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Comunicato stampa

REVOCA DELLA CITTADINANZA ONORARIA A MUSSOLINI: IL DIBATTITO IN SALA ROSSA

La mozione che revoca la cittadinanza onoraria concessa nel 1924 a Benito Mussolini è stata approvata con 29 voti a favore, 3 contrari e 5 astenuti.
Hanno votato a favore, oltre al sindaco, PD, SEL, Centro Scanderebech, Moderati, Movimento Cinque Stelle, IDV, Alleanza per la Città. Contrari Forza Italia e Fratelli d’Italia, astenuti NCD, Lega Nord, Torino Libera.
Il voto è stato preceduto da un ampio dibattito, del quale è riportata qui di seguito la sintesi
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Michele Paolino (PD)
A chi sostiene che le priorità sono altre, ricordo che questa maggioranza lavora tutti i giorni per dare alla città nuove opportunità e prospettive di sviluppo, ed ha presentato in dieci minuti questa mozione che in altri dieci minuti si poterebbe votare. In merito alla cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, voglio sottolineare come essa venne conferita non dal Consiglio comunale eletto dai cittadini, ma da un Commissario di nomina regia dopo che l’assemblea elettiva era stata sciolta perché considerata non vicina al regime.
Oggi, noi che siamo espressione dei cittadini dobbiamo sanare questa ferita, pur se in colpevole ritardo. Il consigliere D’Amico oggi può portare avanti la sua battaglia contro la revoca della cittadinanza a Mussolini, ma se io avessi fatto la corrispondente battaglia nel 1924 sarei stato arrestato, torturato, forse ucciso. Come uccisi sono stati Gobetti, morto in seguito alle violenze fasciste, o i Martiri del Martinetto: a loro non è stata consentita alcuna battaglia di opposizione. La nostra mozione è quindi un segno di rispetto per chi con il sacrificio della propria vita ha fatto sì che oggi noi si possa discutere apertamente. Nessuno vuole rivedere la Storia, il fascismo è stata una pagina vergognosa per la coscienza di tutto il nostro popolo: ma la cittadinanza onoraria costituisce un Pantheon che proponiamo ai nostri figli, non vogliamo che in esso ci sia un dittatore che ha causato tante tragedie al popolo italiano. La storia resta, così come Torino resta una città antifascista.

Fabrizio Ricca (Lega Nord)
Invito i presentatori della mozione ad ammainare il tricolore sulla facciata di Palazzo Civico, innalzando al suo posto la bandiera rossa dell’Unione Sovietica, la loro sola bandiera. Parlate di dittatura, ma a Torino continua ad esserci un grande corso intitolato al Paese dei gulag, all’Unione Sovietica il cui regime ha ucciso venti milioni di persone. Imponete questo dibattito per evitare di occuparvi dei problemi reali dei cittadini. Vi sfido a eliminare ogni riferimento, in questa città, a regimi comunisti che hanno causato milioni di vittime, siete dei comunisti piccoli così.

Silvio Viale (PD)
Sono certo che dal 1945 ad oggi nessun Consiglio comunale, nessun sindaco avrebbero mantenuto la cittadinanza onoraria a Mussolini, se ne fossero stati al corrente. Cancellando quell’episodio, frutto della decisione di un Commissario regio e non di un Consiglio comunale eletto, compiamo un atto dovuto. Se Ricca scoprisse che Minghetti avesse la cittadinanza di Torino, lui che ha sempre promosso le iniziative per ricordare la strage del 1864 ( i moti per Torino capitale),farebbe fuoco e fiamme.
La difesa di Mussolini è una vergogna, ricordo anche che contro il fascismo non combatterono solo i comunisti, i russi, ma anche gli americani, i polacchi e altri popoli: a Torino, corso Unione Sovietica evoca la lotta per la Liberazione. Revocare la cittadinanza è un atto dovuto: questa città non ha mai amato Mussolini, neppure ai tempi del suo massimo consenso. Di Torino erano buona parte dei pochi docenti universitari che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo. Infine, non possiamo accettare che sia cittadino di Torino il promotore delle leggi razziali.

