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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 26 Settembre 2016 ore 14,00
Paragrafo n. 15
ORDINE DEL GIORNO 2016-03831
(ODG N. 4/2016) "RIFORME COSTITUZIONALI" PRESENTATA DAI CONSIGLIERI SGANGA, MENSIO E CHESSA IN DATA 26 AGOSTO 2016.
Interventi
"Riforme costituzionali"
"Riforme costituzionali e referendum confermativo"

VERSACI Fabio (Presidente)
Passiamo all'esame congiunto della proposta di ordine del giorno n. mecc.
201603831/002, presentata dai Consiglieri Sganga, Mensio e Chessa in data 26 agosto
2016, avente per oggetto:

"Riforme costituzionali".

e della proposta di ordine del giorno n. mecc. 201604037/002, presentata dalla
Consigliera Artesio in data 14 settembre 2016, avente per oggetto:

"Riforme costituzionali e referendum confermativo".

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola, per l'illustrazione, alla Consigliera Sganga. Ha a disposizione 5 minuti.

SGANGA Valentina
A breve - non è dato ancora sapere quando, lo scopriremo probabilmente stasera - si
terrà il referendum confermativo sulla proposta di modifica costituzionale votata dal
Parlamento lo scorso aprile. Un Parlamento che - è sempre bene ricordarlo - è stato
dichiarato illegittimo dalla sentenza n. 1/2014 della Consulta.
Vista l'importanza del tema, vale a dire la modifica di oltre 40 su 139 articoli della
nostra Costituzione, ci è sembrato opportuno e doveroso che anche il Consiglio
Comunale di Torino potesse esprimersi nel merito delle modifiche volute dall'attuale
maggioranza di Governo.
Crediamo che sia opportuno per varie ragioni; ci teniamo a ricordarne una in
particolare: questa città è Medaglia d'Oro per l'alto sacrificio nella Resistenza e nella
Lotta di Liberazione dal nazifascismo ed è proprio da quella lotta che nasce la
Costituzione del '48, che oggi si intende modificare così massicciamente.
Come disse Calamandrei in un celebre discorso: la nostra Costituzione è il testamento di
centomila morti. Noi crediamo che lo spirito che ha guidato allora i nostri padri e le
nostre madri costituenti fosse ben diverso da quello che ha spinto l'attuale maggioranza
di Governo; al di là ovviamente delle peculiarità del momento storico, allora c'era la
consapevolezza forte che in una democrazia le regole fondamentali, le regole che sono
poste a fondamento di una Nazione devono essere condivise e devono nascere dalla
collaborazione di tutti. Non possono, quindi, essere create o modificate a colpi di
maggioranza. È questo principio, l'esigenza appunto che la Costituzione sia un'opera
collettiva, che ha rappresentato allora, e per noi lo rappresenta ancora oggi, l'essenza e
la forza stessa di una democrazia.
Di questo principio, nell'iter che ha portato all'approvazione della riforma, se ne sono
perse le tracce. Basti pensare al cosiddetto "canguro", alla totale assenza di
coinvolgimento delle principali opposizioni del Paese, al tentativo maldestro di mettere
a tacere anche le perplessità che, giustamente, emergevano all'interno della stessa
maggioranza di Governo.
La Costituzione, che dovrebbe essere ciò che regola il gioco democratico, è diventata
essa stessa oggetto di battaglia politica. In tutto ciò, abbiamo assistito anche a un
Premier che, in un eccesso di personalismo, ha cercato di legare l'esito del voto al
proseguimento della sua carriera politica e del suo governo, salvo poi ritrattare dopo gli
esiti non propriamente incoraggianti delle recenti elezioni amministrative; esiti, peraltro,
ben rappresentati dalla composizione di quest'Aula.
Noi crediamo che questa riforma non sia accettabile, perché distorce pesantemente il
diritto al voto e alla rappresentanza, non abolisce il Senato, ma priva gli elettori della
possibilità di eleggerlo; crediamo che stravolga il procedimento legislativo, non
riducendo affatto i tempi di approvazione delle Leggi, ma complicandoli ulteriormente;
crediamo che sancisca una deriva pericolosa verso l'autoritarismo dell'Esecutivo
(Esecutivo che, grazie al combinato disposto di questa riforma con la nuova Legge
elettorale Italicum, godrà di una maggioranza schiacciante in Parlamento).
Con questo atto, noi abbiamo voluto dare voce alle ragioni del no, esprimere il nostro
timore sul restringimento della democrazia e del pluralismo. Noi diciamo no: la nostra
Costituzione non si tocca, non così e non per comodo di chi governa.

