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Estratto dal verbale della seduta di Lunedì 18 Aprile 2016 ore 10,00
Paragrafo n. 56
MOZIONE 2016-00639
(MOZIONE N. 43/2016) "RIORDINO DELLE CAMERE DI COMMERCIO: UNA PERDITA SECCA PER LE PMI E NESSUN VANTAGGIO PER LA SPESA PUBBLICA" PRESENTATA DAI CONSIGLIERI CURTO ED ALTRI IN DATA 16 FEBBRAIO 2016. [Testo coordinato]
Interventi
"Riordino delle Camere di Commercio: una perdita secca per le PMI e nessun
vantaggio per la spesa pubblica"

D'AMICO Angelo (Vicepresidente Vicario)
Riprendiamo l'esame della seguente proposta di mozione n. mecc. 201600639/002,
presentata dai Consiglieri Curto, Porcino, Magliano, Altamura e Ventura in data 16
febbraio 2016, avente per oggetto:

"Riordino delle Camere di Commercio: una perdita secca per le PMI e nessun
vantaggio per la spesa pubblica".

D'AMICO Angelo (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Sarò molto rapido, anche perché nella discussione avvenuto in Conferenza dei
Capigruppo abbiamo provato a ritagliare una parte del Consiglio Comunale per
affrontare alcuni degli atti di indirizzo; quindi mi sembra importante provare,
laddove sia possibile, ad avere una trattazione breve.
Questo atto è sicuramente di iniziativa del Gruppo SEL e mia, però è stato sviluppato
e presentato in Consiglio Comunale in forma decisamente istituzionale. La seconda
firma dell'atto è quella del Presidente Porcino, la terza è quella dell'allora
Vicepresidente Vicario, Silvio Magliano, e poi dei due Presidenti delle Commissioni
competenti, Alessandro Altamura e Giovanni Ventura.
L'atto riguarda la tutela delle Camere di Commercio e in particolare la tutela della
nostra Camera di Commercio. Le Camere di Commercio sono uno strumento
fondamentale di democrazia economica, vivono non di fondi pubblici bensì delle
risorse messe a disposizione dagli imprenditori attraverso il diritto camerale e
rappresentano quindi un'opportunità di dinamismo economico per lo sviluppo dei
territori.
Le Camere di Commercio nascono storicamente in Italia dalla scomposizione delle
corporazioni. A un Paese corporativo, le Camere di Commercio sostituiscono un
Paese in cui era concesso a tutti, e non soltanto - permettetemi - ai figli dei potenti, di
poter immaginare di fare impresa.
Considero molto grave e pericoloso che in questo momento ci sia un ritorno alle
corporazioni e che il progetto politico sia sostanzialmente quello di sostituire lo
strumento della Camera di Commercio con le rappresentanze datoriali, perché questo
lo considero prima di tutto un regresso culturale del Paese.
Inoltre le Camere di Commercio sono un aggregato di persone di competenza, hanno
spesso lavoratori di eccellenza. Questo non vuol dire, Presidente (abbiamo fatto una
discussione lunga in Commissione), che le Camere di Commercio non vadano
riformate; anzi, il sistema camerale nasce in un'Italia che fu, quindi è chiaro che oggi
pensare alle Camere di Commercio vuol dire pensare prevalentemente agli strumenti
per internazionalizzare le nostre imprese, vuol dire pensare a quegli strumenti per la
trasparenza sul nostro territorio, che permetta a quest'Aula e a chiunque di sapere chi
sono gli interlocutori con cui si discute, attraverso il tema delle visure camerali, che
permette a chiunque di accedere alle informazioni a fonti sensibili, garantite in un
unico presidio e sulla presenza sul territorio. Ma è anche ovvio che questi servizi
vadano riorganizzati in una forma più efficiente di quella del passato.
La proposta che è stata fin qui partorita dal Governo purtroppo svuota di questa
capacità le Camere di Commercio, soprattutto paradossalmente quelle più efficienti,
perché tagliare della metà il diritto camerale ha voluto dire per esempio per la
Camera di Commercio di Torino... (a quanto è a mia conoscenza e devo dire anche
per l'approfondimento che abbiamo potuto fare in Commissione grazie alla presenza
del Presidente della Camera di Commercio, del Segretario Generale della Camera di
Commercio e delle Organizzazioni Sindacali), in questi anni la Camera di
Commercio di Torino ha oggettivamente sostenuto la città e ha anche provato a
mettere in campo un meccanismo anticiclico.
Lo dice il fatto che davanti per esempio al taglio del diritto camerale, la Camera di
Commercio di Torino non è rimasta con le mani in mano e proprio in questi anni di
crisi ha garantito un aumento e non una diminuzione dei contributi, e lo ha fatto
attraverso l'accesso al proprio patrimonio, alla propria struttura. Il problema è che
questo patrimonio e questa struttura ormai si stanno esaurendo.
Per cui, il tempo è scaduto, quello che potevano darci ce lo hanno già concesso. O
oggi noi richiamiamo in causa il ruolo delle Camere di Commercio, perché questo è
l'altro elemento: le Camere di Commercio non sono degli Enti Locali, ma sono delle
rappresentanze locali e quindi rappresentano, nella struttura del nostro territorio, un
elemento cardine del sistema istituzionale.
Per queste ragioni la proposta di mozione di oggi chiede sostanzialmente che il
Decreto legislativo venga ritirato, chiedendo al Sindaco, in qualità di Presidente
dell'ANCI, di aprire un'interlocuzione con il Governo e con il Parlamento. Da questo
punto di vista non può che dispiacermi l'assenza del Sindaco (che comprendo, perché
è stato con noi tutto il pomeriggio), perché mi avrebbe fatto molto piacere ascoltare
la sua opinione, anche perché lui è stata l'unica figura importante l'anno scorso
all'incontro mondiale delle Camere di Commercio che si è tenuto proprio qui a
Torino.
L'assenza dei rappresentanti di Governo in quella occasione mi stupì molto. La
presenza del Sindaco Fassino, nonché Presidente dell'ANCI, indipendentemente
dalle nostre opinioni elettorali, devo dire la trovai particolarmente importante.
Sono sicuro che se la proposta di mozione verrà approvata rappresenterà comunque
un elemento significativo; questo ce lo hanno espresso anche i sindacati nel corso
dell'audizione, rallegrandosi che un Consiglio Comunale importante come quello di
Torino prendesse la parola e ricordasse (in questo non c'è polemica, ma un atto di
fermezza) al Governo che i soldi delle Camere di Commercio sono degli
imprenditori e che le Camera di Commercio sono delle istituzioni territoriali, quindi
vanno rispettate e tutelate.

