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Comunicato stampa

PALAZZO CIVICO DI FRONTE ALL’EMERGENZA ABITATIVA

Dibattito in Consiglio comunale, questa mattina, sul tema dell’emergenza abitativa. Al termine, sono state approvate due mozioni: la prima, presentata da Michele Paolino e altri dieci consiglieri del PD, impegna l’Amministrazione cittadina a chiedere alla Prefettura e agli altri soggetti istituzionali di “avviare un percorso con le società e le imprese proprietarie di appartamenti per la sospensione degli sfratti esecutivi per morosità incolpevole”, a “predisporre “tutte le soluzioni adeguate per superare l’emergenza casa” ed a sollecitare “Prefettura e Regione affinché sia data attuazione alla graduazione degli sfratti per morosità incolpevole”.
L’altra mozione, firmata da Maurizio Marrone e Michele Curto, impegna Sindaco e Giunta comunale a dare attuazione, entro il prossimo mese di marzo, a una serie di mozioni in tema di emergenza abitativa approvate in Sala Rossa negli ultimi tre anni, integrando con i contenuti delle stesse i nuovi indirizzi in tema di emergenza abitativa.
Di seguito, il resoconto di tutti gli interventi in aula, aperti da una relazione della vicesindaco e assessora alla Casa, Elide Tisi


Vicesindaco Elide Tisi
In apertura di questo dibattito, è importante ribadire che la Città ha lavorato per affiancare alle tradizionali politiche abitative (come l’Edilizia residenziale pubblica, da anni priva di finanziamenti statali) con interventi finalizzati a favorire il mercato degli affitti con l’incontro tra inquilini e proprietari e per creare soluzioni di accoglienza sociale e temporanea.
La situazione dei bisogni abitativi è cambiata in questa fase storica rispetto ai decenni passati, oggi non vi è necessita di ulteriori case, il problema è legato al fatto che la crisi economica ha ridotto i redditi delle famiglie e accresciuto la richiesta di abitazioni a costi contenuti.
Fornisco alcuni dati per illustrare la situazione partendo dal fatto che nel periodo 2009-2014 gli sfratti in Piemonte sono cresciuti del 37%, nell’area metropolitana torinese del 33%. Nel 2014, gli sfratti nell’area metropolitana sono stati 4643, dei quali 499 eseguiti, molti meno rispetto ad altre città. A Torino sono state attuate pratiche di contenimento, cercando di evitare soluzioni drammatiche, avviando sinergie tra le politiche pubbliche e una rete integrata con ATC e organizzazioni del Terzo settore.
Nell’anno in corso, sono state accolte 5566 domande per il Fondo di sostegno alla locazione, per le quali verranno erogati nel corso del 2016 per circa 3,18 milioni di euro. Il Fondo per la morosità incolpevole (una misura nazionale traslata dall’esperienza torinese del Fondo salvasfratti) è stato utilizzato per 130 nuclei familiari (1 milione di euro), mentre il fondo Lo.c.a.re. ha consentito la stipula di 204 contratti di locazione.
Soluzioni di ospitalità temporanea, in convenzione con la Città (con contributo da parte dei beneficiari pari all’affitto di un alloggio Erp) hanno riguardato 136 nuclei familiari, con 31 giovani sotti i trentacinque anni che hanno usufruito del “Progetto casa”.
673 nuclei familiari hanno poi ricevuto un contributo per le spese di locazione, mentre sono 1336 i nuclei che hanno usufruito di un contributo per le utenze, per un ammontare di 878mila euro. E sono stati 130 i nuclei familiari collocati in soluzioni temporanee, con 400mila euro (Piano invernale, Cascinotto e altri progetti). Il dato complessivo è quello di 13564 nuclei familiari che hanno ricevuto un sostegno abitativo, delle quali 2607 tramite Fondo sociale ATC, con 3,8 milioni.
Senza voler sottovalutare le criticità sul piano abitativo, la Città ha messo in campo una vasta gamma di azioni, anche di prevenzione. Aggiungo che le politiche sull’Housing hanno avuto il loro punto di forza nel mix sociale.
Il primo semestre di quest’anno, per la prima volta dal 2008, ha visto una flessione negli sfratti, a livello di mandamento di Torino, di circa il 5%. La Commissione emergenza abitativa, fino al 10 dicembre di quest’anno, ha esaminato 736 sfratti per morosità contro i 1024 dell’anno precedente.
La congiuntura economica resta delicata e dovremo continuare a sviluppare politiche basate sulle sinergie tra pubblico e privato sociale: l’azione svolta a Torino è una delle più incisive a livello nazionale.