LAVOLTA Enzo (Vicepresidente Vicario)
La parola alla Consigliera Artesio.

ARTESIO Eleonora
A coloro che, talvolta, rimproverano gli organi elettivi di affrontare discussioni di
rilievo nazionale o internazionale, con ciò sottraendo tempo alla competenza delle
materie amministrative dell'Ente, io ribadirei, in occasione di questa proposta di ordine
del giorno, che stiamo esattamente parlando non soltanto di una questione di
democrazia, come è già stato richiamato, ma anche di una questione di
autoregolamentazione, di relazione tra poteri, di definizione delle competenze tra Stato
centrale e Autonomie locali, quindi siamo pienamente in tema e non stiamo sottraendo
tempo al nostro lavoro.
Certamente, coloro che ritenevano che la questione della riforma costituzionale potesse
ridursi ad un confronto accademico tra cultori della materia o a un rapporto muscolare
tra le maggioranze e le minoranze presenti in Parlamento, sono stati smentiti dalla
fortissima mobilitazione che si è prodotta nel Paese con i Comitati per il no. Una
mobilitazione che, certamente, ha avuto origine dalla riflessione culturale dei
costituzionalisti, ma che ha animato la volontà di persone comuni che hanno ritenuto di
mettere a disposizione il loro tempo per continuare ad affermare la volontà di mantenere
dei principi di rappresentanza all'interno del nostro Paese.
È già stato detto che stiamo discutendo di una riforma di significativa parte della nostra
Costituzione, che dovrebbe regolare in un clima di convivenza i rapporti tra le parti,
quali nel tempo siano le parti, cioè quali nel tempo vengono ad assumere le funzioni di
maggioranza e quali di opposizione. In realtà, non soltanto il contenuto, ma anche il
clima nel quale si consumerà questa consultazione elettorale non è affatto di
determinazione di nuove regole di convivenza, bensì di divisione. A tale proposito,
vorrei citare, perché mi sembra più illuminante di tanti miei tentativi di spiegazione,
un'affermazione del professor Mario Dogliani, Professore ordinario di Diritto
costituzionale all'Università di Torino, che sottolineava come una riforma di tale portata
effettuata a maggioranza ricordi pericolosamente alcune tesi del passato (non del nostro
peggior passato). Parlo della tesi del professor Miglio, ideologo storico della Lega Nord,
che affermava: "La Costituzione è un patto che i vincitori impongono ai vinti. Metà
degli italiani fanno la Costituzione anche per l'altra metà. Poi, si tratta di mantenere
l'ordine nelle piazze".
Noi riteniamo che questo tipo di riforma costituzionale, alla quale ci accingiamo, non
debba affatto ripercorrere questo tipo di stile e che, anzi, si tratta esattamente di
rideterminare nell'attualità quali potrebbero essere gli elementi di sovrapposizione, ma
non certo di stravolgere i processi attraverso i quali si arriva all'assunzione della
decisione.
All'interno di questo processo, proprio perché voglio attenermi alla peculiarità dei
compiti dell'Ente locale, vorrei ricordare come - ed è quasi sempre sottaciuto -
all'interno di questa riforma costituzionale i cittadini non siano chiamati a rispondere su
un singolo quesito di specifica materia, quali dovrebbero essere i referendum
costituzionali, ma si risponde con un "sì" o con un "no" ad una riforma dell'intero
impianto e questo "sì" e questo "no" includono anche il fatto che torneranno alla
competenza esclusiva dello Stato una ventina di materie, tra cui l'ambiente, la gestione
di porti e aeroporti, i trasporti, navigazione, produzione e distribuzione dell'energia,
politiche per l'occupazione, sicurezza sul lavoro e ordinamento delle professioni.
Io so bene come i politici, purtroppo a seconda di dove siedono, alcune volte privilegino
la centralizzazione delle competenze statuali, in termini di omogeneità e di
razionalizzazione, e altre volte privilegino, invece, la gestione territoriale e localizzata
perché più vicina alla partecipazione e alle comprensioni delle esigenze.
Purtroppo, non più tardi di due giorni fa, ho letto persino l'annuncio che le varate
proposte di riforma dei Livelli Essenziali di Assistenza consentiranno una
semplificazione delle decisioni nell'ambito delle cure, perché alcune delle materie di
competenza sanitaria torneranno nella competenza esclusiva dello Stato, ad esempio
intramoenia, e questo magicamente eliminerà le liste di attesa e consentirà un accesso
alle cure da parte di tutta la popolazione italiana.
Ora, questa altalena tra centralizzazione e decentramento, che, purtroppo, è figlia - e mi
assumo parte della responsabilità, essendo stata componente politica di questi ultimi
anni, seppur minima - della mancata attuazione del decentramento istituzionale per
come sarebbe stato desiderabile nella scrittura della riforma costituzionale, è uno degli
elementi di merito che, come Istituzione, ci dovrebbe impegnare.
Personalmente, evidentemente, condivido tutti gli elementi legati al tema della
rappresentanza e della partecipazione che già sono stati ricordati, ma volevo far
soffermare il Consiglio anche su questi aspetti specifici che ci riguardano e ci chiamano
in causa.

