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Estratto dal verbale della seduta di Giovedì 28 Luglio 2016 ore 14,00
Paragrafo n. 8

Comunicazioni della Sindaca su "Salone del Libro".
Interventi
Comunicazioni della Sindaca:
- "Salone del Libro".

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola, per le comunicazioni sul Salone del Libro, alla Sindaca.

SINDACA
Riferisco in merito a quanto accaduto al Salone del Libro di Torino. Rispetto a quanto ci
siamo detti nel dibattito dell'ultimo Consiglio, le novità sono, come ben sapete, che,
ieri, l'AIE si è riunita e, a maggioranza, ha votato per organizzare un evento a Milano,
tramite una NewCo insieme a Fiera di Milano. Gli editori sono spaccati e, quindi, il
voto non denota una decisione all'unanimità. Da una parte di editori è già pervenuta
l'adesione piena nei confronti invece della volontà di proseguire per quanto riguarda
l'evento del Salone del Libro di Torino, come avrete sicuramente avuto modo di leggere
anche sui quotidiani. Domani avremo un'assemblea con gli altri soggetti che fanno parte
della Fondazione (quindi, con i Ministeri, la Regione ed Intesa Sanpaolo) e l'intenzione
è di procedere, come tutti i soggetti hanno detto più volte all'unanimità, con il 30°
Salone del Libro di Torino nel 2017.
Nei prossimi giorni si lavorerà ad un nuovo format, che punti ad includere più spazi in
città, che sia di grande impronta culturale e che possa essere diverso da quello che
sembra essere il progetto che sta emergendo da Milano. Domani ci sarà l'assemblea e
lunedì avremo un primo incontro operativo, durante il quale inizieremo a lavorare sul
format di questo evento che vuole essere forte e competitivo per la trentesima edizione
del Salone del Libro.
Non ho altre comunicazioni da dare, anche perché domani ci sarà l'assemblea e da lì poi
si procederà.

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Fassino.