Maurizio Marrone (Fd’I-AN)
Rimproveriamo alla Giunta di aver voluto nascondere il dramma e la portata della bomba sociale potenziale dell’emergenza abitativa in questa città. Non si negano le misure che avete esposto, ma ne contestiamo il carattere provvisorio. La grande maggioranza dei casi che arrivano all’attenzione della Commissione Emergenza abitativa, arrivano da più percorsi che non hanno portato a a evitare lo sfratto ma differirlo nel te tempo di qualche mese, con il risultato che fondi pubblici vengono intascati da privati senza arrivare alla finalità pubblica di garantire il diritto alla casa. Si tratta di un problema strutturale. A inizio mandato era stato recepito un emendamento di un nostro emendamento che chiedeva di spostare l’asse delle politiche della casa più sul fronte della proprietà rispetto alla precarietà della situazione abitativa. Questo non è stato fatto. Ci troviamo di fronte a un calo di reddito strutturale per alcune fasce di popolazione, con affitti non in linea con i redditi, famiglie di ceto medio scivolate sotto la soglia di povertà. La Città deve dare risposte che non possono essere il sussidio per tranquillizzare il padrone di casa. Il protocollo annunciato sulla sospensione dell’esecuzione degli sfratti non è la soluzione, mi preoccupa l’aspetto di negare l’utilizzo della forza pubblica per l’esecuzione degli sfratti, perché non otterrà nessun altro risultato se non incentivare i picchetti antisfratto organizzati dai centri sociali, scaricando il problema sulle spalle dei piccoli proprietari che non riusciranno ad eseguire gli sfratti, con la cristallizzazione non più sostenibile di morosità che si protraggono. Servono soluzioni strutturali, come l’autorecupero. L’edilizia residenziale pubblica va rivista dalla base. Il possibile campo di intervento della Città deve passare dalle politiche di gestione del patrimonio immobiliare che la Città ha (alloggi, ex uffici, ex caserme...). Invece assistiamo ad una politica dell’assessore al Patrimonio che con una mano compra delle case e con l’altra ne vende il triplo per fare cassa, una linea politica schizofrenica. Il Consiglio Comunale ha approvato una decina di atti di indirizzo che dava indicazioni vincolanti su questo tema che non sono stati attuati, mentre leggiamo provvedimenti incoerenti con quanto approvato dal Consiglio. Fratelli d’Italia ha proposto di porre quote di tutela per i cittadini italiani nelle assegnazioni. La città ha una quota di stranieri del 16%, mentre la richiesta di abitazione la quota stranieri raggiunge il 70%. Non si può vedere le famiglie che hanno pagato le tasse di venir private di un diritto da parte dell’ultimo arrivato.

Michele Curto (SEL)
Questa è una città che ha 50 mila case non abitate e che nei prossimi cinque anni, stando alla statistica, a causa dell’età avanzata dei residenti, se ne libereranno altre 40 mila. In più varianti approvate per 14 mila nuove realizzazioni, oltre alle residenze universitarie con 4000 posti. Proprio quest’ultimo è uno dei problemi con affitti paragonabili a costi di mercato che si rivela non come un servizio agli studenti ma a favore di chi le ha costruite. Bisognerebbe guardare la città partendo da questo, considerando la trasformazione dell’esistente. La nostra città ha una terribile sperequazione, una percentuale minima con una grande disponibilità di immobili e una percentuale significativa che non ha immobili e non riesce ad utilizzare il proprio reddito per un affitto. Abbiamo sempre sostenuto la necessità di cambio di passo, non riteniamo che l’Amministrazione non abbia fatto, ha svolto lavoro forte e significativo sostenuto anche da noi. Ma il lavoro è stato concentrato su effetti palliativi e non ha affrontato la contraddizione alla fonte del problema. Si stanno cartolarizzando settecentomila mila metri quadrati di spazi pubblici che sarebbero una leva straordinaria, una modalità per uscire da una crisi strutturale, sostanziale a cui non possiamo solamente rispondere con “antidolorifici”. Abbiamo provato in tutti i modi, con decine di mozioni di indirizzo. Abbiamo restituito allo Stato, dopo le Olimpiadi, case all’interno dell’ex ospedale militare dove oggi vivono militari a 40/50 euro al mese. Proponevamo di utilizzare quegli spazi per il disagio abitativo ma questa cosa non è avvenuta. Il Consiglio prevedeva l’onere derivante dalle trasformazioni urbanistiche di quegli spazi a favore del disagio abitativo, ma di quegli oneri a bilancio non c’è nulla, l’ennesima promessa disattesa così come non è mai stato attivato il fondo “Zero freddo”, con cittadini che perdono il diritto al riscaldamento.