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Rosso.

ROSSO Roberto
All'età di 19 anni (avevo appena finito il liceo), fui il primo eletto di un partito di
opposizione all'interno del Consiglio Comunale di Trino Vercellese.
La prima deliberazione che mi venne sottoposta riguardava un certo Napoleón Duarte
che veniva descritto dal partito di guida di quel paese - che era il Partito Comunista -
come un feroce dittatore della destra contro la sinistra. Questo Napoleón Duarte era un
democristiano - come ero io a quel tempo - che venne sottoposto a tortura da parte degli
squadroni della morte salvadoregni ed ebbe una vicenda totalmente diversa da come
veniva raccontata là sopra. Io di questo Napoleón Duarte non avevo mai sentito parlare,
non ne sapevo niente, non riguardava la vicenda pratica del Comune di Trino e,
ciononostante, fui costretto a votare anche in quel caso.
Io vorrei fare un invito alla Consigliera Sganga e alla Consigliera Artesio. Lei ha detto
giustamente di non sottrarre tempo al dibattito perché c'è il rapporto tra Enti Locali e
Stato nazionale, però cerchiamo di essere un po' pratici. Io sono sulla stessa posizione
della Consigliera Sganga per quanto riguarda il referendum, sono determinatamente per
il "no" e quant'altro, però ritengo che ognuno debba fare il suo mestiere. Io credo che ci
siano dei momenti in cui giustamente e legittimamente anche un'Aula di Consiglio
Comunale può insorgere contro determinate sottrazioni della democrazia palese, però
questo è regolamentato all'interno di un percorso, prima parlamentare e poi
referendario. Deciderà il popolo cosa è giusto per il popolo.
Francamente io chiederei - questa è una prima occasione - che il Movimento 5 Stelle e i
Grillini non ripetessero il medesimo percorso che io vedevo fare a suo tempo dai
comunisti, cioè quello di riproporre all'interno di tutti gli Enti Locali l'amplificazione
delle loro ragioni politiche. Non è per questo che siamo stati votati, siamo stati votati
per corso Grosseto, per la Metropolitana, per l'Urban Center e per tante altre cose.
Cerchiamo di tenere un comportamento che sia attinente a questa materia e, siccome io
ritengo questa proposta di ordine del giorno non attinente alle nostre materie, mi asterrò
sul caso.

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Ricca.