D'AMICO Angelo (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Altamura.

ALTAMURA Alessandro
Presidente, è un peccato che si debba discutere questo documento alla fine del
mandato amministrativo, rischia di restare lettera morta. Credo anzi che la
discussione fatta in Commissione, che ha visto tra l'altro tutte le forze politiche
esprimere una posizione tutto sommato condivisa sotto l'aspetto sia della valutazione
legata a una riforma che penalizza pesantemente, questo è indubitabile, un aspetto
legato alla rappresentanza territoriale della produttività di un territorio, più in
generale del nostro Paese, e sullo fondo (voglio aggiungere questa mia riflessione) un
tentativo neanche tanto mal celato di ulteriormente minare quella solidità dei corpi
sociali intermedi già messa a dura prova sia sotto l'aspetto istituzionale, io in
Commissione avevo ricordato tra le tante cose che sono state fatte, ce ne sono molte
che sono state fatte bene da questo Governo, sicuramente la riforma delle Province,
continuo a ripetere, non è una delle riforme migliori che questo Governo ha fatto.
Risulta anche da più interventi fatti da Sindaci in sede ANCI nazionale e più
interventi fatti anche dai rappresentanti eletti nella Città Metropolitana che
combattono tutti i giorni con bilanci incomprensibili, con problemi di personale
difficilmente risolvibili e con tutta una serie di valutazioni rispetto a deleghe e
competenze che erano dedicate in modo chiaro ed esplicito dalla riforma degli Enti
Locali, che oggi sono assolutamente nella nuvoletta del Dropbox.
Secondo tema, Camera di Commercio. Perché oggi ci occupiamo di questo tema, che
ovviamente aveva bisogno di una discussione alla presenza del Sindaco e della
Giunta, soprattutto dell'Assessore alle attività produttive, che su questo tema è stato
sempre molto silente, ma forse anche su altri temi, però su questo in modo
particolare, quando non solo le rappresentanze sindacali, non solamente i dirigenti,
non solamente il territorio ribadiscono che gli oneri legati alle imprese, al contributo
che viene dato alle Camere di Commercio, è un onore legato anche a un aspetto non
marginale?
La lettura chiara, trasparente delle attività produttive delle società, delle imprese,
tutto ciò che fra l'altro serve anche per quanto riguarda l'aspetto legale e legalitario;
guardate che sulle visure camerali noi sappiamo che oggi hanno una funzione chiara
e netta, e domani non sappiamo chi dovrà occuparsene e soprattutto con quali oneri
per le imprese e se sarà un organismo come molti dicono. Ma sullo sfondo resta
anche un aspetto che a mio parere politicamente non è stato minimamente toccato, né
nelle discussioni di Commissione, né nelle audizioni, né tanto meno oggi in
Consiglio Comunale.
Io credo che ci sia un aspetto che sta emergendo trasversalmente anche in modo
(devo dire almeno a livello personale) preoccupante su una sovraesposizione di
impegni da parte di un asse di governo e sue ramificazioni territoriali rispetto a
Confindustria e non alle piccole associazioni di categoria. Se questo punto è stato più
volte discusso per quanto riguardava la rappresentanza dei sindacati, con tutto ciò
che ha rappresentato sia la riforma dell'articolo 18, sia la riforma dello Statuto dei
Lavoratori, credo che un aspetto che non può essere considerato marginale e che sta
emergendo anche trasversalmente in modo devo dire non così lampante e trasparente
nelle ultime settimane, rispetto al peso specifico che in questo Paese sta assumendo
sempre più Confindustria.
A me non interessano le dichiarazioni di voto sul referendum fatte dall'opposizione,
in particolare dal centrodestra, che dice "faccio un dispetto e vado a votare e poi
voterò comunque per il no" (vedi Brunetta); non mi interessa che cosa dice Salvini
rispetto a una dinamica che vuole penalizzare il Governo a prescindere da quello che
può essere il quesito referendario; mi interessa che sullo sfondo questo Paese
mantenga quelli che sono stati costruiti in anni e anni come rapporti chiari e
trasparenti e che hanno permesso anche alla produttiva locale di creare precisi asset.
Il Piemonte, in modo particolare, sulla microimpresa ha creato migliaia di posti di
lavoro; quindi l'aspetto della produttività e dell'impatto sul PIL e soprattutto sul
lavoro, e quindi sulla occupazione, non può essere considerato marginale.
La proposta di mozione non cambierà niente, assolutamente, lo sappiamo
perfettamente. Ci sono alcuni Colleghi che considerano questi provvedimenti acqua
fresca, ma finché saremo in questo Consiglio Comunale, finché i cittadini ci avranno
eletti per rappresentare democraticamente le nostre idee, anche differenti, anche da
una minoranza rispetto a una maggioranza, io credo che un documento come questo
debba essere votato da tutti, perché è un principio di democrazia che rischia di essere
minato.