Laura Onofri (PD)
Dov’era il consigliere Marrone quando la Giunta Cota azzerò il fondo per il sostegno alla locazione, sospese il terzo bando del progetto per 10 mila alloggi pubblici (con gravi disagi a Comuni che si sono visti tagliare fondi per 90 milioni), tagliato del 20% il fondo per le morosità incolpevoli? Quando si fanno le battaglie bisogna anche avere memoria del periodo in cui il Comune ha operato e in quale emergenza, grazie a quei provvedimenti. La Giunta Chiamparino, in due anni, ha riattivato il fondo di sostegno alle locazioni, ha messo mano alla ristrutturazione delle Atc, ha varato la legge sull’autorecupero, ha avviato la proroga per le assegnazioni provvisorie. Come Consiglio abbiamo dato atto di fare qualsiasi battaglia, a prescindere dal colore politico della Giunta, la stessa cosa non è stata fatta dall’opposizione. L’intervento dell’assessora Tisi dà conto di tutti gli interventi fatti dalla Città in un momento di grande crisi e di scarsità di risorse. Con la mozione presentata come Gruppo PD, chiediamo di ricercare ulteriori soluzioni: ricordo in particolare l’invito ad interloquire con gli istituti di credito al fine di esplorare gli sfratti sui quali intervengono.

Lucia Centillo (PD)
Utile discutere di questo argomento che certamente non scopriamo oggi, oggetto di attenzione e di approfondimenti in Commissione in questi anni, in modo non strumentale e non partigiano. Usare il tema in Consiglio in modo strumentale mi lascia perplessa. Al di là di puntare il dito su qualche singolo episodio, occorre però partire dalla complessità drammatica di questi anni che ha visto Torino non fanalino di coda per le soluzioni. Non è un’inezia aver dato risposta a 13564 nuclei, in modo strutturale, con progetti personalizzati. Le esperienze fatte col privato sociale, col privato, con il pubblico, sono buone pratiche che possono essere utilizzate a livello nazionale. Abbiamo una situazione di grande complessità sociale. Rispedisco al mittente l’accusa di una politica di schizofrenia. Senza alcune alienazioni non avremmo votato il Bilancio. Noi che siamo attori e attrici della costruzione del Bilancio, possiamo farci carico di incrementare le risorse su questo tema, togliendole altrove. Con le modalità attuate tutti hanno trovato soluzioni.

Guido Alunno (PD)
E’ evidente che questo Consiglio è stato richiesto per dichiarare in modo forte e chiaro l’inadeguatezza, la scarsa attenzione che questa Giunta ha dato al tema delle politiche abitative. Se le cose stanno così, mi pare evidente che questa nuova e strana alleanza tra Fratelli d’Italia, M5S e SEL fa un clamoroso autogol. Le cifre inchiodano tutti a un quadro di realtà sul quale non c’è partita. Oltre 12 milioni investiti dalla Città in una serie di progetti stanno dando risposte a oltre 13500 nuclei familiari. Abbiamo sostenuto la tesi dell’autorecupero, accompagnando la scelta della maggioranza regionale. Siamo in una dinamica che sta tentando di raggiungere risultati. Affermare che si stia partendo da zero è di una cecità fuori dalla norma, giustificata solo dall’imminenza delle elezioni. Bisogna mettersi nella condizione di ascoltarsi a vicenda per arrivare a migliorare le politiche in atto, riconoscendo quello che di buono c’è. Non mi pare che questo Consiglio sia stato per rilanciare un’azione politica forte, per approfondire le ripercussioni del tema sulle famiglie torinesi.