RICCA Fabrizio
L'ho annunciato in Conferenza dei Capigruppo quando è stata presentata questa
proposta di ordine del giorno, lo ripeto oggi e lo rafforzo con due emendamenti
presentati al testo: io credo che questo testo abbia bisogno di più coraggio, anche per
quella che è stata l'esposizione da parte della Consigliera Sganga, dove il Parlamento è
stato stuprato al momento delle votazioni con fiducie su fiducie sulla riforma
costituzionale e, dal mio punto di vista, vedendo quello che è stato il percorso
parlamentare dell'ultima riforma costituzionale, quella del 2005, confrontando i due
percorsi, questo è stato forse lo schiaffo più grande alla Costituzione.
La Costituzione non è perfetta, è inutile raccontarcelo, è una Costituzione vecchia e, dal
mio punto di vista, per come è articolata, andrebbe modificata, ma con tempi e modi
completamente diversi. È per questo che noi nelle scorse settimane siamo stati per le
strade e lo saremo sempre più man mano che si avvicinerà il voto; oggi scopriremo la
data di quando sarà questo benedetto referendum.
È per questo che nei miei emendamenti chiedo all'Amministrazione di farsi parte attiva
di questo "no", anche perché una cosa è dirlo in un'Aula Consiliare e una cosa è
metterlo in pratica. E questo coraggio lo chiedo con l'emendamento che ho presentato,
nel quale, oltre a chiedere al Presidente del Consiglio Comunale di farsi interprete di
questo dibattito e dell'atto che verrà votato all'interno di questo Consiglio, chiedo anche
al Sindaco e alla Giunta di farsi promotori effettivamente impegnati dalla mozione,
perché il Presidente del Consiglio Comunale è importante, però sappiamo che il Sindaco
e la Giunta della Città hanno chiaramente più rilievo mediatico in un'azione di questo
tipo.
Inoltre, chiedo che all'interno della città vengano fatte delle azioni per sensibilizzare nei
confronti di questo referendum. Apro una parentesi, già abbiamo la sfortuna di vedere
poco il Sindaco in Aula, immaginiamoci se il Sindaco dovesse fare anche il Senatore:
tre giorni alla settimana chiuso nel Palazzo romano. Già quella poltrona è vuota
praticamente da quando abbiamo iniziato l'attività consiliare, se andiamo ad escludere
le Linee Programmatiche; io non vorrei che il Sindaco fosse impegnato tutta la
settimana, ma mai in Comune. È per questo che secondo me è fondamentale che i
torinesi sappiano qual è il merito di questa Riforma e lo chiedo non andando a fare
informazione pro "sì" e pro "no", ma andando a fare informazione, spiegando davvero
cosa porterebbe questo referendum, come le Regioni verrebbero depauperate delle loro
competenze, come il Senato verrebbe trasformato in dopolavoro per Sindaci e
Consiglieri Regionali.
È per questo che chiaramente voteremo favorevolmente l'atto, nel momento in cui
verranno ammessi i nostri due emendamenti. Un emendamento chiede di dividere il
piano della Legge elettorale dalla riforma costituzionale; è vero che hanno viaggiato in
parallelo, però io dividerei completamente il piano della Legge elettorale con quello
della riforma costituzionale per un semplice motivo: nel momento in cui dovesse
passare il "no", quella Legge sparirebbe, ce l'hanno fatto capire i giudici della Corte
Costituzionale, rimandando a dopo il referendum la decisione su quella Legge, perché
quella Legge è una porcheria. Sono riusciti a fare una Legge ancora peggiore di quella
che c'era prima, però, se vogliamo discuterne, facciamolo con un atto a parte. Se
vogliamo andare a ragionare sul referendum, non andiamo a mischiare le due cose.
L'altra conditio per cui voterò favorevolmente è quella che venga fatta attività di
informazione all'interno della città sul referendum, affinché tutti i torinesi siano
consapevoli di cosa andranno a votare e magari gli daremo l'opportunità di poter andare
a votare, perché tante volte il problema, soprattutto dei referendum, è la poca chiarezza
di cosa si sta andando a votare. Sperando che poi la scheda che verrà presentata
all'interno dei seggi non sia quella cosa ridicola di uno spot, una marchetta elettorale,
dove vengono raccontate delle cose che non sono vere, come ad esempio che verranno
ridotti i parlamentari, che potrebbe indurre a pensare che dal giorno successivo ci
saranno 300 Deputati in meno, cosa che non è vera; oppure la riforma del Titolo V, non
è vero che viene riformato il Titolo V, vengono solamente tolti i poteri alle Regioni.
Allora anche per quel motivo bisognerà far sì che tutti i torinesi sappiano cosa si sta
andando a votare e questa attività di sensibilizzazione può essere fatta, esattamente
come è stata fatta tantissime altre volte dalle ultime cinque Amministrazioni passate,
cosicché tutti i torinesi, il giorno in cui andranno a votare - stasera lo scopriremo -,
sapranno perfettamente se mettere la croce da una parte o sul "no".

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Fassino; se interviene a nome del Gruppo, ha cinque minuti a
disposizione.