Enzo Liardo (NCD)
Non parteciperemo a nessuna forma di ostruzionismo su questa mozione. Questa è una Città sbadata, nessuno fino ad oggi si era accorto della cittadinanza onoraria a Mussolini. Mi sembra anacronistico questo provvedimento, e sarebbe opportuno che continuassimo a lavorare per la città. Il cartello di Berlusconi non funziona più come collante per la sinistra che oggi ha tirato fuori questo argomento. L’NCD si astiene.

Michele Curto (SEL)
La maggioranza non ha deciso di tirar fuori la carta della revoca della cittadinanza all’improvviso. Si è venuto a sapere di un fatto un mese fa e, così come si fa con un ordigno bellico, lo si vuole rimuovere. Trovo malsano un clima di innalzamento dello scontro ideologico perché, una volta chiarito il rischio strumentale, se questo clima resta, significa che non siamo tutti d’accordo sulla portata ideale. Nella città Medaglia d’oro della Resistenza, mi sembra lapalissiano arrivare alla revoca. Dovrebbe essere atto dovuto. Tutte le democrazie occidentali hanno in pancia i germi malsani del revisionismo e della nostalgia. Vorrei soprattutto da D’Amico testare le sue parole attraverso questi preoccupanti venti che attraversano una parte significativa d’Europa.
Non capisco perché dobbiamo consegnare alla città un’immagine abbassata di quest’aula su una cosa ovvia di un’aula che perde il suo tempo nel “picchiarsi” sulle ideologie del ‘900. Approviamo come atto condiviso la revoca alla cittadinanza onoraria a Mussolini e chiariamo una volta di più la natura antifascista del Consiglio comunale. Se non ci stiamo a questa condizione, viene il dubbio che quell’antifascismo che dovrebbe contraddistinguere le istituzioni sia solo di facciata. Diversamente mi verrà il dubbio che tutti i giorni la Resistenza vada portata avanti.

Roberto Carbonero (Lega Nord)
Sono fiero figlio di partigiano e convinto antifascista. Mi dispiace non votare convintamene sì ma mi astengo perché il provvedimento è stato tirato fuori ai margini di una campagna elettorale feroce, perché non solo avete scippato la Regione al voto dei cittadini, ma ve ne volete impadronire con tutte le più bieche strade.

Mimmo Carretta (PD)
La cosa che più mi spiace è che si voglia far passare questa discussione come una noiosa perdita di tempo. La priorità su argomenti come questo viene dettata dalla storia e dai valori in cui ci riconosciamo e dalla volontà di difendere la memoria e l’onore di una città che è medaglia d’oro della Resistenza

Lucia Centillo (PD)
Senza ripetere quanto già detto bene dai colleghi che mi hanno preceduta, io vorrei ricordare l’aspetto della memoria. In quest’aula abbiamo più volte sottolineato l’importanza storica degli aspetti legati alla democrazia, partendo dal sangue versato che ha portato a scrivere la nostra Costituzione. Vorrei che questa memoria rimanesse viva. Lo vogliono molte delle persone che siedono tra questi banchi e lo vogliono le associazioni che operano in silenzio verso le nuove generazioni. Ecco, io penso che con la revoca della cittadinanza a Benito Mussolini, noi consegniamo un messaggio che dice che non vogliamo dimenticare. La democrazia, la storia, la cultura sono tutte facce di una stessa medaglia, quella della libertà ottenuta da chi ha lottato nelle fabbriche, da chi ha dovuto scappare in montagna o è finito in un campo di concentramento, da chi ha visto i propri diretti calpestati dal fascismo. L’atto che votiamo oggi deve essere votato non guardando al passato ma al futuro, per far passare il testimone fra chi ha combattuto per la libertà verso le generazioni che verranno.

Vittorio Bertola (M5S)
Voteremo a favore perché condanniamo tutte le dittature e quindi siamo a favore del ritiro della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Però permettetemi di dire che oggi il Consiglio comunale sta dando un pessimo spettacolo, perché questa era un questione che si poteva chiudere in pochi minuti. Ed invece è una settimana che va avanti ogni tipo di baracconata sui giornali, in commissione, in conferenza dei capigruppo trascinata per oltre un’ora ed oggi, infine, anche in quest’aula.
Credo che la priorità di questa città, oggi, sarebbe di risolvere qualche problema concreto di molti suoi cittadini che non hanno una casa, non hanno un lavoro o non riescono ad arrivare a fine mese. Quindi chiederei di farla finita nel più breve tempo possibile e poi tornare a dedicarci a qualcosa di più utile.

