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Comunicato stampa

SGOMBERO VIA ASTI, DIBATTITO IN AULA

Dopo le comunicazioni del sindaco Piero Fassino relative allo sgombero dell’ex caserma di via Asti e alle prospettive di utilizzo dell’immobile, si è svolto il dibattito del quale segue la sintesi:

Vicesindaco Elide Tisi:
In aggiunta a quanto illustrato dal Sindaco, specifico che questa mattina, durante le procedure di sgombero, era presente anche la Croce Rossa italiana. Agli evacuati è stata proposta una sistemazione temporanea, in attesa di definire la situazione soprattutto in relazione a donne e minori, ma questo non è stato da loro accettato, mentre hanno scelto di allontanarsi autonomamente.


Consigliere Maurizio Marrone (Fd’I-AN):
Quella dello sgombero è una notizia che aspettavamo da tempo. L’occupazione originaria data da aprile. E’ evidente che per voi se gli occupanti portano in via Asti Camusso o Landini, va tutto bene ma se arrivano i nomadi no. C’è un’evidente disparità nel come considerate le zone periferiche rispetto a quelle centrali e collinari. Noto che lo sgombero arriva dopo l’evidente rottura tra PD e SEL in vista delle prossime elezioni amministrative, circostanza a me confermata anche da un consigliere regionale del PD.
Io credo che sia ora di finirla con il razzismo alla rovescia che vede gli italiani puniti se violano la legge, peraltro giustamente, mentre ai Rom si offrono incentivi e benefit affinché la rispettino. E intanto, gruppi anarchici hanno ormai preso ilo controllo dei rom e li portano in giro per la città, anche qui, davanti a Palazzo Civico. Non capite che con chi sceglie il contrasto con le istituzioni occorre la repressione. Chi non accetta il Patto di emersione va identificato, non deve ricevere benefici di alcun tipo. L’accoglienza la paghi “Città Possibile”, i soldi arrivati dallo Stato sono tanti, non sia la Città a farsene carico. Aggiungo che lasciare immobili inutilizzati porterà gli anarchici ad organizzare altre occupazioni di Rom. Piuttosto, incentiviamo l’autorecupero, per favorire le persone che sono davvero in emergenza abitativa e dialogano con le istituzioni.
Infine, mi auguro che per la futura gestione degli spazi di via Asti riservati alla Città, oltre a rispettare la memoria storica si rispetti anche la trasparenza delle procedure, senza favorire i soliti noti.

Consigliere Ferdinando Berthier (MIR):
Quando si è proceduto con lo sgombero di Lungo Stura Lazio, con il Patto di emersione, non è forse stato effettuato un censimento? Si doveva sapere chi erano le persone arrivate in via Asti, hanno rifiutato il Patto ma evidentemente non hanno alcuna intenzione di vivere all’aria aperta? Sarebbe il colmo. Si sarebbero dovute censire le persone evacuate stamattina dalla caserma, per accertare la loro provenienza e anche seguirle per capire dove intendano dirigersi. In ogni caso, coloro che non hanno voluto accettare le condizioni del Patto di emersione avrebbero dovuto essere rispediti al Paese d’origine.

Andrea Tronzano (Forza Italia):
Il nostro Gruppo, da fine aprile, ha sempre invitato il sindaco ad attivarsi perché in via Asti venisse ripristinata la legalità. Ci ha impiegato un po’ di tempo e la coincidenza di quanto avvenuto oggi, politicamente parlando, è un po’ particolare.
A Sel e a una parte del Pd, ricordo che la proprietà pubblica o privata è un diritto della società occidentale, elemento cardine del nostro convivere. Questo non lo si è compreso e oggi lo stiamo pagando perché abbiamo dato disagio ad una parte di città che ora si sente autorizzata a dire che quella zona sarà svalutata come successo in altri quartieri come Aurora o Barriera di Milano.
E’ fondamentale non affidare la futura gestione di quell’immobile a chi lo ha occupato illegalmente ma, eventualmente, si proceda ad un affidamento attraverso un’evidenza pubblica.
Se paragoniamo Torino a Milano, la nostra città ha il suk e Milano ha l’Expo, se a Milano l’area dell’Expo si trasformerà in un grande centro di ricerca internazionale, noi avremo via Asti che verrà assegnata ancora a Terra del fuoco per attività di assistenzialismo.

Fabrizio Ricca (Lega Nord):
Non posso che essere contento dello sgombero. Le faccio notare però con quanto ritardo si sia proceduto. Se si fosse voluto dare un segnale, si sarebbe dovuto dare subito. In ogni caso gli interventi di oggi e nella ex clinica San paolo ci rasserenano perché il pugno duro che chiedevamo da alcuni anni si inizia a mettere in atto. Tuttavia rileviamo come a Torino esistano due città: quella più borghese dove gli sgomberi avvengono e quella delle periferie, come nelle palazzine del Moi, dove questo non succede dove è stata concessa una residenza virtuale. Le chiediamo di utilizzare la struttura di via Asti per l’emergenza freddo, senza creare una sorta di campi profughi magari alla Pellerina. Sullo sgombero di lungo Stura Lazio, occorreva mandare via coloro che hanno dimostrato da subito di non voler accettare il patto di emersione. Mi auguro che in occasione di altri sgomberi si proceda tenendo conto di questo, evitando che si creino nuove occupazioni abusive.