FASSINO Piero
La tentazione di buttarla in politica è forte, questo non scandalizza nessuno, però, visto
che si parla di informare i cittadini, io vorrei fare uno sforzo di razionalità.
La Carta Costituzionale è stata approvata 70 anni fa. Credo che nessuno possa
ragionevolmente pensare che uno strumento elaborato 70 anni fa, all'indomani della
seconda guerra mondiale, dopo una tragedia come 20 anni di dittatura, sia un
documento immodificabile.
Seconda questione. Il richiamo che ha fatto la Consigliera del Movimento 5 Stelle ai
valori della Resistenza non è messo in discussione da questa riforma, perché, come lei
sa, il testo costituzionale è costituito da due parti: la prima parte è quella che regola i
principi fondamentali della Repubblica e la seconda parte le modalità di organizzazione
dello Stato. Il referendum incide soltanto sulla seconda parte. Tutti i principi e i valori
che sono sanciti nella Costituzione fondati sulla Resistenza non sono assolutamente
messi in discussione, anche perché non c'è nessuno che ha fatto la lotta di liberazione
per tenere o togliere il CNEL e non c'è nessuno che ha fatto la lotta di liberazione per
tenere o togliere le Province. La lotta di liberazione si è fatta per liberare il Paese dal
fascismo, costruire una democrazia fondata su valori e principi solidi e saldi, che sono
quelli della prima parte della Costituzione che non viene toccata.
Terzo argomento: si toccano 40 articoli. Se si legge il testo, si vede che gli articoli che
modificano dei punti di sostanza sono una decina; poi è chiaro che bisogna modificare
tutti gli articoli che in qualche modo hanno un riferimento con le modifiche. Per
esempio, è chiaro che bisogna modificare tutti gli articoli nei quali si fa riferimento alla
Provincia, se si aboliscono le Province; bisogna cambiare gli articoli in cui si parla di
Camera e Senato con le stesse prerogative, se cambiano le prerogative, ma quello è. Si
cambiano 40 articoli perché ci va coerenza di testo rispetto a tutto il corpo, ma gli
articoli che vengono modificati dal punto di vista sostanziale sono pochi e sono quattro
questioni attualmente nella Costituzione e tre innovazioni.
La prima è il superamento del bicameralismo paritario, a vantaggio di un bicameralismo
con competenze differenziate. Segnalo che in Europa è il sistema parlamentare
prevalente: in Germania Bundestag e Bundesrat; in Inghilterra Camera dei Comuni e
Camera dei Lord; in Spagna il Senato ha delle competenze diverse dalle Cortes. Siamo
uno dei pochissimi Paesi che ha un sistema bicamerale paritario, in cui una Camera ha
le stesse prerogative e fa le stesse cose dell'altra. Quindi, non è una stravaganza, una
deriva autoritaria; in tutti gli altri Paesi ci sono da tempo.
La seconda Camera, rappresentanza delle Regioni, è eletta in secondo grado in molti
Paesi. In Francia il Senato francese è eletto in secondo grado da un corpo elettorale che
è costituito dagli Amministratori locali. Il Bundesrat è eletto sulla base degli esiti
elettorali nelle elezioni dei Länder in secondo grado, e via di questo passo. Anche
questa non è una stravaganza e una stranezza, corrisponde a quello che è un modello che
c'è in molti altri Paesi.
Non è vero che passare dal bicameralismo perfetto o paritario a un bicameralismo
differenziato non abbia incidenza sulla legislazione, ce l'ha, perché un bicameralismo
paritario significa che ogni Legge conosce almeno tre passaggi parlamentari: la Camera,
poi il Senato quasi sempre modifica qualcosa e la Legge deve tornare alla Camera,
ammesso che la Camera in terza lettura l'approvi come il Senato l'ha modificata, se no
si va a una quarta lettura. Voi capite che è questa la ragione per cui si è arrivati
all'abbondanza delle fiducie, ad esasperare l'uso delle fiducie, esattamente per evitare
queste continue navette che davano alla legislazione tempi lunghissimi. Quindi, la
riduzione dei tempi corrisponde a una cosa che è evidente.
I tempi della decisione politica non possono essere distonici dai tempi della società, e
viviamo in una società molto più rapida e celere di quanto fosse la società di 70 anni fa.
Quando un provvedimento legislativo, qualsiasi contenuto abbia, arriva in tempi lenti e
più lunghi del tempo in cui vive la società, è un provvedimento meno credibile e meno
utile.
Si elimina il CNEL. Mi pare che tutti da anni ritengano che sia esaurita la funzione di
questo istituto.
Si va al superamento della Provincia come articolazione dello Stato, delegando poi alle
Regioni, nell'organizzazione del proprio territorio, di decidere come organizzare il
proprio territorio. Anche questo corrisponde a un dibattito che dura da almeno 40 anni
in Italia.
Si introducono tre istituti di partecipazione nuovi e mi colpisce che non venga
apprezzato: referendum propositivo e non solo abrogativo; statuto delle opposizioni
(battaglia di tutti coloro che sono stati all'opposizione in Parlamento); si conferisce alla
Corte Costituzionale la titolarità, d'ora in avanti, di pronunciarsi preventivamente sul
grado di legalità e di legittimità di ogni Legge elettorale che venga sottoposta all'esame
del Parlamento. Sono tre strumenti di allargamento della partecipazione e di
accrescimento del controllo democratico e di giurisdizione.
I poteri del Presidente della Repubblica rimarranno inalterati, i poteri del Presidente del
Consiglio saranno quelli di prima. Io stento a vedere, sulla base di un razionale esame
delle cose che cambieranno, la deriva autoritaria.

