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Comunicato stampa

FASSINO: “NON CEDEREMO AL RICATTO TERRORISTA”. IL CONSIGLIO COMUNALE DI TORINO APRE LA SEDUTA SUI FATTI DI PARIGI

Il Consiglio Comunale di Torino è iniziato oggi con una riflessione sui recenti attentati di Parigi. Ha aperto i lavori il presidente del Consiglio Comunale Giovanni Porcino:

“A due giorni di distanza dai tragici fatti che hanno sconvolto Parigi e l’Europa, abbiamo ritenuto opportuno consentire a tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio comunale di esprimere il proprio cordoglio al popolo francese e ai familiari delle vittime innocenti, nonché di ribadire la ferma condanna di ogni forma di violenza che semini terrore e morte nelle nostre città.
L’attacco di cui è stata vittima Parigi conferma come il terrorismo sia diventato ormai una vera e propria arma internazionale.
Con gli stessi metodi impiegati in molte altre stragi, come quelle di Madrid, Londra e ancora della capitale francese, già teatro dell’attentato ai danni del giornale satirico Charlie Hebdo, i terroristi hanno voluto colpire nel cuore l’Europa, con attacchi coordinati che implicassero il sacrificio della vita stessa degli autori. Un massacro senza precedenti per efferatezza e crudeltà e che rappresenta un attacco a un modello sociale, al vivere quotidiano che ogni cittadino è abituato a sentir proprio.
Torino è, oggi più che mai, al fianco di Parigi, della Francia e dell’Europa. Perché, tutti insieme, si faccia sì che violenza e morte perdano, sempre, contro la libertà e la democrazia”.

Ha quindi introdotto il dibattito il sindaco Piero Fassino:

“L’evento che ha sconvolto Parigi, la Francia e il mondo intero riguarda direttamente tutti noi. Questo attentato drammatico investe la nostra vita quotidiana. In questi anni costantemente siamo stati di fronte ad attentati dello stesso segno e della stessa matrice: dall’attentato delle Torri Gemelle a oggi, anno dopo anno abbiamo visto lutto, morte, dolore a Londra, Madrid, Istanbul, Nuova Delhi… E sono ancora nella nostra memoria l’attentato a Charlie Hebdo e quello al Bardo di Tunisi.

Oggi vogliamo mandare ancora una volta il nostro messaggio di solidarietà, vicinanza e amicizia al popolo francese e alle famiglie delle vittime, tra cui quella della nostra connazionale.

La strategia dei terroristi è colpire chiunque e ovunque, per mostrare invincibilità e diffondere paura, terrore e angoscia nelle opinioni pubbliche, in modo da spingere i Governi a ridurre il contrasto al terrorismo.

Noi però non accettiamo il ricatto del terrore e non ci rinchiuderemo nella paura. Non vivremo in un’angosciosa solitudine, ma vogliamo reagire, continuando a vivere la nostra vita, riaffermando il valore della vita e di poterla condurre come ciascuno ritiene, liberamente, nella propria quotidianità.

Ciò richiede di superare le divisioni della comunità internazionale e l’attuale scarso grado di coesione. Dal G20 di ieri è venuto forse un sussulto di consapevolezza, a cui ci auguriamo conseguano effettivamente impegni e atti concreti. Devono inoltre essere superate le ambiguità nelle leadership dei Paesi Islamici, che anch’esse devono rispondere alla sfida terrorista con determinazione e risposte adeguate. Se ciò non avvenisse sarebbe più complessa anche la risposta dell’Occidente.

Sotto ogni cielo, in ogni terra, devono prevalere i valori di libertà, democrazia e riconoscimento delle differenze: nessuna ragione di Stato, politica o religiosa può giustificare la negazione di questi valori.

Questione non meno rilevante è diminuire le capacità di reclutamento del terrorismo, in particolare nelle periferie delle grandi città, dove il disagio sociale è particolarmente acuto. Nessun forma di disagio, solitudine o emarginazione può legittimare o giustificare l’assassinio di innocenti. Proprio per questo occorre agire per ridurre ogni margine e spazio al reclutamento che le organizzazioni terroristiche svolgono tra i giovani delle periferie.

Il dialogo interreligioso è un’altra importante strada da percorrere: invocare Dio per uccidere è una bestemmia, come ha affermato Papa Francesco. Dobbiamo far convivere le differenze, non farle entrare in conflitto.

Tutto ciò richiede la mobilitazione delle coscienze democratiche delle Istituzioni e di ogni soggetto, anche della nostra comunità. A Torino ci sono 150mila cittadini di origine straniera: è importante che tante comunità, in primo luogo le comunità di cittadini di Paesi Islamici, siano scese in piazza per manifestare contro il terrorismo islamico.

Dobbiamo continuare a far vivere percorsi di integrazione come condizione per superare ogni divisione. A tutti abbiamo sempre riconosciuto uguali diritti e per questo chiediamo a tutti di rispettare uguali doveri.

Ciò richiede a tutti i cittadini e a tutte le forze politiche un alto grado coesione e solidarietà: valori che devono prevalere per mantenere unita la nostra comunità”.

(M.Q. - C.R.) - Ufficio stampa Consiglio Comunale


Pubblicato il 16 Novembre 2015

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