D'AMICO Angelo (Vicepresidente Vicario)
La parola alla Consigliera Genisio.

GENISIO Domenica
Non so se voterò la proposta di mozione, l'ho già detto in Commissione, non perché
non creda nella qualità e nel significato del grande lavoro che hanno svolto le nostre
Camere di Commercio. Credo che si debba però ragionare (anche alla luce del nuovo
assetto organizzativo dello Stato) sulle Camere di Commercio dividendo e scindendo
molto nettamente la difesa dei posti di lavoro e la conservazione del patrimonio
culturale, intellettuale che hanno maturato negli anni i dipendenti delle Camere di
Commercio, ma non sono così convinta, anche dalla lettura di tanti dati di lavori che
ho seguito negli anni, che servano tante Camere di Commercio.
Io in Commissione dissi (il Consigliere Curto se lo ricorda) difendiamo i posti di
lavoro, ma cerchiamo anche di snellire questo modello di articolazione che era molto
legato agli ambiti provinciali. Le varie Camere di Commercio sono state molto
positive in alcuni territori e meno in altri, in particolare quanto poco hanno potuto
insistere nell'attività dello sviluppo del commercio estero: si spostavano in tanti,
micro realtà che non hanno però mai portato dei grandissimi risultati.
Quindi concentrare eventualmente Camera di Commercio con una dimensione
regionale potrebbe essere un mantenimento di quanto è stato il grande lavoro che le
nostre Camere di Commercio hanno fatto anche nel rispetto del sistema democratico,
su questo non ho alcun dubbio, però così come sono state o saranno soppresse le
Province, ed è chiaro che ogni riforma ha dei problemi nella sua attuazione perché
ogni cambiamento, noi non ci ricordiamo quando il Genio Civile era di competenza
dello Stato e venne trasferito, quando c'erano gli enti mutualistici e le persone che
lavorano avevano l'assistenza sanitaria e gli altri no, abbiamo soppresso, modificato
e trasformato i nostri ospedali di oggi, erano delle IPAB a suo tempo.
Ogni cambiamento io credo debba essere visto in un'ottica positiva e non essere
legato al mantenimento di quello che noi abbiamo conosciuto. Io ricordo sempre,
l'ho ricordato anche in altre occasioni, il principio strozziano "Non tutto Stato, non
tutto mercato, corpi intermedi". Le Camere di Commercio sono a metà di questa
strada.
Quindi non so se voterò a favore questo atto così come è organizzato, perché non è
prevista la riorganizzazione del livello territoriale della Camera di Commercio.
Avevo pensato che questo potesse essere un forte richiamo al Governo: non
cancelliamole ma riorganizziamole e riduciamole nella loro articolazione, perché
così credo che non sia neanche più sostenibile a livello economico.

