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Comunicato stampa

VIA LIBERA ALLA VENDITA DEL 49% AMIAT E DELL’80% TRM, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

L’approvazione della delibera sulla cosiddetta “filiera ambientale”, che ha dato il via libera alla vendita del 49% di Amiat S.p.A. e dell’80% di Trm S.p.A. e all’affidamento della gestione del servizio di igiene ambientale, raccolta, trasporto e conferimento dei rifiuti, è stata preceduta da un dibattito in Consiglio comunale.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Giusto vendere una parte di Amiat, ma è sbagliato vendere il 31% di Trm in più a quanto inizialmente previsto.
Si tratta di un’operazione gestita male e in fretta. La maggioranza si è sgretolata: sarà in grado di portare avanti i prossimi provvedimenti? Dovrebbe mettere alla porta chi non le consente di portare avanti le proprie decisioni.
Se dovessero cambiare le regole sul Patto di stabilità, la Città rischia di non rispettarlo anche quest'anno. Torino ha dato allo Stato per 150 anni, sarebbe ora di chiedere qualcosa in cambio. Il nostro voto sarà contrario.

Federica Scanderebech (FLI): Finalmente siamo arrivati al momento del voto della delibera in aula.
L’idea di collegare Amiat e Trm è ottima per nascondere la reale situazione in cui si trova Amiat, azienda che nessuno comprerebbe senza questo artificio. Mentre Trm può garantire un introito fisso, Amiat non è in grado di farlo, a causa della chiusura della discarica di Basse di Stura, non ancora satura e che avrebbe evitato il rincaro del 4% sulla tassa di raccolta dei rifiuti.
Per questi motivi FLI si asterrà dal voto, nonostante l’impegno che comprendiamo per rientrare nel Patto di stabilità, crediamo che sarebbe stata opportuna una riorganizzazione globale del servizio di Amiat. Non è possibile che siano gli stessi operatori ecologici a non garantire il servizio, rendendo necessario un monitoraggio con GPS; non è possibile che i mezzi di raccolta plastica debbano fare 62 km in città perché l’unico parcheggio di questi mezzi è al Gerbido.
Tante sono le preoccupazioni per l’acquisto solo di Trm e non di Amiat, nel cui futuro non c’è garanzia di lavoro per oltre 2.000 dipendenti.
Mi sembra che la maggioranza esista solo sulla carta e sia bravissima a nascondere la verità. Se il Vicesindaco non è in grado di garantire un futuro stabile ai 2.000 dipendenti di Amiat rassegni le sue dimissioni.

Marco Grimaldi (SEL): Andremo al voto con sofferenza perché abbiamo lavorato molto e ottenuto risultati che rivendichiamo. Non era scontato arrivare a una “filiera integrata dei rifiuti”. Abbiamo col nostro contributo dato maggior peso all’offerta tecnica (per esempio, con l’aumento della raccolta “porta a porta”) e ai presidenti delle aziende (che sono di nomina pubblica). Abbiamo anche migliorato le clausole sociali. Tuttavia la delibera non è ancora soddisfacente e perciò ci asterremo. Concordiamo col sindaco sul fatto che bisogna rientrare a tutti i costi nel Patto di stabilità e dissentiamo da chi auspica un commissariamento che opererebbe subito nuovi tagli al sociale. C’erano però delle alternative che abbiamo trascurato di esperire e che speriamo l’Ator riapra, garantendo la maggioranza pubblica delle aziende.

Andrea Tronzano (PdL): Il nostro gruppo non avrà una linea condivisa su questo provvedimento ed è legittimo. Io sono certo che questa delibera sia l’unica soluzione per porre fine a un certo “capitalismo municipale” che è ormai fallito. Anche se la maggioranza sostiene che si tratta di una scelta necessaria credo che andrebbe fatta per convinzione. Sono favorevole a questa vendita, nell’interesse dei cittadini.
Il mio voto sarà di astensione, perché non ho comunque fiducia nella capacità di questa maggioranza di mettere fine, in futuro, alle spese facili che in vent’anni hanno portato il debito a più di tre miliardi di euro.
Il sindaco ha detto che la maggioranza deve essere compatta, mi aspetto quindi che SEL si troverà fuori dalla sua coalizione se non ne condividerà il voto, e in quel caso potrei votare sì, perché sarebbe un bene per i cittadini.

