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Comunicato stampa

TORINO E IL DECRETO SBLOCCA-CREDITI: PASSONI RISPONDE ALL’INTERPELLANZA GENERALE IN CONSIGLIO COMUNALE

L’assessore Gianguido Passoni ha risposto ad una interpellanza presentata da consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione, relativa alle azioni che la Città, anche grazie al “decreto sblocca-crediti” recentemente varato dal Governo, intende prendere nei confronti dei propri creditori.
Passoni ha ricordato che i crediti da smobilitare possono essere relativi a investimenti in conto capitale o di tipo commerciale per forniture, somministrazioni, appalti. Sotto questo profilo il Comune di Torino, nonostante si ravvisi nel Patto di stabilità un elemento di ostacolo alla smobilizzazione dei crediti, per quanto riguarda quelli in conto capitale, ha affermato “ha una situazione migliore delle altre grandi città italiane avendone liquidati alla fine del 2011 per un totale di circa 400 milioni di euro, violando il patto ma alleggerendosi di una enorme quantità di residui passivi”. Sull’iniziativa, detta fondo sblocca-crediti di Union camere Passoni ha detto che essa non è stata risolutiva: poche ancora le aziende che vi hanno fatto ricorso. “La media dei crediti smobilizzati per ogni azienda in tale contesto è una cifra molto modesta: 26.800 euro su un massimo di 50.000 euro per operazione. Ciò dipende dal fatto, per quanto attiene a Torino, che fino a settembre 2012 è riuscita a pagare mediamente in 90 giorni – ha detto Passoni - che su cifre di questa entità siamo fino ad ora sempre arrivati prima”. Si tratta dunque di uno strumento marginale. Peraltro non risultano difficoltà degli uffici del Comune, ha detto l’assessore, nel certificare i crediti ma complessità derivanti dal difficile funzionamento del portale.
”Più critica è la situazione dei grandi fornitori. Il decreto governativo per lo sblocco dei crediti approvato l’8 aprile scorso prevede che le tesorerie comunali possano sconfinare nelle anticipazioni fino a 5/12 del bilancio preventivo - ha proseguito l’assessore - il senso della norma è porre rimedio al venire meno, con l’entrata in vigore dell’Imu, dei trasferimenti dello Stato nel mese di febbraio di ogni anno, sostituiti dagli introiti Imu di competenza comunale nel mese di giugno”.
“Il 30 aprile saremo comunque in grado di integrare i dati già disponibili indicando quali e quanti sono i fornitori della Città che hanno superato i 120 giorni di attesa”, questi dati, ovvero la certificazione dell’intero debito esigibile, dovranno essere trasmessi al Ministero dell’economia e delle finanze che a fronte dello stanziamento di due miliardi di euro e della situazione che a livello nazionale prenderà forma con risorse aggiuntive, sbloccherà i fondi che serviranno localmente a smobilizzare una parte dei crediti”.

Durante la breve replica alla fine del dibattito, l’assessore ha spiegato che i due miliardi di euro investiti dallo Stato difficilmente saranno sufficienti a coprire il fabbisogno delle amministrazioni locali ma , ha detto “è comunque la misura giusta”. “Infatti occorre arrivare a misure strutturali che affrontino la questione della mancanza di liquidità del sistema pubblico, vera ragione del suo indebitamento. Per quanto attiene agli enti locali esiste anche il problema di un sistema di riscossione bonario e coattivo inefficiente.” Passoni ha concluso affermando che “servono margini di entrata migliori e più efficaci rispetto alle leve di entrata che l’Ente possiede”.

Il dibattito:

Michele Curto (Sel): Occorre guardare la situazione della Città. Una persona si è tolta la vita per un debito di 50 mila euro che non riusciva a pagare. Al netto di quello che possiamo definire “residuale” rispetto alle cifre importanti che muove la Città di Torino, per molti soggetti si tratta di cifre rilevanti e significative. Questo riguarda le piccole imprese del nostro territorio o imprese sociali od enti senza scopo di lucro, tutti quei soggetti che con la Città hanno operato ed operano in spesa corrente. A loro avevamo risposto che nel rapporto col sistema bancario avremmo cercato soluzioni per evitare “l’asfissia” dell’attività. Da lì nacque lo strumento sblocca crediti del sistema camerale, con il quale, però, esiste un dato di incomunicabilità che la politica dovrebbe risolvere: è lo strumento inadeguato o, come dicono loro, siamo noi che non certifichiamo i crediti?
Occorre capire se non sia necessario un indirizzo politico dell’ente per la costituzione di strumenti più allargati o più avanzati.
Per tutto ciò che non è prestazione di servizio, ma concessioni o contributi, cioè quel sistema che agisce in azione di supplenza e di sussidarietà alla Città, la risposa non sta nel Governo né nel fondo di Unioncamere. Occorrono strumenti ad hoc. E’ possibile nel rapporto con il sistema bancario? Oltre al tema di tesoreria forse esiste anche tema politico?
La settimana prossima si terrà l’assemblea della Fondazione S. Paolo, quale l’impegno del sistema bancario? Quale quello dell’ex sindaco Chiamparino?