D'AMICO Angelo (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Curto.

CURTO Michele
Intervengo per cercare il massimo del consenso, nel senso che le cose che dice la
Consigliera Genisio in parte sono anche condivisibili e da me condivise. Non sono in
contrasto con l'atto, ma non sono direttamente collegate al tema del Decreto del
Governo, perché purtroppo il Decreto del Governo più che intervenire sulla
territorializzazione e sull'accorpamento, taglia il diritto camerale.
Allora propongo alla Consigliera, e agli eventuali Consiglieri che la pensano così, un
emendamento. In questo momento l'impegnativa dice "il Sindaco, anche nella sua
qualità di Presidente nazionale dell'ANCI e di rappresentante della Città che ha
ospitato il Congresso mondiale delle Camere di Commercio, e la Giunta a mettere in
campo un'urgente iniziativa di pressione nei confronti del Governo e del Parlamento
al fine di scongiurare le conseguenze nefaste per l'occupazione e per il sistema
economico e produttivo torinese, determinate dal provvedimento citato in premessa".
Io propongo di aggiungere alla fine "ripristinando per intero il diritto camerale e
valutando una riterritorializzazione e ottimizzazione del sistema camerale
salvaguardando i livelli occupazionali".
Se la Consigliera è d'accordo, io non ho problemi, lo mettiamo a verbale.

D'AMICO Angelo (Vicepresidente Vicario)
Consigliere Curto, le chiedo di formalizzate l'emendamento per iscritto, così lo
passiamo agli Uffici.
La parola al Consigliere Viale.

VIALE Silvio
Solo per dire che io non voterò la proposta di mozione, perché ritengo sia un atto
politico contro un Decreto annunciato dal Governo, dopodiché ognuno si assume le
proprie responsabilità. Le problematiche legate all'occupazione sono le stesse che
abbiamo avuto con l'abolizione delle Province e il riordino in altre situazioni, per cui
non vedo difficoltà.
Alimentare la preoccupazione per l'occupazione è sbagliata, perché in questo
momento non c'è nessuna volontà di ridurre l'occupazione, ma semplicemente di
modificare. Quello che accade è la riduzione - che è necessaria - di Enti Locali,
perché le Camere di Commercio sono Enti Locali con gettoni di presenza, rimborsi,
esattamente come tutti gli altri Enti Locali.
Per cui a me pare che nel contestare il decreto si voglia invece non muovere nulla.
Anche la restaurazione dei diritti camerali totali, indica proprio questa volontà
conservatrice.
Abbiamo avuto una fase nell'ultimo periodo in cui abbiamo sfoltito gli Enti Locali,
dalle Comunità Montane, all'accorpamento dei Comuni, alle Province; quindi anche
le Camere di Commercio; non vedo difficoltà, non vedo nulla che possano fare di
diverso. Poi si può benissimo interloquire con il Governo e dare dei suggerimenti.
Una presa di posizione dice che un decreto sarà la fine di quello che era il rapporto
con le Camere di Commercio. Io non la condivido (lo dico a verbale) e non voterò
questa proposta di mozione.
Il Consiglio Comunale è liberissimo di votare all'unanimità, non sarà il mio voto
diverso che lo caratterizzerà, però mi sembra una questione di dignità personale e
politica non accodarmi a quello che sembrerebbe una cosa unanime, di cui davvero
non vedo proprio nessuna esigenza in un confronto che c'è ed è in atto, tanto è vero
che il decreto è stato rinviato più volte, proprio perché c'è una discussione in corso.
Il fatto che abbiamo ospitato il Congresso mondiale e che il Sindaco ci sia andato è
un dovere minimo di ospitalità, qualunque fosse la posizione del Sindaco e il suo
contesto. Non è stato promosso dal Sindaco per avere una visione politica
sull'argomento nei confronti del Governo. Ecco perché respingo quella che è una
interpretazione politica e sulla base di questo non voterò questa proposta di mozione.

D'AMICO Angelo (Vicepresidente Vicario)
La parola al Consigliere Altamura. Velocemente, perché abbiamo altre proposte di
mozioni da discutere.