VERSACI Fabio (Presidente)
La invito a concludere, Consigliere.

FASSINO Piero
Termino subito. Infine, a parte il carattere spurio del legame tra Leggi elettorali e
riforma - perché la Legge elettorale non è sottoposta a referendum, non è nella
Costituzione e la Legge elettorale, quale che si farà, varrà con qualsiasi Costituzione -,
io vorrei segnalare che dal 1993 questo è un Paese in cui tutte le Leggi elettorali sono
Leggi elettorali maggioritarie. Voi siete 24 su questi banchi in virtù di una Legge
elettorale maggioritaria che assegna al Sindaco che ha vinto le elezioni il 60% dei seggi.
Se ci fosse la proporzionale, voi avreste 12 seggi e non 24.

VERSACI Fabio (Presidente)
La invito a concludere, Consigliere, per cortesia.

FASSINO Piero
Concludo subito. Alla Camera è in vigore una Legge di tipo maggioritario, cioè
l'Italicum sta dentro un percorso. O si dice che non va bene la Legge maggioritaria e
bisogna ritornare alla proporzionale - vi invito a riflettere, perché qui da 24 diventereste
12 -, oppure, siccome i sistemi maggioritari - anche questi - sono in vigore in tutti i
sistemi elettorali europei, perché coincidono con l'obiettivo di garantire stabilità
all'esecutivo che vince le elezioni, anche questo non credo che rappresenti né uno
scandalo, né un attentato alla democrazia.

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Morano.

MORANO Alberto
Ho ascoltato con interesse l'accorato intervento del Consigliere Fassino a sostegno della
riforma costituzionale, anche molto dotto e competente, e anche l'intervento della
Consigliera Sganga. Io, però, credo che qui si pongano due ordini di considerazioni
diverse: uno è il merito della riforma, e su questo ognuno di noi avrà la sua visione e la
sua posizione; l'altro è la competenza del Consiglio ad esprimersi sul merito della
riforma, e qui io onestamente ho qualche dubbio che il Consiglio possa esprimersi in un
senso o nell'altro. Io non entro nel merito, a favore o contro, della bellezza o non
bellezza di questa riforma; il Consiglio, organo in senso lato dello Stato, non può
esprimersi formalmente contro una riforma dello Stato, questa non è competenza del
Consiglio.
Io non voglio dire di essere a favore di questa riforma, anzi, credo che era difficile
immaginare di scriverla peggio. Vi sono molti argomenti che possono militare a favore
del "no"; ve ne può essere anche qualcuno a favore del "sì", ma non è questa la sede in
cui noi dobbiamo parlare di ciò. Le sedi saranno i comizi, gli incontri con i cittadini che
ogni partito politico organizzerà, ma è realmente imbarazzante pensare che un Consiglio
Comunale prenda posizione contro una riforma dello Stato votata dal Parlamento.
Il Consiglio Comunale, allorquando questa riforma diventasse definitivamente Legge,
sarà obbligato a darvi esecuzione nei limiti in cui sarà interessato. Non penso che spetti
ai Consiglieri Comunali, come organo, votare una mozione che impegna la Città contro
una riforma. Non credo che stiamo andando nella strada giusta.

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Napoli.

NAPOLI Osvaldo
Debbo essere sincero, mi ha anticipato leggermente il Consigliere Morano. Non so più
se voi siete il Movimento 5 Stelle di Torino, e quindi siete diversi dal Movimento 5
Stelle di altre Città, perché noto una beatificazione del Sindaco Appendino, che non ha
fatto nulla in questi quattro mesi, almeno a mio giudizio, mentre la Raggi ogni giorno va
sui giornali in termine polemico e automaticamente l'indice dell'Appendino sale non
facendo nulla, invece la Raggi scende. Qui mi pare la stessa cosa, lo dice uno che
certamente in termine politico è allineato, ci mancherebbe, però mi stupisco di voi. Voi
parlate di partecipazione, vedo tanta gente, tantissima, una partecipazione popolare
fortemente presente su quello di cui voi avete prospettato di parlare oggi.
Dite all'Appendino di andare in piazza o al Teatro e di iniziare a fare dei comizi dicendo
"no" e quindi di esporsi, non all'interno di un Consiglio Comunale, con tutto il rispetto
delle persone che sono qui, cinque, dieci, ma di andare nella folla, di andare a Palermo e
annunciare questo. Invece a Palermo non ho sentito nulla dell'Appendino che dicesse
questo.
Quindi, non vedo la partecipazione di grande voce. Mi auguro che su questi argomenti
ci sia, perché, vedete - lo dice uno che è fortemente impegnato -, la gente non ha
desiderio che in Consiglio Comunale si parli di qualcosa che le interessa poco. La gente
vuol sapere quando userete e dove metterete quei cinque milioni di Euro che avete
promesso voi per la povertà e per le piccole e medie imprese. La gente vuol sapere...