Andrea Tronzano (FI)
Abbiamo due grandi problemi: lo smembramento del tessuto economico italiano e l’erosione del risparmio delle famiglie. Vorrei provare a invertire il punto di vista, chiediamoci se abbiamo pensato di rendere libere le persone, piuttosto di assisterle. Ci sono dei professionisti del disagio che vogliono mantenere questa situazione di assistenzialismo per mantenere le leve del potere e controllare le persone. Se non valutiamo questo, le persone da assistere aumenteranno. Lavoriamo quindi per rendere liberi gli individui anche attraverso l’acquisto dell’appartamento, perché le persone non hanno bisogno di assistenza ma di dignità.


Michele Paolino (PD)
La mozione predisposta a fine luglio l’abbiamo portata oggi in discussione in Aula e non è da intendersi come una soluzione, ma come un primo passo per creare le condizioni affinché si mettano in atto interventi strutturali. Siamo consapevoli della gravità della situazione. Non è possibile fare un blocco degli sfratti e chiediamo ai grandi proprietari immobiliari (Enti, banche, aziende…) un atto di buona volontà. Per cercare tutti insieme di dare respiro allo stato delle cose e intraprendere un percorso articolato che non sia soltanto sulle spalle dell’amministrazione comunale.
E ci auguriamo sia imminente la sottoscrizione del protocollo delle Prefettura e della Città: occorrono soluzioni nuove che facciano leva non soltanto sull’edilizia popolare, ma che vadano nella direzione di aiutare le famiglie in difficoltà.
Ed è bene che questo tema non diventi argomento di campagna elettorale. Abbiamo cercato di dare risposte vere, tutti insieme.


Paolo Greco-Lucchina (NCD-UDC)
Condividendo l’analisi sociologica che è stata fatta dal vice sindaco Tisi, e quindi dell’evoluzione che registriamo in questi ultimi anni a causa di una crisi enorme che affrontiamo.
La giunta ha cercato di affrontare il disagio sociale che la nostra città sta vivendo, una città che le statistiche non danno migliore rispetto alla media dei dati nazionali.
Ci sono state molte proposte, non c’è dubbio. E dobbiamo fare qualcosa di concreto, mettendo in atto tutto quello che è stato proposto. E mi rammarico che oggi non sia presente l’assessore Passoni, uno degli interlocutori di riferimento in materia.
Perché il disagio sociale esiste davvero a Torino e dobbiamo riuscire tutti insieme a dare risposte effettive a questo tema.


Enzo Liardo (NCD)
Per onestà intellettuale, voglio dare atto al grande impegno profuso dalla vicesindaco Tisi, in una difficile situazione di crisi. Voglio però chiarire che qui non facciamo campagna elettorale, bensì svolgiamo il nostro doveroso compito di opposizione, è por questo che denunciamo certe situazioni.
Una buona soluzione può essere rappresentata dall’autorecupero. Vi sono molte persone che lavoravano nei cantieri, ora senza occupazione a causa della crisi del settore, che potrebbero dare in questo senso un contributo importante, a fronte del fatto che ATC ha molti alloggi che non assegna per mancanza di fondi da destinare alla loro ristrutturazione. In tanti ne avrebbero vantaggio, compresa la Pubblica amministrazione. Occorre che la Regione approvi il regolamento attuativo alle legge sull’autorecupero, invito il Sindaco a sollecitala in questo senso.

Vittorio Bertola (M5S)
Intervenendo a titolo personale, espongo alcune osservazioni. Le istituzioni si giocano la loro credibilità sul terreno della crisi abitativa. Le occupazioni abusive, dettate dalla disperazione, possono essere comprese ma non sono accettabili. E’ vero che gli appartamenti per essere assegnati devono rispondere a norme precise ma laddove si trattasse di soluzioni temporanee si potrebbe parzialmente derogare dalle stesse, fermi restando criteri di decoro e sicurezza, questo anche legato al tema dell’autorecupero.
Sul blocco degli sfratti, ritengo che si tratti di una misura iniqua, un residuo ideologico che scarica sui piccoli proprietari – altro è il discorso relativo alle grandi proprietà immobiliari – il costo dell’emergenza abitativa, spesso aggiungendo alle difficoltà dell’inquilino quelle di chi si trova privato del reddito da affitto. A Torino, abbiamo invece decine di migliaia di appartamenti nuovi vuoti, e occorre capire come metterli a disposizione, nel rispetto della proprietà privata ma anche dell’interesse pubblico, come previsto anche dalla Costituzione. Infine, è positivo che il Comune compri alloggi per incrementare l’edilizia residenziale pubblica ma lo sta facendo a un prezzo elevato, data la situazione del mercato si potrebbe pagare meno.