FASSINO Piero
Ringrazio il Sindaco. Siccome abbiamo pochi minuti, procederò per punti. La prima
questione è che credo vada detto con grande chiarezza che in questa vicenda l'AIE ha
tenuto un comportamento molto scorretto, raccontando anche non poche bugie.
Leggendo i giornali in questi giorni, scopriamo che, nel mese di febbraio, l'AIE avrebbe
deciso di fare il Salone a Milano, ma non l'ha mai comunicato a nessuno. A conferma
del fatto che non l'ha comunicato c'è la messa in scena di aver detto di essere
disponibile a confrontare proposte diverse per decidere se fare il Salone a Torino o a
Milano; se era già stato deciso, per quale ragione accreditare l'idea di una disponibilità
ad un confronto? Questo dimostra la malafede con cui si è agito da parte dell'AIE e
credo che questo vada detto con grande chiarezza.
La seconda questione è che qualche bugia la dice anche qualcun altro. Oggi ho letto
un'altra intervista nella quale il dottor Mauri, rappresentante di un gruppo editoriale
importante, dice che la motivazione sarebbe la condizione di precarietà del Salone,
quando è noto a tutti che, nel 2015, si è lavorato, in presenza di una situazione di
esposizione finanziaria difficile del Salone, per dare solidità al Salone risanando
quell'esposizione finanziaria (al punto che il Bilancio 2016, approvato dalla Fondazione
qualche settimana fa, realizza il pareggio di Bilancio e risolve tutta l'esposizione
debitoria pregressa) e per allargare l'assetto societario con l'ingresso, come si sa, del
MIUR, del MiBACT e di Intesa Sanpaolo.
Quindi, il presunto contesto di precarietà, che avrebbe indotto gli editori a scegliere
Milano piuttosto che Torino, è un'invenzione, perché a quella precarietà si è data una
risposta, tant'è vero che il Salone 2016 - basta leggere le cronache dei giornali di
qualche settimana fa soltanto - ha avuto un esito assolutamente soddisfacente dal punto
di vista della partecipazione di pubblico, della ricchezza del programma culturale e delle
vendite da parte degli editori; è stata un'edizione che non ha fatto rimpiangere nessuna
delle edizioni precedenti. Quindi, non è vero che ci fosse la disponibilità al confronto,
perché si era già deciso, e non è vero che si è assunta questa decisione a fronte di un
quadro di precarietà, perché, in realtà, era già stato risolto.
Aggiungo che il dottor Polillo, rappresentante nella Fondazione del Libro per lungo
periodo prima che arrivasse il dottor Motta, in una seduta dell'assemblea dei soci
dell'11 giugno 2015 dichiarò quanto segue: "Vorrei smentire categoricamente l'ipotesi
di un trasferimento a Milano del Salone del Libro. Milano non pensa affatto a fare
concorrenza al Salone di Torino". Questo è quanto ha dichiarato il rappresentante
dell'AIE l'11 giugno 2015 e mi pare che tutto questo renda evidente il comportamento
scorretto di fronte al quale ci siamo trovati.
Infine, vi è una terza questione (e, poi, farò due considerazioni conclusive): in tutto il
dibattito di questi mesi, in questo Palazzo ed anche in altri palazzi di questa città ci si è
posti il problema del perché si svolge al Lingotto il Salone e si è accreditata l'idea che si
facesse al Lingotto perché c'era qualcuno che voleva favorire qualcuno al Lingotto. Il
Salone si fa al Lingotto da 30 anni - quindi, non da qualche anno - ed è una scelta che ha
attraversato la vita amministrativa e culturale di questa Città per tre lustri. Si fa al
Lingotto perché il Lingotto è la struttura fieristico-espositiva su cui questa Città ha
investito: la Metropolitana è stata portata al Lingotto perché c'è la struttura fieristico-
espositiva, la ricettività alberghiera è stata riorganizzata intorno al Lingotto in funzione
del fatto che c'è un polo fieristico espositivo e, oltre agli spazi espositivi che gestisce
GL Events, ci si può avvalere di spazi espositivi gestiti dal centro congressuale FIAT
che sono significativamente rilevanti per lo svolgimento del Salone. Quando si deve
presentare il libro di Saviano o, quando era vivo, di Eco o di Enzo Bianchi, che sono
presentazioni che richiamano 2.000 o 3.000 persone, o si ha a disposizione il Salone del
Centro Congressi della FIAT o, altrimenti, quella presentazione non si potrebbe fare,
perché qualsiasi altro spazio della Città non ha capienze analoghe utilizzabili.
Il Salone si svolge al Lingotto per queste ragioni, che sono banalmente sotto gli occhi di
tutti e che dovrebbero finalmente del tutto destituire di fondamento l'idea che ci sia
dietro qualcosa che non c'è.
Infine, è evidente che Torino non può rinunciare ad essere una Città del libro; dalle
dichiarazioni che ha fatto il Presidente della Regione e adesso anche il Sindaco, è chiaro
che nessuno di noi pensa di poter rieditare un Salone del Libro esattamente come se non
fossero accadute le cose che sono accadute; bisognerà quindi lavorare ad un nuovo
format ed a nuovi progetti - mi pare che si vada in questa direzione -, che naturalmente
riaffermino la centralità dell'impegno della nostra Città intorno al tema del libro e
dell'editoria, perché questa è una Città che si è caratterizzata con questa vocazione.
Finisco il mio intervento con un'ultima considerazione: questa vicenda introduce una
ferita non facilmente rimarginabile nei rapporti tra due città ed è del tutto evidente un
sentimento di fastidio, quanto non di irritazione, che c'è nella nostra Città nei confronti
della Città di Milano per quello che è accaduto. Detto questo, penso che nei passaggi
difficili bisogna però far valere la lucidità. Torino e Milano sono due città che sono
sempre più complementari: sono le due principali città industriali di questo Paese, sono
i due principali poli di esportazione di questo Paese, sono le città in cui sono concentrati
i principali azionisti della principale banca di questo Paese, sono le città che hanno i due
migliori Politecnici di questo Paese, sono due città che hanno le principali eccellenze -
al netto dei monumenti che ci sono in ogni paese italiano - nel sistema culturale del
nostro Paese (dalla lirica, all'arte contemporanea, al teatro di prosa), sono due città
collegate, oggi, in 43 minuti dal treno ad Alta Velocità e che, tra due anni, con il nuovo
Frecciarossa 1000 (che sarà omologato a 400 chilometri orari) saranno collegate in 26
minuti.
Il problema di un rapporto tra queste due città è ineludibile ed è grave quello che è
avvenuto, perché non ci si è resi conto della ferita che si produceva e delle difficoltà e
degli ostacoli che si propongono nel momento in cui bisognerebbe lavorare non a
favorire delle conflittualità competitive (che non servono a nessuna delle due città), ma
invece a costruire una complementarietà ed una interdipendenza che è sempre più
necessaria per lo sviluppo delle due città. Credo che, nonostante quello che è accaduto,
Torino debba continuare a lavorare, come si è fatto in questi anni, in questa direzione.

VERSACI Fabio (Presidente)
La parola al Consigliere Napoli.