VERSACI Fabio (Presidente)
Scusi, Consigliere, però può rimanere sull'ordine del giorno?

NAPOLI Osvaldo
Le chiedo scusa, ma più di questo... Mi permetta Presidente, io sto parlando proprio di
quello che lei dice, dell'ordine del giorno. La gente non vuol sapere dell'ordine del
giorno che voi preparate e presentate quest'oggi, la gente vuol sapere i fatti concreti, che
ad oggi non ci sono rispetto a quello che voi proponete. Più di così, mi scusi, sono
totalmente dentro l'argomento!
La gente vuol sapere cosa fate della Linea 1, la gente vuol sapere cosa fate della Linea
2, la gente vuol sapere se pagate i 20 milioni di Euro di penale perché non volete corso
Grosseto. La gente vuol sapere perché Ryanair non porta nessuno dei 1.000 possibili
assunti che invece si propone a livello nazionale. La gente vuol sapere tutto questo.
So che l'Appendino andrà a Dubai, io mi auguro che dopo abbia il coraggio di venire in
Consiglio Comunale a dire quali saranno i maggiori rapporti economici che avremo con
gli Emirati Arabi, oppure se per caso è andata a parlare del sesso degli angeli.
La gente vuole sapere se ci sarà futura occupazione, non vuole sapere oggi se il
Consiglio Comunale di Torino è per il "sì" o per il "no". Ripeto, lo dice uno che è
fortemente impegnato.
Queste sono le problematiche vere. Quindi mi stupisco che voi - che parlate
continuamente a livello televisivo, a livello di giornali, a livello di tutto, delle grandi
partecipazioni e del fatto che cambierete il Paese - oggi, in questo Consiglio Comunale,
decidete di parlare del referendum costituzionale.
Io sono più con la gente, con la vera partecipazione, che è una cosa diversa rispetto a
quello che voi partecipate oggi. Io sono profondamente orgoglioso di averla fatta la
partecipazione vera. Prima si parlava della partecipazione al Piano Regolatore, ma cosa
vuol dire partecipazione? Che inviate la e-mail? Oppure la partecipazione è convocare
la folla in piazza a decidere Robespierre o no, o quello che fate o non fate. Perché
partecipazione è una parola estremamente impegnativa.
Io credo che questa presentazione di oggi, con tutto il rispetto per la Consigliera
Sganga, sia un po' una presa in giro. Parliamo dei fatti di Torino, che vi ho elencato;
date delle risposte estremamente chiare a quello che vi ho elencato: voglio sapere se
riuscite a portare un'assunzione in più rispetto alla situazione attuale, voglio sapere -
anziché parlare del referendum - quali aziende verranno a Torino per portare più
occupazione. Questo è l'argomento che mi interessa, l'altro lo tratto politicamente al di
fuori di questa Aula.

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Mensio, ne ha facoltà per tre minuti.

MENSIO Federico
Ci sono delle cose che a volte mi lasciano un po' stupito, perché non vogliamo parlare
di ordini del giorno che riguardano temi di democrazia, eppure il 22 settembre, in
Circoscrizione 2, la Lista Rosso ha presentato una proposta di ordine del giorno sulla
chiusura dell'Oftalmico. Allora, se non possiamo parlare di Costituzione, mi stupisco
come un Consiglio di Circoscrizione, in cui tra l'altro l'Oftalmico non risiede, possa
parlare di un argomento che è - l'abbiamo già detto in quest'Aula - prettamente di
carattere regionale.
Dopodiché ritengo che la discussione democratica sia un fondamento del Comune,
dell'ex Provincia (Città Metropolitana), della Regione e dello Stato; quindi, ritengo che
l'ordine del giorno che abbiamo presentato ci stia in una discussione democratica.
Noi chiediamo di esprimere non tanto un voto, sì o no, ma di dare un senso al fatto che
il Comune dia voce a tutte le forze, quelle per il sì e quelle per il no; in questo caso, in
modo particolare, per il no.
Parliamo della riforma allora. Si è detto che ci sono Stati che hanno il bicameralismo
perfetto, ma non è come il nostro. È stata citata la Francia, che ha un bicameralismo
perfetto, in cui però i Senatori sono, sì, votati dai grandi elettori, ma non possono
ricoprire due ruoli. Qui siamo in un caso diverso. (INTERVENTO FUORI
MICROFONO).