Michele Curto (SEL):
Nel 2012 grazie alla votazione di un ordine del giorno da parte della Sala Rossa, si aprì un dibattito sul demanio militare da destinare ad uso sociale. Ma mentre i consiglieri discutevano con i vertici militari, l’Amministrazione lo faceva con Cassa Deposito e Prestiti per valutare le modifiche urbanistiche per le future destinazioni degli immobili. Il punto politico, a cui non si è mai voluto dare risposte, riguardano i milioni di metri quadrati di questa città che potrebbero essere utilizzati a fini sociali che invece non vengono presi in considerazione, venduti o abbandonati. Dopo l’occupazione, un gruppo di associazioni ha incominciato a chiedere che il Comune si facesse carico della struttura, in particolare CGIL Cisl Uil hanno riscontrato come i locali fossero adatti per l’emergenza abitativa. Non si è mai voluta dare risposta a questa esigenza. Dell’occupazione dei rom non si discute a fondo. Perché quei rom si scaricano su via Asti? Se il 50% arriva dal social housing di corso Vigevano il dato politico è evidente: non si è trattato di un progetto di inclusione sociale ma di sgombero soft della popolazione rom. Non comprendo lo sgombero di oggi, nei modi, nei tempi e nelle ragioni. Comprendo nell’essenza. Due persone sono ancora nella caserma, nel locale caldaia per dimostrare che l’impianto è stato recuperato e che può scaldare 27 mila metri quadri. La caserma sarà utilizzata per il disagio abitativo questo inverno? E’ questo il punto politico. Non credo che il sindaco sia il mandante di questa operazione ma ne è il responsabile. Avrei sperato di concludere il mandato in un altro modo. E’ chiaro che adesso dovremo fare le nostre valutazioni.

Michele Paolino (PD):
Curto si è fatto trascinare dal clima di campagna elettorale. Le occupazioni non violano un regolamento del Comune di Torino, violano la legge e ci sono organi preposti a far sì che la legge venga rispettata. Noi facciamo fatica a rapportarci e a ragionare con chi va contro la legge. Via Asti ha un valore simbolico, ha una predisposizione a farsi carico come spazio di emergenze sociali. Possiamo pretendere che la proprietà tenga conto di quella predisposizione ma l’occupazione non è un diritto di prelazione. Chiederemo un progetto e i soggetti che lo gestiranno saranno individuati attraverso un’evidenza pubblica. In merito ai rom, non ho problemi a dire che la città si fa carico con tutte le risorse che può mettere a disposizione delle persone che vivono problemi. Per noi esistono le persone, non i nostri e i loro, quelli del nord o quelli del sud. Ci sono modalità e tempi diversi degli interventi, emergenze diverse e difficoltà nell’attuare questi percorsi. La Città con i rom ha fatto la scelta consapevole di rapportarsi con persone senza pensare al consenso, ben conoscendo quale sia la percezione del fenomeno sull’esterno.

Paolo Greco Lucchina (NCD):
C’è una forte contraddizione all’interno della Maggioranza. Il consigliere Curto attribuisce responsabilità a Fassino, ma in realtà dovrebbe attribuirle a se stesso e a SEL: hanno votato la delibera per la dismissione dell’immobile di via Asti alla Cassa Depositi e Prestiti e hanno presentato una mozione di accompagnamento per destinare gli introiti della vendita a fini sociali. Ma poi Curto occupa quell’immobile: non c’è coerenza, ma solo speculazioni elettorali da parte di Curto e SEL.

Vittorio Bertola (M5S):
Lo sgombero di oggi era inevitabile. Con il freddo sarebbe arrivata altra gente e si sarebbe rischiata un’altra occupazione ingestibile e rischiosa, come quella all’ex Moi.
Non si sarebbe però dovuto arrivare a questo punto: non si dovrebbero lasciare edifici così grandi vuoti e inutilizzati. Le Istituzioni dovrebbero sapere gestire questi immobili, per evitare che vengano occupati da chi ha bisogno di spazi politici gratuiti, oppure – scopo più meritevole – di un tetto per dormire.
Il numero delle occupazioni è in crescita e, se non si affronta la questione sociale con una gestione equa e ordinata dell’emergenza, il risultato sarà il caos.


Barbara Cervetti (Moderati):
Il nostro gruppo è d’accordo con l’azione di sgombero della caserma di via Asti, fatta questa mattina. Oggi si deve puntare sul fatto che lo sgombero è stato eseguito, lasciando altri discorsi sul come e sul quando, ad altri momenti.
Volevo dire al consigliere Curto che l’occupazione è sempre sbagliata perché contraria alla legge e non può essere giustificata o legittimata dall’emergenza abitativa o dal disagio sociale. Non è questo l’esempio che le istituzioni devono dare ma si all’emergenza abitativa si deve dare priorità solo attraverso un confronto con tutte le forze politiche in modo solidale, unanime ma legale.

Ufficio stampa Consiglio comunale




Pubblicato il 12 Novembre 2015

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