Alessandro Altamura (Pd): Nella risposta dell’assessore In alcune parti non possono esserci risposte immediate ma su alcune numeri e richieste specifiche e sullo studio di alcuni strumenti si può fare lavoro di concerto sulla Giunta che non si è fatto in precedenza. Vorrei che la discussione continuasse in commissione fino a prevedere l’obbligatorietà di monitoraggio e censimento degli strumenti individuati dal decreto legislativo dell’8 aprile scorso e il percorso che porterà allo sblocco dei crediti da parte della Pubblica Amministrazione per un totale di 110 miliardi. Siamo obbligati a proseguire il monitoraggio dando risposte che ancora non ci sono state, dobbiamo fare analisi riguardo alla tempistica e agli strumenti e capire quale tipo di sinergia dobbiamo mettere in campo anche nei raporti con il mondo del credito bancario, associazioni di categoria, Unioncamere per creare le migliori condizioni possibili a vantaggio delle imprese del nostro territorio.

Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia): Se imprenditori arrivano ad uccidersi, evidentemente non è l’informazione sullo sblocco dei crediti verso le P.A. a mancare, bensì l’accesso a tali strumenti.
Il territorio torinese ha un tessuto economico depresso ma anche una mancanza di strategie di sviluppo: gare pubbliche andate a vuoto, l’assenza di risposte in questa città alla vendita delle aziende partecipate, acquistate da privati in realtà supportati da banche.
Attraverso la Compagnia di San Paolo il centrosinistra torinese andrà a decidere i vertici della Banca Intesa San Paolo: ci saranno ricadute positive per il tessuto produttivo torinese oppure il solito corto circuito finanza e politica? La responsabilità è il contrappeso di tanto potere.

Chiara Appendino – Movimento5stelle: Rispondo all’assessore Passoni sul costo del credito. Oggi le imprese hanno anche difficoltà a vedere le fatture scontate e vanno incontro a situazioni di inaccessibilità del credito, non è solo una questione di costi.
Il decreto permette di ricorrere ad anticipazioni di tesoreria subito (innalzando da 3 a 5 dodicesimi il limite). Il che dovrebbe soccorerre la cirisi di liquidità del Comune, generata dall’incasso Imu di giugno, dando quindi liquidità nell’immediato.


Domenica Genisio (Pd): Ho avuto modo di confrontarmi con le cooperative sociali per capire qual è la difficoltà di accesso al credito.
Fa impressione sapere che di 10 milioni di euro disponibili, solo 1,5 milioni sono stati richiesti e questo proprio a causa della difficoltà dell’iter burocratico. Ci sono 8,5 milioni fermi in cassa quando invece, semplificando la burocrazia, potrebbero andare a risanare situazioni a rischio chiusura.
Dobbiamo fermarci per capire quali possono essere le soluzioni per colmare il gap che si è creato tra imprese e istituzioni.
L’amministrazione deve avere il naturale obbligo di volere il bene dei suoi cittadini, anche attraverso una rete di dialogo tra enti coinvolti e imprese.


Andrea Tronzano (Pdl): Avremmo dovuto dedicare un minuto di silenzio anche noi, vista la situazione generale.
Bisogna dare massima informazione alle aziende, evitare discriminazioni di settore nelle modalità di liquidazione dei debiti e avere tempi chiari e rapidi.
È certo che noi vogliamo sapere quali sono stati i fornitori pagati e quali sono quelli ancora da pagare a seguito dell’uscita dal patto di Stabilità nel 2012.
Importante ragionare sui debiti in spesa corrente che coinvolgono le cooperative.


Marco Grimaldi (Sel): Abbiamo appreso che nessun fornitore di servizi e nessun creditore ha chiesto alla Città la certificazione dei propri crediti. Chiedo la convocazione delle commissioni Bilancio e Assistenza con l’audizione di Unioncamere e del mondo delle cooperative, per comprendere al meglio i meccanismi che hanno reso così difficile l’attivazione del Fondo salva crediti, anche per finanziamenti inferiori ai 50mila Euro.

Ufficio stampa del Consiglio comunale (S.L.)


Pubblicato il 15 Aprile 2013

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