prima pagina Circoscrizione IV 10 anni
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1989-1999 decennale del CAD v.Peyron - c.so Svizzera 61
C.A.D. La Bottega delle Rane - Servizi Socio-Assistenziali


La storia del C.A.D.


La storia del C.A.D. è un tassello della storia dei servizi socio-assi-stenziali di Torino. La raccontano con lucidità, ma anche con partecipazione affettiva, i due coordinatori che l'hanno seguita e condivisa, Isabella Faccioli e Mariella Marchello.

Tutto cominciò da una taglierina. Era un attrezzo ingombrante e non più utilizzato da anni, che giaceva in un laboratorio dismesso di legatoria. Nico ne parlò in un giorno di riunione fra operatori suggerendone l'utilizzo per l'attività occupazionale del C.S.T. di via Medici di cui era l'educatore referente. Sottolineò il fatto che alcuni ragazzi del C.S.T., ancorché disabili gravi, possedevano una discreta capacità manuale che consentiva loro di eseguire piccoli ma soddi-sfacenti lavori. La proposta di Nico parve a tutti interessante, ma la struttura che ospitava il CST era inadeguata ad accogliere uno strumento ingombrante come una taglierina. Si cominciò allora a vagheggiare la possibilità di trovare un locale apposito da destinare a laboratorio artigianale.

Proprio in quel periodo (si viveva la grande stagione torinese del primo decentramento amministrativo con la realizzazione dei 23 quartieri) nella Circoscrizione S. Donato si stava discutendo di un progetto di riordino e ricollocazione dei servizi sociali e sanitari. L'ipotesi era quella di far convergere in uno stesso presidio servizi sorti in epoche e strutture diverse, in base a logiche sovrapposte o superate, non sempre compatibili con gli obiettivi proposti dalla nuova Riforma Sanitaria e dalle auspicate Unità Locali dei Servizi, servizi quindi difficilmente coordinabili. Il trasferimento del Consultorio Pediatrico ex-OMNI di via Peyron nel Servizio di Medicina Preventiva Infantile di via Le Chiuse liberava due piccoli locali in cui la taglierina avrebbe potuto essere sistemata.

Così avvenne. Poi quello che sembrava essere stata la semplice dotazione di uno strumento in più per l'attività del C.S.T. di via Medici divenne l'occasione per un ripensamento ed una svolta del quadro organizzativo dei servizi socio-assistenziali destinati ai soggetti handicappati ultra 14enni.

Negli anni 70 si era andato consolidando un modello d'intervento che, superando la precedente logica della separatezza e della istituzionalizzazione totale dei bambini disabili, ne favoriva l'integra-zione nelle scuole. Poi, superata l'età della scuola dell'obbligo le strade dei bambini portatori di handicap si separavano da quelle dei normodotati. I bambini con problemi, se definiti "lievi" venivano avviati a corsi professionali (quelli ad indirizzo più semplice), se definiti "gravi" nei C.S.T. Ovviamente la linea di demarcazione fra lievi e gravi in una fase di età ancora evolutiva non consentiva sempre la collocazione più adatta. Mentre nei C.S.T. i ragazzi trovavano una continuità rispetto all'esperienza educativo-assistenziale precedente, nei corsi professionali i ragazzi si disorientavano in percorsi troppo poco personalizzati e inadatti a far acquisire quella stima di sé e quella autonomia necessaria ad affrontare il mondo del lavoro. L'infelicità dei giovani disabili che, fallita l'esperienza formativa dei corsi professionali, si trovarono catapultati nell'ozio domestico, generò un diffuso malcontento fra i loro genitori e la necessità di trovare risposta ad un bisogno reale.

All'interno del gruppo di operatori del CST di via Medici, furono Franca, Claudina, Sandro e Rosanna (la creatrice delle simpatiche ranocchie adottate come logo del C.A.D.) ad assumersi con tempestività e grande sensibilità intuitiva il problema, proponendo di utilizzare il nuovo laboratorio artigianale di via Peyron come centro di apprendimento di quella autonomia che troppi giovani non erano riusciti a raggiungere attraverso i corsi professionali.

Il C.A.D. iniziò da quel momento. Franco, Claudina, Sandro e Rosanna si trasferirono in seguito a tempo pieno nel laboratorio di via Peyron che, pur continuando ad ospitare per alcune ore al giorno le attività manuali del CST di via Medici, si aprì a tutti i disabili esterni che erano ancora alla ricerca di "cosa fare da grandi".

La vita del C.A.D. si svolgeva con molta serenità, garantita dall'affiatamento e dalla unità d'intenti del gruppo di operatori. Furono realizzate nuove proposte, come quelle della lavorazione del cuoio, della decorazione della tela e della pelle, del bricolage in genere e del giardinaggio, proposte in grado di interessare una pluralità di soggetti facendo loro vivere graduali esperienze di autonomia nei rapporti con il mondo esterno. Grazie all'impegno della Circoscri-zione Parella-S.Donato (nel frattempo il Decentramento della Città era stato ridisegnato su 10 ambiti territoriali) venne reperito un nuovo spazio in via Carrera in cui i ragazzi poterono sperimentare anche all'aperto il lavoro di giardinaggio supportati dall'instancabile intraprendenza e generosità umana di Sandro, Rosanna, Franca e Claudina. Dopo anni di intelligente ed affettuosa presenza, Franca e Claudina lasciarono il C.A.D. perché in età pensionabile. Si proposero con lo stesso spirito appassionato Rosanna, Antonietta e Patrizia.

In breve tempo il C.A.D. divenne il punto di riferimento per tanti giovani (e naturalmente per le loro famiglie) disabili non gravi, che però stentavano a relazionarsi nel mondo del lavoro perché timidi ed insicuri.

Ma il successo più grande fu il ricambio continuo di presenza determinato dalla collocazione lavorativa di chi nel frattempo aveva acquisito maggiore autonomia.

Avvenne intanto il grande salto di qualità: la sede di via Peyron era diventata insufficiente per far fronte alle numerose richieste. Furono l'allora Presidente di Circoscrizione Roberto RAMELLA e il coordinatore V Commissione ing. Giovanni BERRA a trovare l'attuale sistemazione del C.A.D. in c.so Svizzera, sistemazione che consente ai ragazzi in difficoltà di sperimentarsi in uno spazio aperto verso l'esterno, che si affaccia su un vivacissimo e frequentatissimo mercato. Da quel momento il contatto con il pubblico e le commesse di lavoro sono enormemente aumentate e conseguentemente le esperienze socializzanti dei giovani disabili.

Questo il racconto di 10 anni di C.A.D., palestra di autonomia per i ragazzi disabili, ma anche palestra di generosità, intelligenza e creatività degli operatori, esperienza unica per aver coniugato con successo le opportunità offerte dal Decentramento Amministrativo (possibilità ravvicinata di conoscenza dei problemi e delle risorse del territorio e snellimento decisionale) con l'operatività sintonica di un gruppo di operatori "solari", mossi da entusiasmo, ottimismo e sincera disponibilità verso ragazzi svantaggiati e bisognosi di aiuto.

RSNA (sino al 1996)
Isabella FACCIOLI

RNSA
Dr. Mariella MARCHELLO



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