ALTAMURA Alessandro
Comprendo le motivazioni e quindi rispetto assolutamente anche per le dichiarazioni
di voto in dissenso, o di non votazione. Sottolineo, come è già stato detto una volta, e
secondo me va detto per la seconda volta, che il Governo non ha bisogno di servi
sciocchi su qualunque tipo di riforma. Credo che abbia bisogno di cittadini italiani
eletti nelle Istituzioni che si servano ovviamente delle Istituzioni per far arrivare
istanze legittime al Governo.
Credo che tante riforme siano state migliorate, perché alcuni aspetti di quelle riforme
erano già sbagliati all'inizio, altrimenti non si andrebbe neanche al referendum su
alcune questioni che prossimamente ci vedranno coinvolti.
Se poi qualcuno ritiene di farla diventare un pro o contro qualcuno che guida un
governo, io mi sottraggo a questo argomento. Mi permetto sommessamente di
sottolineare che a differenza di altri che parlano di cose che conoscono poco, io ho
dovuto fare anche l'Assessore per 5 anni alle attività produttive e conoscere le
Camere di Commercio per come funzionano sotto l'aspetto sia della formazione, sia
della trasparenza, sia dell'iscrizione e sia del lavoro che viene svolto non solamente
sotto l'aspetto di numeri e di personale, ma soprattutto per quanto riguarda la rete di
sostegno alle attività; parliamo di un esempio chiaro e lampante,
l'internazionalizzazione delle società e delle imprese nostre piemontesi in gran parte
funziona perché c'è un lavoro di supporto delle Camere di Commercio.
Quindi, qui non è in discussione se sia giusto o sbagliato qualcosa. Qui è in
discussione un tema su cui più volte anche i Sindaci italiani, compreso Piero Fassino,
hanno dichiarato che esistevano alcune perplessità su questa riforma. Non mi sembra
Piero Fassino un anti renziano, visto che sulla riforma della Province ha detto che si
poteva e si doveva fare molto meglio. Non mi sembra che se parla un Sindaco queste
cose sono da ascoltare, ma se parla un Consigliere queste cose non vanno bene.
E dal momento che non abbiamo bisogno di lezioni da parte di nessuno, che poi si
tratti o non si tratti di temi condivisibili, tutti noi siamo capaci di discutere con la
propria autonomia e con la decisione di poter votare secondo coscienza in questo
Consiglio Comunale, che si tratti di un crocefisso o di qualunque cosa.
Noi siamo qui, democraticamente eletti, non per influenzare il voto di qualcun altro.
Su questo tema c'è stata una lunga discussione che va avanti da mesi. E se lo stesso
Governo sta pensando a una proposta che ridisegni il punto che non ha ancora avuto i
decreti attuativi, ci sarà una motivazione. E se qualcuno è più addentro a questi lavori
perché non ha mai fatto il dipendente pubblico di nessuna Amministrazione, ma ha
sempre lavorato nel privato ed è iscritto alla Camera di Commercio da 20 anni,
probabilmente ne saprà qualcosina di più su come funzionano certi organismi, visto
che il diritto camerale, fino a prova contraria, è il pagamento di un servizio di un
Ente che è vero che è territoriale, ma è di diritto privato e non pubblico.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO). Sì, Ente pubblico, ma di diritto privato. Sa
qual è la differenza, Consigliere Viale? Che il Governo può buttare nel cesso il Testo
Unico di riforma degli Enti Locali, ma non può farlo per qualunque cosa. Non si può.
Su questo punto, l'ultima intervista fatta dal Ministro è chiara e va nella direzione di
ridisegnare territorialmente le Camere di Commercio e le Unioncamere. Quindi, su
questo punto, tra l'altro, anche il centrodestra va in quella direzione, perché sanno
tutti perfettamente che uno degli elementi fondanti della nostra democrazia riguarda
le attività produttive: lavoro e produttività.
È molto semplice, bisognerebbe avere almeno questa come idea, non quella di
mettersi a contrastare una proposta. La proposta può essere votata o non votata, ma
almeno i punti critici di questa proposta bisognerebbe saperli leggere.

D'AMICO Angelo (Vicepresidente Vicario)
La ringrazio, Consigliere Altamura. Fortunatamente siamo ancora in un regime di
democrazia, quindi a ogni Consigliere è concesso la presentazione di un atto e un
altro Consigliere ha la libertà di stabilire se votarlo o meno.
Non essendoci altre richieste di intervento, pongo in votazione la proposta di
mozione comprensiva dell'emendamento presentato dal Consigliere Curto:
Presenti 27, favorevoli 27.
La proposta di mozione è approvata.
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