Giovanni Porcino (Gruppo misto di maggioranza): Siamo giunti al termine del lavoro svolto, degli approfondimenti per arrivare con questa delibera a definire obiettivi ambiziosi, ma difficili. La congiuntura economica ha creato gravi disagi, ma l’Amministrazione è comunque riuscita a garantire i servizi.
Per l’indebitamento è stata necessaria la cessione delle quote di aziende pubbliche. La Giunta si è impegnata affinché questa non fosse solo un’operazione di cassa, ma anche un’azione industriale con ogni tutela nei confronti dei cittadini. La mia fiducia a questa Giunta non è mai venuta meno, e per questi motivi, accogliendo l’invito del Sindaco, voterò favorevolmente.

Giuseppe Sbriglio (Italia dei Valori): Ricordo la commissione quando si doveva scegliere la location del termovalorizzatore e il Gerbido, sede attuale, non era stata la prima scelta. Ricordo il patto con i cittadini, assicurando loro che il controllo sarebbe stato pubblico. Siamo sicuri che non sia più responsabile scegliere altre vie (togliere le ipoteche allo stadio Olimpico e cederlo e/o ragionare con il Governo?).
Il mio voto non sarà contrario per responsabilità verso questa Giunta, capisco gli sforzi, ma non parteciperò alla votazione di questa delibera.

Ferdinando Berthier (Torino Libera): Credo che la situazione della Città sia al collasso, rischiamo il fallimento, fallimento che non è scongiurato da questa vendita delle quote delle municipalizzate.
Quello che sorprende è che una città già pesantemente indebitata abbia continuato a sperperare. Uscire dal patto di stabilità è stata una mossa scellerata. Forse il Sindaco avrebbe dovuto trovare alternative con il Governo: ogni città ha esigenze diverse. Da ex parlamentare avrebbe dovuto agire in altri modi, invece così ci siamo trovati con una penale di 30 milioni di euro. Finora c’è stata una politica scialacquista che ha portato alla situazione di oggi. Il giorno in cui si rientrerà nel patto si tornerà a spendere insensatamente.
Mi auguro che la vendita di TRM e Amiat vada a buon fine per avere un bacino di risorse necessarie a rientrare nel patto e onorare i debiti contratti, ma mi chiedo se non sarebbe stato possibile trovare risorse alternative da alienare invece delle due società. Per queste ragioni mi asterrò dal voto a questa delibera.

Maurizio Marrone (PdL): Intervengo in dissenso con il mio capogruppo. Dichiaro il mio voto contrario per un motivo molto semplice: la qualità del servizio e la tutela dei cittadini imponevano un forte controllo da parte del Comune, con una solida partecipazione societaria. Invece ora si è deciso di vendere l’80% dell’inceneritore. Così si svende la filiera ambientale. Una volta ceduto l’inceneritore, la Città non avrà più nulla, avrà venduto tutti i suoi gioielli. Mi preoccupa l’assenza di strategia di questa Amministrazione. Si tratta di un’azione improvvisata, che va contro gli intenti della Provincia di Torino, dei Comuni del territorio e della sentenza della Corte Costituzionale. C’è amarezza nel vedere tante astensioni forzate, sia nella maggioranza che nell’opposizione, e mi spiace che l’opposizione non sia in grado di fare una proposta alternativa.

Vittorio Bertola (Movimento 5 stelle): Abbiamo svolto opera di opposizione con tutti i mezzi, compreso l’ostruzionismo a questa delibera contro cui voteremo e che i comitati porteranno sicuramente davanti al TAR perché di dubbia legalità e che vede l’inceneritore un’opera certamente nociva alla salute, maggiormente nella prospettiva di assenza di controllo pubblico.
Anche riuscendo a rientrare nel Patto di stabilità nel 2013, ne riusciremmo presto a fronte del debito della Città, che era meglio andare subito a rinegoziare coni creditori.
Registriamo mancanza di coerenza in particolare da parte di Idv e Sel, a fronte delle loro promesse elettorali e delle posizioni assunte per i referendum; almeno il Pd è da tempo su posizioni liberiste. Anche Fassino ha problemi di coerenza: il lunedì afferma in Consiglio che Torino ce la farà e non chiede nulla al governo e il martedì va in televisione a invocare dal Governo modifiche alla spending review.
Anche la prospettiva di un acquisto da parte di Iren è un fatto preoccupante: è una scatola vuota che ha fatto in poco tempo un buco di 3 miliardi e non si capisce come possa sobbarcarsi l’acquisto e diventare la grande “multiutility del nord”.