VERSACI Fabio (Presidente)
Per cortesia, non si interviene fuori microfono. Avete fatto il vostro intervento.
Capogruppo Napoli, per cortesia, può non intervenire fuori microfono?

MENSIO Federico
La navetta parlamentare crea dei problemi. Non è vero... (INTERVENTO FUORI
MICROFONO).

VERSACI Fabio (Presidente)
Capogruppo Lo Russo, può non intervenire fuori microfono?

MENSIO Federico
Si è parlato della navetta parlamentare. In realtà su circa 300 Leggi ci sono state una
lettura al Senato e una lettura alla Camera. I tempi delle Leggi. Mi stupisce, perché ci
sono Leggi che sono state promosse in otto giorni (il correttivo del 2011), in sedici
giorni (il Salva Italia di Monti), in venti giorni (il lodo Alfano). Quindi la navetta
parlamentare non è un problema. O vogliamo parlare della Legge anticorruzione
presentata dall'ex IDV, che è passata in 1.456 giorni? Allora, sì, che è un problema, ma
non è un problema del passaggio, è un problema politico.
Poi modifichiamo troppi articoli, ne modifichiamo 10, 40. Per noi c'è un articolo che è
esemplificativo, l'articolo 70: da nove parole si passa a 439 parole. Quella modifica
induce (questo l'ha detto anche il professor Zagrebelsky) una complicazione dei
passaggi parlamentari. Oggi abbiamo due Camere che legiferano alla stessa maniera,
con il sistema della famosa navetta; domani avremo tra gli otto e i dieci sistemi per far
passare le diverse Leggi. Questa non è semplificazione, come ci viene detto.
Quindi, il nostro Gruppo ribadisce che la discussione democratica su questi temi deve
avvenire innanzitutto in Comune e poi in tutti i livelli democratici di rappresentanza
delle persone.

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Unia, ne ha facoltà per tre minuti.

UNIA Alberto
Vorrei dare due o tre risposte alle minoranze, non ricordo bene chi è intervenuto,
comunque rispondo in base a quello che è stato detto. Noi non parliamo di
partecipazione, noi la partecipazione la attuiamo tutti i giorni, ci incontriamo tutti i
giorni con i cittadini dappertutto. Probabilmente il Consigliere che ha fatto questo
intervento dovrebbe girare un po' più per strada e un po' meno negli uffici.
Presidente, per cortesia, quando intervengo è possibile avere silenzio come faccio io con
gli altri?

VERSACI Fabio (Presidente)
Io l'ho già chiesto più volte, Capogruppo Unia. Non posso tappare la bocca alle
persone.

UNIA Alberto
Ho capito, ma il rispetto per gli altri bisogna averlo, perché io non intervengo mai
mentre parlano gli altri.
Poi si dice che si esaspera la fiducia in Parlamento perché ci si mette troppo tempo a
fare le cose. Il DDL Boccadutri, che ha sbloccato 45 milioni di Euro di finanziamenti
pubblici ai partiti, si è sbloccato in 45 giorni, in fretta; quindi non ci sono stati questi
problemi per sbloccare i soldi che vanno ai partiti.
Poi la riforma del Senato e della Camera crea un problema anche alle opposizioni. Nelle
ultime elezioni noi abbiamo combattuto contro un candidato Premier che non sappiamo
più che fine abbia fatto, perché chi è al Governo adesso non c'entra assolutamente nulla
con chi è stato eletto tre anni e mezzo fa.
Comunque se la minoranza pensa che si perda solo tempo con questi argomenti, non
intervenendo risparmiamo tempo e andiamo avanti.

VERSACI Fabio (Presidente)
Consigliere, non può intervenire due volte sullo stesso argomento. (INTERVENTO
FUORI MICROFONO). Sulle questioni non vere non entro nel merito. Sulle cose che
sono state dette, vere o non vere, non lo decido io e non lo decide nessuno.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Ma ci sono dati di fatti, sono opinioni.
Consigliere Fassino, sono opinioni. (INTERVENTO FUORI MICROFONO). Non può
intervenire. Il Regolamento non l'ho scritto io, quindi non se la prenda con me. Poi se
volete ne potete parlare fuori da quest'Aula in maniera diversa, avete fatto il vostro
intervento. Chi vuole intervenire può ancora intervenire, chi è già intervenuto non può
intervenire, mi dispiace.
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