Maurizio Marrone (Fd’I)
Trovo piuttosto triste doversi attardare così tanto per discutere del passato, quindi inizio parlando del presente. Quando ho visto la rincorsa per depositare la propria firma su questa mozione, ho visto che gran parte dei primi arrivati erano del PD. Posto che il dibattito non mi appassiona, provo a rispondere ad una provocazione grottesca con un po’ di ironia. Riflettevo così che a proporre questa mozione è quel partito che ha preso un leader non eletto in Parlamento e lo ha messo a capo del governo senza passare dal voto, con l’abitudine di farsi accogliere dalle scuole con le coreografie cantate a memoria dai bambini e andato a chiedere il permesso alla cancelliera tedesca per avviare il suo programma di rilancio del Paese. Mi ricordano un po’ quelli che dicono di avercela con tutte le dittature, tranne quella del proprio leader. Era inevitabile che un dibattito come questo degenerasse nel grottesco, con carnevalate indegne. E diventa invitabile l’esito: una gara alla cancellazione di quello che la storia ha lasciato di buono e di cattivo in questa città. Quella di oggi è una replica farsesca di una guerra civile seria e sanguinosa. Vederla riproporre in questo modo è lesivo dell’importanza che la memoria dovrebbe assumere. Sottolineo la strumentalità di questo dibattito utile solo a fare polemica. La storia non andrebbe combattuta, andrebbe studiata. Paradossale, infine, che Torino abbia conferito la cittadinanza onoraria a Mussolini in occasione dell'inaugurazione delle fabbriche torinesi e la revochi ora che la sinistra le sta chiudendo.

Angelo D’Amico (Forza Italia)
Oggi noi ci troviamo a votare un atto inutile per i torinesi. Per questo ho provato a mettere dai paletti a questa mozione, per andare in un’altra direzione. Oggi i torinesi dormono nelle macchine con i figli, sono senza lavoro o alla ricerca di un lavoro. C’è una crisi che sta attanagliando non solo la nostra città ma tutto il Paese e noi qui ci prendiamo il lusso di perdere del tempo per discutere del nulla. Questo è un atto che ai torinesi non interessa. Nel merito: ve ne siate accorti dopo novant’anni? Eravate distratti! E vi siete fatti dettare l’agenda politica da un giornale dall’associazione nazionale Partigiani, da soggetti terzi, insomma. Questa è una battaglia culturale: se volete fare del revisionismo storico, facciamolo pure ma a 360 gradi. Non a caso ho proposto una mozione per chiedere di rinominare corso Unione Sovietica, paese che non esiste più e si è macchiato di crimini contro l’umanità, corso martiri del Comunsimo. Oppure torniamo a chiamarlo con il nome originale: corso Stupinigi. Se volete fare del revisionismo storico, sennò è solo campagna elettorale. Infine, a Ravenna PD e SEL non hanno votato contro la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Il capogruppo del PD della città romagnola, con questa motivazione: “La storia è memoria e non va cancellata. La storia ha già giudicato Mussolini e il Fascismo”. Se volete cancellare la memoria, con questo atto, allora cancelliamo anche il Giorno della Memoria, tanto non c’è più nulla da ricordare.

Laura Onofri (PD)
Voglio invitare il consigliere D’Amico a chiedere scusa per aver definito l’Anpi una piccola minoranza folcloristica. Non può essere dileggiata in questo modo.
Noi non vogliamo un colpo di spugna anzi vogliamo che i giovani conoscano la storia.
La revoca della cittadinanza significa che nella storia possono esserci degli errori ma non per questo si può tornare su questi errori.

Marco Grimaldi (SEL)
Non so come mai i Consigli comunali del dopoguerra non abbiano cancellato, com’è successo per tanti atti e decisioni, tante strade; di sicuro non vogliamo avere tra i nostri concittadini onorari un uomo che si è macchiato dei peggiori crimini contro l’umanità.
Di sicuro la Torino, medaglia d’oro al valore militare per la Guerra di liberazione non vuole avere a fianco di Terracini, Levi Montalcini, Foa e Dulbecco il nome di Benito Mussolini.
Guardate, qui non si sta riscrivendo la storia. Essa ha già dato un giudizio condannando quel regime e il suo capo.

(Ufficio stampa del Consiglio comunale)


Pubblicato il 31 Marzo 2014

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