Michele Dell’Utri (Moderati): Nel 1976 gli Enti pubblici si trovavano in una situazione simile all’attuale. Come si andò a sanare i debiti? Lo Stato se ne fece carico. Allora era possibile. Oggi il tempo è diverso: lo Stato non ti aiuta, ma ti toglie e ciascuno deve arrangiarsi. Fare cassa diventa un atto di coraggio aristotelico. È una virtù tra due vizi estremi: la viltà (non fare nulla) e la temerarietà (agire in maniera sconsiderata). È facile operare quando tutto va bene. Il navigatore si può testare solo nella tempesta. Ora dobbiamo arrangiarci per fare scelte coraggiose in un mondo in immenso cambiamento.

Stefano Lo Russo (PD): Rivendichiamo la nostra coerenza, l’obiettivo di rimettere in ordine i conti della Città è prioritario.
Dobbiamo garantire ai torinesi la continuità dei servizi, creare occasioni di sviluppo, dare una speranza nel proprio futuro a questa comunità.
In momenti come questo occorre dimostrare responsabilità. Per alcuni esponenti del PD votare questo provvedimento non sarà facile: ciò dimostra un elevato senso di responsabilità verso i torinesi.
Inoltre rivendichiamo la nostra lealtà al sindaco, al programma e alla coalizione che su questo programma si è costituita. Se la casa brucia non si scappa, e noi restiamo al nostro posto. Se forze che si sono poste in alternativa al nostro programma vorranno dimostrarsi ugualmente responsabili non potremo che rallegrarci di questo.

Il sindaco Piero Fassino ha concluso gli interventi, rammentando come dal confronto avuto su questo argomento ognuno abbia modo di compiere riflessioni utili rispetto al senso di responsabilità, rammaricandosi del fatto che alcuni interventi avessero ignorato totalmente il suo intervento di due giorni fa.
Ha poi evidenziato come sia affermazione propagandistica dire che in questa operazione non ci sia alcuna strategia e come si perda credibilità quando si sostiene che è sbagliato tutto ciò che fanno gli altri.

“Occorre tenere presente cosa sta accadendo fuori da quest’aula - ha aggiunto Fassino - dove ci sono state cinque manovre correttive dei conti pubblici da parte del Governo”.

Secondo il sindaco, a questo punto, non sarebbe possibile invocare aiuti esterni, anche perché il Governo si ispira a principi di uguaglianza di trattamento verso tutti i comuni e probabilmente lo Stato non avrebbe le risorse necessarie.
A giudizio del sindaco, oggi si sta ristrutturando la condizione finanziaria della Città per tornare a una stabilità che garantisca i servizi. Fassino ha quindi ricordato come il Consiglio abbia approvato un bilancio austero e rigoroso, composto interamente da voci strutturali e ripetibili, ribadendo come la ristrutturazione passi attraverso la riduzione del debito, dovuto agli investimenti degli anni scorsi. Un debito che in ogni caso, ha sottolineato, va pagato perché si possa tornare a investire.

In relazione al tema degli sprechi, il primo cittadino ha sottolineato come Torino sia una città caratterizzata da sobrietà e senso civico, che sarebbero propri di chiunque governasse.

Dopo aver sostenuto che gli interventi dell’opposizione non hanno manifestato proposte alternative, il sindaco ha espresso comprensione per i dubbi di alcuni consiglieri, ribadendo come si stia compiendo una scelta utile per la città e ha fatto appello a tutte le forze politiche per un atto di responsabilità. Ha infine evidenziato come un voto di astensione rappresenti un atteggiamento critico e non contrario, come nel caso di Sel o di forze di opposizione.

(Ufficio stampa Consiglio comunale)


Pubblicato il 25 Luglio 2012

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