Leggi ci sono state una lettura al Senato e una lettura alla Camera. I tempi delle Leggi. Mi stupisce, perché ci sono Leggi che sono state promosse in otto giorni (il correttivo del 2011), in sedici giorni (il Salva Italia di Monti), in venti giorni (il lodo Alfano). Quindi la navetta parlamentare non è un problema. O vogliamo parlare della Legge anticorruzione presentata dall'ex IDV, che è passata in 1.456 giorni? Allora, sì, che è un problema, ma non è un problema del passaggio, è un problema politico. Poi modifichiamo troppi articoli, ne modifichiamo 10, 40. Per noi c'è un articolo che è esemplificativo, l'articolo 70: da nove parole si passa a 439 parole. Quella modifica induce (questo l'ha detto anche il professor Zagrebelsky) una complicazione dei passaggi parlamentari. Oggi abbiamo due Camere che legiferano alla stessa maniera, con il sistema della famosa navetta; domani avremo tra gli otto e i dieci sistemi per far passare le diverse Leggi. Questa non è semplificazione, come ci viene detto. Quindi, il nostro Gruppo ribadisce che la discussione democratica su questi temi deve avvenire innanzitutto in Comune e poi in tutti i livelli democratici di rappresentanza delle persone. VERSACI Fabio (Presidente) La parola al Consigliere Unia, ne ha facoltà per tre minuti. UNIA Alberto Vorrei dare due o tre risposte alle minoranze, non ricordo bene chi è intervenuto, comunque rispondo in base a quello che è stato detto. Noi non parliamo di partecipazione, noi la partecipazione la attuiamo tutti i giorni, ci incontriamo tutti i giorni con i cittadini dappertutto. Probabilmente il Consigliere che ha fatto questo intervento dovrebbe girare un po' più per strada e un po' meno negli uffici. Presidente, per cortesia, quando intervengo è possibile avere silenzio come faccio io con gli altri? VERSACI Fabio (Presidente) Io l'ho già chiesto più volte, Capogruppo Unia. Non posso tappare la bocca alle persone. UNIA Alberto Ho capito, ma il rispetto per gli altri bisogna averlo, perché io non intervengo mai mentre parlano gli altri. Poi si dice che si esaspera la fiducia in Parlamento perché ci si mette troppo tempo a fare le cose. Il DDL Boccadutri, che ha sbloccato 45 milioni di Euro di finanziamenti pubblici ai partiti, si è sbloccato in 45 giorni, in fretta; quindi non ci sono stati questi problemi per sbloccare i soldi che vanno ai partiti. Poi la riforma del Senato e della Camera crea un problema anche alle opposizioni. Nelle ultime elezioni noi abbiamo combattuto contro un candidato Premier che non sappiamo più che fine abbia fatto, perché chi è al Governo adesso non c'entra assolutamente nulla con chi è stato eletto tre anni e mezzo fa. Comunque se la minoranza pensa che si perda solo tempo con questi argomenti, non intervenendo risparmiamo tempo e andiamo avanti. VERSACI Fabio (Presidente) Consigliere, non può intervenire due volte sullo stesso argomento. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sulle questioni non vere non entro nel merito. Sulle cose che sono state dette, vere o non vere, non lo decido io e non lo decide nessuno. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Ma ci sono dati di fatti, sono opinioni. Consigliere Fassino, sono opinioni. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non può intervenire. Il Regolamento non l'ho scritto io, quindi non se la prenda con me. Poi se volete ne potete parlare fuori da quest'Aula in maniera diversa, avete fatto il vostro intervento. Chi vuole intervenire può ancora intervenire, chi è già intervenuto non può intervenire, mi dispiace. |