NAPOLI Osvaldo
Ringrazio lei ed il Sindaco per il giusto equilibrio e la giusta moderazione con cui si è
trovato questo accordo, che credo possa andare bene a tutti; quindi, ne prendo atto con
estremo piacere. Debbo dire la verità, forse abbiamo perso sin troppo tempo, avremmo
potuto essere molto più veloci nel trovare questa mediazione.
Concordo con il Presidente Chiamparino, perché due saloncini del libro non servono né
a Milano, né a Torino, ma, soprattutto, non servono alla diffusione del libro e della
lettura.
Come ha già detto il Consigliere Fassino, rimane comunque un fatto grave la decisione
degli editori di secretare fino a ieri la delibera assunta il 25 febbraio di ritirarsi dalla
Fondazione del Salone con il pretesto di non condizionare la campagna elettorale.
Anche la motivazione è estremamente penalizzante e la definirei cattiva sotto un certo
aspetto. Vero o falso, se tutto si fosse svolto in trasparenza, la Giunta vecchia e quella di
oggi avrebbero avuto il tempo di approfondire tutta la questione del Salone del Libro in
maniera diversa rispetto a quanto facciamo oggi.
La decisione del Sindaco Appendino di tenere comunque l'edizione del 2017 si spiega
nel non ammainare la bandiera di Torino e mi sta anche bene; per il resto penso che
serva un progetto innovativo, un concorso di idee (come potrebbe essere quello di
riunire tutte le città sedi di case editrici) e direi che, da oggi, il problema del Salone,
come è giusto che sia e come sento, va affrontato senza perdersi in sterili
contrapposizioni politiche. Penso che sia un discorso al di sopra della politica e Torino
deve venire prima degli interessi della mia bottega o di quella di qualcun altro.
Mi permetta, per quanto riguarda Milano, di riprendere le parole di una nota che ho fatto
ad un'agenzia circa 15 giorni fa e che ho visto che qualche parlamentare ha ripreso ieri;
signor Sindaco, le dico, con estrema collaborazione, di fare attenzione: non possiamo
diventare la periferia di Milano. È vero quello che dice il Consigliere Fassino, cioè che
dobbiamo collaborare con Milano, perché sono due grandi città, insieme a Genova, del
Nord in termini industriali (il cosiddetto triangolo), ma non possiamo nemmeno
accettare e dobbiamo muoverci in maniera diversa, con un passo estremamente più
veloce, perché il Sindaco di Milano, probabilmente dopo l'esperienza dell'Expo ed
altre, già oggi si muove a livello internazionale per portare a Milano altri eventi ed
occupare gli spazi che ha avuto l'Expo.
Oggi, non possiamo permettere che Torino diventi una succursale, per cui dobbiamo
muoverci nella stessa maniera. Qualcuno dice che è già andato a Londra; perché lo ha
fatto? Perché, con il discorso del Brexit, è andato a cercare degli investitori affinché
vadano a Milano, per cui dobbiamo farlo anche noi, dobbiamo trovare questo spazio.
Adesso andrà a Varsavia. È automatico, oggi non possiamo chiuderci solo ed
esclusivamente nella città di Torino, perché vorrebbe dire chiudere gli occhi e chiudersi
dentro se stessi. Oggi, una buona Amministrazione ha la capacità di guardare a 360
gradi a livello europeo, ma anche a livello mondiale. Ribadisco che lo affermo in
termini collaborativi: corriamo, perché, se lasciamo spazio agli altri, per noi rimarranno
soltanto le briciole.

VERSACI Fabio (Presidente)
Non essendoci altre richieste di intervento, la parola, per la replica, alla Sindaca.

SINDACA
La mia replica sarà molto breve. Penso che vi sia piena consapevolezza da parte di
questa Amministrazione e di questa Giunta, ma non solo, di tutti i soggetti coinvolti
nella vicenda Salone del Libro dell'importanza e della valenza culturale del nostro
evento. Stiamo lavorando con serietà e con spirito collaborativo con tutte le Istituzioni
coinvolte per cercare di rilanciare un Salone che ha bisogno di essere rilanciato e di
avere un nuovo format innovativo per poter essere competitivo. Come dicevo in
precedenza, domani ci sarà un'assemblea, lunedì avremo un primo incontro e mi
impegno a relazionare, vista l'importanza per tutta la città degli accadimenti che vi
saranno nei prossimi giorni, al Consiglio di quali saranno gli step ed i passaggi
successivi, in modo tale che la Città ed i Consiglieri possano essere informati, in una
battaglia che credo ci possa accomunare tutti, non solo la Città di Torino ma - lo
ribadisco - anche le Istituzioni.

VERSACI Fabio (Presidente)
Le comunicazioni sono state effettuate.
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