Andrea Araldi (PD)
Il miglior welfare è la crescita economica. La crisi ha colpito duramente Torino e i Torinesi, questo nessuno lo sottovaluta. Di fronte a questa situazione, è stato svolto un ampio lavoro dalla Città. Ora, di fronte a una situazione che permane di crisi, ci sono segnali di ripresa a livello nazionale e locale. Il nostro compito è quello di contribuire a favorire una crescita economica che possa rendere meno pressanti le richieste di welfare e liberare risorse.

Sindaco Piero Fassino
Ci rendiamo conto della criticità dell’emergenza abitativa, sfratti e morosità sono in crescita. La ragione è chiara, la crisi economica ha accresciuto le condizioni di precarietà di molte famiglie e persone.
A fronte di questo, l’unica risposta strutturale è assicurare lavoro e reddito alle persone. Inevitabilmente, ogni altra misura non può che rappresentare una soluzione temporanea e di natura assistenziale. E’ chiaro che se le persone si trovano in difficoltà per la mancanza di un lavoro, qualsiasi soluzione diversa può essere tacciata di “assistenzialismo”. Ma se l’autonomia esistenziale si riconquista col reddito, questo non dipende dalle politiche comunali, la Città non può certo assumere migliaia di persone. Può invece effettuare interventi di assistenza, sostegno e accompagnamento. E vorrei sottolineare come il concetto di “assistenza” rientri appieno nei compiti di una comunità. Le istituzioni pubbliche possono contenere le criticità, alleviarne le conseguenze: essere intervenuti quest’anno a sostegno di 13mila famiglie in difficoltà abitativa mi pare dimostri che si stia facendo tutto il possibile. La percentuale di sfratti effettivamente eseguiti rispetto a quelli decretati, inferiore a Torino rispetto a quella di altre città italiane, mostra come ci sia una politica che lavora in questo senso. La Giunta e la vicesindaco Tisi stanno lavorando per fare tutto il possibile e di questo ci è stato dato atto. Siamo aperti a tutte le proposte, a patto che ne verifichiamo insieme la praticabilità. Tutti vogliamo risolvere il problema della crisi abitativa e ogni contributo in questa direzione è il benvenuto.

Vicesindaco Elide Tisi
Tutte le mozioni e le sollecitazioni del Consiglio Comunale vengono prese in considerazione, compresi l’appello all’utilizzo delle caserme e il tema dell’auto-recupero: tema interessante e innovativo che non risolverà tutte le situazioni, ma che potrebbe contribuire in parte ad alleggerire il problema. Fondamentale è la collaborazione con tutti gli attori del territorio, senza la quale la questione sarebbe sicuramente più complessa. Bisogna però tenere conto che bisogni ed esigenze sono molteplici.
Per quanto riguarda le vendite e l’acquisto di alloggi, sinora abbiamo seguito una politica di buon senso, potenziando le vendite di alloggi al di fuori del territorio cittadino, tenendo presente che gli acquirenti hanno difficoltà ad accendere mutui.
Continuiamo poi a perseguire anche a livello nazionale lo strumento della leva fiscale, per incentivare l’affitto a canoni calmierati – anche attraverso la cedolare secca – e disincentivare chi lascia gli alloggi vuoti.
Abbiamo poi continuato a comprare case nel mercato dell’invenduto, pagando alloggi nuovi a 1.800 €/mq e alloggi più datati a 1.300 €/mq.
Stiamo inoltre lavorando a un Protocollo con la Prefettura (che dovrebbe essere approvato a fine gennaio) sulla graduazione dell’uso della forza pubblica per l’esecuzione degli sfratti, intervenendo per non scaricare costi sui piccoli proprietari, con un fondo nazionale dedicato a risarcirli del danno economico del mancato incasso dei canoni di affitto.
Un altro intervento strutturale potrebbe essere quello di realizzare villaggi low cost, da sperimentare magari nell’area del Passante ferroviario, non solo per famiglie con gravissimo disagio sociale o abitativo, ma come modello innovativo di abitare.

C.R., F.D'A., R.T., M.Q.(Ufficio stampa del Consiglio comunale)




Pubblicato il 21 Dicembre 2015

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